Don Giovanni

Il solito copione.

E’ un copione vecchio ma sempre nuovo, recitato centinaia di volte con tante varianti, e sempre con successo.  Un po’ come la mia storia, che ne dite? Quanti “Convitati di pietra” sono apparsi sulle scene, prima che il mio gran papà mi rendesse immortale con il suo capolavoro? Innumerevoli. Diversi nei particolari, ma identici nella sostanza (è chiaro che qui parlo di contenuti, non entro nel merito dei valori estetici). Con una differenza sostanziale però: non si tratta di finzione, ma di politica, nel senso più brutale del termine. Il copione di cui sopra è questo: un personaggio acquista un potere notevole all’ombra di un sistema autocratico che se ne serve  per i suoi fini, mostrando di riporre in lui piena fiducia e coprendone, quando necessario, le malefatte. Però arriva un momento in cui questo personaggio diventa prima scomodo, e poi addirittura pericoloso. Che fare? Dev’essere eliminato. Non con mezzi legali, però, che potrebbero suscitare risentimenti e provocare ribellioni. Si ricorre allora a un “incidente”. Il personaggio muore in circostanze non ben chiare. Si spargono lacrime di coccodrillo, si recitano discorsi in sua lode. Tutti sanno benissimo chi ha provocato l'”incidente”, ma visto che le commissioni d’inchiesta istituite all’uopo di chiarire la faccenda non approdano a nulla, nessuno può formalmente accusare nessuno Avete presente le pagine del “Principe” in cui Machiavelli parla del Duca Valentino, il terribile Cesare Borgia? Il fiduciario di costui, che lo serviva in tutte le più orride operazioni repressive, diffondendo il terrore fra il popolo, era un certo Ramiro de Lorqua. Una sorta di spietato capo della polizia. Per qualche tempo il Borgia lo ebbe caro e se ne servì come suo braccio destro in molte occasioni. Alla fine, però, si rese conto che se ne doveva liberare se non voleva correre rischi, anche perché il malcontento del popolo era ormai diventato irrefrenabile. Un giorno Ramiro Lorqua fu trovato impiccato in piazza, tra lo stupore generale. Chi aveva macchinato l’omicidio? Lo sapevano tutti, ma non si poteva dire. E tutti erano contenti che Ramiro de Lorqua non ci fosse più. Il Duca Valentino per primo  Sipario.

E’ inutile stare a chiedersi chi abbia provocato l'”incidente” aereo in cui ha trovato la morte Prigozhin. Una disgrazia? Vogliamo scherzare? Un attentato, sicuramente. Cui prodest? A Putin. Prigozhin era diventato troppo autonomo, ormai sembrava una scheggia impazzita. Criticava aspramente le alte gerarchie militari per la loro strategia nella guerra contro l’Ucraina, non risparmiava insolenze contro il ministro della difesa Shoigu, arrivava addirittura ad affermare che l’attacco di Putin all’Ucraina era stato un errore. Il culmine fu il tentativo fallito di colpo di Stato. Putin non poteva metterlo legalmente sotto processo né destituirlo formalmente, per non attirarsi la fronda di quella parte dell’apparato istituzionale e dell’opinione pubblica che stava con lui. D’altronde,  pur provvedendo a inglobare in gran numero  le truppe canagliesche della brigata Wagner nell’esercito regolare, Putin non poteva tollerare che Prigozhin continuasse a mantenere un suo spazio autonomo e, soprattutto in Africa, portasse avanti una sua politica personale a favore dei governi filorussi, specialmente dopo il colpo di Stato che in Niger ha destituito il presidente democraticamente eletto e portato al potere una giunta militare. Un bell’incidente aereo e non se ne parla più.

