Don Giovanni

Educazione separata dal mondo, tra persone dello stesso sesso: è chiaro che ne escono fior di culattoni!

L – Che ne dite, padrone mio, di questo pretonzolo che, alla vigilia! del sinodo, confessa di essere omosessuale con tanto di amichetto, mettendo in subbuglio fedeli e gerarchia?
DG – Che vuoi che ti dica, caro Leporello? Cosa loro, cosa loro! La Chiesa (da scrivere in maiuscolo per distinguere istituzione da luogo di culto, non per reverenza) dovrebbe essere un’associazione libera e volontaria come tutte le altre. Chi vuol entrarci sa di dover sottostare a uno statuto. Poi, all’interno, ciascuno può battersi in tutti i modi per cambiare le regole. E’ quel che sta succedendo fra coloro che si dichiarano successori degli apostoli. Quel monsignore è entrato nell’associazione sapendo bene a quali regole doveva attenersi. Ora gli è piovuto il cacio sui maccheroni. E’ arrivato al soglio petrino un gesuita coi fiocchi, manica larga e  tutto come prima. “Chi sono io per giudicare i culattoni?” Eccoti servito, caro papa: prendi e incassa. Si arrangino, cosa loro!
L – Certo, per un ateo come voi, tutto è semplice.
DG – Macché ateo! I primi atei sono i preti delle alte gerarchie. L’hai presente il film “Habemus papam” di Nanni Moretti? Fotografa magnificamente la situazione: si elegge un papa che non ha il coraggio di assumersi il gravoso ministero, e i cardinali che fanno? Si mettono in ginocchio a pregare perché lo Spirito Santo soccorra  il pavido confratello riluttante ad accettare l’altissimo onore? Neppure per idea! Si rivolgono a uno psicanalista!
L – Ma quello è soltanto un film. E il nostro caso è un po’ diverso.
DG – Davvero? Politica, politica machiavellica, nulla di spirituale. Il nostro pretonzolo ha fatto scoppiare il caso nel momento giusto, dopo che per decenni se n’era stato a cuccia, proprio all’interno di quell’organismo che ora censura chi devia dalla retta dottrina, un tempo mandava al rogo gli eretici. Non poteva scegliere momento migliore, e ora le alte sfere della gerarchia hanno una bella gatta da pelare. Quanto a me, ti ripeto ancora una volta che non sono ateo. Il Vangelo mi piace, San Paolo, con le sue tirate contro i culattoni e le sue prediche sulla sottomissione femminile molto meno. Quando poi dice che bisogna pagare le tasse lo strozzerei. Ma lasciamo perdere. Forse la Chiesa è rimasta santa fino a Costantino; poi, fatto il patto col diavolo, cioè con quello Stato che, nella persona di Pilato, aveva mandato a morte il suo fondatore, Gesù Cristo l’ha abbandonata fuggendosene  a gambe levate. Come poteva resistere a un tradimento peggiore di quello di Giuda, che almeno si era pentito e per la vergogna s’era tolto la vita?
L – Le state sparando un po’ grosse…
DG – Non più grosse di quelle che spara monsignor Ravasi quando annulla l’anima come principio spirituale autonomo, impastandola col corpo. Ma lasciamo perdere.
L – Tornando al discorso di prima, se non è il papa a dover giudicare, chi deve farlo? E come si fa a esser di manica larga prescindendo dal pentimento?
DG – Bravo, Leporello, stai diventando anche tu un teologo…No, è un’offesa, diciamo un filosofo, un maestro di logica
L – “Pentére e volere insiem non puossi, per la contradizion che nol consente”.
DG – Bravo, vedo che ti sei messo anche a leggere Dante! Ma cambiando discorso: più che il prete culattone dichiarato, mi infastidisce quell’altro che, in un’intervista, giustifica la pedofilia. Quello sì è pericoloso, anche al di fuori dell’associazione di cui fa parte. Quanti scimuniti penseranno: se lo dice anche un prete, qualcosa di giusto ci sarà E chissà mai che prima o poi qualche magistrato scimunito anche lui non arrivi ad assolvere un violentatore di fanciulli, dando la colpa ai fanciulli stessi, che, poverini, cercano affetto; e l’adulto, prete o non prete che sia, cosa può fare se non concederglielo? Una forma di altruismo, anzi di carità cristiana!
L – Ohimé, ohimé, che brutta servitù s’è scelto il Signore!
