Don Giovanni

Itticidio

Qualsiasi idea si professi, è importante essere coerenti. Pensate ai cosiddetti animalisti. Si può essere animalisti in tanti modi. E’ animalista anche chi adora gatti e cani, ma poi. come me, non si fa scrupolo di mangiare un bel fagiano, se glielo servono come appetitoso manicaretto? In un certo senso sì. E’ un animalismo limitato e discriminatorio, ma a suo modo rispettabile. Io non mangerei mai un cane o un gatto, anche se, a quanto mi dicono, la carne di un gatto ben pasciuto è più ghiotta di quella d’un coniglio o d’una lepre. Mi guarderei bene, però dall’affermare che lo faccio perché credo nei diritti degli animali. Se gli animali hanno diritti, non si vede perché vadano riconosciuti a cani e gatti e non a conigli lepri e fagiani. Se si parla di diritti degli animali, i più coerenti sono i vegani: non solo gli animali non vanno uccisi o torturati, ma neppure sfruttati; quindi niente latte, niente uova: solo cibi di origine vegetale. Estremisti? Non proprio, soltanto coerenti. D’altra parte, potrebbe esserci qualcuno più a sinistra di loro. Se è vero, come qualcuno afferma (non saprei dire se a torto o a ragione: non sono addentro a queste problematiche) che anche le piante hanno una loro sensibilità fisica, allora anche sfruttare le piante può diventare un atto criminoso. Tutta l’agricoltura diventa un crimine; non solo: anche cibarsi dei frutti che crescono spontaneamente. E allora, che si fa? Se riconosciamo anche i diritti delle piante, come sopravviviamo? Con la chimica pura? Alcuni vegetariani non certo sospetti di scarse conoscenze scientifiche (si pensi ad Umberto Veronesi) sostengono che il nostro apparato digerente è fatto apposta per assimilare un’alimentazione di tipo vegetale, mentre non è adatto per la carne. Quindi essere carnivori, di là da ogni considerazione morale, fa male alla salute. Però qualche altro studioso sostiene che è proprio stato il passaggio da un’alimentazione vegetale a un’alimentazione carnea a favorire lo sviluppo del cervello nella specie umana, e quindi dell’ intelligenza, del progresso; in poche parole di quella che chiamiamo civiltà. Che paradosso: siamo qui a discutere se sia morale o immorale mangiar carne proprio perché, mangiando carne, il nostro cervello si è sviluppato, siamo diventati filosofi e siamo quindi in grado di porci questioni di etica… Il problema diventa così labirintico che forse vale la pena di fermarci qui.

Torniamo invece al discorso della coerenza. Chi vorrebbe inserire nella Costituzione un articolo a garanzia dei diritti degli animali (che facciamo? Indiciamo un referendum fra tutti gli animali per vedere se sono d’accordo?), come pare abbia lasciato intendere una volta anche Berlusconi, deve poi agire di conseguenza. L’anno scorso sempre Berlusconi, per ingraziarsi gli animalisti, rinunciò a mangiare l’agnello pasquale. Quest’anno, non so. Ma non basta rinunciare all’agnello a Pasqua! Bisogna rinunciare alla carne, sempre! Povero Berlusconi, ormai è diventato vecchio decrepito; può trapiantarsi i capelli e ricorrere alla chirurgia estetica per rifarsi il viso o alle più raffinate tecnologie per impiantarsi un apparato sessuale meccanico, ma finora non si è trovato un modo per rinnovare le cellule cerebrali, che inesorabilmente invecchiano, con tutte le conseguenze che ben conosciamo sulla lucidità mentale. Se è vero che c’è un rapporto tra alimentazione carnivora e sviluppo cerebrale, allora forse l’unico modo per non far invecchiare il cervello è quello di continuare a mangiar carne. Ma la carne fa male ad altri organi, può anche essere cancerogena. I ricchi una volta soffrivano di podagra perché mangiavano troppa carne. Ai poveri veniva il gozzo perché mangiavano solo polenta. Che groviglio! Chi ha detto che questo è il migliore dei mondi possibili? Forse aveva ragione Schopenhauer a dire che è un mondo così brutto che se fosse solo un tantino più brutto non potrebbe neppure esistere. Colpa del peccato originale o di un dio crudele, come dicevano Leopardi nell’inno ad Arimane o Boito in “Dualismo” ? Comunque si voglia rispondere, il nostro problema etico rimane.

Coerenza signori, coerenza, quella sì. La signora Michela Vittoria Brambilla, animalista di ferro e ninfa Egeria del Berlusconi vegetariano, è così coerente che vorrebbe abolire la caccia o, in mancanza d’altro, almeno limitarla. Al punto che, dopo i numerosi incidenti mortali che segnano l’inizio di questo tristo autunno dopo l’apertura della caccia, vorrebbe introdurre un altro reato, quasi che le fattispecie non siano già fin troppo numerose: “omicidio venatorio”, quando un cacciatore maldestro o imprudente prende a fucilate un povero cristo, magari un suo stesso compagno d’avventura, scambiandolo per una preda. E’ proprio il caso? Non esiste già, nel Codice Penale, l’omicidio colposo? Uno che uccide un essere umano credendolo una lepre non è già passibile di condanna in base a tale norma? Si dirà: lo stesso dovrebbe valere per l'”omicidio stradale”, che pur è stato introdotto. Certamente, è una sciocchezza: anche per chi uccide un passante che attraversa sulle strisce pedonali perché era intento a parlare al cellulare c’è già l’omicidio colposo, con tutte le sue aggravanti. Inutile mettere nuova carne al fuoco (visto che di carne stiamo parlando…).

Pare che la signora Michela Vittoria, in realtà, sia poco coerente anche lei, perché è azionista di imprese che si occupano di commercio ittico. Come si fa a essere animalisti integrali (non discriminatòri, come sono io) e fare la pesciaiola? Forse che i pesci non sono animali? Io avrei una proposta: introduca pure la signora, se ne ha la forza, il suo reato di “omicidio venatorio”. Però qualcuno più a sinistra di lei si faccia promotore d’ una proposta di legge popolare per introdurre il reato di “itticidio”, l’uccisione dei pesci, a scopo di diporto o di lucro, anche qui con tutte le aggravanti. Credetemi, è più importante del “femminicidio”, che fa tanto parlare di sé, ma come reato non è stato ancora introdotto nel sistema penale. D’altra parte, uccidere una donna è uccidere un essere umano; e il reato di omicidio c’è già. Omicidio non è andricidio, cioè uccisione di un essere umano maschio, ma di qualsiasi essere umano, maschio, femmina, gay, transgender ecc. ecc. Quindi le donne sono già pienamente tutelate. I pesci, poveri pesci, non hanno proprio nessuna tutela.

Giovanni Tenorio

Libertino