Don Giovanni

Uno statalista vale l’altro

L – Padrone mio, che leggo? Adesso vi mettete anche a difendere Trump, voi che in passato ne avete parlato male, criticando quei libertari, o sedicenti tali, che ne auspicavano il successo?
DG – Ma neanche per idea! Leggi bene quel che ho scritto. Dico semplicemente che se si accettano le regole del gioco, si accetta anche il risultato a gioco finito.
L – Quindi Trump non vi piace…
DG – Ma non mi sarebbe piaciuta neppure la Clinton. Come non mi piace nessun capo di Stato o di governo, altrimenti che anarchico sarei?
L – Ma non sono tutti uguali!
DG – D’accordo, allo stesso modo in cui chi compie una rapina a mano armata in banca è un po’ diverso da chi ti sfila abilmente il portafoglio dalla tasca. Meglio un ladruncolo inerme che un rapinatore armato. Ciò non toglie che siano delinquenti tutt’e due; ed è meglio non aver nulla che fare né con l’uno né con l’altro.
L – A dire il vero, forse gli Stati e chi li governa assomigliano più al grande rapinatore che al ladruncolo di strada.
DG – Dici bene. Il ladruncolo di strada, se lo colgo sul fatto, posso anche farlo scappare. Il rapinatore, se reagisco, mi spara. Così fa lo Stato. Se ti ribelli, mette in moto le sue polizie, i suoi giudici, le sue carceri, in qualche caso anche i suoi aguzzini e i suoi boia. Sempre in nome del Bene Comune, s’intende. La Guerra del 15-18 doveva servire, per qualche bella cocuzza, a cementare gli Italiani, a farne un popolo unito e fiero della propria appartenenza, a renderlo pienamente partecipe delle magnifiche sorti e progressive. N’è uscito il Fascismo. Prezzo: seicentomila morti. Quante vie e piazze del Bel Paese sono dedicate a quei delinquenti che mandavano allo sbaraglio tanti poveri cristi di soldati, ubriacati di grappa, con i carabinieri dietro che gli puntavano la pistola alla schiena? Altro che rapinatori e delinquenti, qui siamo alla strage di massa. Ma il fine giustifica i mezzi. Vero, la democrazia non è arrivata subito, si sono dovuti aspettare più di vent’anni, con in mezzo un regime e un’altra guerra. Ma intanto il popolo è stato cementato…
L – A giudicare dalla foga di tanti secessionisti non si direbbe… In ogni caso, ha fatto bene quel sindaco che alle celebrazioni del 4 novembre s’è presentato con la fascia a lutto, al posto del tricolore.
DG – E invece no! Se fai il sindaco, ne accetti tutti gli obblighi istituzionali, altrimenti non fai il sindaco. De Nicola ed Einaudi erano stati monarchici, ma da Presidenti della Repubblica non inneggiavano alla Monarchia. L’antimilitarista Bertinotti come Presidente della Camera partecipò alla manifestazione militaresca del 2 Giugno, benché gli si leggesse in viso un grande imbarazzo.
L – Ma torniamo a Trump. Che cosa c’è di peggio in lui?
DG – A dire il vero, non vedo gran differenza tra il suo programma “reazionario” e i programmi “progressisti”.
L – Ah, questa poi! Prendiamo la questione dei migranti. Lui parla di scacciarli a milioni, di costruire muri.
DG – Dovrà moderarsi, e alla fine farà soltanto un po’ di più di quanto si sta già facendo. Lungo il confine col Messico i muri ci sono già, e dove non ci sono muri ci sono barriere, filo spinato e altro. Gli sgherri vigilano, e se è il caso sparano. Trump è soltanto più coerente dei suoi avversari buonisti. E’ un ferreo protezionista per quanto riguarda il libero scambio delle merci, e di conseguenza si oppone anche alla libertà di migrazione, che poi è semplicemente libertà di muoversi. Frontiere chiuse per le merci straniere, frontiere chiuse per le persone straniere. In questo modo si difende l’industria nazionale e si salvaguarda l’occupazione. Un vero benefattore della patria
L – Spero che lo diciate scherzando. Ma nella politica fiscale, è agli antipodi dei suoi oppositori: vuole abbassare le tasse…Il che dovrebbe piacervi.
DG – Meglio tasse basse che tasse alte, ma è sempre rapina a mano armata. Quanto all’economia in generale, Trump è il più keynesiano di tutti. Per trovare un programma di investimenti pubblici come quello da lui sostenuto bisogna andare indietro fino ai tempi della Grande Crisi del ’29, di Franklin Delano Roosevelt, della Tennessee Valley Authority. Strade, ponti, gallerie, viadotti, giganteschi investimenti nelle infrastrutture, e tutto in deficit. Le smargiassate del Renzino, col suo Ponte sullo Stretto, in confronto impallidiscono. Visto che dovrà finanziarsi sul mercato, avendo escluso il ricorso alla leva fiscale, che anzi subirà un alleggerimento, ha bisogno che i tassi d’interesse aumentino, altrimenti col piffero che i privati gli fanno credito. Per questo ha in mente di mandare a quel paese la befana Yanet Yellen, che con la sua politica monetaria ha limato i tassi fin quasi a zero.
