La burocrazia è tipica delle dittature, inclusa quella sanitaria
Si sente dire da molte parti che la situazione di crisi in cui sono precipitati gli ospedali in Italia nel momento più acuto della pandemia sarebbe la conseguenza dei tagli alla sanità praticati negli ultimi anni da tutti i governi e della privatizzazione dei servizi sanitari. Non ho dati di prima mano a disposizione ma, da quel poco che so, mi permetto di fare qualche considerazione, ben contento di essere confutato, se dico qualche sciocchezza, e anche di cambiare idea, se qualcuno mi convince di aver sbagliato. A un patto: che si lasci da parte ogni ideologia e ci si attenga ai dati di fatto. Anch’io, per un momento, vorrò mettere da parte il mio anarchismo. Il problema di assicurare l’assistenza sanitaria anche a chi versa in condizioni di povertà in un contesto nel quale non esistono poteri pubblici è sicuramente importante, ma qui non ne voglio parlare. Mi limito solo a dire che sono il primo ad ammettere che il mercato da solo non è la soluzione; ma che la soluzione migliore sia lo Stato è tutto da dimostrare. Mi fermo qua. Riprenderemo il discorso quando se ne presenterà l’occasione.Tagli alla sanità? Non mi pare. Se guardiamo i bilanci degli ultimi anni, si direbbe il contrario. La spesa sanitaria è costantemente salita. E’ vero invece che, al fine di risparmiare, sono stati soppressi molti presidi ospedalieri che servivano le zone più disagiate, mettendone i servizi in capo alle strutture, più ampie e tecnologicamente più avanzate, presenti nelle aree limitrofe più densamente popolate. E’ stato un provvedimento più da ragionieri che da economisti. La chiamano “razionalizzazione”, un termine che etimologicamente ha la stessa radice di “ragioneria”. I ragionieri, sia ben chiaro, godono di tutto il mio rispetto. Il loro compito è quello di verificare che, fissati – da altri – certi obiettivi e certi programmi, i conti risultino in ordine. Altra cosa è invece valutare costi e benefici di un determinato programma. Può essere vero che, sopprimendo un piccolo ospedale di un piccolo centro, si ottengono risparmi in termini monetari, ma se la conseguenza è quella di non poter più garantire un soccorso immediato a chi ne ha urgente bisogno, col rischio aggravare le sue condizioni, o magari di non poter raggiungere, neppure con i mezzi più rapidi, l’ospedale più vicino in tempi utili per evitare la morte del paziente, ogni risparmio di spesa va accantonato. Mi risulta che, in alcune zone appenniniche i presidi sanitari siano del tutto carenti: gli ospedali sono lontani dai piccoli centri abitati, e magari raggiungibili solo attraverso percorsi disagevoli. Si è fatto tutto il contrario di quanto un tempo faceva la beneficenza privata. Verdi, perché i suoi contadini potessero essere assistiti prontamente, in caso di malattia o di infortuni, e non rischiassero di morire prima di poter raggiungere un presidio medico troppo lontano, fondò a sue spese l’Ospedale di Villanova d’Arda, che ancor oggi porta il suo nome ed è stato recentemente trasformato in Centro Nazionale Paralimpico. Non vorrei sbagliare, ma mi pare che sia stato proprio il l famigerato governo Monti a “razionalizzare” nel modo che sopra dicevo. Non c’è da meravigliarsene. Il lugubre professore bocconiano, giunto al governo grazie alle manovre internazionali che ebbero tra i loro artefici anche l’allora presidente Napolitano, dopo essere stato, fra l’altro, “advisor ” della Goldman Sachs, una delle tante associazioni a delinquere che hanno causato la crisi del 2008, appartiene alla stessa scuola dei “professori” che, qualche lustro prima, avevano “razionalizzato” i bilanci della RAI vendendo l’argenteria di famiglia. Allora si soppressero le orchestre sinfoniche, veri gioielli dell’ente radiotelevisivo pubblico. Indubbiamente in questo modo si ottennero risparmi. I professori-ragionieri potevano dirsene soddisfatti. Ma che senso ha una TV pubblica che rinuncia alla grande cultura? Nell’intrattenere il grosso pubblico, mostrando tette e culi in trasmissioni insulse, sono molto più efficienti le TV private. Con buona pace di Aldo Grasso. Privatizzazione selvaggia? Anche qui mi pare che le cose non stiano propriamente così.Si guardi il caso della Lombardia. Nessuno può negare che la più ricca regione d’italia vanti alcune eccellenze, in