I preti pedòcoli!
“Adesso ci sono anche i preti pedòcoli! Chissà dove andremo a finire! E’ opera del Diavolo!” Così esclamò, incredula e avvilita, la povera vecchietta che aveva trascorso una vita pia, tra casa e chiesa, vedendo nei preti, dai più umili ai più alti di rango nella scala gerarchica, modelli di virtù. Sono passati ormai più di quindici anni da quando il “Boston Globe” , grazie anche alla tenacia del suo nuovo direttore ebreo e al diligente lavoro del corpo redazionale, nonché dei giornalisti impegnati in prima persona nell’inchiesta, scoprì il coperchio del calderone dove ribollivano situazioni scandalose di pedofilia in cui erano implicati un gran numero di sacerdoti della diocesi. Lo scandalo fece scalpore. Ben presto si scoprì che non si trattava di un caso circoscritto alla diocesi in questione, ma esteso a tutto il mondo cattolico statunitense. Poi fu subito chiaro che il fenomeno riguardava tutta quanta la Chiesa, in ogni angolo del pianeta. Le gerarchie, che fino a quel momento erano al corrente del fenomeno ma cercavano di occultare i fatti di cui venivano a conoscenza, lavando per quanto possibile i panni sporchi in famiglia (magari col limitarsi a trasferire un prete pedofilo da una parrocchia a un’altra, così da permettergli di esercitare le sue turpitudini altrove, rovinando altra gente), dovettero recitare il “mea culpa” e impegnarsi a collaborare con la giustizia per punire i colpevoli, risarcire le vittime e far pulizia nelle file del clero. Impegno, a dire il vero, sulle prime piuttosto bazzotto. Basti dire che il vescovo di Boston responsabile delle coperture venne richiamato in Vaticano per evitargli di comparire davanti all’autorità giudiziaria americana. Anche a proposito di Ratzinger si disse che, se non fosse diventato papa, avrebbe dovuto rispondere davanti ai giudici USA per non aver denunciato, e anzi aver coperto, alcuni casi di casi di pedofilia avvenuti in Texas.
Ultimamente lo scandalo sembrava placarsi, anche perché il nuovo papa aveva dichiarato, e continuava a dichiarare, che il peccato dei preti pedofili è orribile e la Chiesa avrebbe fatto di tutto per sradicare la mala pianta. Ora però, fulmine a ciel sereno, proprio mentre il papa torna sull’argomento per ribadire il suo pensiero e i suoi propositi, l’ex-nunzio apostolico a New York, arcivescovo Carlo Maria Viganò, lo accusa di aver coperto l’operato del cardinale Theodore Mc Carrick, già arcivescovo di Washington, pur sapendolo colpevole di pedofilia. Per fortuna, nel frattempo la vecchietta di cui dicevamo è passata, come si dice, a miglior vita; altrimenti, alla notizia che anche il papa della misericordia, dei poveri, dei migranti del “chi sono io per giudicare”, del “Laudato si'” ,del denaro sterco del diavolo ecc. ecc. è implicato in tali losche faccende, sarebbe caduta a terra stecchita. Anche lui dalla parte dei pedòcoli? E’ il Diavolo che trionfa.
Anche se questo papa mi è cordialmente antipatico -chi mi legge già lo sa- spero con tutto il cuore che le gravi accuse di cui è fatto oggetto siano false. Se chi lo accusa ha in mano le prove, le esibisca. Altrimenti, anche in questo caso deve valere la presunzione di innocenza. Pare che Viganò abbia qualche motivo di rancore contro Bergoglio, non solo perché appartiene alla corrente del cattolicesimo tradizionalista, minoritaria ma robusta negli USA, e fin dall’inizio ostile al papa regnante, ma anche perché fu da lui rimosso, non si sa bene per qual motivo, dall’incarico di nunzio apostolico nel 2016. Qualcuno sospetta che la sua denuncia sia un atto di ripicca. Perché si sveglia solo ora? Se i fatti di cui parla risalgono a molti anni addietro, perché non li ha rivelati prima? Il sospetto non è irragionevole. Anche per lui però deve valere la presunzione d’innocenza. Se riuscirà a dimostrare che la sua denuncia non è calunniosa, ma risponde a verità, poco contano i motivi segreti per cui ha parlato solo ora. Di quelli risponderà post mortem davanti a un Giudice onnisciente infallibile e incorruttibile. Almeno così afferma la dottrina in cui i preti dicono di credere.
