Don Giovanni

Coincidenza di interessi

Penso che il Festival di Sanremo sia lo specchio dell’Italia bruttissima. Grande musica? Ma per piacere! Trasgressione? Ma non fatemi ridere: tutto politicamente corretto, tutto secondo i canoni che oggi vanno di moda. La presenza di quel vecchietto che pretende di rappresentare tutti gli italiani è qualcosa di abominevole: si erge a difensore della Costituzione nel suo impianto attuale, prendendo implicitamente le distanze da ogni velleità di riforma in senso presidenzialistico, proprio lui che, se Dio non ci fa la grazia di toglierlo di mezzo prima, resterà inchiodato alla sua sedia per ben quattordici anni, violando di fatto lo spirito, se non la lettera, di quella Carta di cui vorrebbe essere il garante. Carta che il politicamente correttissimo Benigni magnifica come una grande opera d’arte: già, la Costituzione più belle del mondo, quella che non ha impedito, in questi ultimi tre anni, ai manigoldi che hanno governato questo povero Paese, con il beneplacito del vecchietto rattrappito di cui sopra, di calpestare quei diritti di libertà di cui i cantori del regime si riempiono la bocca. Viva l’art.21, quello che proclama solennemente il diritto di manifestare con tutti i mezzi il proprio pensiero! Viva, proprio negli stessi giorni in cui a Roma si impedisce la proiezione di un documentario in cui si denuncia  il malaffare che sta dietro alla “pandemia”, alla campagna vaccinale, agli effetti avversi di un cosiddetto vaccino per il quale il mondo intero ha fatto da cavia sperimentale, a beneficio di un’industria farmaceutica guidata da criminali in combutta con le più alte agenzie istituzionali a livello mondiale.

L’episodio più squallido è quello che riguarda il messaggio di Zelenski. Prima doveva essere trasmesso in un video in diretta (se ho ben capito), poi in un video registrato, alla fine si è ripiegato su una lettera resa pubblica, alla fine della manifestazione, con una lettura da parte del saltimbanco a capo del baraccone.  Qualche scribacchino di regime si è detto scandalizzato della presunta timidezza dei dirigenti, che non hanno  osato rispondere alle critiche di quanti non volevano l’intervento del burattino di Kiev a una manifestazione canora mantenendo ferme le proprie posizioni e mandando in onda, come programmato, il video dell’eroe in tuta verde, accolto in tutto l’Occidente libero come il difensore dei sacri  valori liberali e democratici contro le mire di un brutale dittatore che li vuole distruggere. Eppure – si proclama e si scrive spudoratamente – il popolo italiano appoggia con vigore la resistenza ucraina e la sua nobile guida!

Ne siamo proprio sicuri? Se vogliamo confondere il popolo italiano con il governo che attualmente pretende di esserne l’espressione, sicuramente sì. Pochi hanno dimostrato uno zelo filo-atlantico, filo-americano, anti-russo come Giorgia Meloni. Pochi hanno inneggiato come lei a colui che Maria Zacharova, portavoce del Ministro degli Esteri russo Lavrov, ha definito “figlio di puttana”. Certo, nelle condizioni in cui l’Italia si trova, non si possono mandare troppe armi e di buona qualità, si fa quel che si può! Ma si continuerà a mandarle, forse anche i dispositivi antimissilistici Samp/T, a costo di sguarnire il nostro sistema difensivo. Ma l’umore dell’opinione pubblica, quella vera, qual è? I giornaloni di regime sono tutti con Biden, la Nato, l’Europa, Zelensky, contro quel cattivone di Putin e la sua cricca.Ma i giornaloni rappresentano davvero l’opinione pubblica? C’è da dubitarne. Per quel che possono valere, i sondaggi dimostrano che, se in un primo tempo un buon numero di italiani era favorevole alle sanzioni contro la Russia e all’invio di armi a Kiev, quel numero sta diventando sempre più risicato. Si sta comprendendo che dalla sua posizione rigida a fianco dell’America di Biden e dell’Europa vassalla della NATO l’Italia  ha tutto da perdere. Il venir meno dell’approvvigionamento energetico di provenienza russa potrà trovar rimedio nella stipulazioni di contratti con altri fornitori, si potrà ricorrere al carissimo gas liquido fornitoci dagli USA, ma i rigassificatori fanno paura, e i prezzi alle stelle ancora di più. Diventa sempre più evidente che buona parte dell’industria italiana entrerà in grave sofferenza per la sospensione dei rapporti commerciali con la Russia, che sono sempre stati ottimi e lucrosi: per fortuna, molte imprese, grazie a ingegnose triangolazioni, riescono ancora a mantenere aperti i canali di esportazione verso quel mercato, alla faccia delle sanzioni. Contro l’intervento di Zelensky a Sanremo una televisione alternativa ha promosso una raccolta di firme che nel giro di pochi giorni ha raggiunto il numero di centomila. Nessun trombone dell’informazione di regime ne ha fatto cenno. A due passi dal Teatro Ariston, negli stessi giorni del Festival, si è tenuto un contro-Festival per sostenere l’opposizione all’invio di nuove armi a Kiev e la necessità di ricorrere a tutti gli strumenti diplomatici possibili per arrivare a una vera pace: nel nome di quell’articolo 11 della tanto magnificata Costituzione (quella Costituzione , ha scritto recentemente il prof. Daniele Trabucco, formulata in modo tale da potersi adattare a tutti i regimi). Anche di questo non si è parlato se non per dichiarare che erano presenti solo quattro gatti, che rappresentavano solo sé stessi, mentre tutta l’italia era intenta a godersi il Festival vero. 