campo sanitario, da tutti riconosciute. Non sarà un caso che molti meridionali, quando possono permetterselo, vadano a farsi curare negli ospedali lombardi. Il sistema è costituito da una rete di strutture sanitarie sia pubbliche sia private, queste ultime in regime di convenzione con il governo della sanità regionale. Il progetto risale a Formigoni, un personaggio che non ho mai amato, ma che, dopo quanto ha passato in seguito al processo in cui è stato condannato per malversazioni non credo tanto più gravi di quelle che un po’ dappertutto avvengono nella commistione di politica e affari, mi è diventato quasi simpatico. Quando era presidente della Regione, si sapeva bene che per far carriera negli ospedali o per ottenere finanziamenti bisognava essere militanti, o per lo meno simpatizzanti, di Comunione e Liberazione e della Compagnia delle Opere. Una mia amica, fervente cattolica, mi confessò che anche per le associazioni cattoliche diverse da CL il rubinetto dei finanziamenti formigoniani era chiuso (un’altra mia amica cattolica e scioccherella mi disse che aveva votato Formigoni perché sapeva che, sulle orme di San Paolo, aveva pronunciato il voto di castità. Quando le replicai: “Se ha fatto il voto di castità, peggio per lui”, me la sono inimicata per sempre). Detto questo, va riconosciuto che la sanità lombarda, anche per merito suo, agli alti livelli opera in modo apprezzabile. Ma allora da che cosa dipende il disastro che sembrava travolgere la Lombardia quando tutte le sere, in televisione, ci mostravano il corteo degli autocarri militari che trasportavano alla cremazione le bare dei deceduti nelle strutture ospedaliere del Bergamasco? I motivi per cui la Lombardia, in particolare nei territori di Bergamo e Brescia, è stata colpita in modo così devastante, è ancora tutto da studiare. Dopo aver eretto una colonna infame all’ineffabile Anthony Fauci, il quale s’è permesso di affermare che in Lombardia ci sono stati tanti morti perché ci abitano tanti lavoratori cinesi, sarà il caso di verificare se l’alta letalità del morbo non sia dovuta, nelle zone più colpite, a una notevole presenza nell’aria di nanoparticelle prodotte dai residui delle produzioni industriali e a una campagna vaccinale a tappeto, molto più capillare che in qualsiasi altro territorio, come profilassi contro la normale epidemia influenzale (come farebbero pensare i risultati, tutti da controllare, di uno studio sui militari dell’esercito USA). Ma allora la privatizzazione non c’entra nulla. C’entra piuttosto l’infame consiglio del Ministero della Salute alle dirigenze degli ospedali di non eseguire autopsie, col bel risultato che, per settimane, si è continuato ad applicare terapie sbagliate sulla base di diagnosi sbagliate, provocando la morte di molti pazienti che si sarebbero potuti salvare. Ho saputo qualche giorno fa che un analogo consiglio era stato diffuso in Germania dagli esperti dell’Istituto Max Planck. Mal comune mezzo gaudio. Ma mi risulta che in Germania la Magistratura si stia muovendo.Se le cose stanno così, le cause che hanno messo in ginocchio il sistema sanitario nelle fasi acute della pandemia non sono riconducibili né a una fantomatica privatizzazione né a presunti tagli alla sanità. Certamente la razionalizzazione della spesa in termini ragionieristici ha fatto i suoi danni. Ma credo che il motivo fondamentale sia il degrado della medicina di base, quella che una volta si basava sulla figura del medico di famiglia. Erano i tempi in cui il farmacista, lungi dall’essere un pizzicagnolo com’è oggi, che vende di tutto, dai belletti per le donne alle scarpe per bambini ai giocattoli alle pizze e agli gnocchi biologici (guardate che non scherzo. l’ho verificato con i miei occhi), era spesso una sorta di autorità, cui ci si rivolgeva con fiducia per chiedere consigli contro piccoli malanni, o anche per piccole medicazioni per le quali oggi si correrebbe subito al pronto soccorso più vicino, intasandolo a scapito dei casi più gravi e più urgenti. Erano i tempi in cui il medico “di base”, come si dice oggi con termine orridamente burocratico, diventava spesso un vero e proprio amico di famiglia, che veniva consultato per problemi non solo strettamente sanitari, ma anche psicologici. Correva a tutte le ore, anche di notte, anche di domenica e nei giorni di