Don Giovanni

Ognuno ha i suoi terroni

Prima i lombardi! Prima i veneti! Prima i padani! Prima gli italiani! America first! Donne e buoi dei paesi tuoi! La solfa è sempre la stessa. Ognuno ha i suoi terroni, ognuno è il terrone di qualcun altro, ognuno se può star meglio va a lavorare all’ estero ma non vuole che gli stranieri arrivino nel suo Paese a “rubare” posti di lavoro che nessun indigeno accetterebbe, ognuno è ben contento di andare a far la spesa a buon mercato oltreconfine ma poi si lamenta se arrivano i cinesi o chi per essi a vendere merce a prezzi stracciati, condannando al fallimento i commercianti locali…Chi semina vento raccoglie tempesta. Quando la Lega Nord, guidata da Bossi e famiglia, era tutta padana e guardava con sospetto a chi abitava oltre l’ Appenninoo Tosco-Emiliano, era fraternamente legata alla Lega Ticinese di Giuliano Bignasca, nata e cresciuta sul modello ” insubrico”.Ora che l’ex-Lega-Nord è diventata Lega e basta, adottando il tricolore e l’Inno di Mameli, si è scelta come nuovi terroni gli immigrati extra-comunitari; mentre gli adepti della Lega Ticinese, dimenticando che gli svizzeri di lingua italiana sono i terroni della Confederazione Elvetica, e gli elvetici nel loro complesso sono  i terroni della Baviera(la quale, pur essendo nel Sud della Germania è, per la sua ricchezza. virtualmente al Nord della terra tedesca), si sono scelti come loro terroni i lombardi delle province di Varese e di Como. Infatti i lavoratori frontalieri di quelle terre  “invadono” le loro belle contrade, accettando lavori per salari da fame e mettendo così sul lastrico le famiglie indigene. Conclusione: per salvare il proprio benessere, le proprie tradizioni, il proprio stile di vita e il futuro dei propri figli, bisogna fare come Trump(i cui terroni sono i messicani): costruire un bel muro lungo il confine con il Varesotto e con il Comasco, in modo che i “tagliàn”(etimo ticinese corrispondente al padano “teron”) non possano più valicare i sacri confini del Cantone. Così dice Omar Wicht, consigliere comunale di Lugano. “Fuori dalle palle!”. Linguaggio bossiano DOC. Dovrebbe pagare il “copyright”. Non c’è che  dire, la proposta si distingue per la sua ferrea coerenza, è pienamente in linea con i principi da sempre professati. Non ci sarebbe da stupire se, fra non molto, “ol pòpol dal Canton Tesìn” fosse convocato alle urne per decidere, in nome dei sacrosanti principi democratici dello svizzero Rousseau, se cacciare i frontalieri e liberare la Svizzera Italiana da quella brutta gente che puzza.La gente che puzza però ha una carta da giocare molto potente:le imprese ticinesi che, senza di lei, sarebbero costrette a chiudere bottega.  Nessun ticinese si presterebbe a svolgere certe attività, neppure per salari più alti di quelli accettati dai frontalieri. Ad esempio, le imprese di traslochi resterebbero senza lavoratori. Qualche tempo fa la dirigenza di un grande supermercato ticinese, dovendo assumere nuovi addetti alle vendite, si disse disposta a dar la preferenza ai cittadini del Cantone. Non si presentò nessuno.E allora? Wicht dice che le imprese devono arrangiarsi, se falliscono ricevono la giusta punizione per aver tradito la patria assumendo i terroni. Benissimo. Vorrà dire che i ticinesi ridiventeranno poveri, come quando, da terroni, andavano un po’ dappertutto a fare i mercenari. Papa Francesco, se ci sarà ancora, con un atto di cristiana carità potrà arruolarli fra le sue guardie svizzere. Pensate che onore! L’esercito dei froci.

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Ognuno ha i suoi terroni

  • Alessandro Colla

    Sono cliente di una rammenderia sartoriale gestita da una giovane signora romena. Recentemente la signora ha assunto una lavorante italiana. Il tipico caso di una straniera che viene a rubare il lavoro agli italiani.

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