Don Giovanni

Femminicidio e maschicidio

DG – Che fai, Leporello, con quel viso così impiastricciato? Halloween è passata da qualche settimana, il Carnevale è di là da venire. I Saturnalia si celebravano in dicembre, ma non sono più quei tempi. Sei diventato matto?
L – Padrone mio, mi dispiace che siate così disinformato! Proprio voi, sempre così attento alle notizie di cronaca! Non sapete che oggi si celebra la giornata in difesa delle donne, contro il femminicidio? Dovreste partecipare anche voi alla manifestazione, se è vero che amate tanto le donne.
DG – Proprio perché amo tanto le donne, di certe manifestazioni non ne voglio neppure sentir parlare.
L – Già, sappiamo come amate le donne…
DG – Vogliamo ricominciare con la solita solfa? Lo sai benissimo che non ho mai stuprato nessuno, a dispetto di tutte le maldicenze. Non ho mai messo le mani addosso a una donna, se non per avvinghiarmi a lei in un amplesso d’amore, con il suo consenso. Quanto a Donna Elvira, quante volte avrei voluto strangolarla, noiosa e invadente qual è, ma non le ho mai torto un capello. Tutto quello che ho fatto è prenderla in giro, tra l’altro con il tuo aiuto. Ricordi? Fosti tu a intrattenerla con tante cianciafruscole (“Signora, in questo mondo, conciossiacosacomefosseché, il quadro non è tondo”) mentre io me la squagliavo. Per questo merito l’ergastolo?
L – Va bene, va bene, come non detto. Ma il problema del femminicidio non è un’invenzione. Quindi è giusto combattere per sconfiggerlo
DG – E il modo migliore per sconfiggerlo ti sembra quello di pitturarsi la faccia di rosso?
L – Rosso sangue,certo. C’è poco da ridere e da evocare il Carnevale. Non vedo perché si debba plaudire, che so io, a una manifestazione contro la Mafia o in favore della TAV, e irridere, come state facendo voi, questo modo di esprimere la propria rabbia contro la violenza ai danni delle donne, per mobilitare l’opinione pubblica e imprimere una svolta a una situazione intollerabile.
DG – Non scaldarti troppo. Non mi piace parlare di quel che conosco poco, ma mi pare di aver letto, qualche tempo fa, che nelle relazioni domestiche il numero dei cosiddetti femminicidi e quello dei maschicidi è più o meno lo stesso. Solo che dei maschicidi non se ne parla. E allora? Il problema è quello della violenza in generale, non quello della violenza contro le donne in particolare.
L – Ma le donne sono più deboli.
DG – Vai a dirlo alle femministe. Così perpetui uno stereotipo.
L – Sono più deboli perché il pregiudizio dominante e le strutture della società le condannano a una condizione di inferiorità.
DG – Sarà anche vero, ma mi risulta che le vigilesse e le poliziotte sono molto più toste dei loro colleghi maschi. Non parliamo delle avvocatesse. Un mio amico avvocato mi ha detto in confidenza che fra le sue colleghe matrimonialiste otto su dieci sono troie (sic). Sono convinto che un esercito tutto di donne darebbe del filo da torcere a uno schieramento nemico tutto di uomini. Una mia vecchia zia insegnante elementare mi dava questo consiglio:” Ricordati bene, se devi sostenere un esame e puoi scegliere fra un commissario uomo e un commissario donna, scegli l’uomo, perché le donne sono più carogne”.
L – Le donne devono per forza far le cattive, se non vogliono essere schiacciate. Non sono carogne per natura, ma per necessità.
DG – Forse hai ragione. Ma dimmi: che risultato possono avere manifestazioni come quella di oggi? Se i cittadini in gran numero scendono in piazza a favore della TAV, le forze politiche che la avversano sono costrette a tenerne conto e a rivedere le proprie posizioni, se non vogliono perdere consenso e finire all’opposizione nella prossima tornata elettorale. Se in Sicilia gente di ogni ceto e condizione scende in piazza in gran numero per manifestare contro la Mafia, le cosche possono forse provare un po’ di paura al vedere che si sta squagliando il senso dell’omertà. Ma questa carnevalata dove può portare? Da nessuna parte. Chi è delinquente per natura continuerà a fare il delinquente, a meno che non sia la legge a tenerlo a freno con la minaccia di dure sanzioni.
