Don Giovanni

Una Costituzione fascista.

Mi vien da ridere a contemplare lo sconquasso che sta producendo il dibattito parlamentare sulla legge Fiano contro l’apologia del Fascismo. Sotto l’aspetto puramente formale hanno ragione i sinistri. Intendiamoci bene: sotto l’aspetto puramente formale. Perché nella sostanza, da anarchico qual sono aborro ogni tipo di reato d’opinione, quindi anche le norme contro l’apologia del Fascismo. A ben pensarci, per assumere una posizione come la mia, non è neppur necessario essere anarchici: basta il liberalismo classico. E’ paradossale che sia stato proprio il Codice Rocco, cioè il codice fascista-ben scritto, tra l’altro, coerente con i principi del regime, quindi a suo modo encomiabile- a introdurre quei reati d’opinione che i “democratici” d’oggi vorrebbero brandire per ricacciare il Fascismo nelle fogne. Il Codice Zanardelli, espressione della (brutta) Italietta sabauda sedicente liberale non contemplava nulla di simile. Diciamolo chiaramente: i nostri bisnonni, almeno sul piano teorico, erano più avanti di noi. Ora si sta tornando alla barbarie: si puniscono le idee, come al tempo dell’Inquisizione. Nel nome della libertà. Visto che il Fascismo era illiberale, è illiberale anche farne l’apologia, e quindi: manette! Come agli evasori.

Sul piano formale il discorso è molto diverso. Se accettiamo la Costituzione più bella del mondo, nata dalla Resistenza, dobbiamo accettare anche il reato di apologia del Fascismo. La Costituzione è nata, a parole, antifascista, e fin qui nulla da dire. Giusto prendere le distanze dal regime che aveva conculcato la (poca) libertà garantita dall’Italietta sabauda, con il suo sgangherato Statuto Albertino (che neppure il Fascismo aveva ufficialmente abrogato: a dimostrazione che le costituzioni diventano facilmente carta straccia). Ma il suo difetto è stato proprio quello di essere stata non troppo, ma poco antifascista. Non pensate che stia vaneggiando. Seguitemi, e vedrete che il mio ragionamento fila. C’è qualcosa di più fascista del Concordato con Santa Romana Chiesa, sancito dai Patti Lateranensi? Penso proprio di no. Tutto quel poco di cultura liberale rimasta in Italia vi si oppose. Croce lo avversò. I princìpi di Cavour, mutuati dal cattolicesimo liberale francese, venivano gettati al macero. Ebbene, la Costituzione all’articolo 7 fa propri i Patti Lateranensi e il Concordato, concedendo di fatto un privilegio alla Chiesa Cattolica, a dispetto della proclamata parità di tutte le fedi religiose. Una bella palla al piede! I giuristi dicono che non è una vera e propria recezione dei Patti, altrimenti ogni modifica dell’accordo, sia pur consensuale, richiederebbe un procedimento di revisione costituzionale. Infatti Craxi e il cardinal Casaroli poterono rivedere il Concordato senza troppe difficoltà, propinando ai sudditi italici – sudditi di due Stati, quello democratico repubblicano e quello monarchico papista – il bel pateracchio dell’8 per mille, che riesce a costringere anche l’ateo a contribuire, in qualche modo, alle finanze pretesche. Meccanismo d’una lucidità luciferina, che dicono sia stato suggerito da quel bel tomo di Giulio Tremonti, allora semisconosciuto ma ben addentro ai meandri della fiscalità più bieca.
In somma: accettando i Patti Lateranensi la Costituzione si macchia di Fascismo. La seconda macchia fascista è proprio quella che vieta la ricostituzione del partito fascista. Il Fascismo metteva al bando ogni altro partito nel nome della sua ideologia totalitaria, che si identificava con lo Stato etico, hegelianamente inteso e lucidamente teorizzato da Giovanni Gentile. I Costituenti bandivano i partiti ispirati al Fascismo in nome della Resistenza. In entrambi i casi, nel nome della propria ideologia si pretende di cancellare quella degli altri. Si dirà: non è la stessa cosa! Il Fascismo proibiva in nome di un’ideologia illiberale, la Costituzione proibisce nel nome della libertà, impedendo la riorganizzazione di forze politiche che, una volta giunte al potere, rovescerebbero le istituzioni democratiche. Ma le idee si combattono con le idee, non con il codice penale. Una sedicente democrazia che combatte le idee dei suoi nemici mettendole al bando non ha fiducia nella libertà, non crede nella forza della ragione, si avvale di quella forza bruta che a parole rifiuta; usa contro i suoi nemici gli stessi mezzi che i suoi nemici, al suo posto, userebbero contro di lei. La violenza si combatte con la violenza. L’ideologia della violenza, finché non si traduce in atti concreti, si combatte con il ragionamento. E’ un povero “libberale” quello che non ha fiducia nelle potenzialità del libero dibattito. La Costituzione più bella del mondo anche sotto questo aspetto non è liberale.
Quindi, per concludere, hanno ragione i sinistri. I destri, se vogliono essere coerenti, devono rifiutare la Costituzione e l’ideologia che la sottende. Rebus sic stantibus inutile blaterale che se si mette al bando il Fascismo bisogna metter al bando anche il Comunismo. La Costituzione non lo consente. E’ a senso unico, è strabica. E come potrebbe non esser tale? Fra i Costituenti le forze marxiste erano preponderanti. Non sono io a dire che, se le sinistre fossero andate al potere (dobbiamo ringraziare, obtorto collo, i preti e le beghine se le cose non andarono così) avrebbero avuto a disposizione una Costituzione, modellata in gran parte da loro, che offriva su un piatto d’argento la facoltà di una transizione indolore a un regime collettivista. La proprietà e l’imprenditorialità possono essere facilmente compresse in nome del bene comune. Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi (ordinarie!) che lo regolano. E via di questo passo.
La Costituzione non si tocca, neppure a destra. Anzi, se possibile, si peggiora, infarcendola di “diritti” che, diventando intoccabili, si porrebbero come pilastri di un nuovo regime. Pensate che meraviglia se quell’oca della Brambilla riuscisse a mettere in Costituzione i cosiddetti “diritti degli animali”. Se vi capita di calpestare con la macchina una vipera che attraversa la strada, dovete fermarvi a soccorrerla, Perché un cervo sì e una vipera no? Sarebbe discriminazione. Tutti gli animali sono uguali.

Buttiamola via, questa maledetta Costituzione! Sto commettendo un reato di vilipendio? Sì, e me ne vanto. Nel nome della libertà.

Giovanni Tenorio

Libertino