Don Giovanni

Complotti e censure

Dopo essere stati ridotti alla fame perché costretti a interrompere le loro attività per mesi e mesi, con il pretesto di combattere la recrudescenza di una pandemia in larga misura costruita ad arte, commercianti al minuto, ristoratori, ambulanti, titolari di palestre, lavoratori dello spettacolo, partite iva e tanti altri piccoli imprenditori finalmente scendono in piazza a protestare. Sarebbe giusto, se si abitasse in un Paese civile, schierarsi dalla loro parte. Invece no. La strategia del “divide et impera” anche questa volta raggiunge i suoi risultati. Il piccolo commercio e la piccola impresa sono sempre stati additati come covi di approfittatori e di evasori fiscali. La parte parassitaria della popolazione italica, quella di coloro che vivono in sicurezza grazie a stipendi pubblici , sentendosi onorati di essere “servitori dello Stato”, punta il dito contro di loro. “Che cosa pretendono? Hanno sempre evaso le tasse, adesso accettino di fare qualche sacrificio per il pubblico bene”. Qualche politico schierato a sinistra dice anche lui la sua, ricordando che la salute è un bene primario, e in nome della salute lo Stato può e deve imporre misure anche dolorose; poco male se colpiscono in particolare alcune attività il cui svolgimento, lucroso per chi le esercita in tempi normali, in una situazione di  di emergenza pandemica potrebbe costituire un pericolo di infezione. Il governo promette “ristori” che quando arrivano sono poco più che briciole. La ministra degli Interni riconosce, bontà sua, che in democrazia la protesta è legittima: però, raccomanda, dev’essere una protesta pacifica, che rispetti le norme anti-Covid, con distanziamenti e mascherine! Una protesta “con licenza de’ superiori”. Poi succede che durante le proteste scoppia qualche episodio di violenza. Qualche poliziotto si prende una randellata, qualche altro a sua volta non esita a manganellare. Fatti che capitano in tutte le manifestazioni di piazza, soprattutto  quando sono espressione di una rabbia che, a lungo trattenuta, prima o poi deve esplodere. Inevitabile che certi gruppuscoli abituati a cavalcare il malcontento per compiere atti vandalici anche questa volta non si lascino scappare l’occasione di compiere le loro prodezze.  Sono episodi marginali, che i manifestanti stessi tendono a isolare, prendendone le distanze. Ma i grandi giornaloni e tutti i canali d’informazione allineati al regime parlano di “cabine di regia” anarchiche, di associazioni delinquenziali che soffiano sul fuoco del malcontento per fomentare disordini. Ci si dovrebbe invece meravigliare che, almeno finora, le proteste siano state così pacifiche. Chi è stato ridotto alla fame avrebbe qualche diritto di osare di più. Se viene manganellato, deve sentirsi in diritto di rispondere ai manganellatori. Ormai l’Italia vive in una condizione di dittatura. Fa ridere Draghi quando chiama dittatore Erdogan, che sicuramente è una canaglia, ma è arrivato al potere grazie al responso di una regolare consultazione elettorale. Lui, invece, da dove è piovuto? E’ arrivato al potere attraverso oscure manovre, come a suo tempo Mario Monti, un altro figlioletto della Goldman Sachs; ed ha l’appoggio quasi unanime di un Parlamento ormai ridotto in condizioni di servitù, dove le sparute forze di un’opposizione impotente fanno sentire una vocina flebile flebile. Intanto, la Costituzione è stata fatta a pezzi e continua a essere vulnerata (l’ultimo DL è semplicemente vergognoso, laddove, fra altri obbrobri, di fatto impone la vaccinazione ad alcune categorie). Provvedimenti giustificati dall’emergenza, e quindi soltanto provvisori? Sarà. Ma quante altre leggi approvate in passato per ragioni emergenziali si sono rivelate indelebili, e, accumulandosi le une sulle altre, hanno progressivamente imbarbarito la cosiddetta “civiltà giuridica” di un Paese in cui la Magistratura è sempre stata prona al potere politico? So che sto dicendo una cosa grossa, ma la dico: se il potere è violento, la violenza diventa legittima difesa. Certo, non la violenza di chi spacca vetrine e incendia automobili, ma quella di chi risponde alle manganellate con le bastonate e ai lacrimogeni con le sassate. Finora chi è stato ridotto alla fame ha saputo contenersi. Ma sarebbe bene ricordarsi che le persone miti, quando si vedono costrette