Fascisti che odiano i fascisti
Le nubi più nere si addensano sul futuro dell’Italia. Un futuro ormai imminente, se è vero, come sembrano certificare tutti i sondaggi (i sondaggi: una delle piaghe della nostra epoca) che le elezioni del prossimo 25 settembre vedranno il trionfo del partito di Giorgia Meloni, destinata così a diventare il primo presidente del Consiglio donna della Storia d’Italia. La prima donna e la seconda fascista, dopo Mussolini: che anche lui cominciò con un movimento di quattro gatti, uscito con le ossa rotte dalla prima prova elettorale, per poi celebrare un trionfo democratico dopo l’altro fino all’instaurazione della dittatura. E’ una certezza che tormenta tutta la Sinistra, o quella che ancora si fa chiamare così: non si sa bene a che titolo, visto che si è schierata con il peggior capitalismo finanziario, incarnato da Draghi, abbandonando a sé stessi i lavoratori, che infatti votano tutti a destra (come, al tempo di Mussolini, le leghe contadine rosse a un certo punto diventarono leghe nere). D’altra parte, i lavoratori sono ormai una classe sociale residuale, assimilabile al lumpen-proletariat di cui parlava Marx, privo di coscienza di classe e avviato alla sconfitta dal vento della Storia. Con il progredire della Rivoluzione Digitale (quella proletaria ormai è un cimelio da museo) i lavoratori scompariranno, sostituiti da schiavi elettronici molto più bravi di loro. In Giappone hanno già provato (a dire il vero, con non molto successo) a sostituire i camerieri e le puttane con fantocci digitali dalle medesime fattezze. Dicono che fra una quindicina di anni, e anche prima, non ci saranno più le cassiere dei supermercati; gli sportelli bancari presidiati da un operatore in carne ed ossa stanno già scomparendo uno dopo l’altro. Ah, le magnifiche sorti e progressive! Avete presente, nell’Odissea, il giardino della reggia di Alcinoo, re dei Feaci? Tutto coltivato da robot, con piante che fruttificano per tutto l’anno. Questo è il nostro radioso futuro, senza più né operai né contadini. A farci pippe tutto il giorno. A meno che non ci si mettano di mezzo quei reazionari seguaci della Meloni a frenare il progresso, come fece il di lei predecessore Mussolini, che con il suo mito di un’Italia agraria e pre-industriale ritardò l’alba del miracolo economico, rimandandolo ai primi decenni del luminoso dopoguerra.
Sì, è vero, la Meloni è fascista, ma non per i motivi proclamati dalla Sinistra, o sedicente tale. Che cos’ha che fare con il fascismo vero l’immagine della fiamma tricolore, rimasta nel simbolo del partito che oggi si chiama Fratelli d’Italia? Che fastidio dà a Liliana Segre, che, non si sa bene con quale diritto, pretenderebbe di farlo cancellare? E quella vecchia racchia di Loredana Berté a darle corda: se l’ha ordinato la Segre, bisogna obbedirle! Ma perché bisogna obbedire alla Segre? Il fascisno è proprio questo: credere obbedire combattere. Aveva ragione Ennio Flaiano, o chi per lui: in Italia ci sono due tipi di fascisti, i fascisti e gli antifascisti.
La Meloni è fascista perché, dopo un’opposizione fasulla a un governo criminale, per legittimarsi agli occhi dei poteri che contano partecipa al “meeting” (parola orrenda, come il “rogo” per Azucena) di Comunione e Liberazione strizzando l’occhiolino a Draghi; perché è andata a genuflettersi a Cernobbio al Gotha dei poteri forti filo-draghisti; perché, dopo aver blandamente condannato le sanzioni a Putin e l’invio di armi all’Ucraina, si è allineata al più rigido schieramento filo-Nato; perché, dopo aver balbettato qualche parola di condanna per i provvedimenti liberticidi e discriminatori imposti dal governo Draghi a suon di DPCM e di Decreti-Legge, calpestando nel modo più brutale la Costituzione (così come a suo tempo Mussolini calpestò nel modo più brutale lo Statuto Albertino, senza mai abrogarlo sul piano formale), non ha il coraggio di proclamare apertamente che, se arrivasse al governo, cancellerebbe tutte le brutture introdotte con il pretesto di una finta pandemia. Sia lei sia il suo alleato-rivale Salvini (molto meno intelligente, anzi piuttosto pirla, come si dice a Milano), durante il programma televisivo “Fuori dal coro”, al giornalista Mario Giordano che chiede delucidazioni sulle intenzioni dei due schieramenti “di destra” di fronte ai provvedimenti anti-Covid di Conte prima e di Draghi poi, dai famigerati “lockdown” (parola orrenda) agli obblighi vaccinali, rispondono eludendo la domanda: si limitano a promettere che a scuola le lezioni si terranno regolarmente in presenza, basterà tenere le finestre aperte… Il resto? Si vedrà. Intanto, il “green” pass rimane soltanto sospeso. Come per il servizio militare, che Salvini vorrebbe reintrodurre, basterà un atto amministrativo a rimetterlo in vigore.
Tutti fascisti, allora, da sinistra a destra. A sinistra, però, forse di più. I più fascisti sono proprio i sinistri, che per bocca di Letta esaltano i devianti, ma poi marchiano gli oppositori di destra con la taccia di fascisti, considerandoli non avversari politici, ma devianti. Perché, nel loro confuso immaginario, fascismo non è una proclamazione aberrante come quella secondo cui “il vaccino è libertà” (ancora parole di quel mentecatto di Letta), ma una fiamma tricolore nel simbolo di un partito e l’appropriazione del motto “Dio famiglia e patria”, che può essere stato rinverdito da Mussolini dopo il “ritorno all’ordine”, ma fu coniato da Giuseppe Mazzini: il quale, essendo morto nel 1872, fascista non poteva essere. La povera Beatrice Venezi, simpatizzante di FdI e invisa alle racchie progressiste perché oltre a essere brava è anche bella, per aver pronunciato quel motto è stata coperta di contumelie.
Tutti devianti, quelli di destra, dicono i sinistri. E tutti devianti quelli che si oppongono alla vaccinazione. L’ha detto anche un illustre psichiatra, che vorrebbe sottoporre a trattamento terapeutico tutti i cosiddetti “no vax”, perché li considera malati mentali. Ecco qui: la psichiatria è l’essenza del fascismo. Se ne sono serviti, e continuano a servirsene, tutti i regimi totalitari. Nell’Unione Sovietica i dissidenti finivano in manicomio. Ma anche i cosiddetti regimi liberal-democratici non scherzano. Pensiamo a quel che patì Ezra Pound: in manicomio perché dichiaratamene fascista. Un fascista è deviante, e quindi va curato, con tutti i mezzi di tortura di cui la psichiatria dispone.
Tutti fascisti. Eccola, la nuova maggioranza deviante. Quella che magari si oppone al disegno di legge Zan solo perché zeppo di reati d’opinione degni del Codice Rocco.
Occorre identificare lo zelante psichiatra. In caso di Norimberga 2 (ipotesi alla quale non credo comunque molto) potrà essere processato ed eventualmente condannato alla stessa pena del suo illustre collega Mengele.