Don Giovanni

Chi paga il Canone RAI è coniglio o ladro

Libertino ha venticinque lettori. E’ per noi un motivo di orgoglio: tanti quanti ne aveva Alessandro Manzoni per i suoi Promessi sposi . E’ lui a confessarlo nelle pagine stesse del romanzo, ed è a loro che di quando in quando si rivolge con tanta bonomia. Lungi da noi l’idea di volerci equiparare a un personaggio così eccelso, ma avere qualcosina in comune con lui non può che farci piacere. Ciò che vale non è subito compreso. Sostenere idee che non piacciono né a dritta né a manca  né al centro significa confinarsi su un’isoletta. Anche a questo proposito, ci guardiamo bene dall’affermare che le nostre idee abbiano un qualche valore. Però sono meno peggio di altre che circolano in rete, ispirandosi, nelle intenzioni, ai medesimi valori libertari. Il guaio è che noi siamo anche e soprattutto libertini, quindi non abbiamo rispetto proprio per niente. Neppure per la Svizzera e per Gianfranco Miglio, di cui altri libertari si nutrono. Neppure per Santa Romana Chiesa, che molti liberali considerano un cardine della nostra civiltà. Neppure per il Cristianesimo senza virgolette, sul cui fondamento si costruiscono obbrobri (non soltanto linguistici) come il Family day, il Fertility day e altre baggianate del genere. Tenendo fermo il diritto sacrosanto per i musulmani di professare anche da noi la loro fede, non esitiamo a ribadire che il dio di Maometto – checché ne dica Francesco della Pampa – è un dio crudele, sanguinario e vendicativo, come lo Jahvè dell’Antico Testamento che a un certo punto “si pentì di avere fatto l’uomo” e sterminò l’umanità col diluvio. Cristo – al quale, unica eccezione, non ci permetteremo mai di mancare di rispetto – è un’altra cosa, e aveva ragione Marcione a espungere dai Vangeli tutti i riferimenti al vecchio dio degli ebrei. Belle idee le nostre, vero? Da inimicarci quasi tutto il mondo. Meglio così. Molti nemici, molto onore . Dimenticavo la cosa più importante: amiamo le donne alla follia, ne apprezziamo l’intelligenza, spesso superiore a quella dei maschietti, ma proprio per questo pensiamo che solo le oche, incapaci di emergere con le proprie forze, si battono per le quote rosa. Si rassegnino: non avranno mai il piacere di entrare in lista.