a reagire con la forza, diventano più violente dei violenti di professione. Va riconosciuto che il Sindacato della Polizia ha ufficialmente dichiarato di comprendere l’esasperazione di chi scende in piazza a chiedere di poter lavorare, per pagare gli affitti e le bollette e provvedere al sostentamento della famiglia. Molto bene. Ma allora i poliziotti dovrebbero ribellarsi agli ordini dei loro capi, togliersi il casco (come qualche volta hanno fatto) in segno di solidarietà, gettar via i loro scudi, liberarsi dei lacrimogeni che hanno in dotazione. Lo devono fare tutti, però. Come potrebbe reagire, allora, il governo? Schiererebbe i Carabinieri contro la Polizia? E se anche i Carabinieri si schierassero con i manifestanti? Manderanno in piazza l’esercito? Chi sarà il nuovo Bava Beccaris? Anche in quel famigerato episodio della brutta storia dell’Italia post-risorgimentale la gente protestava per la fame, e ricevette pallottole. Vogliamo ripetere lo sconcio? Anche allora si parlava di complotto, organizzato da servizi segreti stranieri. Già, il complotto! Quando la gente affamata scende in piazza, l’informazione di regime parla di complotti, è “complottista”, per usare un termine oggi impiegato a sproposito (“complottista”, in buona lingua italiana, è sempre stato chi ordisce complotti, non chi li denuncia). Quando invece qualche voce controcorrente si leva a sollevare obiezioni contro il modo in cui è stata affrontata la “pandemia”, mettendo in evidenza incongruenze e strane coincidenze a livello nazionale e internazionale, è quella a essere bollata come “complottista”. E’ fin troppo facile aggiungere che è “negazionista” e “no vax”. Due altri spropositi semantici. “Negazionista” finora è stato chi nega la verità storica del piano di sterminio ordito da Hitler ai danni degli ebrei. I “no vax” sono quelli che rifiutano tutti vaccini, senza distinzione, non alcuni vaccini in particolare, come quelli che in fretta e furia sono stati prodotti, approvati e messi in opera contro la “pandemia” in corso. Può allora capitare quel ch’è successo in queste ultime settimane. Viene pubblicato un libro di Pasquale Bacco e Angelo Giorgianni, intitolato “Strage di Stato”. All’origine non era neppure stato pensato per la pubblicazione, perché voleva soltanto essere la documentazione da presentare al Tribunale dell’Aja a supporto della denuncia a carico del Governo Conte per il modo in cui è stata affrontata la “pandemia”, causando lutti che si sarebbero potuti evitare. Colpa o dolo? Sarà il tribunale a giudicare. Responsabilità solo italiana, o tassello di un disegno più ampio, a livello internazionale? Ancora una volta, è il tribunale che deve pronunciarsi, vagliando le prove e le testimonianze. Si è deciso infine di pubblicare il dossier per renderlo noto a un vasto pubblico. Il libro è stato subito additato come un oggetto repellente. Si è detto che contiene addirittura dichiarazioni antisemite. Falso. E’ vero che, purtroppo, in una sua intervista, uno degli autori, Pasquale Bacco, qualche tempo fa aveva detto che tutte le case farmaceutiche sono in mano agli ebrei. Parole infelicissime: sarà anche vero che Albert Bourla, CEO di Pfizer, è ebreo; forse sono ebrei anche i dirigenti di altre grandi multinazionali impegnate nella produzione di vaccini. E allora? Cambierebbe qualcosa se fossero cattolici, o musulmani, o buddisti? Sta di fatto, però, che nel libro non si ripete niente di simile. E tutto quello che si dice è rigorosamente documentato. Dov’è il “complottismo”? Dov’è il “negazionismo”? Non vi si nega affatto l’esistenza del virus.C’è di più. Il libro ha una prefazione di Nicola Gratteri, il magistrato antimafia che finora ha goduto di larghi consensi, da ogni parte politica. Adesso tutti si stracciano le vesti perché ha osato scrivere la prefazione a un libro “spazzatura”. Gratteri sulle prime ha cercato di difendersi spiegando che le sue due paginette , senza entrare nel merito delle tesi esposte nel libro, volevano soltanto aggiungere una breve nota per mostrare le conseguenze che certe misure possono avere, loro malgrado, a favore dell’affarismo mafioso. Poi, pressato da critiche sempre più pesanti, si è detto pentito di aver scritto quelle pagine. In questo modo ha fatto la figura dello sprovveduto o del pusillanime. Sprovveduto, se è vero che le ha scritte senza aver