Il regno di Zuckerberg
Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che la revoca dell’abilitazione all’uso dei servizi telematici Facebook e Instagram, decisa dalla società di Mark Zuckerberg ai danni di Casa Pound e Forza Nuova – due soggetti notoriamente ed esplicitamente sostenitori di ideologie fasciste – sia il frutto di un disegno concertato ai piani alti del potere politico-economico mondiale. Ci si chiede: perché adesso e non prima, quando era da sempre evidente il contenuto eversivo di estrema destra dei loro messaggi? Perché proprio nel momento in cui il neonato governo Conte II leva i primi vagiti, tra il giubilo della Merkel, di Macron, addirittura di Trump, mentre Salvini si lecca le ferite di una dolorosa sconfitta, resa ancor più bruciante dal tradimento del suo caro Orban, accodatosi agli odiati partiti europeisti per eleggere Ursula von der Leyen alla carica di Presidente della Commissione? E’ evidente che si vuole mandare un segnale forte ai “sovranisti”, di cui Salvini è esponente di punta. Non che Salvini sia fascista; ma certamente Casa Pound e Forza Nuova hanno salutato con gioia la sua politica muscolare contro i migranti e le sue simpatie per regimi non proprio liberali, nonché il carattere poliziesco che ha voluto dare alla sua immagine di Ministro degli Interni, a cominciare dal vezzo di presentarsi più volte in pubblico, negli incontri istituzionali, con indosso la divisa delle forze dell’ordine. Non so che dire. Non ho mai condiviso il pensiero di chi è uso vedere complotti dietro ogni angolo. D’altra parte, rimane vero quel che diceva il luciferino Giulio Andreotti: a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Non si può nemmeno gridare, parafrasando l’accusa di Ferruccio contro Maramaldo a Gavinana. “Vili, voi uccidete un uomo morto!”. Salvini è ferito, ma non è morto. Se il governo Conte II farà fiasco, come per molti indizi è probabile, il Capitano potrà godere di una bella rivincita, facendo il pieno di voti alle prossime elezioni politiche, dopo aver incassato – tutto lo lascia presagire – risultati lusinghieri nelle imminenti competizioni regionali. Meglio allora usare tutte le armi – non ultima quella di mettere la mordacchia ai suoi simpatizzanti e sostenere in tutti i modi i suoi nemici – per ucciderlo davvero. Comunque stiano le cose, non è il caso di discuterne, perché non si verrebbe a capo di nulla. Qui vorrei invece spendere qualche parola a proposito di quanto è stato affermato nel merito della decisione di Facebbook e Instagram. Qualcuno ha sostenuto che è una decisione discutibile quanto si vuole, ma senz’altro legittima. Ognuno è libero di accogliere in casa sua chi gli è simpatico e di escludere chi gli è antipatico. Ogni giornale è nel pieno diritto di ospitare sulle sue pagine gli articoli che più gli aggradano, e di scegliere come collaboratori gli opinionisti che preferisce, tenendo lontani quelli che manifestano idee discordanti dalla sua linea politica. Il proprietario di una sala può rifiutarsi di concederla in affitto per i convegni di un’associazione di cui non condivide l’operato. Rothbard, legando strettamente la libertà alla proprietà, diceva appunto che per poter manifestare a voce il proprio pensiero uno deve possedere una sala oppure prenderla in affitto. Potremmo aggiungere che, per manifestarlo per iscritto, deve possedere una tipografia, o una casa editrice, o un giornale; o deve per lo meno trovare una tipografia, una casa editrice o un giornale che accettino, dietro pagamento, di stampare i suoi libri e i suoi articoli.
