Realismo e opportunismo
Non so se qualcuno di voi ricorda il film di Florestano Vancini, del 1972, sui fatti di Bronte, accaduti ai primi di agosto dell’anno 1960, mentre Garibaldi, conquistata la Sicilia, si apprestava a varcare lo Stretto di Messina per sbarcare in Calabria e puntare su Napoli, dando il colpo di grazia alla dinastia borbonica che governava il Sud, con alterne vicende, dal 1735. I contadini che lavorano nella Ducea appartenente ai successori dell’ammiraglio Oratio Nelson (al quale era stata regalata dalla restaurata dinastia borbonica dopo la caduta della Repubblica Partenopea con l’appoggio del governo britannico), insorgono in nome dei “liberatori”, sventolando il tricolore, convinti che sia giunto l’agognato momento della distribuzione delle terre a chi lavora ed è sempre stato sfruttato in un sistema ancora tributario del diritto feudale. La rivolta degenera in atti di spaventosa atrocità, che l’avvocato Lombardo, un liberale da sempre schierato con gli oppressi ma contrario agli atti di insurrezione violenta, non riesce a frenare. Verrà processato sommariamente e condannato alla fucilazione insieme a pochi altri ritenuti responsabili della rivolta (tra cui anche il povero scemo del paese). Chi viene incaricato della repressione, per ordine dello stesso Garibaldi? Il fidato Nino Bixio. Chi c’è dietro Garibaldi e Bixio? Il governo inglese, quello che ha favorito lo sbarco a Marsala proteggendo con la sua flotta le due carabattole che trasportavano i Mille. Non certo per liberare i contadini di Sicilia da secoli di miseria e di oppressione. No. Per indebolire la presenza francese nel Mediterraneo, e magari, dopo la caduta della dinastia borbonica, provocare anche la caduta Stato Pontificio. I lingotti d’oro che la Massoneria mette a disposizione per corrompere i burocrati e gli alti funzionari del Regno delle Due Sicilie svolgono una parte non indifferente in tutta questa torbida storia. Toccare le terre degli eredi di Nelson non si può. Una rivolta che infiammasse tutta la Sicilia in nome delle terre ai contadini sarebbe una catastrofe che potrebbe mettere in discussione tutto l’assetto di potere che regge l’Europa, fondato sull’alleanza della vecchia classe agraria e del capitalismo industriale rampante.
L’avvocato Lombardo è un idealista che alla fine riconosce il proprio fallimento. Rivolgendosi alla sua umile amante, Maria, che sposerà in articulo mortis poco prima di finire sotto il piombo del plotone di esecuzione, esclama: “Niente, Maria, non sono che un povero illuso!” Eppure, fino a poche ore prima non aveva. cessato di credere in Garibaldi e nell’Unità d’Italia:” Che cosa venne a fare Garibaldi in Sicilia? A mettere una dinastia al posto di un’altra?” Invece era proprio così. Bisognava che tutto cambiasse perché tutto rimanesse come prima. Molti l’avevano capito e si regolavano di conseguenza.
