Dialogo
A – C’è poco da arrampicarsi sugli specchi. Ma vogliamo scherzare? Mandare armi a uno dei belligeranti in un conflitto che non riguarda l’Italia? La Costituzione all’art.11 parla chiaro: “L’Italia ripudia la guerra”. Mandare armi significa diventare di fatto cobelligeranti. Le armi sparano, anche se ipocritamente vengono chiamate difensive. E se sparano, uccidono. Non mi pare che vengano spediti in Ucraina elmetti e scudi.
B – Caro amico, guarda che ad arrampicarti sugli specchi sei tu, L’art.11 va letto tutto. A leggere solo quello che fa comodo, si può far dire alla Bibbia che Dio non c’è. Certo, l’Italia ripudia la guerra, ma subito dopo c’è scritto “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”. E’ stata la Russia di Putin a offendere la libertà dell’Ucraina, che sta combattendo una guerra di difesa. Giusto quindi aiutarla,anche inviando armi. Mi fai ridere con i tuoi scudi e i tuoi elmetti. Per difendersi da chi ti spara bisogna sparare. Posso essere d’accordo con te che la distinzione tra armi di difesa e armi di offesa è piuttosto ipocrita. Tutte le armi sparano e uccidono. Ma un conto è uccidere l’aggredito, un conto uccidere l’aggressore. Se si possono fornire all’aggredito armi più micidiali di quelle dell’aggressore, per poterlo respingere più facilmente, ben vengano!
A – Sai che mi fai paura? Neanche Biden e Draghi, che sono due falchetti, uno il burattinaio, l’altro il burattino, osano arrivare a tanto. Devo riconoscere però che il tuo ragionamento è coerente. Se la difesa è legittima, ogni mezzo per conseguirla è lecito. A un patto, però: che la difesa non diventi a sua volta offesa. Non è che per difendere Kiev si possano lanciare missili su Mosca. Ma torniamo all’art. 11. Vedi di leggerlo integralmente anche tu: “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come strumento di risoluzione delle controversie internazionali”. Questo è il punto.
B – Ma quale punto? Ma quali controversie internazionali? Qui siamo di fronte a un’aggressione!
A – Vorrei farti notare che non è che Putin si sia svegliato una mattina con la luna di traverso e, per farsela passare, abbia ordinato di invadere l’Ucraina. Tra Ucraina e Russia è in corso un contenzioso da molti anni. Tutto è cominciato con il colpo di Stato del 2014, che rovesciò un governo democraticamente eletto: inviso, però, per il suo atteggiamento filo-russo, a buona parte della popolazione, così da provocare moti di piazza che i servizi segreti americani riuscirono abilmente a strumentalizzare, insediando governi favorevoli agli USA e a un eventuale ingresso dell’Ucraina nella UE e nella NATO. Questo alla Russia non poteva piacere.
B – La Russia si faccia i fatti propri! Perché un Paese libero non deve potersi alleare con chi vuole?
A – Perché era stato promesso formalmente che la NATO, dopo l’implosione del sistema sovietico, non si sarebbe mossa dalle posizioni in cui si trovava al tempo della “guerra fredda”. Invece è giunta a lambire i confini europei della Russia attuale, inglobando le repubbliche baltiche. Eventuali postazioni missilistiche collocate in Ucraina si troverebbero a breve distanza da Mosca. Gli accordi di Minsk sancivano l’obbligo, per l’Ucraina, di concedere un’ampia autonomia alle sue regioni a maggioranza russofona. Non se ne fece nulla. Forse una soluzione come quella che in Italia ha pacificato il Sud Tirolo, mantenendolo nel territorio italiano ma concedendogli un’ampia autonomia, sarebbe stata possibile. Forse si sarebbe evitata l’annessione alla Russia della Crimea, avvenuta senza colpo ferire. Si sarebbe evitata la guerra civile che di fatto oppone, dal 2014, la regione del Donbass al governo di Kiev. Si sarebbe evitata la proclamazione di indipendenza delle due repubbliche di Donetsk e Lugansk. Eccola la controversia internazionale che si doveva risolvere diplomaticamente, non con la guerra.
B – Ma sta di fatto che non è stata risolta, ed è la Russia a volerla risolvere con le armi!
A – Non è stata risolta perché non si è tenuto conto delle buone ragioni di Putin. Finché il governo di Kiev discriminava i russofoni e massacrava i ribelli del Donbass, tutti zitti e muti.
B – Va bene, ma ora il governo di Kiev è l’aggredito, e ha tutto il diritto di difendersi.
A – Senz’altro, di difendersi, con le proprie armi. Non con quelle che gli manda il governo Draghi. La guerra difensiva, in Italia, è legittima quando si tratta di difendere i confini della Patria. Anzi, è addirittura doverosa. Non per difendere la patria degli altri. Costituzione, articolo 52.
