Don Giovanni

Tifiamo per la libertà

Non ho capito perché ci si sia tanto scandalizzati per i festeggiamenti di una marea di tifosi dopo il trionfo dell’Inter. Io non ho mai amato il calcio, e lo sport in genere non mi ha mai attirato. Una volta il compianto Piero Ostellino arrivò a scrivere, non so fino a che punto scherzando e fino a che punto facendo sul serio, che se lo sport è salute lui inneggiava alla tubercolosi. No, non sono d’accordo. La pratica sportiva, quando si mantiene nei giusti limiti e non degenera in un eccesso di agonismo, può anche essere salutare. Il tifo per la squadra del cuore però è un’altra cosa. Io non ne sono mai stato contaminato, ma capisco che chi ne è contagiato può difficilmente arginare la malattia. Non scenderei mai in piazza per inneggiare a una squadra che ha vinto una partita o un campionato. Folle vocianti di scalmanati che si abbracciano, inni cantati a squarciagola, bandiere che sventolano, manifestazioni acustiche da spaccare gli orecchi non sono cose che fanno per me. Mi guardo bene, tuttavia, dal giudicare chi ne prova piacere. Ognuno ha i suoi gusti. La passione per il calcio, in Italia, domina su ogni altra. Si può star sicuri che, quand’anche due persone siano acerrime nemiche sul piano politico e magari in ogni altro campo abbiano gusti e interessi del tutto divergenti, se tifano per la medesima squadra del cuore si sentiranno fratelli nel momento in cui parleranno di calcio, e soprattutto quando esulteranno insieme per la vittoria dei loro campioni prediletti. Scenderanno come amici per le strade a far festa, abbracciandosi calorosamente e dimenticando, per qualche ora, i loro dissapori.  Non è che mi faccia molto piacere la baldoria a tarda notte; non è che mi compiaccia di trovarmi imbottigliato nel traffico perché la strada è intasata da un corteo giubilante degli amanti del calcio. Ma mi guardo bene dalle  rampogne. Bisogna essere tolleranti. Senza passioni non si può vivere. Bisogna pur credere in qualche cosa ed entusiasmarsi per qualche cosa. Se anch’io fossi un tifoso del calcio, probabilmente mi comporterei allo stesso modo. Le mie passioni e i miei gusti sono d’altro genere (guardate che non sto parlando solo delle donne, anche se Leporello sta sogghignando ricordando che mia passion predominante è la giovin principiante). Ma proprio perché mi darebbe fastidio se qualcuno osasse giudicare le passioni e i gusti miei, anch’io mi guardo bene dal giudicare le passioni e i gusti degli altri.Quindi, dico che hanno fatto benissimo i tifosi dell’Inter a scendere in piazza per festeggiare la vittoria della loro squadra del cuore. Si è sempre fatto, con la tolleranza delle autorità; perché non si dovrebbe poter fare anche quest’anno? Perché siamo in piena “pandemia”? Ma basta, per favore! Già gli uccellacci del malaugurio vanno profetizzando che un così mostruoso assembramento provocherà, nelle prossime settimane, una recrudescenza del morbo. Sono gli stessi che, lo scorso anno, profetizzavano un’ecatombe nel Sud d’Italia per la fuga verso la  loro terra d’origine di tanti meridionali domiciliati a Nord, soprattutto per ragioni di lavoro, all’annuncio che la mobilità sarebbe stata interrotta per motivi sanitari. Che cosa successe, in quell’occasione? Nulla, assolutamente nulla! I contagi rimasero quasi del tutto confinati al Nord. Ci scommetto quello che volete: anche questa volta non ci sarà nessuna conseguenza. Già ci dicono che i contagi stanno diminuendo per virtù dei vaccini. Io sono ignorantissimo e non mi permetto di giudicare se è vero o no: so soltanto che lo scorso anno, con l’arrivo della bella stagione, capitò la stessa cosa, al punto che molti tirarono un sospiro di sollievo, sperando che finalmente l’emergenza Covid fosse terminata. Invece arrivò la cosiddetta seconda ondata, e sono convintissimo che nel prossimo autunno si ripeterà la medesima commedia: arriverà una terza, una quarta o una quinta ondata perché -diranno- anche questa volta i giovani, nel corso dell’estate, sono stati poco virtuosi, si sono dati allo stravizio e alle notti brave, hanno fottuto magari con tutte le precauzioni profilattiche riguardanti il sesso, ma senza alcun dispositivo di protezione  anti-Covid. Poi, a rincarare la dose, ci saranno le diverse varianti del virus, quella inglese, quella indiana, quella brasiliana, quella sudafricana quella che arriva dalla Luna o da Marte attraverso gli incontri ravvicinati del terzo tipo senza mascherine e distanziamento sociale. Tutto potranno dire, ma non che un aumento del morbo in ottobre o novembre è la conseguenza della festa cui si sono abbandonati improvvidamente i  tifosi dell’Inter a inizio maggio… Qualcuno protesta: per quale motivo ai fanatici del calcio si concede tutto, mentre basta che un povero cristo si faccia trovare in piazza con qualche amico senza mascherina perché si buschino una multa lui e gli altri malcapitati? Che dovrebbero dire i ristoratori che possono accogliere i clienti solo all’aperto? O i baristi che non possono servire il caffè al banco?  E poi, siamo proprio sicuri -dice qualcun altro – che chi scende in piazza accalcandosi nella folla, senza mascherina, non sia lo stesso che magari rimbrotta il vicino di casa perché ha invitato qualche amico in più, e che magari arriva al punto di chiamare i carabinieri a punire il reprobo?