Oggi Internet ha reso di gran lunga più facile diffondere le proprie idee pressoi un vasto pubblico. Gli “account” su Facebook servono anche a questo. Ma, se si vuol essere conseguenti, qualora i padroni di Facebook si rifiutino di accogliere certi soggetti o, dopo averli per un po’ tollerati, decidano di allontanarli, si avvalgono di una facoltà che nessuno può mettere in discussione. E’ subito pronta la replica: quando la proprietà diventa così estesa da trasformarsi in un monopolio, viene meno il principio dello Jus utendi et abutendi. Dev’essere sottoposta a un limite. Mettiamo il caso che uno diventi proprietario di tutto il mondo. Basterebbe un suo ordine per far morire di fame chicchessia, secondo il suo capriccio. Oppure immaginiamo che ogni territorio del mondo abbia un suo proprietario (come, purtroppo, sempre Rothbard sembrerebbe auspicare), e non esistano quindi spazi pubblici. Anche in questo caso il nullatenente escluso da ogni proprietà, magari per una concertazione di tutti i proprietari, potrebbe morire di fame. Gli si potrebbe addirittura impedire ogni possibilità di locomozione, visto che qualsiasi suo passo, in una direzione o nell’altra, impegnerebbe una proprietà altrui, che può essere calpestata solo dietro autorizzazione del titolare.
Il regno di Zuckerberg è di questo tipo: un territorio monopolistico dal quale, in assenza di correttivi, si può essere esclusi ad libitum, per qualsiasi ragione. Considerando il caso nel contesto dell’ordinamento politico italiano, qualcuno ha fatto osservare che l’art. 21 della Costituzione garantisce la libertà di pensiero; ergo, se è vero che il dettato costituzionale è sovraordinato a ogni altro principio, il titolare di un impero mediatico monopolistico non può menomare tale libertà di pensiero impedendone l’esercizio a chi chiede di esercitarla secondo le norme contrattuali che il titolare stesso propone erga omnes. Credo che, in astratto, l’obiezione sia giusta. Non proprio per il nostro caso specifico, però. E’ vero infatti che la Costituzione proclama il diritto della libertà di pensiero, ma è costruita su un principio di fondo rigorosamente antifascista. Tant’è vero che nel vigente ordinamento italiano sono presenti norme come quelle contro l’apologia del Fascismo che nessuna sentenza della Corte Costituzionale si è mai sognata di dichiarare illegittima. Eppure, anche l’apologia di regimi illiberali dovrebbe rientrare nell’ambito della libertà di pensiero. Anche fare l’apologia di Stalin o di Mao Tse Dong significa esprimere il proprio plauso per regimi totalitari e crudeli; ma nessuno direbbe che si tratta di un comportamento illegittimo. Solo la discriminazione del pensiero fascista è un bene? No, io penso, al contrario, che in un ordinamento davvero liberale, uno dovrebbe essere libero di inneggiare tanto al Fascismo, quanto al Nazismo, quanto al Comunismo quanto ai regimi più turpi che siano mai esistiti su questa terra. Ma se la Costituzione italiana è fatta in un certo modo, finché non viene cambiata non può essere tenuta in non cale. Perciò, se i responsabili di Facebook e Instagram vogliono bandire gli “account” di Casa Pound e di Forza Nuova motivando la loro decisione con riferimento al contenuto decisamente ed esplicitamente fascista dei messaggi diffusi da quei soggetti, sono del tutto in linea con il dettato costituzionale. Qualcuno potrebbe replicare che, a dispetto della sua ideologia, Forza Nuova ha avuto il permesso di partecipare a competizioni elettorali, ottenendo anche uno sparuto numero di voti. Quindi, se non è stata bandita dall’agone politico, perché bandirla dal confronto mediatico? Si può rispondere che incoerente è stata l’autorità che non solo non ha impedito a un soggetto fascista di presentare candidati alle elezioni, ma neppure ha provveduto, come la Costituzione imporrebbe, a dichiaralo fuori legge e a imporne lo scioglimento.Ultima osservazione: un conto è la manifestazione di un’opinione, anche la più atroce; un altro conto l’istigazione a delinquere: e i messaggi di Casa Pound e di Forza Nuova spesso si avvicinano proprio a questa seconda fattispecie. L’istigazione a delinquere è un reato. Chi mette a disposizione gli strumenti di cui è titolare per consentirne l’espressione e la divulgazione diventa complice del reato. Non è ladro solo chi ruba ma anche chi tiene il sacco. Lo so bene che in un contesto anarchico qual è quello che io auspico sarebbero lecite sia l’apologia del Fascismo, sia quella del Nazismo sia quella dei regimi più turpi; e sarebbe lecita anche l’istigazione a delinquere. Ma questo è tutt’altro discorso, che tra l’altro aprirebbe una serie di problemi di non lieve peso. Uno per tutti: chi sarebbe il proprietario della rete telematica? Chi sarebbe il proprietario dell’etere? Problemi da far tremare le vene e i polsi.
