Placido Domingo, you too
L’avrei giurato che prima o poi sarebbe capitato anche a Placido Domingo. Il movimento #MeToo, dopo aver cannoneggiato l’universo hollywoodiano e aver menato pesanti colpi di maglio a vari settori dello spettacolo, si era rivolto anche al mondo della musica “forte” (per usare un’espressione che piace a Quirino Principe e anche a me), colpendo innanzitutto famosi direttori d’orchestra, come James Levine e Daniele Gatti. Era inevitabile che venisse colpito un bersaglio ghiotto come il vecchio, glorioso tenore madrileno, negli ultimi anni riciclatosi come baritono e da lungo tempo attivo anche come direttore d’orchestra. Può anche darsi che nelle accuse lanciate contro di lui ci sia qualcosa di vero. Nel qual caso, l’obiezione è sempre la stessa: perché questi fatti si rendono noti a distanza di decenni? Perché non denunciarli subito? A che pro renderli noti soltanto adesso?
Conosco già la risposta alle prime due domande: a suo tempo si è taciuto perché una denuncia avrebbe potuto compromettere una carriera; si accettavano i ricatti, si stringevano i denti, e si tirava avanti. Ma perché non far causa comune allora, se le vittime erano così numerose? Perché non far scoppiare subito lo scandalo? Forse, tutto sommato, si accettava di concedere qualche favore sessuale in cambio di un sostegno che avrebbe potuto aprire le porte a una brillante carriera. Qualcuna parla di mani infilate sotto la gonna e baci profondi carpiti in ascensore. Se tutto consiste in questo e finisce qui, mi sembrano peccati veniali. Credo che per evitare approcci indesiderati di tal genere basti uno schiaffo, un graffio o, nel peggiore dei casi, un bel calcio nei coglioni. Sono armi che le donne, quando vogliono, sanno usare benissimo. Rimane la terza domanda. A che pro? Si potrebbe rispondere: per rendere finalmente la pariglia a chi ha approfittato della propria fama e del proprio prestigio al fine di commettere impunemente le peggiori turpitudini. Un semplice sputtanamento morale, perché, se i reati denunciati risalgono effettivamente a qualche decennio fa, ammesso e non concesso che siano proprio reati, sono ormai caduti in prescrizione, quindi non più perseguibili penalmente. Permettetemi però di pensare male, se è vero che, come diceva Andreotti, si fa peccato però molte volte ci si azzecca.
Se invece fossero soltanto calunnie, messe in giro da cantatrici di livello mediocre che non sono riuscite a sfondare perché, contrariamente alle loro aspettative, non hanno trovato nell’illustre Maestro un mentore disposto a sostenerle? Il ricatto sessuale viene spesso messo in atto dai maschietti, ma le femminucce non sono da meno. Ricordate la storia della moglie di Putifarre nel libro della “Genesi”? La bella signora si innamora del casto Giuseppe, il figlio di Giacobbe, divenuto fortunosamente uomo di fiducia dell’alto funzionario faraonico, e avendone ricevuto il rifiuto di giacere a letto con lei lo accusa presso il marito d’aver tentato di stuprarla. Il povero Giuseppe finisce in carcere (ma la disavventura sarà l’inizio della sua ascesa ai più alti vertici del potere). Qualcosa di simile è narrato anche nel canto VI dell’ “Iliade”, laddove Glauco, raccontando a Diomede, con cui sta per battersi a duello, la storia della propria stirpe, si sofferma anche sulle vicende del suo antenato Bellerofonte: il quale, ospite di Preto, per aver rifiutato le profferte amorose della di lui moglie Antea, viene a sua volta da lei accusato di averla voluta possedere con la forza. E’ costretto così a fuggire e rischia di fare una brutta fine. Non dico che le accusatrici di Domingo siano della stessa pasta di queste due canaglie, ma qualche sospetto è lecito. Permettetemi però di aggiungere che, se Domingo ha rifiutato di sostenere cantatrici scadenti, ha fatto benissimo; magari erano anche brutte, e a un uomo del suo fascino, specialmente da giovane, non dovevano mancare offerte d’amore assai lusinghiere e del tutto disinteressate. Invece penso che Giuseppe e Bellerofonte siano stati un po’ coglioncelli. Dopo tutto, l’offerta era gratuita, senza secondi fini. Permettetemi anche di esporre un ricordo personale, risalente a molti anni fa. Ero ospite di amici. A pranzo era invitato anche un giovane musicista, che lavorava come maestro sostituto d’un’orchestra buona, anche se non eccelsa, in una grande città. Quando conobbe la mia identità, si divertì a raccontarmi molti aneddoti riguardanti la sua esperienza di direttore. Quante giovani ragazze dell’orchestra cercavano di arruffianarselo, mostrando di essere disposte a concedergli le loro grazie per ottenere qualche favore! Mi confessò che era stato più volte sul punto di cedere, ma aveva sempre resistito. E fece bene! Anche lui era un bel ragazzo e poteva cercare l’amore altrove, senza rischi di ricatti. Ho l’impressione invece che Levine, Gatti, Domingo e qualche altro, in circostanze simili, non abbiano saputo dire di no, con il risultato che ora vediamo. In somma: è stata Eva a offrire la mela ad Adamo, e non viceversa.
