Don Giovanni

Patronaggio, un eroe come Di Pietro?

Chi mi legge sa che detesto Salvini. Non amavo la Lega ai tempi in cui ce l’aveva con i terroni, spasimava per gli indipendentisti d’ogni colore e aveva tra i suoi eroi Giafranco Miglio e Giulio Tremonti; la amo ancor meno da quando s’è fatta italiana, avversa per principio l’immigrazione degli extra-comunitari senza alcun discernimento, è amica dei peggiori ceffi che dominano la scena mondiale, da Trump a Putin a Orbàn a Kim Jong -Un, e accoglie il verbo di economisti del calibro di Bagnai e Borghi. Credo che la politica muscolare del ministro degli Interni contro l’immigrazione sia controproducente. Può piacere alla maggioranza del popolo italico, che come tutte le maggioranze va poco per il sottile e mette in primo piano la sicurezza (presunta) a scapito della libertà, ritene sacri i confini della patria e va in brodo di giuggiole quando sente l’Inno di Mameli o vede sfilare in parata le truppe dell’esercito (e magari accoglierebbe con piacere il ripristino della coscrizione). Nel breve periodo, frutterà un ampio consenso, che potrà tradursi in un notevole successo alle urne, nelle prossime tornate elettorali. Alla lunga però non porterà nulla di buono. Orbàn a parole è un amicone di Salvini, ma non vuol sentire parlare di redistribuzione dei migranti fra tutti i Paesi dell’Europa. Secondo il suo pensiero, chi sbarca in Italia deve rimanere in Italia. Nessun extra-comunitario dentro i confini della sua Ungheria e, se dipendesse solo da lui, dentro i confini europei. A questo punto lo scontro fra il governo italico e l’Europa sarà inevitabile. Altro che andare a Bruxelles con il cappello in mano a mendicare qualche indulgenza per un ulteriore rilassamento del deficit, mentre il famigerato “spread” ricomincia a salire e non mancano altre avvisaglie di un’ imminente bufera. Si risponderà picche. Ecco perché, prevedendo il peggio, da un lato l’Arlecchino Conte vola negli USA per farsi promettere da Trump un aiuto a sostegno del debito pubblico (e quello dà la sua parola, ma non si capisce bene come farà a mantenerla, visto che il governo USA non è titolare di un fondo sovrano); dall’altra Salvini cerca la salvezza nell’appoggio finanziario di Putin ( a sua volta prodigo di promesse, anche se l’economia della Russia versa in una condizione non del tutto florida).Trump e Putin: guarda caso, proprio i due che vorrebbero fare a pezzi l’Unione Europea, per far ballare a proprio piacimento gli Stati, ridivenuti “sovrani”, che ora la compongono. Bagnai , Borghi, Savona, Salvini e compagni sono i loro servi sciocchi. D’altra parte, questo è un governo di servi, a cominciare dal suo presidente Arlecchino.

Non voglio difendere l’Europa così com’è, né mi piace la moneta unica come è stata costituita e introdotta; della BCE ho lo stesso concetto pessimo che nutro per tutte le banche centrali. Penso però che un ritorno indietro sarebbe esiziale. Tornare alle banche nazionali “sovrane” che stampano denaro per sostenere la spesa pubblica? Non sia mai! Ripristinare i controlli sui movimenti delle merci e sulle persone? Significherebbe cancellare quel poco di buono che si è ottenuto con il processo di unificazione europea. Un barlume di libero mercato, sempre meglio di niente. Non vorrei proprio rivedere le odiose guardie di confine che ispezionano l’automobile di qualche malcapitato alla ricerca di merce di contrabbando. Non vorrei più sentirmi chiedere da un imbecille in divisa: “Che cosa dichiara?”, reprimendo la voglia matta di rispondere: “Che il vostro turpe mestiere mi fa ribrezzo”.

