Don Giovanni

Chi sono io tu non saprai

L – Padrone mio, guardate qui (*): tutto all’opposto di quel che pensate voi. E’ scritto in inglese e io, da quel somarello che sono, ho faticato a intendere. Leggete voi, che maneggiate la lingua di Albione con tanta dimestichezza. Mi par d’aver capito che…
DG – Fammi vedere… Ottimo, è proprio quel che penso anch’io. Come al solito, tu hai preso lucciole per lanterne.
L  – Eppure, mi par d’aver inteso che, secondo chi scrive, è contrario ai principi libertari accettare che sia lo Stato, per garantire la sicurezza pubblica, specie in condizioni di pericolo come quella che si sta vivendo ora, a rafforzare le forze di polizia, blindare i confini, compiere tutte quelle operazioni difensive che in un a comunità libera sarebbero svolte dai privati, direttamente o indirettamente, ricorrendo ad agenzie in concorrenza tra loro… Significherebbe  corroborare la potenza dello Stato, aumentandone i poteri, il che è tutto fuorché libertario,,,
DG – E chi lo nega? Non certo io, che sono libertino, il che vuol dire libertario al quadrato, anzi al cubo. Non sono mica un indipendentista, che sogna staterelli più piccoli, però con tanto di confini, dogane, passaporti, carte d’identità, e magari disposizioni di legge per tener lontani terroni, negri, ebrei, palestinesi, zingari, islamici, musi gialli, culattoni, e via di seguito. La Lombardia ai lombardi, il Veneto ai veneti, la Padania, che non ho mai capito bene che roba è, ai padani. E gli altri, fuori dalle palle!
L – Mi pare che già  dopo il Congresso di Vienna, i veneti non volessero i lombardi “in l’Italia soa de lor”, come dice Carlo Porta.
DG  – Certo! E l’impagabile Carlo Porta commenta:” Andee là, car Pantaloni/Dio ve faga soddisfaa/che per nun, pover mincioni/stemm mej soll che mal cobbiaa” (**). Malinconie, malinconie, lasciamo perdere… Torniamo a noi. Io ho detto ben altro…
L – Recentemente avete detto che, per ragioni di Realpolitik, sarebbe opportuno favorire, anche da parte di chi si sente libertino fino alle midolla, un’azione bellica volta a sradicare l’ISIS. Ma scusatemi, le azioni belliche chi le può organizzare e mettere in atto, se non uno Stato o una coalizione di Stati? Anche questo sarebbe un modo per rafforzare i poteri pubblici. Quando poi più Stati si aggregano, l’oppressione addirittura si moltiplica. Guardate che cos’è diventata l’Unione Europea. Le velleitarie aspirazioni liberali dei padri fondatori si sono tradotte in una maglia di regolamenti soffocanti. Fra poco verranno a dirci che cosa dobbiamo mangiare e in che quantità, come dobbiamo vestirci, a che ora dobbiamo andare a far pipì, quando andare a letto e quando alzarci…
DG – Quest’ultima cosa la fanno già, con quella buffonata ch’è l’ora legale: sia esecrato in eterno quel Benjamin Franklin che l’ha inventata!
L – Ma ha inventato anche il parafulmine, che è molto utile.
DG – Se li attirasse addosso dove dico io, tutti i fulmini, col suo parafulmine! Ma non divaghiamo. Una coalizione a fini bellici, limitata a un obiettivo ben preciso come nel nostro caso, non comporterebbe disagi e oppressione per i cittadini dei diversi Stati partecipanti. Al massimo, dovranno subirsi qualche nuova imposta, per sostenerne le spese. Ma  tassa  più, tassa  meno, ormai ci sono abituati. Se non è per la guerra, è per qualche altra cosa, ci vuol poco a inventarla. Hai visto che sta facendo il Renzino col canone Rai? Nella bolletta elettrica, così lo pagano tutti il sacrosanto servizio pubblico, anche quelli che della Rai farebbero volentieri un bel falò… Quindi, nessun aumento dei poteri pubblici a scapito delle libertà finora a stento riconosciute e garantite dalle cosiddette democrazie liberali. In compenso, distrutto l’ISIS, avremmo uno Stato in meno, il più canaglia. Fin che gli Stati si distruggono tra loro, dobbiamo esser contenti, danno una mano alla nostra causa. Siano gli Stati meno canaglia a distruggere i più canaglia! Poi ci penseremo noi libertini a erodere il potere di tutti gli altri. Ma ci vorrà tempo, anni, lustri, decenni, secoli, chi sa…
L – E se si combinasse un bel pasticcio come con l’Iraq di Saddam Hussein, con la Libia di Gheddafi, o anche con l’Afghanistan dei TalebaniI? Invece di risolversi, il problema si aggraverebbe!
DG – No, in quei casi era tutto diverso. I regimi di Hussein e di Gheddafi erano delinquenziali, ma almeno controllavano il loro territorio e tenevano a bada il terrorismo. Magari in alcune circostanze potevano anche servirsene, ma con quei regimi si poteva sempre venire a patti per via diplomatica. E’stato un grave errore eliminarli. La politica amichevole di Berlusconi nei confronti di Gheddafi fu sguaiata, come sempre sguaiato è quel villano rincivilito di Arcore, ma -va detto per onestà- accorta. Per coerenza, il cavaliere non avrebbe dovuto concedere basi alla coalizione anti-libica voluta da Sarkozy, che poi lo ripagò nel modo che sappiamo, regalando all’Italia il governo del lugubre bocconiano portasfiga. Quanto ai Talebani, ricordiamoci che erano stati gli USA a finanziarli in funzione anti-russa. In somma, oggi la situazione è del tutto diversa. Se è vero che l’ISIS è la centrale del terrorismo islamico, l’ISIS è da distruggere. Serve una coalizione di Stati? I nemici dei miei nemici sono miei amici. Per ora.
L – Quindi, niente leggi speciali, tipo Partriot Act o cose del genere.
DG – No e poi no e poi no! Spesso le leggi speciali servono a tacitare il dissenso interno, a tappare la bocca agli oppositori non violenti, a colpire gli avversari politici. Con il “senatus consultum ultimum”, che era una sorta di sospensione delle garanzie costituzionali, nell’antica Roma si fecero fuori i Gracchi, che volevano soltanto togliere ai ricchi possidenti proprietà fondiarie illegittimamente detenute; e con un altro provvedimento del genere quel bel tomo di Cicerone fece sgozzare i catilinari e mandò un esercito contro Catilina stesso, che forse non era quell’uomo nero di cui si favella, sulla base di testimonianze di parte, come quelle di Sallustio e dello stesso Cicerone.
L – A proposito di repressione del dissenso, mi sa che la DIGOS stia tenendo d’occhio questa nostra libera palestra, dove ognuno può prendersi la libertà di dileggiare anche le cose più sacre.
DG – Farebbe bene a occuparsi d’altro, coi tempi che corrono. Questa è una palestra libera e dissacrante, ma non violenta. Siamo anarchici alla maniera di Gandhi, non di Gaetano Bresci, che era un delinquente come quel Bava Beccaris le cui vittime pretendeva di vendicare.  Ci tiene d’occhio? E io rispondo: “Donna folle, indarno gridi, chi son io tu non saprai!”
(**) “Andate là, cari Pantaloni, Dio vi renda soddisfatti, ché per noi, poveri minchioni, stiamo meglio soli che mal accoppiati”

 

Giovanni Tenorio

Libertino