Ricordate che cosa si diceva ai tempi del coronazismo, quando una minoranza agguerrita organizzava manifestazioni di piazza contro le disposizioni liberticide e l’obbligo vaccinale? Si diceva anche allora che erano quattro gatti, plaudendo ai prefetti e ai questori servi del regime che, obbedendo agli ordini di una ministra degli Interni tanto brutta fisicamente quanto moralmente abominevole, disperdevano i manifestanti pacifici e inermi irrorandoli con gli idranti: mezzi fascistissimi nel nome dell’Antifascismo. Allora erano proprio una minoranza, non così sparuta come si pretendeva, ma pur sempre minoranza. Oggi non è così. Chi si oppone alla guerra sta ormai diventando una maggioranza. Per ora nessuna manifestazione di piazza.Ma nel momento in cui gli effetti-boomerang delle sanzioni cominceranno a mordere e il pericolo di un allargamento del conflitto diventerà del tutto evidente, fino a poter degenerare in una guerra mondiale, le cose potrebbero cambiare.

E’ in quest’atmosfera che si spiega l’uscita di Berlusconi, che ha fatto tremare le vene e i polsi della Meloni e del suo governo, lasciando inorriditi i portavoce dell’ideologia di regime. Prendersela con Zelensky? Dichiarare che è lui il responsabile di quanto sta accadendo in Ucraina? Affermare che non è opportuno, per un Presidente del Consiglio, andarlo a incontrare? Forse Berlusconi sta impazzendo? No, semplicemente ha saputo fiutare, ancora una volta, gli umori del popolo. Ha capito meglio di altri che la guerra non è per niente ben accetta, che il continuo invio di armi desta reazioni sempre più ferme, che i danni inferti all’economia nazionale da una politica estera tutta appiattita sugli interessi dell’America di Biden sono sempre più sentiti come gravi e, alla lunga, irreparabili . Non ha voltato bandiera. Fin dai tempi di Pratica di Mare  ha sempre mostrato di voler mantenere posizioni amichevoli verso la Russia post-sovietica, pur nella fedeltà all’Alleanza Atlantica e all’Europa. Fin dall’inizio del conflitto in Ucraina ha dimostrato qualche insofferenza per sanzioni indiscriminate e invio di armi. Ora si permette di esprimersi in maniera più esplicita perché vuole riacquistare centralità politica, blandendo l’opinione pubblica dominante, in un momento di evidente declino della sua figura e del suo partito. 

Certo, è un azzardo. I suoi fedelissimi hanno cercato di correre ai ripari, smorzando il significato, pur nettissimo, delle sue parole, ma gli esiti a medio e lungo termine della sua presa di posizione sono per ora imprevedibili. Se in tutta Europa nascessero movimenti di protesta contro la guerra di Biden (il conflitto in Ucraina questo è) e le cancellerie dei governi europei, ora schierati, con sfumature diverse, dalla parte dell’America, dovessero entrare in crisi, quello di Berlusconi potrebbe rivelarsi un colpo da maestro: lo metterebbe al centro della politica internazionale. Il vecchio leone di Arcore è fisicamente ridotto a un corpo artificiale di materiale sintetico, ma il cervello funziona ancora, non è stato sostituito da un computer nutrito di ‘Intelligenza Artificiale ChatGPT. 

C’è solo da augurargli che abbia successo. Fa tutto nel proprio interesse, è chiaro. Perché, da quando in qua chi governa non fa il proprio interesse? Andiamo a rileggerci il discorso di Trasimaco nella “Repubblica” di Platone. Qualche volta, però, questo interesse può anche coincidere con quello dei governati. Raramente, ma capita.

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Coincidenza di interessi

  • Alessandro Colla

    Il problema, però, è di stampo europeo. Quel caltrone di Manfred Weber, andreottiano di fatto fino all’ultimo come tutti i democristiani a denominazione di origine controllata, ha già manifestato la sua distanza con la fascistissima frase “il supporto all’Ucraina non è facoltativo”. Quindi non c’è libertà di scegliere tra stare con l’Ucraina, allearsi con la Russia o essere neutrali. Bisogna schierarsi da una parte e basta. E si fa chiamare “popolare”, con Luigi Sturzo che si dimena dall’al di là nel sentire oltraggiato il nome del partito da lui fondato. Weber, che forse crede di chiamarsi Max “protestantista” (pur essendi bavarese), dovrebbe in teoria essere più vicino ai repubblicani che ai democratici statunitensi. Ma il suo è un tipico caso di interessi personali platealmente conflittuale con quello dei governati.

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