Don Giovanni

Ti conosco mascherina

Non bisognerebbe mai giudicare una persona dalla faccia. Però rimane vero che certe facce poco raccomandabili sono lo  specchio dell’anima. Non è certo un caso che i delinquenti più efferati abbiano spesso volti da far paura. Forse qualcuno di voi ricorda il ministro De Michelis, illustre esponente del PSI. Non so più a qual proposito Montanelli una volta disse che non si fidava di non so più quale sua promessa perché bastava guardarlo in faccia per diffidarne. Poi aggiungeva altre motivazioni ben più fondate, ma è significativo che abbia messo proprio al primo posto l’aspetto del volto. La prima impressione qualche volta viene smentita da una conoscenza più profonda della persona che si ha davanti; ma molte volte viene confermata. L’intuizione ci illumina su una realtà che l’analisi razionale dimostra veritiera. E’ una sorta di sesto senso che abbiamo in comune con gli animali. Guardate i cani e i gatti: capiscono subito di chi si devono fidare e di chi no. Ho una cara amica che possiede una numerosa tribù di gatti. Quando mi capita di essere con lei, tutti i gatti in cui ci imbattiamo, randagi e no, vanno subito da lei. Anche da me si lasciano accarezzare, ma solo dopo, e non sempre. Intuiscono che sono una persona di dubbia moralità, capace di sfidare le statue dei defunti e di andare all’inferno piuttosto di pentirsi. Meglio stare alla larga…Quello che vale per gli uomini vale anche per i libri? In generale, direi di no. Non basta guardare la copertina per capire se sono belli o brutti. Se uno ne conosce l’autore, e ha già letto qualche altro suo scritto, il gioco è fin troppo facile: se si è già avuta una buona esperienza, è probabile che l’occasione si ripeta. Se invece si è rimasti delusi, meglio starne alla larga. Altrimenti, anche i titoli non sono affidabili. A molti titoli ingannevoli corrispondono testi di scarso valore. Altre volte, invece,  titoli non del tutto felici offrono una lettura interessante. Non parliamo poi della veste tipografica. Ci sono libri esteriormente accattivanti, ma internamente brutti. Oppure, libri che dal di fuori sembrano di poco conto, ma dentro sono bellissim. Forse qualcuno è abbastanza attempato da ricordare i vecchi libri della Biblioteca Universale Rizzoli. Intendo proprio i primi, perché in seguito l’aspetto esteriore è stato rinnovato e reso più allettante. Copertine grigie, di cartoncino flessibile. Legatura sommaria. Carta di modesto pregio. Ma quali gioiellini in quella collana! Io posseggo, e conservo come una reliquia, il volumetto intitolato “Tre libretti per Mozart”, che contiene i tre meravigliosi testi scritti dal mio papà Da Ponte per il mio papà Mozart, in edizione critica. La ristampa nella BUR rinnovata non è così bella. Il curatore, Paolo Lecaldano, mi è particolarmente caro, perché nella sua prefazione dice che il “Don Giovanni” è l’Opera più grande che sia mai stata scritta: “Non si conosce libretto d’opera che s’innalzi a tanta altezza. Poi, il tocco di Mozart lo renderà il massimo lavoro di tutto il teatro lirico”. Che goduria, per me, tutte le volte che leggo queste parole!Mi accorgo che sto divagando, come sempre. Allora veniamo al dunque. Se è vero che per i libri molto spesso il sesto senso non ci aiuta, qualche rara volta basta poco per capire, anche dall’esterno, che siamo davanti a un prodotto degno di essere gettato nella spazzatura. Qualche giorno fa mi è capitato di passare davanti alla vetrina di una libreria per bambini e ragazzi. Vi erano esposti tanti libri colorati, uno più attraente dell’altro. Gli occhi mi sono caduti subito su un volumetto intitolato “Ti conosco mascherina”: To’, mi son detto, in un momento come questo, in cui quando si parla di mascherine non si pensa certo al Carnevale, ma a quegli orrendi bavagli che siamo costretti a indossare anche quando fottiamo (altrimenti qualche vicino potrebbe spiare dal buco della serratura e chiamare i carabinieri), un libro come questo è come una boccata d’aria fresca! Arlecchino, Pantalone, Brighella, Pulcinella, il Dottor Balanzone, Capitan Spaventa, questo ci vuole per i bambini! E magari Pinocchio, che a suo modo è una maschera anche lui. Ma poi ho aguzzato la vista e mi sono venuti i brividi. La copertina portava l’immagine di una bambina di pochi anni che portava non una mascherina di Carnevale, magari quella di Colombina, ma proprio uno di quegli orrendi bavagli che molti genitori sciagurati fanno indossare ai loro figlioletti in tenera età, anche quando percorrono una strada deserta. Guardo il nome dell’autore e mi si rizzano i capelli: Ilaria Capua! Sono talmente stravolto che torno a casa di corsa, interrompendo la mia passeggiata. Quando Leporello mi vede, mi chiede se sto bene. Neanche gli rispondo. Corro al computer e mi metto subito in comunicazione con il sito di Amazon Italia, Cerco fra i libri “Ilaria Capua”. Mi esce subito il suo ultimo parto: il libro per bambini che ho appena visto in vetrina. Vado a leggere la presentazione: vuol essere un libro istruttivo, per insegnare ai bambini il mondo dei virus, e come difendersene. Mi cadono le braccia. Poveri bambini! Era proprio il caso di proporre per loro un libro così infame? Un libro sciagurato che i genitori sciagurati si affretteranno a comperare, magari come regalo di Natale per i loro infelici pargoli. Non sono già stati terrorizzati abbastanza, in questi lugubri mesi di questo lugubre anno? E non hanno forse davanti altri mesi di terrore, a giudicare dalle avvisaglie di questi giorni? Se va bene, per Natale ci chiuderanno ancora in casa, agli arresti domiciliari. Davvero bella idea quella di aggiungere paura a paura, mettendo in testa ai bambini che per tutta la vita dovranno prendere le più severe precauzioni per guardarsi dai virus; e fin d’ora dovranno gettare alle fiamme le mascherine di Carnevale per indossare soltanto quelle chirurgiche.Vado a guardare i giudizi di quei genitori sciagurati che hanno comperato il turpe libraccio. Furbescamente, per strategia commerciale, i giudizi positivi vengono messi in bella mostra, e sono tutti a quattro o cinque stelle. Libro bellissimo, istruttivo, da consigliare a tutti, scritto dalla miglior virologa del mondo, e via di questo passo. Mi sento profondamente depresso. Ma poi vedo che con un clic, in uno spazio un po’ discosto e poco visibile, si possono consultare anche i giudizi negativi. Non sono pochi, e sono davvero feroci. Tiro un respiro di sollievo. Qualche persona con il sale in zucca è rimasta. Qualche genitore pensa ancora, anche senza aver letto Rudolf Steiner o Bruno Bettelheim, che le letture più belle per i bambini sono le fiabe, quelle che finiscono bene, perché i bambini devono aver fiducia nella vita. Più avanti capiranno che molto spesso i buoni non sono premiati e i cattivi non sono puniti, e che nel mondo troppe volte sono i delinquenti a trionfare. ma avranno gli anticorpi morali per combattere le ingiustizie e non piegarsi ai soprusi. E per prendere a pernacchie personaggi come Ilaria Capua. Almeno gli altri cosiddetti scienziati, come Burioni, hanno approfittato della Covid 19 per scrivere libri rivolti agli adulti, che se sono stupidi stupidi rimangono e se sono intelligenti sanno respingere le informazioni fasulle. Ma se si vogliono manipolare le menti dei bambini per farne i servi di domani, si commette un delitto. Ilaria Capua dovrebbe essere processata per circonvenzione di incapaci. Invece va in TV intascando 2000 euro per 10 minuti.
E pensare che io ho avuto, in passato, la dabbenaggine di paragonarla a Ipazia, l’eroina della scienza fatta a pezzi da fanatici  cristiani di Alessandria, con il beneplacito del loro vescovo. Con questo libro è diventata una delle mie bestie nere. A Genova direbbero che “ha pisciato nel carbone”, cioè l’ha fatta grossa ed è venuta in uggia a chi prima la stimava. Non me la porterei a letto neanche se mi pagasse a peso d’oro. Non è degna della lista di Leporello. Al contrario di Cecco Angiolieri, io mi diletto anche con “vecchie e laide”, ma la Capua “lasserei altrui”