Sono obiezioni del tutto campate per aria. Cominciamo dalla seconda. Può anche darsi che fra i tifosi inneggianti ci siano persone del tutto incoerenti, disposte a vedere la pagliuzza  nell’occhio altrui e non la trave nel proprio. Se sono incoerenti, peggio per loro. Dovrebbero essere tolleranti con i peccati veniali degli altri così come sono tolleranti con i peccati mortali propri. Dico “peccati”per scherzo, naturalmente. Non ci sono né peccati mortali né peccati veniali in questa  faccenda che sarebbe ridicola se non fosse inquietante. C’è molta gente che ha voglia di tornare a vivere e  ci sono molti sbirri in potenza che si sentono salvatori della patria quando possono denunciare alle autorità qualche poveretto che trasgredisce le stoltissime norme anti-Covid da troppo tempo in vigore. L’informazione di regime plaude a questi delatori, fingendo di non rendersi conto che sono loro a commettere peccato mortale. Nell’antica Atene personaggi del genere erano chiamati “sicofanti”, e venivano considerati uomini fecciosi, della peggior specie. Oggi vengono nobilitati con un epiteto barbaro che non voglio neppur trascrivere, e il gioco è fatto.Quanto alla considerazione che la polizia se la prende coi deboli e se la fa sotto coi forti, le categorie che fino ad oggi hanno subito i soprusi della sbirraglia, invece di prendersela con i tifosi, dovrebbero trarne esempio e imitarli. Abbiamo visto come sono stati ligi alle norme incostituzionali scritte a loro danno i ristoratori, i commercianti e tutti gli altri piccoli imprenditori ridotti alla fame. Quanti hanno aderito all’iniziativa “Io apro”, una forma di disobbedienza civile che, se avesse goduto di un’adesione massiccia, avrebbe messo in gravissima difficoltà il governo?  Solo una sparuta minoranza. Nelle piazze, a protestare imbavagliate con la mascherina, poche migliaia di manifestanti  in rappresentanza di quel settore terziario che conta milioni di piccole e medie imprese. Ben fermi nel proposito di astenersi da ogni violenza, ma esposti al pericolo di cadere nella trappola di chi dietro le quinte, allo scopo di screditare la loro legittima protesta, aizza i soliti gruppuscoli di farabutti avvezzi  a cogliere ogni pretesto per compiere atti criminali. Scendano in piazza numerosi e compatti, come fanno i tifosi, che impugnano i loro stendardi, sempre pronti a usarli come mezzi contundenti, nel caso  che a qualche dipendente della signora Lamorgese saltasse il ticchio di volerli disperdere. Anche commercianti, ristoratori, ambulanti e altri oppressi ridotti alla fame impugnino i loro stendardi. Facciano capire che non hanno alcuna intenzione di  usarli come strumenti di offesa, ma nel caso in cui siano presi a manganellate saranno costretti a far di necessità virtù.Si sta aprendo, si sta aprendo, si torna alla normalità!  Ma come, ma dove? Non è forse vero che il coprifuoco è ancora in vigore? La ripresa economica è vicina! Ma come, ma dove? I fondi che arriveranno dall’Europa daranno un forte impulso alla rinascita! Ma come, ma dove? Con i piani per la coddetta “transizione economica”, o della cosiddetta “digitalizzazione?” Peccato che la spina dorsale dell’economia italiana sia sempre stata quella della piccola e media impresa, del commercio, del turismo, del settore terziario in tutti i suoi comparti. E il settore terziario è proprio quello che, a causa della “pandemia” e dei provvedimenti demenziali con cui è stata affrontata ha subito il colpo più duro. Non c’è “Recovery fund” che tenga (ammesso che arrivi davvero): per far riprendere l’economia italiana bisogna aprire tutto e subito. A meno che, come ha detto argutamente Giancarlo Marcotti in uno dei suoi ultimi video di “Finanza in chiaro”,  sempre condotti con grande lucidità di giudizio, non si voglia distruggere la struttura economica dell’Italia, fondata in gran parte su imprese familiari, “perché ce lo chiede l’Europa”. Non è un caso che al governo sia giunto un ex-banchiere della BCE, formatosi nei ranghi della Goldman Sachs, il santuario della massoneria finanziaria da cui provengono tutti i potenti del sistema bancario internazionale, pubblico e privato (ammesso che abbia un senso, oggi, tale distinzione). Ricordate che cosa diceva A. M. Rotschild? “Datemi il controllo della moneta di una nazione e non mi importa chi farà le sue leggi”. In piazza, in piazza, senza distanziamenti e senza mascherina, impugnando armi improprie da usare alla bisogna. Prendete ad esempio i tifosi! 

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Tifiamo per la libertà

  • Alessandro Colla

    L’unico rammarico è che si abbia il coraggio di violare le regole solo per ragioni calcistiche. Su tutto il resto il popolo canta “ho capito, signorsì, chino il capo e me ne vo”. E non c’è opposizione perché Sua Eccellenza il Cavaliere è invitato dal popolmasetto “di destra” a rilasciare patenti. E rivolgendosi a Giorgia Meloni dice senza vergogna “faccia il nostro cavaliere/cavaliera ancora te”. Non sarebbe affatto “una cosa molto onesta” ma pur di evitare scissioni si continua ad implorare “resta, resta” a ogni possibile transfugo. Sono questi, non i libertini, i personaggi che dovrebbero essere fulminati dalle statue. Ma queste ultime sono di pietra quanto gli esponenti del mondo politico. Mai pietre preziose, però.

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