festa. Qualcuno di buon cuore arrivava addirittura a visitare gratis i pazienti più poveri. Nessuno moriva per la strada. Gli ospedali dovevano accogliere tutti. Il medico condotto era a disposizione di tutti ed era sempre obbligato a intervenire in caso di bisogno. Poi arrivò il Sistema Sanitario Nazionale, sul modello di quello inglese. Una trovata messa in atto, un po’ dappertutto, da governi progressisti, ma risalente, nel suo nocciolo, a quel sistema di Stato assistenziale escogitato nella Germania di Bismarck per tagliare le ali al movimento socialista e alla sua propaganda contro il classismo dei governi borghesi. Ricordo che, quando fu presentato il progetto di legge italiano per la costituzione di un Sistema Sanitario Nazionale, il PLI espresse le sue perplessità, e votò contro, paventando che i medici di famiglia potessero trasformarsi in burocrati. Profezia azzeccata. E’ successo proprio così. Non soltanto è scaduta la preparazione tecnica dei medici di base (frutto, tra l’altro, di un insegnamento universitario sempre più scadente), che spesso si aggiornano sui “bugiardini” (così come i peggiori insegnanti si aggiornano sui libri di testo che l’editoria scolastica propina ai loro allievi), ma credo sia esperienza di tutti che ormai il medico è diventato un passacarte. Una volta, conosciuta la sintomatologia del paziente dalla sua viva voce, lo faceva sdraiare sul lettino e lo visitava. Oggi di solito si limita a prescrivere analisi cliniche, non sempre necessarie. Compila fogli su fogli. Digita sul computer. Appena può, ti manda dallo specialista. Se non te lo puoi pagare di tasca tua, devi prenotare in una struttura ospedaliera, e metterti in coda. Magari passano mesi. Lo stesso si dica per piccoli interventi chirurgici, che un tempo il medico eseguiva di persona nel suo ambulatorio. E’ il trionfo della burocrazia. Che, firmando qualche scartafaccio, ti permette anche di cambiare medico, col risultato talora di cadere dalla padella nella brace. Nei giorni di festa c’è la guardia medica. Ti arriva in casa uno che non conosci e non ti conosce. Ti fai il segno della croce e speri in Dio. Era inevitabile che un sistema del genere dovesse trovarsi impreparato di fronte a un’epidemia inaspettata. Eppure qualche bravo medico ha saputo prendersi le sue responsabilità, senza mandare subito il paziente in ospedale e applicando, in scienza e coscienza come richiede la deontologia professionale, terapie non conformi ai protocolli, talora con risultati lusinghieri. Alcuni però hanno dovuto subire le reprimende dell’Ordine dei Medici. Ricordate il caso dell’idrossiclorochina? Messa subito al bando, è un rimedio “off label” , non si può usare un farmaco pensato per la malaria come farmaco contro il Coronavirus! Eppure dà buoni risultati, se usato con criterio. Ormai lo ammettono tutti. Così come danno buoni risultati altre terapie, che potrebbeto essere comodamente somministrate a domicilio. Sarebbe il caso di approfittarne in occasione di questa “seconda ondata”, che vede nuovamente intasarsi i presidi ospedalieri, specialmente nei servizi di pronto soccorso, assaliti da gente che va nel panico quando scopre di avere 38 di febbre.Bisogna ritornare a una medicina di base umanitaria e anti-burocratica.La riforma messa in cantiere in questi giorni dal Ministero della Salute punta proprio a rafforzare la medicina territoriale, promuovendo strutture intermedie fra i medici di base e i presidi ospedalieri. L’idea è encomiabile. Purché tutto non si risolva in nuovi apparati burocratici.Permettetemi di concludere con una cattiveria, che mi inimicherà molte altre persone, come se già di nemici non ne non avessi abbastanza. Ma me ne importa meno che niente. Come per migliorare il sistema dell’istruzione pubblica bisognerebbe cominciare ad abolire il valore legale dei titoli di studio, così per riformare il sistema sanitario bisognerebbe abolire l’Ordine dei Medici. L’ho detta, e ora lapidatemi.
Mi sa che si preparano tempi cupi: l’anno scorso eravamo impreparati, ma a fine inverno; quest’anno siamo sempre impreparati, ma ad inizio autunno. Saranno cazzi, scusate il francesismo.
E non è che il resto del mondo stia tanto meglio di noi: ravanano tutti come pochi pure l’efficiente Israele; in realtà tra virologi, epidemiologi, infettivologi non ce n’è uno che dia fiducia.