Giovanni Tenorio

Libertino

5 pensieri riguardo “Ti conosco mascherina

  • Ma i bambini leggono ancora le fiabe? Secondo me passano il tempo a scaricare sempre nuovi giochini idioti sul tablet o smart (ormai manco più il pc sanno usare) senza i quali peraltro non sanno manco fare 5×3.

    • Non so se leggono ancora le fiabe (o da bambino oltre Vampiretto non andavo), ma sicuramente aprezzano sentirle leggere.

      Anche io preferisco che i bambini smanettino con un computer (rigorosamente Linux) invece che con lo smartphone, ma per quello che riguarda le moltiplicazioni, qualche responsabilità la attribuirei alla scuola più che alle app.

      • Sì certo, la sQuoLLa, non c’entrano nulla le app.

        Teo Mammuccari, già nei primi anni 2000, durante le selezioni delle veline, poneva a bruciapelo alla candidata di turno domande sulle tabelline del tipo 6 x 9 ? Non n’era una che rispondesse.

        Parliamo di in un epoca in cui non esistevano, nè tablet, nè smart, e di una ragazza tipo nata negli anni 80, maggiorenne, non di un bimbo.

        Perlomeno non di un “bimbo” nell’accezione italiana del termine, ma sicuramente lo era in quella inglese, in cui il termine significa “persona stupida, oca”.

  • Sono d’accordo: i bimbi non ascoltano più le fiabe, perché a loro volta i genitori non le hanno mai ascoltate né lette, e le nonne di un tempo sono una razza ormai estinta. Il libro della Capua è la ciliegina sulla torta di un processo devastante in atto da qualche decennio. Celebrato in nome della Scienza, naturalmente. Quanto alla scuola, la cosiddetta “informatizzazione” ha aumentato la burocrazia, aziché snellirla. Pensate a quei poveri insegnanti che, invece di preparare le lezioni e aggiornarsi continuamente, come vorrebbe la deontologia professionale, sono costretti a spendere il loro tempo per inserire i voto nei registri elettronici. Una volta bastava trascriverli sul diario e farli firmare, impiegando pochi minuti. Oggi mi sento più che mai reazionario. E me ne vanto.

  • Alessandro Colla

    Potrebbero essere utili anche le registrazioni elettroniche, a patto che si risparmiasse tempo. Il sistema informatico delle pubbliche amministrazioni è ridicolo, ne dà piena dimostrazione l’amministrazione postale con il famoso “entra con spid”. Che di “speed”, in senso di veloce, non ha un noto frutto secco.

I commenti sono chiusi.