Don Giovanni

Troppi medici fanno aumentare le malattie.

Cari amici, per le nuove generazioni è Storia, proprio quella con  la maiuscola che si studia a scuola, ammesso che a scuola si studi ancora qualcosa, oltre a socializzare e a spinellarsi. Per chi invece ha i capelli bianchi è un vago ricordo, che forse potrebbe apparirgli come un sogno, o come il parto d’un’ inventiva romanzesca le cui fantasie, un tempo oggetto di amene letture estive,  hanno assunto nella sua mente senile  l’aspetto di immagini reali, legate a un passato ormai lontano. Intendo parlare delle famose “domeniche a piedi” dei turbolenti anni Settanta dello scorso secolo, quando, dopo la guerra del Kippur, per ripicca contro lo Stato d’Israele e i suoi alleati occidentali, i Paesi produttori di petrolio, guidati dai regimi autocratici del Vicino Oriente, decisero di limitare l’estrazione del greggio per farne salire i prezzi, mettendo in crisi le economie del mondo ricco. C’era chi faceva pronostici da Apocalisse, prevedendo , nel giro di pochi anni, un ritorno ai secoli bui, con miseria, fame, malattie, pestilenze, morte precoce, e chi più ne ha più ne metta. Per risparmiare petrolio qualche bello spirito italico propose e ottenne che, in alcuni giorni festivi, si vietasse il traffico automobilistico. Una sciocchezza enorme, con incidenze sui consumi di carburante risibili o nulle. La crisi del greggio si risolse nel giro di pochi anni, grazie alla scoperta di nuovi giacimenti e alle dinamiche proprie dell’economia libera, che per sua natura è lesta a produrre monopòli ma altrettanto lesta a disfarli, specialmente in uno scenario di mercato globale. Ad ascoltare i barzellettieri del Club di Roma entro qualche lustro, una volta ripresi i consumi, il petrolio si sarebbe esaurito lasciandoci a secco. E’ andata tutta a rovescio. Naturalmente il calo della produzione di greggio provocò sulle prime un aumento consistente dei prezzi del barile, con effetti inflazionistici sostanziosi. Laddove le autorità competenti erano serie e lungimiranti, come nella Germania Federale, si riuscì a contenere entro limiti ragionevoli l’aumento del costo della vita, grazie a un controllo attento dell’espansione monetaria. Dove invece, come nel Bel Paese, la serietà latitava, si cominciò a stampar moneta in quantità mostruosa, anche a sostegno di un debito pubblico che principiava a crescere senza remissione. L’allora governatore della Banca d’Italia, Guido Carli (al quale è stata dedicata un’università, mentre meriterebbe una colonna infame) arrivò a dire che, da buon patriota, non poteva lasciar mancare finanziamenti al Tesoro: a dimostrazione, se ce n’era bisogno, che la patria, come diceva Samuel Johnson, è l’ultimo rifugio dei mascalzoni. Inflazione a due cifre, quindi, alimentata anche da un sistema di adeguamento degli stipendi e dei salari al costo della vita che a sua volta contribuiva a deprimere il potere d’acquisto della moneta , in una spirale perversa che induceva le imprese a calcolare in anticipo nei costi di produzione il presunto adeguamento imminente, scaricandolo sui prezzi,in attesa di aumentarli di nuovo ad adeguamento avvenuto. Inutile dire che anche i tassi d’interesse bancari andavano alle stelle. Tutti pregavano in ginocchio il Padreterno che potessero ritornare i bei tempi in cui i prezzi erano fermi, l’economia cresceva e i tassi d’interesse erano ragionevoli. Ma alla generazione aurea di uomini onesti e sani di mente, come Luigi Einaudi, Libero Lenti ed Epicarmo Corbino era succeduta quella malata di mente dei keynesiani, con a capo i vari Nini Andreatta e Siri Lombardini. Rimaneva qualche sparuta e dileggiata minoranza di voces clamantium in deserto, come quella di un probo professore dell’Università di Torino : al quale gli studenti indirizzavano graziosamente la bella filastrocca .”Al professor Ricossa/noi romperem le ossa” Bei tempi, vero?
