Chi a una sola è fedele verso l’altre è crudele
Gentili amiche, quanto mi duole che sia stata mal intesa una considerazione filosofica che ebbi l’imprudenza di pronunciare, tra il serio e il faceto, durante una conversazione notturna col mio servo Leporello: “Chi a una sola è fedele verso l’altre è crudele”! E’ stata considerata uno sberleffo alle donne, un elogio dell’infedeltà coniugale, una volgare giustificazione dell’immoralismo maschilista, e via di seguito. Niente di tutto questo, è proprio il contrario! Voleva, e vuole essere, quel mio pensiero espresso in forma di paradosso, una celebrazione del fascino muliebre: il fascino di tutte le donne che non si vergognano d’esser tali, che non credono di farsi strada e di meritar rispetto emulando quanto di peggio esibisce l’universo maschile, ma piuttosto si impegnano a dare il meglio di sé esaltando quel che è proprio dell’universo femminile. Tutte le donne, anche le più vecchie e le meno avvenenti, se non pretendono di farsi uomini, emanano un fascino cui è difficile resistere: per me l’opera di seduzione è sempre stata un atto di conquista e insieme di capitolazione. Alla fine d’ogni avventura, era sempre colei ch’era caduta nelle mie braccia ad aver riportato la vera vittoria. Tutte mi hanno conquistato con la magia della loro femminilità, e a tutte in un certo senso mi sono arreso. Se mi si permette un paragone audace, mi sono sempre sentito, una volta concluso vittoriosamente l’assedio, come la muscolosa Roma repubblicana dopo la conquista della Grecia: non poté rinunciare a farsi a sua volta conquistare da quella cultura superiore. Ma la Grecia era una, mentre le donne sono tante: legarmi a una sola era far torto alle altre. Mi smentisca chi ne è capace! Certo, è il fascino della femminilità a rendere consapevoli noi maschietti dei nostri limiti invalicabili! Avete mai visto un’infermiera in un reparto di pediatria? Con quale destrezza, con quale cura , con quale eleganza sa accudire i bimbi! Immaginatevi un maschietto nelle sue vesti. Sarebbe goffo, incapace, combinerebbe solo danni. Sento già insorgere le femministe ad accusarmi di pregiudizio sessuale (di “genere” ,dicono i politicamente corretti di oggi; io, nella mia ignoranza, ho sempre pensato che il genere sia una categoria grammaticale), a sostenere che i ruoli maschili e femminili sono il prodotto dell’educazione e dell’ideologia, non della natura. Può darsi. Non credo però che la capacità di generare, con tutte le conseguenze che comporta a livello fisico e psichico, possa dirsi un prodotto dell’educazione. Ma poi: per il maschio la riduzione del rapporto amoroso al puro piacere fisico, sia pur nobilitato dai più delicati sentimenti, è una menomazione, non un privilegio. Per la donna è diverso: l’atto d’amore può avere anche come sbocco l’esperienza della maternità: che è momento di dolore, la gioia viene dopo; ma è in ogni caso è un’esperienza bellissima, piena di significato e di ricchezza spirituale, da cui il maschio, sempre per motivi di natura, è irrimediabilmente escluso. E’ la sofferenza patita nel dar la vita a un esserino che potrebbe diventare un Goethe o un Cartesio, un Einstein o un Beethoven a render forti nel corpo e nell’anima, non il piacere di averlo concepito in un momento d’ebbrezza: lo dice un epicureo come me, che il piacere ha cercato per tutta la vita. Ecco perché credo che le donne siano più forti e più capaci dei maschi: hanno una marcia in più. Una marcia che può anche esser lasciata a riposo: non è detto che tutte debbano diventar mamme. Ma la marcia c’è, e anche se in disuso, opera. Il mondo sarebbe immensamente più ricco se la creatività femminile non fosse stata repressa per secoli, costringendo le fanciulle alla vita domestica, chiuse fra quattro mura, a matrimoni combinati dalle famiglie per i motivi più ignobili, alla monacazione forzata. Per una Gaetana Agnesi che nel Settecento s’è resa celebre per i suoi studi di matematica, quante altre potenziali studiose di matematica abbiamo rinnegato, relegandole quali cenerentole accanto al fuoco? E quante potenziali scienziate capaci di emulare un Galileo o un Newton abbiamo perduto? E per una Saffo, quante poetesse sublimi (anche se il caso della letteratura è un po’ diverso: un po’ di spazio alle donne qui è sempre stato lasciato) sono venute a mancarci? E per una Clara Schumann, ammirata e amata senza troppo successo da Brahms, quanti potenziali Mozart femminili abbiamo lasciato marcire nell’indifferenza? Mi guardo bene dal disconoscere alle donne il diritto di esercitare le attività maschili più degradanti: ognuno deve poter fare le scelte che vuole, ma ne vale davvero la pena? E’ davvero un segno