Don Giovanni

Omicidi, patriarchi, corna e cicisbei

Se uno, partendo da dati obiettivi, statisticamente accertati, affermasse che, poiché in percentuale nelle carceri gli extra-comunitari sono più numerosi dei cittadini italiani, tutti gli extra-comunitari hanno per natura o per cultura la tendenza a delinquere, verrebbe giustamente bollato come razzista. Questa maggior percentuale andrebbe in qualche modo spiegata cercandone ragioni non superficiali. Se è vero che alcune donne sono puttane, non vuol dire che tutte le donne sono tendenti al puttanesimo, magari solo perché, statisticamente, gli umini si prostituiscono in misura minore.

Ragionamenti di questo genere non stanno in piedi, perché identificano il tutto con la parte, ribaltando la logica dell’argomentazione sillogistica, in cui la premessa maggiore deve essere generale, e la premessa minore riguardare un caso particolare. Se io dico: “Tutte le donne sono puttane, x è una donna,za quindi x è una puttana”, affermo una falsità non perché il ragionamento non sia formalmente corretto, ma perché è obiettivamente falsa la premessa generale (non è vero, empiricamente, che tutte le donne sono puttane). Se io invece dico: “Alcune donne sono puttane, x è una donna, quindi x è una puttana”, l’affermazione è falsa non perché la prima premessa non sia obiettivamente vera, ma perché manca del requisito della generalità. Assimila la parte al tutto: alcune donne non sono tutte le donne. Il ragionamento sarebbe sbagliato anche se fosse (per ipotesi non verificata) empiricamente vero che la maggior parte delle donne sono puttane. Scientificamente, se io dico che tutte le mosche sono nere in base all’esperienza empirica, posso considerare veritiera la mia affermazione solo finché non si trovi anche una sola mosca bianca. Basta una mosca bianca a smontare, sotto l’aspetto scientifico, la teoria secondo cui tutte le mosche sono nere. Basta una sola donna onesta a falsificare l’affermazione che tutte le donne sono puttane. Basta un solo extra-comunitario onesto a falsificare la teoria secondo cui tutti gli extra-comunitari sono delinquenti. Certamente poi andrebbe cercata la ragione per cui tutti gli altri invece  sono tali. Una tendenza innata? Ma allora come spiegare quell’eccezione? Un errore genetico, come quello per cui una mosca nasce bianca invece che nera come tutte le altre? Può darsi, ma va dimostrato. Come va spiegato come mai  in un universo di tutte puttane una  donna è onesta. Con un’argomentazione a sua volta falsificabile, però, altrimenti cadiamo nell’ideologia, come quando diciamo: Il Male c’è per colpa del Demonio”. Fammelo vedere, questo Demonio. In confidenza, non l’ho mai visto neanch’io: quello in cui continuo a essere trascinato quando si mettono in scena le mie vicende è un Inferno di cartapesta.

Un ragazzo di 23 anni, probabilmente con qualche problema psicologico, se è vero che va ancora a letto con l’orsacchiotto di pezza, uccide a coltellate la ragazza che voleva lasciarlo. Se si va a vedere quante donne,in Italia,  quest’anno, sono state uccise dai mariti o dagli amanti per motivi analoghi, risulta che sono più di ottanta, molte di più dei maschi che sono stati uccisi dalle loro compagne per ragioni non solo e non sempre sentimentali. Questo squilibrio deve avere una ragione. Cerchiamo di individuarne le cause, ma evitiamo di ricorrere a una spiegazione ideologica che va respinta proprio perché non falsificabile, quella secondo cui la colpa è del Patriarcato. Ma dov’è questo Patriarcato? Io non lo vedo, è come il Demonio. Anche perché, in questo caso, la percentuale dei maschi che uccidono le donne per gelosia, pur essendo di molto superiore a quella delle donne che uccidono i maschi per qualsivoglia ragione (non soltanto sentimentale), è davvero infinitesimale rispetto alla popolazione maschile nel suo complesso.Come si fa quindi a dire che tutti i maschi sono tendenzialmente femminicidi? Se fosse più alta la percentuale di maschicidi, e i  maschi dicessero che tutte le donne sono maschicide per natura, e la colpa è del Matriarcato, le femministe scatenerebbero un finimodo, parlerebbero di  pregiudizio, di sessismo, di discriminazione.  Quella del Patriarcato è una spiegazione ideologica, non falsificabile. Io conosco una gran quantità di famiglie in cui è la donna a comandare in casa (e talora anche fuori), e il maschietto se ne sta zitto. Questo era vero anche in tempi in cui, effettivamente, la legislazione discriminava le donne, escludendole  da alcuni diritti civili e politici, dall’esercizio di alcune professioni e dalla frequentazione di alcuni spazi sociali. Sarebbe interessante andare a vedere se, prima dell’abrogazione del “delitto d’onore” e del “matrimonio riparatore”, prima della riforma del Diritto di Famiglia, prima dell’introduzione del divorzio e prima della depenalizzazione dell’aborto la percetuale dei femminicidi era più alta o più bassa di oggi. Se era più alta, forse si può parlare di mentalità maschilista ( che è cosa diversa dal Patriarcato). Se è suppergiù rimasta la stessa, come mai questi delitti oggi sono compiuti anche dalle generazioni più giovani, quelle nate dopo un tanto grande ribaltamento delle leggi, dei costumi, della mentalità, della sessualità? Il Patriarcato è rimasto nei cromosomi dei vecchi, che l’hanno trasmesso con il loro seme ai figli e ai nipoti?

