Don Giovanni

Evasore

DON GIOVANNI – Ehi, Leporello, dove sei?
LEPORELLO – Son qui per mia disgrazia!
DG – Perché per tua disgrazia?
LE – Perché ora che siete indagato per evasione fiscale, resterò disoccupato. Le cose si mettono male, come l’altra volta: so bene come andò. Don Ottavio vi aveva denunciato per l’omicidio del commendatore; ma i vostri avvocati furono così bravi da far passare quel delitto per legittima difesa…
DG – Che delitto?! Quel vecchio barbagianni d’un commendatore mi voleva accoppare, forse che non dovevo difendermi?
LE – Ma lui voleva difendere la figlia dalle vostre insidie…
DG – Macché insidie! Quella ci stava, e come! Lo credo bene; fidanzata, per volere del padre vecchio bacucco, con quella checca di Don Ottavio, che non era capace di soddisfarla… Si sa bene perché Don Ottavio aveva accettato il fidanzamento con quella procace donzella, lui che si filava i maschietti! Era ridotto sul lastrico per una serie di speculazioni finanziarie fatte senza cervello, rischiava di finir dentro per debiti… Il matrimonio con Donn’Anna era la fine d’un incubo…Una dote di lusso…Già, il commendatore era banchiere e ministro delle finanze, i soldi
poteva stamparseli a piacere.
LE – In somma, foste assolto, ma Don Ottavio non si diede per vinto, vi denunciò per evasione fiscale -ed era vero, eravate un evasore coi fiocchi, portavate capitali all’estero, non era una calunnia- e a quel punto neppure un avvocato come Marco Tullio Cicerone vi avrebbe potuto difendere. Condanna a morte!
DG – Per crimen maiestatis, come Gesù Cristo: sono in buona compagnia!
LE – Eh no, caro padrone, Gesù Cristo diceva che vanno pagate, le tasse: date a Cesare…
DG – E’ un’impostura della gente plebea, anzi una bestemmia. Cristo non aveva la zucca di Don Ottavio. Pensa bene a quella frase furbissima: date a Cesare… Ma che cos’era di Cesare? Niente! Che ci facevano i Romani in Palestina? Usurpatori, violenti, guerrafondai! Nessuno li aveva chiamati! Cristo dice, per chi vuole intenderlo, che è un dovere non pagarle, le tasse! Come pagare le tangenti alla mafia…
LE – Quasi quasi mi avete convinto. Ne sapete una più del diavolo!
DG – A quanto dicono, sono io il diavolo… Ma sulle tasse sono d’accordo col figlio del Padreterno.
LE – Sta di fatto che ci siete ricaduto, finirete ancora sotto processo.
DG – Ma questa volta andrà meglio, la pena di morte non c’è più.
LE – Per i delinquenti no, ma per gli evasori mi sa che prima o poi la reintrodurranno…
DG – O questa poi!
LE – Padrone, qui siete voi a mancare di discernimento. Seguitemi. Quando tutti credevano in Dio, la blasfemia poteva portare alla morte…
DG – Anche adesso, se bestemmi Allah o il suoi profeta.
LE – Da noi no, a parte le esecuzioni capitali private; solo un po’ di galera per aver offeso la sensibilità dei nostri ospiti islamici devoti alla loro fede… Ma questo è un altro discorso. Da noi ora si può impunemente bestemmiare quello che un tempo era il nostro Dio. Rimane il vilipendio al papa, ma solo perché è equiparato al capo dello Stato.E arrivo al punto:il vero dio oggi è lo Stato,chi evade le tasse è peggio d’un bestemmiatore. E allora, morte!
DG – Ma andiamo! Galera forse sì, ma la morte!
LE – Eppure sembrerebbero d’accordo anche i preti, che sono i più atei di tutti. Ieri sono andato a confessarmi, perché, pur essendomi votato al vostro credo libertino, un pochino di fifa mi rimane; non si sa mai, gli anni passano, e quel che c’è dopo il gran giorno nessuno lo sa. Ebbene, il prete, un giovincello affabile e simpatico, mi ha assolto da tutti i miei peccati: frequentazione assidua di bordelli, furti di galline, sbevazzate all’osteria con risse finali,baronate al gioco,qualche sfregio sul viso a chi mi dava fastidio:”Sì figliolo,Dio ti perdona,è misericordioso!”. Ma quando mi sono azzardato a dire che tutte le mattine non chiedo lo scontrino all’ostessa che mi serve il caffè, perché, poveretta, è stata malata, il figlio è all’ospedale, è vedova e fatica a raggranellare i soldi per pagare l’affitto mensile del suo bugigattolo, apriti cielo!!! Mi voleva strangolare! Le tasse si pagano! Non ti posso assolvere finché non risarcisci lo Stato di quanto gli hai sottratto e prometti solennemente a Dio di non commettere più un così esecrando delitto!
DG – O bella, e pensare che quando avevo tredici anni un vecchio pretacchione non mi voleva assolvere perché commettevo atti impuri. Ero piccolo, imbranato, un po’ come tutti a quell’età e, come il Cherubino dei miei amici Da Ponte e Mozart nelle “Nozze di Figaro”, parlavo d’amor con me… “Sei pazzo? Vuoi bruciarti i polmoni? Vuoi diventare cieco? Vuoi finire all’inferno per l’eternità?!”
LE – I tempi sono cambiati, caro padrone, tutto è relativo, Dio non è più cattolico, il papa non può giudicare nessuno, ma gli evasori sì, quelli può condannarli. Ma, ditemi, chi ha fatto la spia questa volta? Chi è il delatore?
DG – Per ora non lo so, ma se lo abbranco lo concio per le feste! Sicofanti li chiamavano nell’antica Atene, ed erano gli esseri più luridi. Oggi sono considerati cittadini probi, amanti della patria, benemeriti dello Stato. E, quel ch’ è peggio, fanno le loro turpi delazioni non per vendicarsi di qualche torto subito, vero o presunto (come fece con me quel rimbambito di Don Ottavio),ma così,per invidia,per farsi belli,per recitare la parte degli onest’uomini.E poi l’ipocrita sarei io! Sono loro i tartufi!
LE – O tempora, o mores!
DG – Parli il latino meglio del papa!
LE – Ci vuol poco. Hai mai sentito come recita l”Angelus”?

Giovanni Tenorio

Libertino