d’emancipazione per una una donna essere arruolata nei reparti combattenti dell’esercito? Scendere in piazza armata di manganello e orridamente abbigliata a far servizio d’ordine pubblico? Stare in mezzo a un crocicchio a dirigere il traffico tra i miasmi dei gas di scarico? Fare il piantone in una caserma dei carabinieri? Si sentirebbero egualmente emancipate le donne a svolgere lavori non così degradanti, anzi per nulla affatto degradanti, ma anche più faticosi, come il manovale, o il minatore, o l’operaio d’una fonderia? Credo proprio di no! Amiche mie, lasciatele ai maschietti, tutte queste belle attività! Sono ben contenti di affibbiarle a voi, per poterle scansare loro, facendovi credere che tali elargizioni siano un passo avanti nella vostra lotta di liberazione, mentre sono soltanto il risultato di un’operazione subdola per mantenervi in stato di schiavitù. “Fate la soldata, la poliziotta, la vigilessa, noi continueremo a fare il banchiere, il capitano d’industria, lo scienziato!” E invece, amiche mie, siete voi a dover fare, finalmente, la capitana d’industria, la banchiera, la scienziata. E’ risaputo che studiate di più, che i migliori risultati nella carriera scolastica sono i vostri. E allora? Avanti a tutta forza. E respingete come la peste la cosiddetta “affirmative action” (altro orribile turpiloquio), le avvilenti “quote rosa”. Sono un altro subdolo machiavello per mandare avanti le persone mediocri, così ancora una volta saranno i maschietti a vincere. Dovete arrivare ai vertici con le vostre forze, perché siete migliori: allora nessuno potrà accusarvi di aver avuto successo grazie a una legge discriminante voluta da donne mediocri ( tutte quelle che finiscono in politica) a favore di altre donne mediocri. La vostra presenza è indispensabile negli ospedali, come medici e come infermiere. Lo stesso si dica per le scuole materne ed elementari. Lasciate perdere le medie e le superiori: lì siete in troppe, alcune men che mediocri, altre professionalmente capaci, ma a quel livello del percorso educativo alunni e alunne avrebbero bisogno d’un po’ più di codice paterno (forza femministe, subissatemi di fischi!). Invadete invece tutti gli spazi universitari, portate aria fresca in quel mondo di vecchi maschi ammuffiti. Disdegnate le facoltà da nulla, come Psicologia, Scienze politiche ed altre malinconie del genere, non lasciatevi tentare dalla professione di avvocato, ce ne sono già troppe di avvocate, e gli avvocati maschietti, nel Bel Paese, sono una pletora: ci sono più avvocati che litiganti, ci meravigliamo che cresca la litigiosità? Devono pur vivere! Puntate in alto: Matematica, Fisica, Chimica, Biologia Ingegneria, Medicina. Lasciate le Belle Lettere ai maschietti imbranati che non sanno far altro, a meno che non siate orientate verso il giornalismo: in genere, sapete parlare e scrivere meglio di loro. Apprezzate le materie forti! Vi farete onore. Evitate di studiare Economia, non serve a nulla, un po’ come quell’altra non-scienza che è la Meteorologia, ma sforzatevi di diventare protagoniste del mondo economico. Puntate alle poltrone di amministratore delegato delle grandi società, ma facendo leva sulla vostra superiore preparazione e sulle vostre doti di natura, non sul fatto di appartenere a un determinato “genere”.
Lasciatemi terminare con un sogno. Come personaggio immortale (grazie Mozart, grazie Da Ponte, che sentivate come me il fascino dell’anima femminile!) arriverò forse a vedere, in un lontano futuro, un Concerto di Capodanno da Vienna(quello veneziano “de noantri” è roba da pitocchi) con un’orchestra tutta di donne, una più brava dell’altra, dirette da una donna ancor più brava del mitico Karajan. E pensare che fino a poco tempo fa i Wiener non ammettevano donne tra i loro ranghi! Ora le cose stanno cambiando: ho adocchiato ultimamente fra tanti egregi maschioni una flautista tanto sublime all’ascolto quanto deliziosa alla vista… Come resistere al suo fascino? Permettetemi di ripeterlo: chi a una sola è fedele, verso l’altre è crudele…
Una sola cosa, nella mia immortalità, non riuscirò mai a vedere: una Chiesa Cattolica che apre le sue gerarchie sacerdotali alle donne. “Le donne in chiesa tacciano”, diceva Paolo di Tarso, che qualche problemino col gentil sesso doveva averlo. Invece il Principale, i cui discepoli maschi erano spesso rozzi e zucconi, le cose più belle le ha proprio dette alle donne. Il Sommo Prete biancovestito, abituato a straparlare, ha detto che Dio non è cattolico. Però pare che continui in eterno a essere misogino…
Auguri, gentilissime amiche! E ricordatelo: chi a una sola è fedele verso l’altre è crudele!
Il vostro affettuosissimo, Don Giovanni Tenorio