Che la Svezia poi, nazione ultratassaiola e patria della odiata mocciosetta, improvvisamente sia diventata l’idolo dei libertari, mi fa solo ridere. Dato che secondo Worldometer ha avuto senza lockdown meno morti in percentuale dei nostri sarebbe la prova dell’inutilità del lockdown.
Già, ma noi abbiamo avuto il “culo” di averlo avuto per primi, abbiamo famiglie allargate, ci sbaciucchiamo tra parenti e amici, e nella pianura padana c’è un clima freddo umido esiziale per le polmoniti, con la nebbia che fa da aerosol venefico trasportatore del virus. In Svezia si baciano solo gli amanti e i figli se ne vanno via a 18 anni, l’aria è fredda e secca. La Svezia casomai va paragonata con gli scandinavi e allora si vede che ha avuto 10 volte di morti in più delle nazioni sorelle che hanno fatto il lockdown (598 x 1milione contro medie di 50-60).
Comunque è sempre difficile fare paragoni tra nazioni: Io volevo fare un foglio excel per mio uso di questa pandemia, ma ci ho rinunciato: troppo diverse le condizioni ambientali, climatiche, usi, costumi, e poi i dati: ognuno dà i suoi. Chi crede ai morti comunicati dalla Cina: 4600? ma per favore, saranno quelli dei primi giorni.
Venerdì usciva l’appello di una tale Roberta Calvano – docente di diritto costituzionale – che con 100 scienziati firmaioli chiedeva a Mattarella misure drastiche contro la pandemia, come (cito testuale) “esigenza di salvaguardare il diritto alla salute individuale e collettiva sancito nell’articolo 32 della Carta costituzionale come inviolabile”.
ilfattoquotidiano.it/2020/10/23/coronavirus-100-scienziati-a-mattarella-e-conte-il-contagio-va-fermato-ora-assumere-provvedimenti-stringenti-e-drastici/5976973/amp/
huffingtonpost.it/entry/covid-100-tra-prof-e-scienziati-scrivono-a-conte-e-mattarella-subito-misure-drastiche_it_5f92aefdc5b61c185f493035
ilmattino.it/primopiano/politica/covid_appello_scienziati_in_due_tre_giorni_chiudere_tutto-5541721.html
L’appello – letto bene – per me è pure condivisibile per quel che serve; spero solo che la gran vaccata della salute definita “diritto inviolabile” da una docente di diritto costituzionale (come se fosse il domicilio o la corrispondenza, in realtà c’è scritto “fondamentale”) sia frutto di un refuso dei giornalisti pecoroni vanno tutti dietro al primo che scrive, altrimenti gli studenti della Calvano non sono per nulla messi bene.
Cari libertari, potete lasciar perdere DJ e lapidare me.
Senza lapidazioni: i confronti sono necessari e doverosi. Leggo i dati forniti dagli esponenti favorevoli al terrorismo e alla tirannia. La Danimarca avrebbe avuto settecento decessi con la metà degli abitanti della Svezia. La percentuale, quindi, è dello 0,75 per mille; più alta, dunque dello 0,59 segnalato per la Svezia. Senza contare, poi, che anche lì hanno commesso lo stesso italico errore di mettere pazienti nelle RSA. Quest’ultima autocritica è stata spacciata dai cialtroni in servizio permanente come un presunto pentimento dei medici svedesi per non aver suggerito blocchi. Dove starebbe scritto che la Svezia sarebbe diventata l’idolo dei libertari? Questi ultimi hanno criticato comunque il divieto di assembramento oltre le cinquanta persone deciso anche lì. A Taiwan hanno contato otto morti (di cui sette sopra gli ottant’anni) ma nessuno sostiene che Taiwan sia libertaria solo perché nella questione specifica ha ragionato. Idem per la Corea del sud. I libertari apprezzano la decisione del Mozambico di privatizzare gli elefanti ma non ritengono sufficiente questa scelta per sostenere che in quella nazione si sia passati auna completamente libera economia. Gli zero morti dell’Estonia sono i benvenuti ma i libertari sanno che dovunque esiste lo stato c’è pericolo e che il diritto fondamentale alla libertà non è generico come quello della salute. Lasciamo comunque stare la questione dell’andarsene di casa a diciotto anni. Dove ciò avviene, spesso non si va a vivere da soli ma in situazioni di promiscuità maggiore rispetto a quelle vissute nelle famiglie di origine. Quanto alla Cina, se non si crede alle loro cifre perché si tifa per il confinamento dal momento che è stata l’unica nazione a prendere misure peggiori di