Amici miei, vi chiederete perché vada a rivangare queste vecchie memorie. Perché cambia la superficie della Storia ma, come diceva Fernand Braudel, la struttura profonda rimane la stessa. Pretendere di cambiare radicalmente un assetto politico-sociale senza tener conto della situazione internazionale e dei rapporti di forza che la connotano è un’illusione pericolosa. Guardate quello che sta succedendo in questo scorcio d’ estate, mentre, dopo la caduta del governo Draghi, i partiti affilano le armi in vista della competizione elettorale. Sullo sfondo, chi c’è? L’Europa e la Nato, con cui non è possibile non fare i conti. Né l’Europa né la Nato permetteranno mai che l’Italia vada per la sua strada, rinnegando le sue antiche alleanze. Anche se, per l’Italia, sarebbe una liberazione. L’Europa è diventata una gabbia, lontanissima dagli ideali di chi la fondò. Non è senza motivo che Antonio Martino, figlio di quel Gaetano che dell’Europa fu uno dei padri fondatori, abbia lottato strenuamente contro la moneta unica e si sia opposto all’introduzione nella carta costituzionale italiana dell’obbligo di pareggio del bilancio. La sua è rimasta una vox clamantis in deserto. Il famigerato PNRR, voluto da Conte e propiziato da Draghi, ridurrà l’Italia nelle condizioni della Grecia. Si dovranno restituire, a scadenze fisse, i prestiti ricevuti, con tanto di interessi, impegnandosi a investirli secondo i piani che l’Europa stessa impone: transizione ecologica, digitalizzazione, e altre cose del genere. Qualcuno ha detto: peggio della ‘ndrangheta, che almeno ti presta i soldi a strozzo ma permette che tu li spenda a tuo piacimento. E la NATO? Anche la NATO una volta era un’altra cosa. Fu una buona scelta quella di di De Gasperi nel 1949, che vi aderì sfidando mille difficoltà. Svolse un buon servizio al tempo della Guerra Fredda, per contenere la potenza militare dell’URSS. Caduto il regime comunista, si sarebbe dovuta ridimensionare,se non proprio sciogliersi.. Questi erano i patti. Invece ha inglobato nuovi Stati, giungendo a lambire i confini della Russia post-sovietica. L’aggressione di Putin all’Ucraina può essere condannabile per molti motivi, ma bisogna ammettere che Putin qualche ragione ce l’ha. A nessuno piace vedere i fucili puntati contro il proprio balcone di casa…
Si può uscire da questa Europa, da questa NATO? Al momento, no. Non lo permetterebbero. Sappiamo come furono accolte le aperture di Berlusconi a Putin, con il convegno di Pratica di Mare. Sappiamo come furono rintuzzati i tentativi del medesimo di opporsi all’invasione della Libia. Sappiamo che la caduta del suo governo, nel 2011, fu l’esito di un complotto cui parteciparono in prima persona Sarkozy e la Merkel, perché la politica economica di Tremonti non piaceva ai vertici europei. Tra i fautori della caduta, Mario Draghi, presidente della BCE. L’esito? Il famigerato governo Monti.
Ecco il motivo per cui centro-sinistra e centro-destra si scontrano su tante quisquilie, ma sull’essenziale marciano di comune accordo. L’Europa non si tocca. Non si tocca per Letta ma non si tocca neanche per Berlusconi, Salvini, Meloni. Più Italia in Europa e più Europa nel mondo! La Meloni parla timidamente di rinegoziare il PNRR. In che modo? La prenderanno a calci nel sedere, e non certo perché si è rifiutata di eliminare la fiamma dal simbolo del suo partito. E la NATO? Tutti atlantisti, da una parte e dall’altra. Sulle prime, la Meloni ha criticato l’invio di armi all’Ucraina; poi, quando ha capito che vento tirava, si è subito allineata. Per non apparire putiniana e fascista. Come se i veri fascisti non militassero nel battaglione Azov, devoto a Stepan Bandera, e in altre formazioni paramilitari ucraine tutt’altro che immacolate.
I partitini che si stanno schierando contro il sistema, dopo aver raccolto con grande fatica le firme per partecipare alla competizione elettorale, hanno commesso il grave errore di non marciare uniti, frammentandosi e talora beccandosi tra loro come i polli di Renzo. Qualcuno dichiara esplicitamente di voler uscire dall’Europa e dalla NATO. Sarebbe difficile anche soltanto uscire dall’Eurozona. L’Italia non è il Regno Unito, dove un referendum popolare ha imposto al governo l’abbandono dell’Europa. La Costituzione italiana non ammette i referendum su questioni di bilancio e sui trattati internazionali. Qualcuno dice: prima modifichiamo l’art. 75 della Costituzione, legittimando ogni tipo di referendum, e poi chiamiamo il popolo alle urne, su questioni come la permanenza nell’Europa e nella NATO. Neanche una maggioranza bulgara potrebbe farlo, sarebbe subito messa fuori gioco dai grandi potentati internazionali, politici ed economici, che incarnano i cosiddetti valori dell’Occidente (non si sa bene che cosa siano, ma tant’è). Figurarsi che cosa possono fare partitini divisi e litigiosi, con una manciata di rappresentanti in Parlamento. In confronto, il povero avvocato Lombardo era un realista di ferro.
