Don Giovanni

Cristiani libertari, cattolici ruffiani dello Stato.

In molti, proclamandosi cristiani, considerano la politica non come collaborazione pacifica all’interno di una formazione sociale, i cui membri accettano liberamente norme di convivenza stabilite di comune accordo (diciamo, semplificando, in linea con Albert Jay Nock, un governo), ma come lotta per l’accesso al potere al fine di salvaguardare, attraverso mezzi coercitivi (le norme imperative dello Stato), presunti “valori imprescindibili” da imporre anche a chi ne vuol prescindere. A loro proponiamo il seguente passo tratto dal saggio “Jesus rediscovered” di Malcolm Muggeridge, pubblicato nel 1969 (disponibile su Amazon). Fa parte del capitolo “The Crucifiction”, ma apparve in anteprima come articolo autonomo su “The Observer” del 26 marzo 1967. L’invito alla lettura è rivolto in particolare a tutti i cosiddetti neocon e teocon, ai teologi che non si stancano di blaterare di “bene comune” cui il buon cristiano sarebbe tenuto a cooperare attraverso la contribuzione fiscale, nonché al signore vestito di bianco che, stando seduto su un trono in combutta politico-diplomatica con tutti i poteri di questo mondo, nonché brandendo a sproposito la “Politica” di Aristotele per giustificare certe sue inopportune interferenze nella campagna presidenziale americana, vuol farci credere di essere seguace del Poverello d’Assisi: quello che andò in Egitto dal sultano al-Malik-al-Kamil vestito di sacco e a mani vuote, per convertirlo alla fede, (perché evidentemente pensava che fra il Dio predicato da Maometto e il Padre rivelatoci da Cristo c’è una bella differenza), non per farsi bello in TV o sulle prime pagine dei giornali. La segnalazione ci viene da “Libertarian Christian com.” Ci fa piacere, perché anche noi non possiamo non dirci “cristiani” (con tanto di virgolette, mi raccomando!)
“Che significato ha la Crocifissione in un’epoca come la nostra? La considero innanzitutto come una sublime derisione di tutte le autorità e di tutti i poteri terreni. La corona di spine, il manto di porpora, il titolo di Re dei Giudei intendevano essere un’irridente parodia della regalità contro chi pretendeva di presentarsi come il Messia. Ma in realtà finivano di additare a un sarcastico disprezzo tutte le corone, tutti i manti regali, tutti i sovrani d’ogni tempo. Una burla disgustosa che si ritorceva verso chi la stava inscenando. Nessuno, a mio parere, che abbia  compreso a fondo il valore della Crocifissione, può continuare a prendere sul serio le manifestazioni e le istituzioni del potere terreno, per quanto venerabili, sontuose e, almeno all’apparenza, terribili.
 Quando Cristo fu tentato nel deserto, respinse l’offerta del Diavolo di renderlo signore di tutti i regni della Terra (un rifiuto davvero indisponente per chi crede sia possibile ai cristiani di buona volontà istituire il regno di Dio in questo mondo).  Il perché lo chiarisce la Crocifissione: l’offerta  era ingannevole. il Diavolo non possiede regni da offrire in dono. Solo reami falsi e fittizi, retti da ciarlatani mascherati da imperatori, monarchi o governatori.
 La morte di Cristo sulla croce può essere vista come l’esatto contrario di quell’altra morte così famosa da essere  posta a fondamento della nostra civiltà, quella di Socrate. Socrate accettò di bere la cicuta per sostenere e rafforzare, col suo atto di sottomissione, l’autorità dello Stato. Cristo morì sulla croce come sfida derisoria a tutti gli Stati, fossero quello di Roma, quello dei Giudei o quanti altri mai”.   

Giovanni Tenorio

Libertino