L – Ben detto, questo è il punto! Ci vogliono nuove leggi! L’Onorevole Giulia Bongiorno propone l’approvazione di un reato specifico di femminicidio, con pene più gravi di quelle che la legge commina per l’omicidio.
DG – Ma il reato d’omicidio vale allo stesso modo per l’uccisione dei maschi e delle femmine! Discriminare andrebbe contro la Costituzione più bella del mondo! Forse che una donna vale di più di un maschietto solo perché è donna? Questa è una discriminazione di genere!
L No, si tratta invece di riequilibrare una condizione di disuguaglianza effettiva dovuta al pregiudizio sociale. E’ come per le quote rosa, che discriminano de iure i maschi per ovviare alla discriminazione de facto delle donne.
DG – Non potevi scegliere un esempio più infelice. Tutte le quote, non solo quelle rosa, provocano invidia e astio contro chi ne gode da parte di chi si sente discriminato. In questo modo si formano lacerazioni nel tessuto sociale, e si provocano danni di ogni tipo. Se io sono più bravo di una donna, che so, come chirurgo, perché una donna deve passarmi davanti solo perché è donna? A rimetterci non sono soltanto io, ma anche chi finisce in sala operatoria…
L – Lasciamo stare le quote rosa, allora…
DG – Lasciamo stare. Guarda che tutte le tue argomentazioni si stanno sgonfiando. Non vorrei sbagliarmi, ma mi pare che, in seguito alla Convenzione del Consiglio d’Europa contro le violenze domestiche, anno 2011, in Italia sia stata approvata una legge del 15 ottobre 2013, che aggrava le pene per la persecuzione o l’omicidio fra coniugi o conviventi, chiunque sia la vittima, maschio o femmina. Mi sembra una buona legge, proprio perché non discrimina. Allora i casi sono due: o è vero che femminicidi e maschicidi si equivalgono, e allora la legge sarà applicata contro gli uni e contro gli altri; o è vero che i femminicidi sono in numero superiore, e allora sarà applicata solo contro quelli. O no? La Bongiorno per i femminicidi vuole l’ergastolo? Benissimo, purché lo pretenda anche per i maschicidi. Se poi nessuna donna uccide maschietti, vorrà dire che nessuna donna finirà in gattabuia per tutta la vita.
L – Padrone mio, anche questa volta mi avete steso: non so come replicare. Forse è vero, come dite voi, che otto avvocatesse su dieci sono troie.
DG – Non farmi dire quello che non ho detto. Il mio amico parlava solo delle matrimonialiste. Quanto alla Bongiorno, è una donna che ammiro. Sono convinto che nessun avvocato maschio sarebbe riuscito a far assolvere Giulio Andreotti dalle pesanti accuse di collusione con la Mafia che gli pendevano sul capo. Chapeau! Se fosse stata lei a difendermi contro il Commendatore, l’avrei fatta franca. Sarebbe riuscita a dimostrare che Donn’Anna ci stava, che ci stava anche Zerlina, come tutte le altre donne del tuo catalogo e che Donna Elvira avrebbe dovuto essere condannata per…come si dice… stalking. In buona lingua: molestie. Quella rompicoglioni!

P.S. Devo fare ammenda di un duplice errore, grammaticale e concettuale. In un mio scritto precedente ho parlato di “andricidio”, per indicare quello che nel colloquio sopra riportato con il mio servo Leporeìllo ho chiamato , correttamente, “maschicidio”. Il termine è errato sia sotto l’aspetto grammaticale, perché bisognerebbe dire e scrivere “androcidio”, secondo la corretta etimologia greca, sia sotto quello concettuale, in quanto significa lo sterminio della popolazione maschile di un territorio, soprattutto da parte delle truppe nemiche in tempo di guerra. Androcidio, ad esempio, fu quello perpetrato dagli Ateniesi ai danni degli abitanti di Melo, nell’anno 416 a. C.,al tempo della Guerra del Peloponneso. Furono uccisi tutti i maschi adulti, mentre le donne e i bambini furono fatti schiavi (Tucidide, Storie, V, 116,4:”E gli Ateniesi uccisero tutti i Meli adulti che catturarono e resero schiavi le donne e i bambini; abitarono quindi loro stessi la località, dopo avervi inviato cinquecento coloni”). Chiedo venia del mio svarione.

Giovanni Tenorio

Libertino