Per fortuna la “rete” non potrà mai essere esclusiva proprietà di qualcuno, perché se lo fosse emergerebbe immediatamente una rete alternativa, probabilmente costruita in modo da sfruttare lo stesso “hardware” (nel senso degli stessi “cavi elettrici”) ma con protocolli diversi. In questo modo iniziative come Bitcoin, Silkroad, Libertino, Signal, Monero, … avranno sempre la possibilità di esistere. Un “movimento politico” (in senso lato), culturale o artistico che non avesse al proprio interno tecnici capaci di gestire una situazione del genere sarebbe come uno scrittore che non sapesse usare la penna o la macchina da scrivere: improbabile. Al contrario un movimento che affida la propria visibilità solo a Facebook, molto probabilmente deve essere derubricato alla dignità di un “gruppo Facebook” o “gruppo Whatsapp”, come quelli delle mamme dei bambini dell’asilo o degli amici del calcetto del giovedi sera, cosa che sostanzialmente è vera per Forza Nuova o Casa Pound. Se prendiamo un altro tipo di fascismo, quello di Salvini o del M5S (altrettanto odiosi), non si può fare a meno di notare che il modo di rapportarsi alla rete è molto più evoluto (multisocial da una parte, con tanto di gruppo di lavoro dedicato, basato “Content Management System” dall’altro), immune dalla eventuale censura (a mio parere legittima anche se non condivisibile) di Zuckerberg.
Si scannino pure tra di loro, concordo con quanto afferma Leporello: se non sai utilizzare a tuo vantaggio le innovazioni tecnologiche digitali, stai zitto e tornatene a casa, d’altronde la solita litania contro l’ordoliberismo giudaico massonico che poi non vuol dire un cazzo dal 1919 ad oggi e la negazione dell’olocausto, non se ne sentirà alcuna mancanza, almeno da queste parti….. Però lascia pensare l’arbitrarietà di tali censure; diversi mesi fa per esempio, Alex Jones, una specie di giornalista pro Trump e pro armi, fu totalmente bannato da Facebook e YouTube, dove riceveva milioni di visualizzazioni, incolpato di essere diffusore di false notizie…. magari sarà anche vero per certi versi, e se così fosse perché non si creano canali YouTube e pagine facebook atte a contrastarlo con seri argomenti ?…. purtroppo tutte queste situazioni lasciano intravedere come questo tipo di potere organizzato secondo criteri ormai passati, ammantato nelle sue azioni da vuota retorica “democratica” ed ugualitaria e foraggiato da soldi falsi, si stia scontrando con le sue stesse contraddizioni, qualcosa di simile come avvenne negli anni ’80 durante l’era della perestrojka e della glasnost in unione sovietica, quando il più fesso dei fessi (…quelli in senso buono, come diceva il grande Troisi) si convinse che quel sistema criminale avesse la chance di poter mostrare al mondo il suo “vero volto umano”…. tralasciando i milioni di morti ed i miliardi di pallottole necessarie al suo mantenimento nei vari decenni susseguitisi, dall’ergersi a stato sino ad allora.