Don Giovanni

Paradisi infernali

Forse qualcuno rimpiange le librerie di un tempo. Le rimpiango anch’ io. Ormai però erano diventate rare come mosche bianche. Intendo le librerie in cui il proprietario, e spesso anche i commessi, non erano semplici venditori, ma persone di cultura nel senso pieno del termine. Il cliente poteva fidarsi di loro, chiedere informazioni, ricevere consigli. Non solo sugli ultimi libri usciti, destinati magari a durare una stagione per poi finire nel dimenticatoio, ma anche su opere più raffinate, ” di nicchia”, non sempre facilmente reperibili perché pubblicate da piccoli editori esclusi dai canali della grande distribuzione. Qualche libraio si dava da fare anche per procurare ai clienti libri da tempo fuori catalogo. Non sto descrivendo un paradiso terrestre che non è mai esistito. C’erano anche librai che vendevano libri come fossero patate. Purtroppo questa categoria negli ultimi tempi si era moltiplicata. Le grandi catene librarie, legate spesso a case editrici potenti e prestigiose, avevano introdotto qualche miglioramento in questo panorama piuttosto grigio, in quanto offrivano un assortimento più ampio. Il personale però era (ed è) di basso livello. A Milano in una libreria Feltrinelli un cliente è stato fatto oggetto di chiari segni di disapprovazione per aver chiesto… materiale pornografico? No, un libro di Nicola Porro, garbato saggista liberale, il cui torto forse è quello di scrivere sull’aborrito ” Giornale” filoberlusconiano.

Poi è arrivata Amazon. Una vera rivoluzione, e per molti aspetti una benedizione. Finalmente tutti i libri ugualmente accessibili, dall’ultimo romanzetto-spazzatura alle più raffinate raccolte di poesia , ai grandi classici di tutte le letterature , alla saggistica di ogni livello in tutti i campi del scibile. Prezzi competitivi, consegne rapidissime. Servizio reclami efficiente. I clienti sono invitati a esprimere giudizi non solo sulla qualità del servizio, ma anche sui libri che hanno ordinato e letto : il che può essere molto utile come orientamento per gli acquisti.
Naturalmente l ‘ avvento di Amazon( e di altre, anch’esse benedette, catene librarie “on line” ha il suo rovescio della medaglia. Molte librerie sono state costrette a chiudere. A me si stringe un po’ il cuore quando chiude una libreria, o un teatro, o una sala cinematografica, o un’orchestra sinfonica. È un pezzo di cultura che se ne va. Piango per i vecchi, cari librai di cui parlavamo prima. Molto meno per chi vende libri come patate. Ancor meno per chi, alla richiesta di un cliente di procurargli un libro raro, rispondeva che non aveva convenienza a farlo, visti i risicata margini di guadagno.

Inutile dire che aborro ogni intervento statale volto a salvare ciò che non è salvabile. Ricordate il provvedimento che impedisce ai supermercati di vendere libri con sconti superiori al 15%?Abominevole. Visto che i supermercati non vendono libri di altissima qualità, e talvolta vendono addirittura le rimanenze a peso, il provvedimento non serve certo a tutelare le librerie migliori, ma proprio quelle che vendono i libri come fossero patate.

Ma torniamo ad Amazon. Il paradiso dei lettori di ogni tipo? Forse, anche se io ai paradisi non ci credo (anche quelli fiscali vanno scomparendo ad uno ad uno). In ogni caso, se è un paradiso per i clienti non pare sia un paradiso per i dipendenti, quelli costretti a un lavoro piuttosto massacrante negli sterminati magazzini dove è collocata la merce da inviare ai clienti nel più breve tempo possibile. Ultimamente ci sono state proteste e qualche sciopero. La Società ha spiegato le sue ragioni. Non ho elementi per giudicare, anche se il sentimento mi porta a stare dalla parte dei dipendenti. Non vorrei proprio vivere in un sistema sociale in cui, a parte pochi privilegiati, ciascun cittadino-suddito di uno Stato rapinatore, come cliente delle grandi multinazionali ammanicate al potere politico è trattato con i guanti di velluto, e come dipendente delle medesime a calci nel deretano. So che molti sedicenti libertari storceranno il naso a queste mie parole. Sappiano che in in sistema anarchico le lotte del lavoro non saranno bandite.Forse si tornerà ai sindacati delle origini, guidati da lavoratori che si battevano per migliorare le condizioni dei lavoratori. Le lotte del lavoro fanno bene e la regolamentazione dello sciopero un male. Lo diceva un tale che risponde al nome di Luigi Einaudi.
Ora leggo che Amazon avrebbe brevettato un dispositivo grazie al quale il magazziniere sarebbe guidato alla ricerca del prodotto da spedire tramite un sistema elettronico che lo trasforma in una sorta di robot. La cosa mi fa orrore. È la disumanizzazone totale. Se questo è il prezzo da pagare per evitare errori di spedizione(come talora capita, con tante scuse al cliente e immediata riparazione), preferisco tornare ai librai che vendono i libri come patate. Si eliminino piuttosto i magazzinieri in toto, affidano tutto ai robot. Chissà che prima o poi non facciano sciopero anche loro.

E i lavoratori che resteranno disoccupati? Sogno che qualcuno di loro apra una bella libreria come quelle del buon tempo antico, dove il cliente poteva intrattenersi con il proprietario e i commessi a parlare di letteratura, di arte, di poesia,di teatro, di musica. Piccole nicchie, piccoli paradisi…

Giovanni Tenorio

Libertino