Don Giovanni

L’Italia non è un Paese povero, ma un povero Paese

Sul Corriere Emetico della Sera Massimo Gramellini dispone, in prima pagina, di una “finestra”  dove un giorno no e due sì gode a sparare cannonate contro i cosiddetti “no vax”. Adesso ha trovato anche un grande eroe da contrapporre a questi reprobi. E’ quel medico di base che ha deciso di disfarsi di tutti i suoi pazienti rimasti insensibili alle sue esortazioni a vaccinarsi, invitandoli a rompere il loro rapporto con lui e a cercarsi un altro medico. Io non so come siano andate davvero le cose, né ho molto interesse ad approfondirle. Mi sembrano piccinerie. Dico soltanto: mi pare evidente che, se si rompe il rapporto di fiducia fra medico e paziente, è inutile e dannoso per entrambi volerlo salvare a tutti i costi. Non dovrebbe neppure essere il medico a prendere l’iniziativa, ma il paziente stesso. Se io non mi fido più del mio medico,  perché continuare a rivolgermi a lui? Meglio cercarmene  un altro che mi appaia più affidabile.  Comprendo pertanto l’imbarazzo di un medico sensibile e garbato il quale, trovandosi di fronte a un paziente che, pur non stimandolo, continui a frequentarlo, non sappia come fare per invitarlo a cercarsi un altro medico.  Il Nostro non ha avuto simili scrupoli (il che, sia ben chiaro, torna tutto a suo onore): “Visto che non mi ascolti, cerca qualcuno disposto ad assecondarti; con me non puoi restare”. Non penso che il giuramento di Ippocrate (se vale ancora, cosa che stento a credere; diciamo allora:la legge vigente) consenta a un medico di rifiutare le cure  a un malato che si rivolge a lui. Il Nostro non l’ha violato: si è semplicemente sentito in dovere di chiarire a certi suoi assistiti che era meglio per tutti troncare il rapporto. Non mi risulta che qualcuno abbia resistito all’invito. Sarebbe stato un atto di estrema stupidità. Se le cose stanno così, non vedo l’eroismo. Il medico ha fatto l’unica cosa sensata che doveva fare. Certo, avrebbe potuto insistere meno sull’opportunità di vaccinarsi, lasciando perdere il discorso, come credo che molti medici facciano davanti a pazienti che del vaccino non ne vogliono sapere. Ma se lui pensava che fosse suo dovere morale battere continuamente il chiodo per far cambiare idea ai riottosi, convinto di farlo per il loro bene, tanto di cappello. Non voglio neppur sollevare il dubbio che le sue insistenze fossero dovute a ragioni poco nobili, anche se sappiamo bene che a far propaganda ai vaccini c’è tutto da guadagnare, anche in termini pecuniari. Però una cosa è certa: non è un eroe. Agendo in questo modo perde assistiti? Non è un grande sacrificio. Visto il buon nome che s’è fatto, ne troverà altri. In compenso, ha il piacere di essere finito sotto le luci della ribalta. Tutti i giornaloni ne parlano e ne tessono le lodi, indicandolo come modello di alta deontologia professionale.A me pare invece che gli eroi siano altri, anche se il termine “eroe”, che sa tanto di guerra, non mi è mai piaciuto. Ma i Gramellini o li ignorano o ne parlano obtorto collo. Chi ricorda più il caso del dottor De Donno? Quando propose la sua terapia, che nell’ospedale in cui lavorava era applicata con successo, tutti lo irridevano. Quando si tolse la vita (o gli fu tolta?) i suoi detrattori versarono lacrime di coccodrillo, affrettandosi a dichiarare che la terapia da lui proposta era discutibile, priva di riscontri oggettivi, fors’anche, in alcuni casi, pericolosa. Peccato che, proprio nelle medesime settimane, le case farmaceutiche stessero mettendo a punto preparati monoclonali basati sullo stesso principio, anche se costituiti di materiali sintetici, anziché naturali. E che dire dei medici che, fin dall’inizio, hanno curato la Covid rifiutando il protocollo ufficiale “tachipirina e vigile attesa”, e ricorrendo invece a farmaci di vecchia data, da tempo presenti sul mercato, con risultati lusinghieri? Sono stati subito bollati come