DG – Non se l’è scelta lui, s’è scelta da sé. D’altra parte, che educazione si può ricevere nei seminari, quelle orride istituzioni nate col Concilio di Trento? Educazione separata dal mondo, tra persone dello stesso sesso. E’ chiaro che ne escono fior di culattoni, come succede in altre istituzioni “omosessuali”, dalle carceri all’esercito ai collegi. E’ sempre andata così. A Lesbo, nell’antica Grecia, le donne se ne rimanevano sole solette, perché quegli imbecilli di uomini erano sempre a fare la guerra o a intrigarsi di politica. Così si riunivano fra loro nei tìasi, dove sbocciavano rapporti omoerotici. Sbocciava anche, per nostra fortuna , la splendida poesia di Saffo. Dai seminari invece poesia non ne esce. Solo pattume.
L – Sì, però, a proposito di antica Grecia,mi risulta che ad Atene la pedofilia fosse tollerata, addirittura istituzionalizzata.
DG – Ma non è un modello da imitare! E poi rientrava in un rapporto educativo, con il consenso dei genitori. Brutto modello, in ogni caso. Non è detto che tutto quanto si faceva allora sia encomiabile e degno di imitazione. Altrimenti dovremmo dire: in quei bei tempi la schiavitù era istituzionale, reintroduciamola anche noi!
L – Voi cosa fareste ai preti pedofili? La gerarchia ha cercato per molto tempo di lavare i panni sporchi in casa, facendo di tutto per non lasciar trapelare nulla all’esterno. Poi, negli Stati uniti qualcuno ha cominciato a parlare e a denunciare. Allora si è scoperchiato il pentolone e le alte gerarchie di Santa Romana Chiesa si sono stracciate le vesti gridando allo scandalo e minacciando punizioni esemplari. Ma se fosse stato per loro, tutto si sarebbe risolto con qualche trasferimento, qualche sospensione “a divinis” variamente motivata, e un po’ di soldini ai parenti delle vittime per metterli a tacere.E chi s’è visto s’è visto.
DG – Che farei io? Alla zappa, alla zappa! Per tutta la vita!
L – Non capisco!
DG – E’ una novella di Pirandello, intitolata proprio così. Un povero contadino ha un figlio che entra in seminario e si fa prete. Ne è orgogliosissimo, come se la benedizione di Dio fosse discesa sulla sua casa. Un giorno però riceve una notizia atroce: il figlio tanto amato ha abusato di minori. I superiori suggeriscono di metter tutto a tacere, coi soliti metodi furbeschi. Il padre non è d’accordo: quando il figlio, mogio mogio, ritorna a casa, gli strappa la veste e lo manda nei campi a zappare:” Giù, aspetta, lì c’è una zappa. E ti faccio la grazia, perché neanche di questo saresti più degno. Zappano i tuoi fratelli e tu non puoi stare accanto a loro. Anche la tua fatica sarà maledetta da Dio!” Ecco, farei anch’io così. E sono convinto che Cristo mi darebbe ragione, a dispetto di quel sedicente suo ministro che dichiara di non essere nessuno per giudicare.
L – Altro che manica larga! Però voi non avete niente contro il rapporto omoerotico fra adulti  consenzienti.
DG – Certo che non ho nulla! E non mi si venga a dire che è contro natura. Se uno ha certe tendenze , vuol dire che la sua natura è quella! Poi, un certo tipo di educazione può correggerla o accentuarla, ma alla fine ognuno dev’essere libero di impostare come vuole la propria sessualità. Quanto al matrimonio civile, io abolirei anche quello eterosessuale. Che ci fa lo Stato nella camera da letto? Anche lì? Non mette già i il naso in troppe cose? Alla malora! Ti ho già detto altre volte che i culattoni (parlo dei maschietti) mi sono simpatici. Non però quelli delle sfere altolocate, che spesso si vantano di disprezzare le donne. John Maynard Keynes era uno di quelli. Sai che si diceva, tempo fa, in una congrega di intellettualoidi sulle rive del Lario? Testuale:”Eh, le donne, hanno tutte quelle schifezze lì… Vuoi mettere un bell’uccello?”
L – Saranno stati grandi intellettuali, ma erano fior di deficienti.
DG – Condivido. Le femministe militanti, e magari lesbiche, mi piacciono poco, ma quando disprezzano i maschi, almeno certi maschi, forse qualche ragione ce l’hanno.

Giovanni Tenorio

Libertino