Proprio perché abbiamo solo venticinque lettori, e probabilmente di questi venticinque solo una sparuta minoranza ci segue in tutte le nostre idee (qualcuno addirittura ci leggerà per sputarci sopra: sacrosanto diritto anche questo, viva la libertà, noi ci limitiamo a detergerci lo sputo, se non proprio a porgere cristianamente l’altra guancia), non possiamo credere che sia stato un nostro vecchio articolo a compiere il miracolo. Quale articolo? Quale miracolo? Mi spiego subito. Non appena si ventilò l’idea truffaldina di imputare il pagamento del canone televisivo alla fatturazione dei consumi elettrici, prendemmo una posizione di lotta frontale, senza limitarci, come i più, a sterili mugugni o a suggerimenti furbeschi. Invitammo a non pagare, e a versare solo l’importo relativo al consumo elettrico, dando avviso di tale intendimento per lettera raccomandata, con settimane di anticipo, sia alle società elettriche sia agli uffici competenti della RAI. Nessun gruppo libertario organizzato fece proprio il nostro invito. Le associazioni dei consumatori criticarono il provvedimento, ma poi si sono limitate a chiarire alcuni punti oscuri della normativa e a spiegare le procedure per esimersi legalmente dall’imputazione del canone nei casi previsti dalla legge. Tutti pecoroni, tutti votati alla schiavitù: eppure è chiaro come il sole che con questa  bella trovata l’infame governo Renzi (fortunatamente ormai con un piede nella fossa, anzi con due) ha violato la costituzione più bella del mondo, di cui proprio i suoi ministri si riempiono di continuo la bocca, nel momento stesso in cui si accingono a stravolgerla in nome della “governabilità” e della “semplificazione”. Ma questa volta – ed ecco il miracolo – il “popolo” ha votato contro. Pare che nel Sud addirittura la maggioranza assoluta, un buon 60%, si sia rifiutata di pagare il canone in bolletta, versando solo l’importo relativo al consumo di elettricità. Vedete? Non c’è stato neppur bisogno di propaganda, come invece capita per i referendum e gli appuntamenti elettorali. Il “popolo” ha “ragionato” con la sua testa, esprimendo la sua “volontà”, per usare i termini della mitologia democratica. E i tanto vituperati terroni sono stati più intelligenti e libertari dei virtuosi polentoni.
Certo, penso si siano limitati a non pagare, evitando di autodenunciarsi,come invece noi suggerivamo. Può darsi che sotto sotto molti di loro sperino in una sorta di amnistia generale, in un ripensamento governativo grazie a cui, nel marasma che seguirà, riusciranno a farla franca. Non ci sentiamo di condannarli. Come libertini, siamo gandhiani, vogliamo violare le leggi inique per finire sotto processo e, attraverso le procedure istituzionali, chiederne la cancellazione. Siamo disposti anche a pagare multe salate, in caso di sconfitta, e a finire dietro le sbarre. Però non possiamo pretendere che tutti siano eroi. Se uno da un lato non paga le tasse e dall’altro si accaparra le regalie pubbliche simulando requisiti che non ha, non è un libertario ma un manigoldo. Se uno non paga le tasse ma si avvale delle provvidenze pubbliche cui ha diritto per legge ritenendole giuste, non è un libertario ma un furbastro incoerente. Se uno non paga le tasse e si avvale di tutti i servizi pubblici, non solo di quelli monopolistici, pur ritenendoli ingiusti, è un libertario tiepido tiepido. Se uno non paga le tasse e , per quanto può, ricorre a servizi privati schivando quelli pubblici, è un libertario per bene. Poi c’è il libertario eroico: non paga le tasse perché rifiuta lo Stato: lo dice, e finisce davanti al giudice. Eroico o velleitario? Velleitario se è da solo, se invece c’è dietro un gruppo organizzato, si può fare. Non è il caso nostro. Però qualche battaglia isolata, anche da soli o in quattro gatti, si può combattere. La battaglia del canone è una di queste.
C’è qualche bello spirito che da un lato ritiene ingiusto il canone in bolletta, però conigliescamente l’ha pagato e adesso si stizzisce perché una bella maggioranza s’è rifiutata di farlo. “I soliti furbi! Devono pagare tutti! Perché noi sì e loro no?” Se si limitasse a chiedere che il governo non faccia amnistie e obblighi, con tutti i mezzi coercitivi di cui dispone, gli evasori del canone a pagare entro un termine stabilito, comminando sanzioni penali in caso di inadempienza, si potrebbe anche rispettare il suo pensiero. Chi è statalista ragiona da statalista: le leggi vanno sempre rispettate, anche se ordinano di non seppellire i morti, come fa il tiranno Creonte nell’ Antigone di Sofocle, o di gassare gli ebrei, gli zingari e gli omosessuali, come voleva Hitler. Il guaio è che qualche bel tomo come Luca Telese su Libero del 9 settembre propone addirittura di staccare la luce agli evasori del canone. Non mi meraviglierei se qualcuno lo prendesse in parola. Stiano attenti, però: si tratterebbe di interruzione di pubblico servizio, sanzionabile in sede penale e risarcibile in sede civile per danno emergente e lucro cessante. C’è di più: visto che il provvedimento governativo è illegittimo, in quanto si configura come un’interferenza pubblica indebita in un atto di autonomia privata qual è il contratto per l’erogazione dell’energia elettrica, l’invito di Luca Telese può essere considerato un’istigazione a commettere un atto illecito. Lui sì dovrebbe beccarsi una bella lavata di capo. Senza mugugnare. L’istigazione a delinquere è un reato da codice fascista, ma fin che c’è – dicono gli statalisti – va rispettato. Telese, mi fai schifo.

Giovanni Tenorio

Libertino