Ho parlato di autocrazie, ma le democrazie non sono da meno. Da anarchico qual sono, penso che il potere è sempre perverso. Lo riconosco, non sono del tutto coerente, anch’io qualche volta abuso del mio potere su Leporello. Ma, sotto sotto, a Leporello voglio bene, e forse anche lui un po’ di bene me ne vuole, altrimenti mi avrebbe già lasciato da un pezzo. Ogni tanto minaccia di farlo, ma non lo farà mai. Ebbene, il potere è tanto più pericoloso quanto più è tendenzialmente monopolistico. I liberali classici lo sapevano bene, la teoria della separazione dei poteri, sulla base del saggio “L’Esprit des lois” di Montesquieu è una loro invenzione, che in un modo o nell’altro è stata fatta propria dalle cosiddette “democrazie liberali”, di cui gli Stati Uniti pretendono di essere il prototipo. In realtà, in tutta questa faccenda c’è un equivoco di fondo. Montesquieu si rifaceva al modello della monarchia britannica, in gran parte, però, travisandolo. Nella storia di quella nazione i poteri che si contrapponevano al monarca, diventando con il passare delle generazioni sempre più forti, erano effettivi contropoteri. Si pensi al sistema giudiziario. In quale altro Paese capitò mai che un giudice si opponesse al volere di un re, preferendo la morte all’obbedienza, in nome di principi giuridici che riteneva superiori alla Corona? Nelle democrazie liberali di oggi (e il Regno Unito, ormai, è uguale alle altre) i tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario sono in realtà tre funzioni, che in qualche modo si bilanciano, facendo parte però di un medesimo soggetto, l’ordinamento statale. Non possono mai assumere il carattere di un vero e proprio contropotere: un po’ come le membra del corpo nella truffaldina favola di Menenio Agrippa. L’abbiamo visto nel caso della cosiddetta pandemia del Covid 19. In tutto il mondo sedicente democratico la magistratura ha fatto ben poco per contrastare la deriva autoritaria imboccata dal potere politico. In Italia, il fenomeno si è manifestato nel modo più plateale. Abbiamo visto dottrina e giurisprudenza allinearsi ai diktat di Conte prima e di Draghi dopo. Il Parlamento ha fatto da notaio alle decisioni dell’esecutivo (anche il cosiddetto “quarto potere”, la stampa, si è accucciato ai piedi del governo). La sentenza della Corte Costituzionale sull’obbligo vaccinale grida vendetta al cospetto di Dio, ma pochissimi l’hanno criticata. Giuliano Amato ebbe la faccia tosta di anticiparla, nelle sue ben poco riservate conversazioni, e alcuni Tribunali giunsero al punto di prenderla come riferimento ancor prima che fosse pronunciata. Si è sempre detto che, a differenza del vecchio Statuto Albertino, la Costituzione repubblicana è rigida. Davvero? Forse,nelle intenzioni dei padri costituenti doveva essere così. Ma dopo la pandemia anche i diritti costituzionali da sempre considerati intoccabili sono considerati soggetti a “bilanciamento”, sulla base di un “bene comune” non ben definito, che alla fin fine si configura come quello che i governi definiscono tale. Con quale autorità? L’autorità dei potentati che ne tirano le fila, appellandosi alla Scienza o alle farneticazioni di un vecchietto vestito di banco che, dopo aver ricevuto con tutti gli onori il CEO di Pfizer, proclamò che vaccinarsi era un atto di carità cristiana.

Non voglio dire che autocrazie e democrazie sono la stessa cosa. Meglio vivere in una sgangherata democrazia che nella Russia di Putin. Rimane vero però che è solo una questione di grado: il potere è sempre repellente, anche se nelle autocrazie molto di più. Ma anche nelle democrazie, dietro le quinte del sistema “libero” quale ci viene dipinto nei manuali scolastici, si recita un’altra commedia. C’è tutto un mondo grigio che opera in base a principi che con quelli ufficiali del sistema liberal-democratico non hanno nulla da spartire. I servizi segreti sono sistemi canaglieschi in ogni regime. Se devono violare la legge la violano, se devono uccidere uccidono. Voi pensate che Zelenski, se dovesse diventare una scheggia impazzita, rifiutando di sottomettersi al volere degli USA quando questi decidessero di trattare con Putin, verrebbe lasciato in pace? Neanche per idea. Verrebbe defenestrato. Nel migliore dei casi verrebbe costretto a mettersi da parte, lasciando il posto a un burattino più docile di lui. Nel peggiore, si escogiterà anche per lui un “incidente”.

Qualche ingenuo crede che Putin potrebbe accettare l’ingresso dell’Ucraina, o di quanto ne resterà, nella NATO, in cambio della Crimea e, in tutto o in parte, dei territori finora conquistati. Assurdo solo pensarlo. La questione della NATO alle porte è esistenziale non per Putin, ma per la Russia, chiunque ne sia a capo. La guerra, sul campo, ha visto finora il successo della Russia e lo scacco dell’Ucraina, ma sul piano degli equilibri globali hanno vinto gli USA: la NATO si è rafforzata, con l’ingresso di Svezia e Finlandia (Luttwak dice che per questo Biden dovrebbe ringraziare Putin), l’economia della Russia non ha subito il tracollo che molti speravano, ma è stata indebolita, e soprattutto l’Europa è stata separata dalla Russia, con grave suo danno economico e grandi vantaggi per gli Stati Uniti. Una cosa è certa: sarà l’Ucraina a essere sconfitta, comunque vadano le cose. La guerra non è fra Russia e Ucraina, ma fra Russia e USA, tramite NATO. Zelenski se ne faccia una ragione, se non vuol fare una brutta fine.

Giovanni Tenorio

Libertino

2 pensieri riguardo “Il solito copione.

  • Dino Sgura

    Biden dovrebbe ringraziare Putin innanzitutto per avergli fornito un enorme scappatoia dove potersi nascondere da questa ondata inflazionistica innescata dalla bidenomics e il green deal, tutte le folli politiche economiche e fiscali, compresi i lockdown continui, creati ad arte dalla sua amministrazione con l’ausilio della Fed. Non ci resta che sperare in Trump.

    • E’ Putin invece che dovrebbe ringraziare il troppo morbido Biden che finora ha mandato solo missili giocattolo. Per fortuna gli inglesi hanno sopperito fornendo armi adeguate e ora pare che si svegli pure il vegliardo.
      .
      tio.ch/dal-mondo/cronaca/1696287/invio-missili-riporta-raggio-atacms
      .
      Trump l’abbiamo già provato. A parte abbagliarci coi capelli color pulcino, parlare con la boccuccia a culo di gallina e starnazzare al gombloddo, non sa fare altro.

      Si capit u fatt, cumpà? Ce sentimm’ pscra.

I commenti sono chiusi.