letto il libro, solo per un atto di cortesia nei confronti di un magistrato suo collega (Giorgianni). Pusillanime, se invece il libro l’ha letto senza trovarci niente di sconveniente, ma ora ne prende le distanze per paura delle rampogne che gli vengono rivolte. In un caso e nell’altro, non ci fa una gran bella figura. Intanto, come in ogni buon regime dittatoriale, continuano le censure. Sarà “complottismo” denunciarle? Nessuno ha niente da ridire del modo in cui, villanamente, Bruno Vespa ha zittito il dottor Mariano Amici che esponeva urbanamente le sue ragioni in un contraddittorio con il prof. Remuzzi? Gli è stata tolta la parola e gli è stata augurata la radiazione da parte dell’Ordine dei Medici. Se la Rai non fosse quell’oscena associazione a delinquere che è, a essere immediatamente cacciato dovrebbe essere Vespa. Non è finita. Una dichiarazione su YouTube del prof. Giulio Tarro viene censurata perché vi si afferma che il virus della Covid sta diventando endemico. E allora? Parole come queste – è la motivazione della censura – potrebbero indurre alla violenza. Incredibile ma vero. Bisogna essere o ingenui fino alla stupidità o in mala fede per affermare che non c’è nulla di losco, ad alto e altissimo livello, dietro la vicenda di questa “pandemia” che non finisce mai; per non arricciare il naso quando Draghi, nel suo ultimo discorso, elogia il ministro Speranza e proclama che bisognerà continuare a vaccinare anche negli anni a venire contro le mutazioni del virus. Quando poi da una parte si legge che proprio una vaccinazione in corso di pandemia potrebbe produrre mutazioni più aggressive e dall’altra che invece bisogna vaccinare a tappeto in ogni angolo del mondo per non consentire nuove mutazioni, ci si domanda: chi dei due ci vuole prendere per il culo? Io sono ignorantissimo, ma mi pare che non sia la prima volta che un luminare come il prof. Mantovani dice qualcosa come quest’ultima, che a un somarello come me sembra una bestialità. Altra volta aveva detto che un vaccino specifico rafforza il sistema immunitario contro qualsiasi altra infezione. Non ho il permesso di rivelare il nome di un illustre scienziato che, interpellato da me in proposito, ha dichiarato: “Il prof. Mantovani a dire certe cose riceve sostentamento”.Tornando al libro di Bacco e Giorgianni, l’ho appena ricevuto. Per ora l’ho soltanto sfogliato, ma mi propongo di leggerlo al più presto con la massima attenzione. Se mi sembrerà esecrabile, lo esecrerò, se mi sembrerà encomiabile, lo encomierò. Non farò come Nicola Porro che, senza averlo letto, l’ha bollato come schifezza, pur difendendo il diritto di pubblicare anche le schifezze e di scriverne la prefazione. Quando si sollevano dubbi sulle case farmaceutiche e sui loro maneggi, Porro svia sempre il discorso e passa ad altro. Anche le sue polemiche sono sempre “con licenza de’ superiori” . E sappiamo chi sono i “superiori” della grande stampa di regime. Sono loro ad apporre il “nihil obstat quominus imprimatur”. Una cosa che non fanno più neanche i preti. 

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Complotti e censure

  • Alessandro Colla

    Nel mio precedente sogno, il libro che sfogliavo riportava in appendice anche altre frasi di Mussoconte. Una era per giustificare i pieni poteri: “Quando un virus è in lotta contro i destini umani, l’unica soluzione è il trattamento sanitario attuato con la forza; non c’è mai stata altra soluzione nella storia e mai ce ne sarà.” Un’altra veniva pronunciata per gli arditi delle milizie sanitarie: “Popolo di pazienti e di assistiti, una nuova ora batte sui destini della nostra comunità: l’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori dei virus e dei batteri. Combatteremo contro le plutocrazie virali che vogliono sconfiggere le sorti dell’Italia proletaria. Alle armi, dunque, alle siringhe sterilizzate! La parola d’ordine è una sola: vincere! E vinceremo!” In realtà Remo non vince mai, il vincitore è sempre stato Romolo ma il predappiopugliese non conosceva la storia. Sembra che abbia detto anche “spezzeremo le reni alla variante greca” ma questo il libro non lo confermava, lasciando intendere che fosse solo un’ipotesi. Rimane il fatto che il suo successore tardò a firmare l’armistizio: i commercianti non avevano l’atomica.

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