quelle italiane? Senza lapidazioni anche per chi propone l’abolizione dell’Ordine dei Medici, come del resto tutti gli altri ordini professionali. Ci sarebbe, sicuramente, minore corruzione oltre che maggiore professionalità. Gli ordini sono un retaggio fascista ed è per questo che piacciono tanto alle sinistre: Gramsci più a sinistra del socialismo ufficiale, Mussolini un po’ più a destra ma tutti e due dal filone socialista provenivano. Con l’abolizione dell’Ordine dei Medici ci guadagnerebbe la ricerca scientifica in quanto sarebbe automaticamente più libera e meno legata a gruppi di pressione farmaceutici che ne impediscono i progressi. Un tipo di libertà che dimostra che il mercato anche “da solo” è la soluzione ottimale. A tassazione zero, il numero dei poveri privi di assistenza sanitaria sarebbe bassissimo e quindi facilmente assorbibile da iniziative spontanee. L’ospedale di Villanova d’Arda ne è un esempio. Potrebbero esserci poveri che non hanno neanche il pane, l’acqua o un tetto. Sarebbero comunque molti di meno degli attuali e in ogni caso il problema di garantire pane, acqua e alloggio non è meno importante dell’assistenza sanitaria. L’assenza di stato, in luogo della sua falsa assistenza, sarebbe comunque un vantaggio per tutti; poveri per primi.
Io non tifo per il confinamento, sia chiaro, ma non viviamo in un mondo semifantastico.
Abbiamo tutti il diritto di andare in auto, ma se di colpo decuplicassero nello stesso istante le auto, collasserebbe la viabilità e si dovrebbero prendere provvedimenti. Idem per gli ospedali.
Worldometers segnala 122 x 1 milione ovvero 0,122 x 1000 per Danimarca, che è comunque una penisola piccola e affollata, meglio paragonare la Svezia a Norvegia e Finlandia anche se, come già detto, è sempre difficile fare paragoni. Poi magari sbaglia Worldometers (non per nulla volevo farmi un excel tutto mio), ma qualche stella fissa bisogna pur averla.
“Idolo” nel senso che vedo molto citata. Lo so bene che i libertari amano il Somaliland, LOL.
Con o senza stelle fisse, io mi limito a contestare decisioni prese in contraddizione con gli stessi dati forniti dalle fonti filoterroristiche. Che danno la Svezia peggio della Norvegia (il cui primo ministro ha sostenuto che tornando indietro non avrebbe commesso l’errore di porre dei limiti) ma in situazione similare alla Finlandia e migliore rispetto alla Danimarca. Con l’Islanda non so ma nella media scandinava siamo lì. Solo che nel centro di Stoccolma c’è stato un temporaneo aumento dei decessi rispetto alla media del 2019 (ma non alla media del 2018) a causa dello stesso italico errore di utilizzare le RSA per i ricoveri. Anche la provincia di Bergamo ha avuto un dato simile, probabilmente dovuto a errori diagnostici e terapeutici, ma l’Italia tutta non è solo la provincia di Bergamo. Se le auto decuplicano, i primi a prendere provvedimenti sono gli automobilisti; i quali quando notano i vantaggi nell’andare a piedi, in quanto impiegano meno tempo, optano per quest’ultima soluzione; una soluzione di mercato. non c’è bisogno che un’autorità di fatto illegittima si arroghi la pretesa di eliminare il diritto di andare in automobile. In ogni caso quel diritto va garantito. Idem per gli ospedali? Se c’è la fila si attende come è sempre avvenuto, in seguito il mercato è in grado di realizzarne altri e se oggi c’è la fila è perché non c’è mercato. In più la decuplicazione virale è stata volontariamente artefatta e i martellamenti mediatici hanno portato la gente a pretendere ricoveri senza reale necessità. Anche questo è stato un crimine, simile all’intasamento del traffico veicolare causato dal mettere in strada vetture senza autista e comunque senza effettiva motivazione. I vigili provvedono al traffico, anche eventualmente imprevisto; i legislatori si astengano dall’intervento perché sanno solo provocare ulteriori danni.
Tra l’altro – come dittatura sanitaria – la Svezia non è proprio seconda a nessuno.
Nessun dibattito come da noi con le varie star Capua, Galli e compagnia. Lì c’è Tegnell che decide e dà la linea, non ci sono discussioni. Tegnell – che ha un sinistro aspetto nazistoide – la pensava così e si è fatto così. Punto.