La Nato non si è espansa motu proprio, non ti citofona la domenica mattina per fare proselitismo, sei tu che la vai a cercare. Nella Nato si bussa e si chiede di poter entrare e serve l’approvazione dei vari soci appartenenti, proprio come nei migliori circoli esclusivi. Che gli ex appartenenti al blocco sovietico vi si siano riversati in massa, la dice lunga di quanto ben conoscessero l’Orso Russo. Purtroppo per loro i poveri ucraini ne sono rimasti fuori, altrimenti ora non sarebbero in una macelleria a cielo aperto. Che poi La Nato sia una minaccia per Putin è tutto da dimostrare, specie alla luce di quanto accaduto.
Mettere sul piatto della bilancia i soliti quattro nazistoidi ucraini che trovi in tutti gli eserciti del mondo (i nostri si chiamano Folgore e San Marco), compreso quello russo (che si avvale dei servigi del nazistoide gruppo Wagner) per giustificare l’ingiustificabile è davvero patetico.
Qui si è toccato il fondo da lungi e naturalmente si è subito iniziato a scavare. E il buco è ormai assai profondo.
Ingiustificabile è il disprezzo per la volontà referendaria di chi nel Donbass non vuole stare con l’Ucraina. Che esista un gruppo Wagner anche in Russia non significa che per questo si debbano appoggiare i filonazisti dell’altra parte. E’ una lite tra due nazionalismi e tra due diverse correnti della chiesa ortodossa (Patriarcato di Kiev contro quello di Mosca), sarebbe saggio rimanerne fuori. Quanto alla presunta non espansione motu proprio, mi risulta che un governo liberamente eletto in Ucraina sia stato affondato con un colpo di stato ispirato dall’allora controllore della NATO mister Obama; anche qui il tutto in barba alla volontà popolare. Per non parlare di evidenti pressioni nei confronti dei nuovi adepti scandinavi che rinunciano improvvisamente alla loro neutralità proprio quando la minaccia sovietica non esiste più. Perché non aderirono spontaneamente prima? Ciò senza nulla togliere alle evidenti voglie di impero e di restaurazione neozarista della Russia, del patriarca Kirill e del suo chierico Putin. Perché lì la storia continua come al solito, solo qui si sono invertite le parti con un Bergoglio chierico di Draghi.
@Don Giovanni. Ero ancora giovane, il 1985, quando vidi in televisione la pellicola di Vancini. Ancora oggi non comprendo perché il regista scelse di doppiare Ivo Garrani con la voce di Corrado Gaipa. Ricordo, però, ancora oggi il volto di Garrani quando al processo una improbabile testimone pronunciò la frase “…il bacio di Giuda”. Un’espressione del volto tremenda dell’avvocato Lombardo che mi resta impressa ancora oggi dove ci troviamo a vivere un periodo in cui se ci si chiede chi c’era dietro Garibaldi e Bixio, il rischio è di essere accusati di complottismo. La facile, disonesta e lettiana maniera di negare l’evidenza.
Nel 2014 le proteste popolari in Maidan a Kiev (colpo di stato lo usano solo i putiniani come voi, ma è ben altro) con strage di oltre 100 manifestanti, hanno costretto alla fuga in Russia di Yanukovyc, oligarca filorusso noto per avere uno zoo personale nel giardino e un galeone di uno splendido kitsch disneyano ancorato nella sua darsena privata, ladrone straricco, corrotto e nepotista peggio di Saddam.
Gli altri politici filo occidentali erano meglio? Tymosenko e Porosenko erano pure loro discreti pendagli da forca, ma nulla in confronto allo sguattero di Putin che la gente ha scelto di cacciare.
Vi sono stati aiuti esterni alle proteste? Sì, soprattutto da Israele, più che da Usa/Ue, patria di molti ucraini che là vivono hanno il doppio passaporto. E con ciò?
Vi sono gruppi nazifascisti? Sì, ve ne sono, circa il 2%, ma non hanno alcuna rappresentanza parlamentare.