Ancor più belli i tempi nostri, in cui il mondo sembra essersi rovesciato. Ora l’inflazione è il Bene Supremo, tutti ne invocano in ginocchio l’avvento come una volta ne chiedevano la fine. Cala il prezzo del petrolio perché i Paesi produttori, per ragioni loro, sfruttano i pozzi a pieno ritmo? Dovremmo essere contenti, no? Se il petrolio costa poco, si può produrre a prezzi più convenienti, i prezzi più convenienti stimolano la domanda, gli investimenti e i consumi riprendono. Così avrebbero pensato gli uomini onesti e sani di mente del tempo che fu. Ma oggi viviamo in un mondo fuor di sesto, “out of cent”, per dirla nel bell’inglese di Shakespeare, alla faccia dell’orrida lingua anglobarbarica degli economisti in voga. L’inflazione adesso è invocata con ardore, deve crescere fino al 2 per cento, perché, anche se forse il sommo Pitagora ne preferiva altri,il 2 è un numero magico:tant’è vero che anche per gli ecologisti sempre 2 è il livello massimo di riscaldamento globale auspicabile, superato il quale prima andiamo tutti arrosto  e poi finiamo tutti sott’acqua. Ora, se il prezzo del barile cala, l’energia costa meno e l’inflazione va a farsi benedire. Poi c’è un altro guaio: se l’energia prodotta con combustibile fossile è economicamente conveniente, si può star sicuri che nessuno aguzzerà l’ingegno per trovare fonti energetiche alternative. E chi ricorrerà più al fotovoltaico, all’eolico e ad altre meraviglie del genere? Saranno necessari massicci investimenti pubblici e forti incentivi fiscali per favorirne la diffusione. Dove li prendiamo i soldini? Aumentando le tasse, che sono anch’esse a un livello troppo basso. Un esproprio del 65% lascia  un bel margine del 35%, c’è ancora tanto vino da sbevazzare prima di arrivare al fondo del barile. Dopo tutto, nel mondo antico gli iloti di Messenia consegnavano agli Spartiati cui erano soggetti metà della produzione agricola frutto del proprio lavoro, ed erano così contenti che quando i loro  padroni morivano li piangevano a calde lacrime: perché, come diceva quel sommo intelletto passato a miglior vita, pagare le tasse è bellissimo. Anche noi, in vista delle magnifiche sorti e progressive che ci attendono, possiamo ben offrire al nostro padrone Stato il 90% del nostro reddito. Se poi paghiamo tutti, ma proprio tutti, perché i pubblicani dell’Agenzia delle Entrate torchiano a dovere i sudditi e fanno sbattere nelle patrie galere, con tanto di ceppi ai piedi, i turpi evasori,  magari pagheremo meno, che so il 75%. Avete visto il miracolo del Renzino col canone Rai? Basta metterlo nella bolletta della luce e oplà, invece di pagare 113 pagheremo cento! Così s’ha da fare. Babbo Natale Draghi, dal canto suo, continuerà a inondare di moneta falsa il sistema, consentendo alle banche di comperare titoli di debito pubblico. Vedrete che ripresa! Da leccarsi le dita. Ci saranno pale eoliche dappertutto, una vera delizia degli occhi. Quando non spirerà il vento ci scriveremo sopra “chiuso per bonaccia” e di sera potremo usare le candele, che sono molto meno inquinanti delle lampadine.
M’è venuta un’idea. Una volta, in tempi di siccità, per chiedere la pioggia al buon Dio si facevano le Sante Rogazioni. Perché non escogitare qualcosa di simile per far crescere l’inflazione? Questo papa, che, a quanto pare, ha già fatto un miracolo come quelli di Lourdes, potrebbe scrivere il testo (per il latino può farsi aiutare da qualche vecchio prete che ancora lo sa) e distribuirlo a tutte le parrocchie. Per esempio: “O Sancte Sancte Deus, dona nobis peccatoribus rei nummariae auctum, usque ad duas centesimas partes!” Io dico che un tale espediente avrebbe buon esito. In ogni caso, male non farebbe, un po’ come le medicine omeopatiche composte d’acqua fresca.
Amici cari, bisogna ridere per non piangere. Siamo diventati tutti pazzi, e sapete perché? Troppi psicologi e troppi psichiatri! Una volta nei cortili delle vecchie case cittadine avevano le loro botteghe falegnami, sarti, calzolai, fabbri, fornai e tanti altri valenti artigiani. Oggi quelle stesse dimore, ristrutturate e trasformate in palazzi  lussuosi,  ospitano gli studi di illustri professionisti dalle parcelle salate; e tra questi, appunto, una marea di strizzacervelli. Plinio il Giovane diceva che troppi avvocati fanno aumentare le liti. Troppi medici fanno aumentare le malattie, tant’è vero che quando molti anni fa in Gran Bretagna i dipendenti del sistema sanitario nazionale fecero sciopero si ebbe un calo della mortalità. Troppi professori fanno aumentare l’ignoranza media: guardate quanta gente scrive innocuo e proficuo con la Q, e magari è uscita da un liceo, la “buona squola”! Quindi, se tanto mi dà tanto, troppi psicologi e psichiatri fanno impazzire il mondo. Alla larga!

Giovanni Tenorio

Libertino