Ci credono davvero, o la proclamano soltanto? Se ci credessero davvero, nelle loro file non ci sarebbero tanti pedofili. Molti teologi d’oggi al Diavolo non ci credono più. A crederci siamo rimasti in pochi. Quella vecchietta ci credeva. Ci credo anch’io perché l’ho visto in faccia. Voleva anche trascinarmi all’inferno, ma poi ha cambiato idea. Ha preferito trascinarci il Commendatore, che gli era antipatico e gli riusciva insopportabile. Ma a me queste faccende importano poco o niente. Cosa loro. Mi limito a fare un’osservazione: perché nessun membro della gerarchia, che pur vanta persone di alta statura intellettuale, s’è mai chiesto come mai il fenomeno della pedofilia sia così diffuso tra il clero? Per ridurne la portata, qualche tempo fa Alberto Melloni, storico del Cristianesimo e cattolico-progressista, arrivò a dire che bisognerebbe parlare non di “preti pedofili” ma di “pedofili preti”. Se ho ben compreso il suo dettato non sempre perspicuo, voleva significare che nell’ambito del ministero sacerdotale i pedofili sono presenti come fra le altre professioni e le altre aggregazioni sociali. Penso proprio di no! Facciamo parlare i numeri. I giornalisti del “Boston Globe” arrivarono a scoprire i preti pedofili della diocesi di Boston sulla base di una presunzione statistica che ipotizzava una percentuale del 6% di pedofili fra le file del clero. I fatti ne diedero conferma. In quale altra professione o aggregazione sociale riscontriamo una percentuale così alta? Sarebbe come dire che il 6% di tutti gli esseri umani maschi pratica la pedofilia. Non è credibile. Quindi c’è qualcosa che non va in quell’aggregazione sociale che è la gerarchia di Santa Romana Chiesa. Possibile che nessuno si chieda: perché il ministero sacerdotale attira così tanto le persone inclini alla pedofilia? Diventano preti perché sono tendenzialmente pedofili, o diventano pedofili perché hanno frequentato il seminario, come conseguenza dell’educazione ricevuta? C’è forse qualcosa di originariamente guasto nella morale sessuale da noi impartita? Il celibato dei preti è da mantenere o da rivedere?”
A mio parere la morale sessuale impartita dalla Chiesa è cosa lugubre, causa di molti mali in passato e al presente, e presumibilmente in futuro, se le schiere dei credenti non si ridurranno a un drappello più sparuto delle guardie svizzere. E’ significativo che l’esegesi ufficiale cattolica abbia sempre interpretato il meraviglioso “Cantico dei Cantici”, uno dei vertici della poesia erotica di tutti i tempi, come allegoria dell’amore di Dio per il suo popolo o di Cristo per la sua Chiesa, anche se vi si parla di baci sulla bocca, di tette e di fica (che pudicamente qualcuno traduce con “ombelico”); anche se esplicitamente l’Autore (Salomone? Così è scritto, ma pare una falsa attribuzione) alla fine glorifica proprio le gioie dell’amore carnale come fiamme divine. Solo Eugenio Zolli, guarda caso un convertito dall’Ebraismo, ha avuto il coraggio di dire, nella sua “Guida all’Antico e Nuovo Testamento”, con tanto di “Imprimatur” dell’autorità ecclesiastica, che è proprio la celebrazione dell’amore terreno fra un uomo e una donna. Ma lo sappiamo: l’Ebraismo non ha nulla contro la sessualità. La sessuofobia di San Paolo, ebreo praticante e fariseo, era un problema tutto suo. Purtroppo ne ha marchiato la dottrina di cui è stato banditore.
Cosa loro, dicevamo, e se qualcuno volesse ribattere che non ho titolo per fare certi discorsi avrebbe ragione. Perciò mi fermo qui. Non dopo però aver toccato un altro punto, che con la teologia non ha nulla che vedere. In un’intervista concessa al “Corriere della sera”, l’arcivescovo metropolita di Pescara-Penne, Tommaso Valentinetti, afferma che la denuncia calunniosa contro il papa sarebbe dovuta a oscure manovre dei soliti poteri forti, in particolare “la grossa finanza, i grossi petrolieri, chi vuole sfruttare senza scrupoli la terra”. In somma, la solita teoria complottista. Ammesso che le accuse siano false, non bastano come moventi l’avversione ideologica e la ripicca per una rimozione ritenuta ingiusta? E’ proprio il caso di scomodare la finanza internazionale e i petrolieri? Ma la finanza internazionale e i petrolieri se ne fanno un baffo di quel che il papa dice. Le sue parole non muovono eserciti, come un tempo, non mobilitano monarchi, non promuovono crociate. Rimangono parole. Come l'”onore” su cui ironizza Falstaff: “Che cosa c’è in questa parola? C’è dell’aria che vola…”
E poi, si mettano d’accordo questi teorici del complottismo. Da che parte sta la finanza internazionale? A sentire Valentinetti, contro il papa. Però a sentire Salvini, Orbàn e seguaci, Soros, che della finanza internazionale è uno dei rappresentanti di punta, sovvenzionerebbe le ONG impegnate nel soccorso ai migranti nell’ambito di un vasto disegno globale mirante a cancellare le identità nazionali del mondo “civile” e a procurare manodopera a buon mercato. Ma dalla parte dell’accoglienza a tutti i costi non è anche il papa? Allora anche lui è dalla parte degli sfruttatori? Anche lui vuole islamizzare l’Europa, visto che a suo parere il Dio dei Cristiani e quello dei Musulmani è lo stesso, e nel Corano non c’è traccia di violenza?
Speriamo che questa calda estate passi al più presto. Il troppo sole brucia il cervello.
Un confronto fra gruppi omogenei sarebbe quello con gli allenatori sportivi celibi, o i professori di scuola media scapoli o i maestri di scuola elementare scapoli.
Un altro confronto da fare sarebbe quello tra sacerdoti cattolici ed altre confessioni che permettono il matrimonio dei presbiteri come quella anglicana o le professioni protestanti. Stando a http://www.cristianicattolici.net/pedofili-anglicani.html e a http://www.cesnur.org/2010/mi_anglicani.html siamo al 2-3% che proprio poco non è. Però così al volo non trovo la fonte e il primo sito non è che abbia una prospettiva di terza parte disinteressata.
Quanto alle prime categoria sarei curioso di leggere qualche statistica a riguardo ma non ne ho trovate ad una ricerca veloce.