Don Giovanni

La vera merda è lo Stato

A sentire gli statalisti, la causa dei disastri che stanno funestando l’italia, dal grave incidente stradale di Bologna al crollo del Ponte Morandi a Genova , sarebbe una sola: la latitanza dello Stato. Ci vuole più Stato! Invece, che cos’è successo negli ultimi decenni? Una società riottosa e tendenzialmente “anarchica” (nel senso deteriore che il parlar comune affibbia impropriamente a questo nobilissimo termine) s’è impadronita dello Stato, un tempo retto da una classe politica che, pur con tutti i suoi macroscopici difetti, sapeva in qualche modo distinguere il bene pubblico dall’interesse privato e contenere gli spiriti animali dell’individualismo selvaggio. Poi è arrivata la banda di “Mani pulite” ad abbattere il vecchio sistema, aprendo la strada all’avventura berlusconiana e a tutto quel che n’è seguito.

Questo è, almeno, il pensiero di Ernesto Galli della Loggia (da cui molte volte dissento, pur continuando a stimarlo per la finezza della scrittura e la serietà delle argomentazioni). Vero che un tempo le cose forse andavano meglio, perché i politici spesso erano persone competenti e i cialtroni, che pur esistevano, erano una minoranza. Sono state perpetrate anche autentiche infamie: pensiamo al sistema pensionistico che ha scaricato sulle generazioni future il peso dei privilegi concessi, per accattivarsene il consenso, a quelle presenti (con particolare riguardo a determinati ceti). Però, bene o male, la macchina pubblica andava avanti. Ora, con il governo dei semianalfabeti, siamo avviati al baratro: ne riparleremo tra qualche settimana. Ma la soluzione del dramma non è il ritorno allo Stato di una volta. Come diceva Renzo al dottor Azzeccagarbugli, io risponderei a Galli della Loggia. “Ma dottore, come l’ha intesa? L’è proprio tutta a rovescio!”

Più Stato per evitare disastri come quello di Genova? Ma lì di Stato ce n’è fin troppo! Innanzitutto, la rete autostradale rimane di proprietà dello Stato. Il contratto di concessione viene stipulato in seguito a una gara ed è irto di articoli che definiscono per filo e per segno gli obblighi del concessionario: che consistono non soltanto nella manutenzione ordinaria della rete stradale data in concessione, ma anche in interventi strutturali e investimenti migliorativi, da concordare con le autorità pubbliche competenti per le autorizzazioni e i controlli. Poi può essere vero che le concessioni vengono indebitamente prorogate senza indire nuove gare, come la normativa europea prescriverebbe; e che i controlli sono quello che sono. Ma gestire un bene di cui non si è proprietari è un po’ come essere conduttore in un contratto di locazione. L’inquilino di un appartamento in affitto si premura di tener pulito l’ambiente in cui vive, tinteggia le pareti quando sono sporche, provvede alle piccole riparazioni, chiamando l’idraulico quando il rubinetto perde, l’elettricista quando la lampadina non si accende perché c’è qualcosa che non va nei fili, il termotecnico quando la calderina del riscaldamento autonomo si guasta; ma gli interventi straordinari (anche migliorativi, non soltanto di ripristino) sono a carico del proprietario: l’inquilino, per eseguirli a sue spese, dovrebbe chiederne l’autorizzazione; e non ne avrebbe neppure l’interesse, visto che il bene non è suo, e un eventuale miglioramento che ne aumentasse il valore andrebbe a beneficio della proprietà.

Torniamo per un momento al disastro di Genova. L’autostrada A10 è gestita dalla società Atlantia, controllata da Benetton. La proprietà è dello Stato. Atlantia deve, per contratto, provvedere alla manutenzione ordinaria ed è tenuta anche a investimenti migliorativi. Il suo interesse a conservare il bene in uno stato di manutenzione decente è forte, perché se vuole lucrare pedaggi abbastanza elevati, e ottenere di tanto in tanto l’autorizzazione ad aumentarli (come di fatto, anche troppo spesso, accade) non può offrire all’utenza una rete stradale in condizioni precarie; molto relativo sarà invece il suo interesse a intervenire con investimenti migliorativi, perché allo scadere della concessione il bene ritornerà al proprietario e magari, in seguito a una nuova gara, sarà assegnato ad altra società. L’unico incentivo a investire è quello di avere, in contraccambio, l’autorizzazione ad aumentare oltre misura il prezzo del pedaggio.
Se lo Stato ha affidato in gestione a una società un strada lungo il cui percorso è collocato un ponte che, fin dalle origini, presenta problemi di statica, la responsabilità della situazione di pericolo dovrebbe essere innanzitutto dello Stato stesso, che a suo tempo ha approvato un certo progetto e ne ha affidato l’esecuzione a determinate imprese. La società di gestione deve senz’altro curare la manutenzione del ponte, anche straordinaria, se è il caso; se il ponte poi corre il rischio di cedere, dovrà in qualche modo prevenire il disastro. E’ tenuta a ricostruire il ponte a sue spese? Non credo. E’ tenuta a metterlo in sicurezza grazie a percorsi alternativi? Forse sì. Ma se poi qualcuno le mette i bastoni tra le ruote, bloccando il progetto con l’appoggio di qualche forza politica che soffia sul fuoco della protesta sollevata dai comitati civici, di chi è la responsabilità se il ponte crolla? Del padrone? Del gestore? Di tutt’e due? Dei comitati civici? Dei politici analfabeti che li appoggiano? Boh…