Zelenskj (a mio avviso unica persona un po’ decente mai vistasi in quel paese disastrato) è stato regolarmente eletto nel 2019, dopo il ballottaggio con l’uscente Porosenko terminato 73 a 24.
Mi chiedo se mai avessero vinto in Cina gli studenti di Tienamen che avrei mai letto qui: probabilmente di un vile colpo di stato occidentale contro un legittimo e sano governo cinese.
Ormai vi conosco bene.
No, non ci conosce per niente e tutt’altro che bene. Per motivi facilissimi:
1) L’espressione “voi putiniani” è insulsa perché a Putin contestiamo il nazionalismo, il clericalismo, l’omofobia, la corruzione politica, il mandato presidenziale di sei anni in luogo dei precedenti cinque, il panslavismo e la sua genuflessione al patriarca Kirill;
2) Il nepotismo di Yanukovic non è inferiore a quello dei suoi successori. Lui comunque fu eletto regolarmente, se a Obama e alla CIA ciò non è piaciuto non significa che i defunti nella protesta popolare non siano da ascrivere a una politica estera quanto meno errata condotta dall’amministrazione statunitense;
3) Sulla SARS il governo israeliano ha sbagliato in politica interna tradendo le caratteristiche che hanno portato alla nascita della nazione israeliana nel 1948. Evidentemente sull’Ucraina sbagliò a suo tempo in politica estera come in altra data errò Sharon ad affidare ai cristiani maroniti l’operazione bellica di Sabra e Shatila. Fidarsi di coloro che ostentano croci uncinate, percentuali a parte che non mi sembrano limitate al due per cento, costituisce lo stesso fallo di quelle comunità ebraiche che si fidarono di Mussolini e che ebbero numerosi loro esponenti pronti a prendere la tessera del PNF; pagando la quota associativa, per giunta. Bassani descrive molto bene il fenomeno ne Il Giardino Dei Finzi – Contini;
4) Non è vero che la gente abbia scelto di cacciare Yanukovic, lo aveva regolarmente eletto ma gli Enrico Letta di tutto il mondo non ci stanno a perdere e hanno organizzato un vero e proprio colpo di stato. Personalmente nutro seri dubbi sulle modalità del ballottaggio del 2019 ma comunque una manifestazione di protesta non è un referendum revocativo della fiducia precedentemente accordata. Potevano far terminare la legislatura regolarmente, in quel caso nessuno avrebbe messo in discussione l’eventuale vittoria dei cosiddetti filoccidentali. Con la cacciata a forza di chi aveva vinto prima, il risultato finisce falsato all’origine già in sede di candidature;
5) Non si capisce perché le manifestazioni di protesta di chi potrebbe essere in minoranza abbiano maggiore validità del referendum nel Donbass dove più del novanta per cento degli elettori non vuole stare con gli ucraini;
6) Il paragone con piazza Tienanmen è poco onesto. Il governo cinese non è mai stato regolarmente eletto, gli studenti cinesi non avrebbero potuto attendere la fine della legislatura per votare una lista alternativa a quella del Partito Comunista Cinese;
7) Qualora gli studenti cinesi avessero vinto, si poteva anche parlare di colpo di stato ma nessuno di noi avrebbe usato l’aggettivo “vile”. Anzi, sarebbe stata una legittima ingerenza occidentale resa purtroppo impossibile dai costi economici e politici dell’operazione. Le sinistre mondiali (ONU compresa) avrebbero detto che Reagan interveniva illecitamente sulla sovranità cinese. Se oggi Biden intervenisse per Hong Kong (o anche per Taiwan), nessuno di noi avrebbe qualcosa da ridire. Potrebbe non essere opportuna l’operazione in quanto destinata al fallimento e quindi controproducente ma sarebbe tutt’altro che vile, tutt’altro che eticamente illecita. Nessuno di noi ha mai definito legittimo e tanto meno sano il governo cinese, le critiche ce le attiriamo quando definiamo illegittimi e insani i governi del Venezuela e di Cuba. Definiamo illegittimo e insano qualsiasi governo ma sulla Repubblica Popolare Cinese, così come sugli appena citati stati sudamericani, siamo convintissimi della completa mancanza di sostegno popolare. Infatti il parere contrario non è stato mai “letto qui”. Siamo conosciuti poco ma evidentemente anche poco attentamente letti. Mi scuso con Don Giovanni e Leporello se nel “noi” mi ci sono messo abusivamente anch’io pur non essendo gestore del sito ma mi è venuto istintivo l’autoinvito all’appartenenza della famiglia che persegue l’ideale di libertà in modo autentico e coerente.