Ma quest’anno potrebbe essere diverso.
ilsole24ore.com/art/la-svezia-ammette-aver-sbagliato-risposta-coronavirus-AD9uDBV
Come dire? Se Hitler, pur essendo dittatore, ordina la liberazione degli ebrei non starò certo a contestare il singolo provvedimento. Non so se in Svezia ci sia qualcuno a dettare la linea, non so neanche quale sia la fonte di informazione che sostenga ciò. Ma so chi sono quelli che dettano la linea qui. E se sono secondi è solo perché c’è la concorrenza cinese. Più secondini che secondi.
Come dire che hanno avuto culo perchè Tegnell la pensava così, altrimenti zitti e buoni come il resto del mondo. La fonte? Parzialmente nel link indicato si dice che il governo svedese ha affidato a lui la questione. Poi io avevo letto altrove molto ben spiegato come funzionava, ma chissà dove.
Altre notizie interessanti su Tegnell
ilbolive.unipd.it/it/news/svezia-controversa-strategia-sanitaria-anders
Trovato l’articolo che avevo letto:
ft.com/content/5cc92d45-fbdb-43b7-9c66-26501693a371
dove in traduzione si può leggere:
L’approccio della Svezia alla pandemia è insolito in gran parte perché la sua governance è insolita. A differenza di quasi tutti gli altri paesi, non sono i politici a prendere le grandi decisioni, ma l’agenzia di sanità pubblica svedese, a causa della sua costituzione che conferisce grandi poteri alle autorità indipendenti. In pratica, questo significa Tegnell. “L’intero approccio è di Tegnell. Il governo l’ha accettato senza domande ”
“in Svezia che ci sono storie di persone con la sua faccia occhialuta tatuata sui loro corpi, mentre alcuni della destra americana e britannica si sono impadroniti di Tegnell come un campione delle libertà che sentono di aver perso durante il blocco”
Meglio avere un Tegnell che un Ricciardi. Meglio lasciare che i vari Burioni, Lopalco, Pregliasco, Crisanti, Capua e altri sedicenti scienziati da 2000 euro per dieci minuti si parlino addosso, chiusi nella loro bolla autoreferenziale, e sia uno solo il consigliere del governo per la politica sanitaria. Tegnell dittatore? A me pare che abbia detto cose sensate. Il governo l’ha ascoltato? Vuol dire che è stato convinto dalle sue argomentazioni e ha deciso di seguirne i consigli. Da noi si sono seguiti i consigli di un fantomatico Comitato Tecnico Scientifico formato da tanti Signori Nessuno nominati non si sa con quali criteri, i cui verbali sono rimasti a lungo secretati, e fino a oggi sono stati resi pubblici solo in parte. Forse sono stati loro a consigliare di non fare autopsie? Dove sta allora la dittatura? In Svezia o in Italia? Quanto all’aspetto fisico, Tegnell è in buona compagnia. Non è che Fauci e Ghebreyesus abbiano una faccia molto più bella. E neanche il loro sodale Bill Gates. Io non accetterei un invito a cena da nessuno di loro (e pensare che l’ho accettato perfino da parte del Commendatore!!!), e se mi proponessero l’acquisto di un’auto usata declinerei l’offerta. A fare certi lavoracci si diventa brutti; o forse, se si è brutti si fanno certi lavoracci. Io piuttosto che avere che fare con virus e batteri preferisco avere che fare con le donne (purché non siano poliziotte o soldatesse, perché avrei l’impressione di corteggiare maschietti; e, con tutto il rispetto per gli omosessuali, non sono uno di loro). Ve lo immaginate un catalogo di Leporello pieno di virus e batteri? Mi si rizzano i capelli solo a pensarci.
E solo questione di intendersi.
Nel mondo gli esperti vengono consultati (e ci mancherebbe), ma sta sempre ai governanti decidere, ovvero se seguire le loro indicazioni o meno. Quindi se dittatura è, resta dittatura politica.
La Svezia – col sistema del plenipotenziario Tegnell – tecnicamente ha i titoli per essere la vera dittatura sanitaria; poi buon per loro Tegnell ha scelto l’approccio morbido: consigli, che un popolo civile come gli svedesi trasforma in regole (mentre noi trasformiamo le regole in consigli).
Che trasformiamo le regole in consigli non è affatto vero. I consigli, specialmente quelli assurdi, sono stati seguiti addirittura come moda. Le regole imposte sono state supinamente accettate con la classica attitudine all’obbedienza da parte di un popolo che odia la libertà.