Detto questo, credo anche che il giudizio sull’operato di Salvini debba essere squisitamente politico. Purtroppo un’opposizione non esiste più, visto come sono ridotti il PD e Forza Italia. C’è solo da sperare che le contraddizioni interne alla coalizione di Arlecchino si facciano così laceranti da portare il governo all’implosione, magari sotto l’urto di una turbolenta crisi finanziaria. Già le prime crepe sono preoccupanti: non soltanto tra leghisti e Cinquestelle, ma anche all’interno del partito di Grillo, dove l’acquiescenza di Di Maio alla linea di Salvini sta producendo non pochi malumori. Il presidente della Camera Roberto Fico scalpita, gli iscritti e i simpatizzanti manifestano un dissenso sempre più marcato. Se Di Maio cambia rotta, si sfascia l’accordo con la Lega. Se continua sulla strada finora percorsa, rischia di perdere consensi e di provocare scissioni nel suo partito. Potrebbe arrivare il momento in cui ai due vice di Arlecchino conviene buttare tutto per aria, per tornare alle urne e cercare di fare il pieno. E poi? Chi vivrà vedrà.

Giudizio politico, quindi. Questo è il motivo per cui l’intervento della magistratura, nella persona del procuratore di Agrigento Patronaggio, contro Salvini mi sembra aberrante. Certo che è disumano impedire lo sbarco dei migranti a bordo del pattugliatore “Diciotti”. Certo che la prova di forza di fronte alle promesse mancate e alle astuzie degli altri Paesi europei non deve servirsi di esseri umani come ostaggi. Certo che qualificare lo sbarco di persone povere e affamate, che hanno rischiato la vita in un viaggio da incubo, come “invasione” è una bestemmia (allo stesso modo che bollare con lo stesso termine l’arrivo sul mercato di prodotti stranieri migliori e più a buon mercato di quelli interni: Einaudi giustamente se ne scandalizzava). Ma tutto questo non ha nulla che fare con il codice penale. Il ministro degli Interni può prendere tutti i provvedimenti che ritene opportuni a tutela dell’ordine pubblico, naturalmente nell’ambito della legge. Se ritene che lo sbarco di immigrati sia inopportuno e pericoloso, deve poterlo impedire. Certo, non può ordinare di gettarli a mare, di fucilarli o di tradurli a forza nelle patrie galere. Ma quante brutte cose si sono fatte e si continuano a fare in nome dell’ordine, della sicurezza, della lotta alla criminalità, della guerra alla droga e di altre balle del genere!

Fra qualche mese si aprirà la nuova stagione della Scala. La piazza dove sorge il teatro nel giorno di Sant’Ambrogio sarà, secondo il consueto, barricata, come ai tempi di Bava Beccaris. In nessun’altra parte del mondo ad apertura di una rassegna musicale capita niente del genere. Ma “nun semm nun Milanes, el primm teater del mond”, ironizzava già ai suoi tempi Giuseppe Verdi. A Milano basta una manifestazione di “stilisti” con le loro corti dei miracoli ospitata nel”primm teater del mond” perché un comune cittadino si veda sbarrato l’attraversamento della piazza. Che cosa dovrebbe fare un solerte Procuratore della Repubblica? Incriminare di violenza privata il questore, il prefetto, su su fino al ministro degli Interni? Sicuramente blindare una piazza per proteggere una manifestazione di sarti e modelle è una sciocchezza enorme. Ma il codice penale non ha nulla da dire contro la stupidità di prefetti, questori e agenti di pubblica sicurezza. Se non fossero stupidi non farebbero quel mestiere.

Allo stesso modo, il codice penale non ha nulla da dire contro la protervia di Salvini. Sequestro di persona? Ma vogliamo scherzare? Già Patronaggio sta per diventare un eroe, osannato dalla stampa di sinistra come a suo tempo Antonio Di Pietro. Veda di non fare la fine del semianalfabeta di Montenero di Bisaccia.

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Patronaggio, un eroe come Di Pietro?

  • Magari se avessimo organizzato “na sorta di grin carde de noantri ” a pagamento nei paesi di provenienza avremmo guadagnato un po’ di soldi, al contempo risparmiando un po’ di soldi dei controlli, espulsioni etc. ed eliminato il terreno fertile ai luridi trafficanti libici. La fantasia al potere, si diceva una volta. Ci è andata l’imbecillità.

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