I libertari come voi rifiutano di votare e disprezzano le elezioni, salvo poi invocarle come verbo divino (pure a sproposito tra l’altro, in quanto lo sguattero putiniano era stato contestato per un ballottaggio in odor di brogli, se non ricordo male).
I bastardi anomici come me se ne fregano delle elezioni e se un eletto è un pezzo di merda e lo si caccia, vivaddio si esulta.
Il referendum farsa del Dombass lo ha riconosciuto solo Putin, manco la Cina, non il Venezuela, nemmanco lo zerbino bielorusso Lukashenko.
E quale stato ha mai dato l’indipendenza a gruppi scontenti del suo interno? L’italia al Sudtirolo? La Spagna a Euskadi o alla Catalogna? La Francia ai bretoni? L’ UK all’Ulster? Tutte nazioni che hanno patito il terrorismo, ma non la guerra vera e propria, perchè non avevano un vivino merdoso come Putin che ha armato i separatisti fino ai denti.
Non siete coerenti.
Vale anche per gli indipendentisti veneti il non aver avuto un finanziatore adeguato, vale per quelli valdostani e per i tirolesi. Non abbiamo invocato mai come verbo divino le elezioni (anche in questo c’è presunzione di conoscerci) ma abbiamo rispetto del risultato, specialmente se si tratta di consultazione referendaria. Certo che Cina e Venezuela non riconoscono il risultato del Donbass, sono stati totalitari che non vedono bene l’indipendenza di Taiwan o quella possibile del Tibet. Il fatto che gli stati non diano indipendenza ai popoli soggiogati non significa che ciò sia un bene. L’Ucraina poteva rispettare il risultato come i boemi rispettarono a suo tempo quello slovacco. Ecco un esempio in cui uno stato “ha concesso” l’indipendenza senza spargimenti di sangue e senza bisogno di un vicino che armasse i separatisti. Se il “vicino”, in realtà territorialmente lontano, si chiama Clinton? Certo, in quel caso la volontà popolare dei kosovari è sacra e si può bombardare la Serbia. Non si può considerare farsesco un referendum solo perché non ha dato i risultati sperati. Si è agito come in Italia: il novanta per cento non vuole il finanziamento pubblico ai partiti? Lo si reintroduce dalla finestra chiamandolo rimborso elettorale. Non vogliamo il ministero dell’agricoltura? Gli si cambia nome in “risorse agricole”. Per non parlare dell’introduzione della responsabilità civile dei magistrati. Anche noi ce ne infischiamo delle elezioni ma se per cacciare un presunto bastardo scelto in modo lecito se ne insedia uno accertato attraverso un’ingerenza straniera illecita, non siamo disponibili a dare ragione all’insediato nuovo. Tanto meno a esultare per una situazione peggiore della prima. Giolitti e Salandra erano bastardi? Sì. Mussolini, arrivato al potere con una minacciosa marcia e in posizione di minoranza parlamentare era meno bastardo di loro? Risposta superflua. I presunti coerenti, però, risponderebbero affermativamente. Noi contestiamo Putin perché non riconosce l’indipendenza della Cecenia mentre i suoi improvvisati avversari (non era cattivo da alleato in territorio afghano, vero?) non contestano il governo ucraino che non riconosce l’indipendenza del Donbass. Ecco dove si trova la vera incoerenza; e in modo anche piuttosto evidente.
Tra cechi & slovacchi (che sono due popoli civili e intelligenti tra l’altro) però c’è stata semplicemente una separazione consensuale, non una secessione; come tra le due Germanie c’è stata una unione di comune accordo e non una annessione forzata.
E’ un po ‘ diverso.