stregoni, nemici della Scienza. Si è negata l’evidenza, dicendo che le loro cure non davano alcun risultato positivo. Peccato che i loro pazienti guarissero, senza che nessuno, o quasi, finisse all’ospedale, mentre i protocolli del ministro Speranza costringevano tanti malcapitati all’intubazione e alla morte.Questi medici hanno avuto il coraggio di sfidare un sistema dai mille tentacoli. Un sistema governato dalla finanza internazionale che tira le fila delle grandi case farmaceutiche, le quali a loro volta possono esercitare fortissime pressioni sui governi, anche grazie alle agenzie di controllo infiltrate da personaggi che sono stati sui loro libri paga, o sono addirittura finanziate direttamente dalle case farmaceutiche stesse (la maggior parte dei finanziamenti dell’EMA viene da dalle case farmaceutiche; la stessa dirigente dell’istituto è stata per anni lobbista delle medesime. Sull’OMS, guidata da un criminale e quasi totalmente al soldo di Bill Gates meglio stendere un velo pietoso). Gli Ordini dei Medici fanno parte a tutti gli effetti del gioco. Obbediscono alle direttive dei governi, che obbedendo a loro volta ai burattinai internazionali, fin dall’inizio di una “pandemia” per molti aspetti costruita ad arte, hanno puntato tutte le loro carte sui vaccini, escludendo ogni altro tipo di intervento.  La salute della popolazione è l’ultimo dei loro pensieri. Difendono spesso e volentieri i manigoldi, mentre non esitano a radiare chi, in scienza e coscienza, non segue i protocolli ufficiali e ricorre ad altre terapie per il bene dei suoi pazienti.Gramellini, al pari  degli altri  imbrattacarte della sua razza,  deride questi medici coraggiosi come nemici della Scienza. Un suo degno compare è quel Beppe  Severgnini che l’anno scorso si è reso ridicolo consigliando ai suoi lettori di scaricare la famigerata “App Immuni” (chi se la ricorda più? Altro denaro pubblico gettato nell’immondezzaio, a vantaggio dei soliti parassiti), e da allora ha continuato la sua battaglia propagandistica filogovernativa, fondata sul dileggio di chi ha l’animo di dissentire. Quando, qualche settimana fa, Robert Kennedy è venuto a Milano, lo ha trattato, sempre sul Corriere Emetico, come un svitato “no vax” che propala bubbole antiscientifiche. Che giornalismo è mai questo? Non si prendono tre o quattro frasi fuori contesto per coprire di ridicolo chi le ha pronunciate. Kennedy combatte una sua battaglia, da più di trent’anni,  contro le malefatte delle case farmaceutiche. Non è contrario pregiudizialmente ai vaccini, e anche a Milano lo ha detto in modo esplicito. Se non si è d’accordo con lui, si spieghi il perché con argomentazioni razionali, lasciando da parte gli sberleffi. Rimane una sola consolazione. Quando si potrà scrivere, con il giusto distacco, la storia di questi tempi grami che stiamo vivendo, forse i medici come De Donno non saranno chiamati “eroi” – brutta parola, lo ripeto -, ma pennivendoli come Gramellini e Severgnini figureranno come i lacché di un regime intimamente fascista, sostenuto da personaggi provenienti da tutti i ranghi della sinistra, anche quella estrema sessantottina (onore a Marco Rizzo, che si vanta di essere rimasto comunista a tutti gli effetti).Niente di nuovo sotto il sole. Anche nel Fascismo storico capitò la stessa cosa. Tutti ai piedi del Duce. Poi, crollato il Fascismo, molti fascisti divennero comunisti. Chi aveva fatto parte del Tribunale della Razza divenne presidente della Corte Costituzionale. Aveva ragione De Gaulle quando disse a Montanelli che l’Italia non è un Paese povero, ma un povero Paese. E aveva ragione Gobetti a dire che il Fascismo era l’autobiografia della nazione.

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “L’Italia non è un Paese povero, ma un povero Paese

  • Alessandro Colla

    Quando si potrà scrivere la storia di questi tempi… Quando, quando, quando?!

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