Forse sbaglio, forse sono cattivo, forse le accusatrici di Domingo hanno tutte le loro sacrosante ragioni. Ma perché, tranne una, rimanere anonime? Perché hanno paura ancora di rappresaglie? Andiamo! Con i tempi che corrono, sono i maschietti a dover provare paura. Le donne hanno il coltello dalla parte del manico. Voglio essere ancora più cattivo: forse, se rivelassero la loro identità, risulterebbe chiaro che sono così schiappe da screditare chiunque avesse voluto sostenerle con i suoi favori e le sue aderenze. Non tutti hanno la mia fortuna di poter mettere sotto una donna per il sol piacere di porla in lista. Io non ci perdo niente, anzi a ogni conquista, che sia vecchia, brutta o schiappa, accresce la mia fama. Ma di Don Giovanni ce n’è uno solo. Quel che mi fa specie è che alcune istituzioni musicali con cui Domingo collabora abbiano subito risolto il contratto non appena s’è diffusa la notizia delle accuse. Mi chiedo il perché. Il contratto si risolve se si rileva un’inadempienza ad esso attinente; tutto il resto non deve aver peso. Domingo è stato un maiale? Affari suoi. Se poi i fatti risalgono a decenni fa, non solo non sono più perseguibili penalmente, ma non dovrebbero aver rilevanza alcuna anche sotto l’aspetto morale e sociale, almeno fin quando non si dimostri che le accuse sono veritiere. Si teme che, anche nei rapporti contrattuali attualmente in essere, il Maestro possa reiterare i suoi comportamenti sessuali riprovevoli? A 78 anni? E’ vero che il viagra può aiutare, ma far l’amore a quell’età rimane uno sforzo non indifferente… Leggo che la direttrice del Festival di Salisburgo, a differenza di altri sovrintendenti, non vuole interrompere il rapporto contrattuale con Domingo, che fra qualche settimana dovrà esibirsi, presso la sala del Grosses Festspielhaus, nella verdiana “Luisa Miller”, interpretando la parte del padre della protagonista. Decisione sensata, anche se non mi piace la motivazione: “in dubio pro reo”. Non siamo in tribunale. Se anche le accuse fossero provate, non dovrebbero incidere sul contratto; e in caso di risoluzione unilaterale Domingo avrebbe tutto il diritto di chiedere il risarcimento dei danni. O si ha paura che, durante le recite, possa pizzicare il culo alla bella Nino Machaidze, che interpreta la parte di Luisa? Ohibò, ohibò, un padre (sia pure per finta) che pizzica il culo di una figlia (anch’essa per finta)? Sarebbe oltremodo sconveniente. Leggo anche che al Festival della Valle d’Itria, tuttora in corso a Martina Franca, una giovane cantante giapponese tormenta il povero direttore Sesto Quatrini (bravo, simpatico e affabile: un vero gentiluomo) perché pretende di essere da lui sostenuta nella sua incipiente carriera. E’ un vero e proprio “stalking”, per usare una parolaccia oggi di moda. Si è resa necessaria la scorta dei carabinieri, la cantante è stata più volte richiamata e diffidata, il Maestro chiede, a ragione che le sia dato il foglio di via e venga rimandata al suo Paese. Che stupida! Avesse detto anche lei che è stato il Maestro a chiederle di concedergli le sue grazie, ricattandola, si sarebbe conquistata la simpatia di tutta la stampa nazionale e internazionale. Qualche direttore artistico avrebbe cominciato a offrirle contratti. Tanto più che nessuno più oggi bada alle voci, quello che conta è il fisico. I critici prezzolati ne dicono mirabilia, e il pubblico diseducato (e spesso maleducato) d’oggi, quello che si presenta nelle sale da concerto in bermuda e infradito, e lascia squillare i telefonini durante l’esibizione, va in brodo di giuggiole.
E se le accuse fossero finalizzate proprio alla risoluzione dei contratti per favorire qualcuno che in questo modo sostituirà l’accusato?