B – Ma se si tratta di una guerra difensiva, perché l’italia non dovrebbe poter intervenire a difesa dell’aggredito? Non è obbligata a farlo, ma nessuno glielo può impedire. L’art 11 è generico, non parla solo di guerra sul suolo italico. Parla di guerra difensiva e di controversie internazionali, a largo raggio. E allora…
A – E allora che cosa? Perché in Ucraina sì e in altri Paesi che hanno subito e subiscono aggressioni no? Perché gli Ucraini sono più belli? L’odio che corre tra Ucraini e Russi è di antica data, e non ci riguarda. Gli ucraini non possono dimenticare di essere stati ridotti alla fame da Stalin quando volle espropriare i contadini, deportandoli o requisendo i loro raccolti, per attuare il suo disegno di collettivizzazione forzata della terra. I russi ricordano fin troppo bene che gli ucraini accolsero con entusiasmo le truppe di Hitler, salutato come un liberatore dal giogo sovietico, al quale diedero man forte nello sterminio degli ebrei sul loro territorio. Il battaglione Azov, ora inquadrato nelle file dell’esercito regolare ucraino, si rifà ancora idealmente a quell’infame pagina della storia patria. Quando i suoi membri giustificano le croci uncinate che campeggiano sui loro vessilli come simboli etnici del tutto estranei all’ideologia nazista mentono spudoratamente.
B – Del battaglione Azov non so che dire. Sta di fatto che un attacco all’Ucraina può, in qualche modo, essere considerato un attacco alla NATO, e l’Italia della NATO fa parte.
A – Ma che cosa dici mai? L’Ucraina vorrebbe far parte della NATO, ma per ora ne è fuori. Un attacco all’Ucraina non è un attacco alla NATO!
B – Eppure alcuni illustri giuristi hanno detto che un attacco a un Paese confinante con un altro Paese aderente alla NATO, può essere considerato un attacco alla NATO.
A – Questa è bella! I vecchi testi di Diritto Costituzionale non dicevano nulla di simile. Certo, sempre l’art.11 della Costituzione dice che l’Italia “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. LA NATO è una di queste organizzazioni? Forse una volta, tanti e tanti anni fa. Quando la NATO assume atteggiamenti aggressivi, l’Italia, in obbedienza alla Costituzione, deve dire no! E in questo caso, la NATO; collaborando indirettamente, ma concretamente, con la “resistenza” ucraina, compie un’aggressione, esorbitando dai suoi compiti istituzionali. D’altra parte, che cosa fece con la Serbia, con la Libia?
B – Ma l’art. 5 del Trattato…
A – E leggiamolo bene, anche questo art. 5. Tutti per uno, e uno per tutti, d’accordo, come i tre Moschettieri. Ma così sta scritto: “Le parti convengono che un attacco contro una o più di esse in Europa e in America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’art 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate, intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale”. L’uso della forza armata è quindi solo una delle opzioni. Ebbene, nel caso nostro, la Russia attacca un Paese che non è membro della Nato e il burattino Draghi, obbedendo ai burattinai d’Oltreatlantico provvede subito, con una solerzia degna di miglior causa, a inviare armi all’Ucraina.
B – Armi, non combattenti!
A – Ci mancherebbe anche questa! Reintroduciamo la coscrizione per mandare i giovani italiani a difendere l’Ucraina? Ripeto. mandare armi significa diventare cobelligeranti. Non è ladro solo chi ruba, ma anche chi tiene il sacco. L’Italia tiene il sacco.
B – E fa bene!
A – Certo, perché l’Ucraina è un Paese che confina con la Polonia, che fa parte della NATO, e la Polonia confina con la Germania, che fa parte della NATO, e la Germania confina con la Francia, che fa parte della NATO, e la Francia confina con l’Italia, che fa parte della NATO. Se A=B e B=C, C=A. Non so chi siano i giuristi di cui prima mi hai parlato, ma ho l’impressione che, per dire certe cose, abbiano alzato un po’ il gomito
B – Vuoi saperne di più di un Sabino Cassese?
A – Mi fai venire in mente quella vecchietta che, discutendo col marito, pretendeva di poter riparare una lampadina riappiccicando con il nastro isolante il supporto metallico a vite che si era staccato. “Non si riaccenderà mai!” replicava il marito. E quella: “Me l’ha detto l’elettricista! Vuoi saperne di più dell’elettricista?” Qualche volta gli elettricisti possono sbagliare. E i giuristi dire qualche cazzata.
B – Anche tu ne hai scritte tante.
A – Lo ammetto. Tanti articoli non li riscriverei così come li ho scritti. Che vuoi che ti dica? Sapientis est mutare consilium. Forse fra qualche anno, su questa guerra, potrei anche darti ragione.
Chiedo scusa ad “A” ma anche Biden è burattino al pari di quel Mussodraghi che tradendo gli ideali di Predappio vorrebbe ora allearsi con coloro che combatteva negli anni quaranta dello scorso secolo per ottenere il segretariato generale della NATO in luogo di quello del PNF. Del resto aveva già tradito il socialismo massimalista per abbracciare il corporativismo. La vera burattinaia si chiama Hillary Rhodan. Del resto anche Putin è burattino di Kirill, con buona pace del chierico di Mussodraghi che abita oltretevere.