L’ ideologia ha talmente onnubilato il cervello di certi commentatori (usi a diventare, in casi come questo, veri e propri tuttologi che discettano dall’alto di cattedre non si sa bene da chi a loro conferite) che un illustre opinionista è arrivato a paragonare la “rivoluzione” dei costumi innescata dal  Sessantotto alla Rivoluzione Francese, e l’ “epidemia” (sic,sono gli strascichi delle farneticazioni sul Covid) di femminicidi di cui stiamo soffrendo alla reazione della Vandea. Ecco che cosa succede quando si gioca con le parole e si confondono i concetti. I mutamenti sociali, che avvengono anche a costo di dure lotte e di qualche scontro violento, ma nel complesso non sono cruenti e non portano a guerre civili, sono “rivoluzioni” in senso figurato. Anche la cosiddetta “Rivoluzione industriale” non è una rivoluzione in senso proprio. La Rivoluzione Francese è altra cosa dal Sessantotto e da quel che ne seguì. i Vandeani ( che qualche buona ragione l’avevano di resistere alle prepotenze dei sanculotti) erano ben coscienti di quel che facevano e pagarono un duro prezzo di sangue per la loro rivolta. Questi miserabili (percentualmente insignificanti) che uccidono le loro compagne per futili motivi (per le donne potrebbe valere, alla rovescia, quello che io dico di me e di tutti i maschietti: quella che a uno solo è fedele verso gli altri è crudele) non sono coscienti di quello che fanno, non pensano di combattere in difesa di un ordine sociale arcaico e a danno della modernità trionfante, sono semplicemente vittime di una psicologia infantile e, nei casi più gravi, di vere e proprie turbe psichiche. Forse si può sostenere che alcuni maschi sono razionalmente più deboli delle donne in generale. Il mito romantico ha diffuso lo stereotipo della donna che impazzisce d’amore e per amore diventa maschicida (pensiamo a Lucia di Lammermoor). E se fosse tutto il contrario? Se molte donne (non tutte) fossero più razionali e più concrete degli uomini (non tutti), i quali,  proprio per la loro incapacità di controllare i sentimenti in alcuni rari casi possono arrivare al delitto?  Comunque sia, ammesso e non concesso che chi uccide una donna, oggi, per gelosia, intende combattere a difesa del Patriarcato, vuol dire che il Patriarcato è davvero morto e gli sono rimasti come difensori solo questi mentecatti. Paragonarli ai Vandeani è un’offesa ai Vandeani e alla loro lotta destinata alla sconfitta, ma in sé tutt’altro che ignobile.

Leggo in un altro commento di uno di questi Sapienti che per sconfiggere il dilagare dei femminicidi occorrono non tanto sanzioni più gravi, quanto piuttosto una Giustizia rapida e pene certe. D’accordissimo. Aggiungo che è inutile anche prendersela con gli agenti di Polizia che davanti a certe denunce di donne violentate e stuprate  rivolgono alla vittime domande imbarazzanti, del tipo “Com’era vestita? Portava la minigonna?”. Ma non è forse vero che oggi tra le file delle Forze dell’Ordine militano molte donne (io non credo che sia un segno di emancipazione, lo hanno fatto credere perché certi mestieracci i maschietti non li vogliono più fare. Il muratore può farlo un extra-comunitario mal pagato e magari in nero, il poliziotto no: ma questo è un altro discorso). Ebbene, queste donne in divisa si diano da fare, cerchino di far cambiare metalità ai loro colleghi, si battano perché le vittime siano trattate da vittime e non da puttanelle. 

Vorrei concludere con un’altra considerazione. Non si tiri in ballo, per favore, come fa il Sapiente di cui sopra, Cesare Beccaria, che – giustamente – vedeva nella rapidità della Giustizia e nella certezza della pena il primo deterrente contro la tendenza a delinquere. Con tutto il rispetto per l’insigne giurista, come uomo è proprio l’ultimo a poter essere preso a modello contro la mentalità patriarcale. Lui che mal maritò per forza la figlia Giulia a quel vecchio barbogio del conte Pietro Manzoni, al quale la bella e giovane donzella piantò, e fece benissimo, un bel paio di corna, facendosi amante di Giovanni Verri, che sarebbe in questo modo diventato il padre naturale del futuro autore dei”Promessi Sposi” (il quale lo sapeva benissimo)?. A sua volta, Giulia era figlia naturale di Pietro Verri, amante di Teresa Blasco, moglie del Beccaria, anche lui cornificato a dovere, come si meritava. Nel Settecento andava così. Le  malmaritate si difendevano dalla noia matrimoniale facendo le corna ai loro uggiosi (e ben consapevoli) mariti con i “cicisbei” (ricordate gli sberleffi di Parini? “La fedele altrui sposa a te cara”). Ma a me non risulta che nel Settecento “patriarcale” ci fosse una grande epidemia di femminicidi.

Giovanni Tenorio

Libertino