Cose che capitano quando i diritti di proprietà sono mal definiti. Che cosa succederebbe in un contesto anarchico (nel senso nobile)? Chi gestisce una rete stradale ne sarebbe anche proprietario. Crolla un ponte? La responsabilità è sua e ne paga tutte le conseguenze. Non può dire che il ponte è di un altro, e che gli è stato consegnato così. Il proprietario risponde dei vizi della cosa posseduta che eventualmente provochino danni a terzi. Se io sono proprietario di un immobile e una lastra di marmo del rivestimento esterno cade su un passante accoppandolo, non posso giustificarmi dicendo che è stata una fatalità. Probabilmente quella lastra non era applicata a regola d’arte. Potrò poi denunciare l’impresa edile che ha eseguito i lavori, la quale a sua volta potrà infliggere sanzioni all’operaio che ha lavorato in modo maldestro; ma la mia condanna per omicidio colposo non me la toglie nessuno.

Il Procuratore della Repubblica Francesco Cozzi di Genova ha dichiarato che questa volta la soluzione del caso non sarà “all’italiana”, cioè senza nessun colpevole; i responsabili saranno individuati e condannati. Voglio sperarlo, ma ci credo poco. Non certo per negligenza del procuratore, che mi risulta sia persona proba. Ma perché il difetto è nel manico: il sistema delle concessioni, che rende sfuggente il diritto di proprietà.

– Tu dovevi curare che il ponte non crollasse!
– Ma il ponte che mi hai dato era un ponte di merda!
– Ragione di più per tenerlo sotto controllo e magari ricostruirlo!
– Ma il ponte di merda non l’avevo costruito io!
– Ma visto che lo gestivi, era come se fosse tuo!
– Non era merda mia, era merda tua!

La vera merda è lo Stato.

Giovanni Tenorio

Libertino

2 pensieri riguardo “La vera merda è lo Stato

  • Dino Sgura

    Corretto! Infatti il prof. Brencich (linciato da orde di commentatori sgrammaticati su YouTube) nelle sue considerazioni, ha chiaramente affermato che non è crollato per mancanza di manutenzione, quanto semplicemente per essere un opera instabile, con errori di calcolo nel suo progetto. Ovvio che questi aspetti nel contenzioso avviato dall’avvocato degli italiani, verranno esposti con estrema dovizia dal “concessionario” ed il tutto mi porta a pensare su quanta mancanza di conoscenza e dimestichezza abbia il ministro DiMaio con la vita reale e con i tribunali; fosse rimasto a giocare con la playstescion e darsi a qualche lavoretto serio per non pesare sulle spalle dei suoi, non ci sarebbe stato niente di male o di indegno, invece di voler fare lo statista a tutti i costi.
    Perdonatemi per i miei continui sfoghi, ma ormai vedo un paese intero sprofondato nel baratro e provo sincero dolore oltre alla paura; ho provato ad odiarla l’Italia ma non ci sono riuscito, non vedo speranze in ogni caso, a dei semianalfabeti quali sono gli attuali osannati maggiorenti di governo si oppongono socialisti di sinistra animati per di più da strane isterie e psicosi ugualitarie, ambientaliste e di parità di genere, posizioni dannose su principii che non esistono praticamente. Seppur nutrendo simpatie libertarie, non vedo come soluzione la famosa secessione individuale, sbandierata da alcuni esponenti di questo mondo interessante, per carità le conoscenze offerte dagli “Austriaci” in ambito economico, sono interessantissime, anzi vitali alla tutela dei propri risparmi e delle proprie economie, ma la suddetta soluzione non la vedo, anche perché poi è quasi sempre accompagnata dalla fuga migratoria in qualche paese meno oppressivo sul versante fiscale, con tanto di esempio personale del proponente. Ma perché fuggire, se non fuggirono i miei nonni e bisnonni dalla Puglia e perché dovrei farlo io adesso?? perché non possono fuggire i figli dei parassiti, dei politici senza futuro(niente soldi niente promesse, al collasso futuro in arrivo) ed inoltre alla maxi crisi del debito, come dimostra il contagio turco, sono veramente pochi i luoghi sicuri o presunti tali.

    • Fuggire non è una soluzione: eventualmente è una necessità. L’invasore è la Repubblica Italiana con tutti i parassiti che alimenta. Purtroppo è improbabile che siano loro ad andarsene, quindi si torna al punto di partenza: la secessione individuale. Personalmente la vedo come una guerriglia senza proclami, fatta di piccoli passi, come per esempio puntare sull’economia delle cryptomonete, con speranze riposte più nella prossima generazione che in quella attuale.

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