L – Sì, ma in questo modo il bilancio pubblico esploderà. Leggo che il debito raggiunge già il 100% del PIL.
DG – Lui pensa e spera, probabilmente, che una forte ripresa economica innalzerà il PIL facendo decrescere o mantenendo inalterata questa percentuale. Ma è solo un bel sogno. Non ci riuscì neanche Reagan, con le sue Supply-Side Economics. Anche allora il peso del debito, anziché diminuire, aumentò.
L – Ma Reagan, se non vado errato, gonfiò enormemente le spese militari, mentre Trump ha promesso una politica estera isolazionista, ha detto che vuol scaricare sugli alleati i costi della NATO in Europa.
DG – Può darsi, ma ha anche detto che, in ogni caso, il bilancio delle spese militari dovrà crescere del 15%. E’ anche lui un bel militarista patriottardo. Forse in politica estera farà meglio del suo predecessore pasticcione. Un accordo con Putin potrà essere un vantaggio nella lotta all’ISIS. Anche Assad tutto sommato gli sta bene. Come dice il proverbio? “I nemici dei mie nemici sono miei amici”. Combattere l’Isis è la priorità,e in questo caso il fine più che mai giustifica i mezzi. Machiavellismo puro. Il Vangelo dello Stato.
L – Ma torniamo alla FED e alla Yellen. Trump potrà anche mandare a casa la befana e sostituirla con un governatore di suo gradimento, ma l’indipendenza della FED non si tocca,ed è un contrappeso formidabile al potere del Presidente.
DG – Ne sei tanto sicuro? Guarda che la FED fu istituita nel 1913 con legge ordinaria, non è un’istituzione costituzionale: sempre con una legge ordinaria potrebbe essere abolita (fosse vero!) oppure messa alle dirette dipendenze dell’esecutivo (e sarebbe un disastro). A Trump questa seconda soluzione andrebbe benissimo: tutto il denaro che vuole a sua disposizione. Non so però se il Congresso, che pur è a maggioranza repubblicana, sarebbe d’accordo.
L – La Banca Centrale agli ordini dell’esecutivo? Riappropriazione della sovranità monetaria, come dicono Grillo e Salvini…
DG – L’unica sovranità monetaria dovrebbe essere quella del mercato (scritto con la minuscola).
L – Con la minuscola? Non capisco.
DG Lo scrivono con la maiuscola quelli che poi parlano di Dittatura del Mercato: come se i risultati del mercato (minuscolo, mi raccomando) non fossero dovuti a migliaia e migliaia di scelte individuali che nessuno ha coordinato. Dov’è il dittatore?
L – A questo punto non capisco più se Trump è di destra o di sinistra, progressista o reazionario liberal o conservative.
DG – Temo che sarà soltanto un disastro, se grazie ai buoni consigli non metterà la testa a posto. Ma non è sempre detto che i consiglieri consiglino bene. Pensa se avesse al fianco, come consigliere economico, quel vecchio rincoglionito che vede nelle distruzioni provocate dai terremoti per cui l’Italia centrale sta piangendo una grande occasione di ripresa economica. Trump alla fin fine è un imprenditore edile, quanto gli starebbero bene i terremoti! Anche lui pensa che il mattone sia il motore dello sviluppo. Altro che economia digitale, rivoluzione informatica e altre quisquilie! Ruspe, betoniere e cemento armato. E acciaierie da salvare, per produrre ruspe, betoniere e tondini di ferro, tutto rigorosamente patriottico. Il più gran patriota di tutti però sarà il “Big One” che prima o poi dovrebbe arrivare in California. Arrivasse adesso, che pacchia!
L – Mica tanto patriota. Fosse patriota, sarebbe già arrivato da tempo. Possibile che, in mancanza di guerre mondiali, la Provvidenza non ci faccia un pensierino, dando qualche spintarella in più a quelle benedette placche, a quelle benedette faglie…
DG – Complimenti, Leporello, stai diventando più blasfemo di me e di Radio Maria!

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Uno statalista vale l’altro

  • Alessandro Colla

    L’antimilitarista Bertinotti non è antimilitarista: non vuole che ce ne andiamo dal Libano. Stiamo lì come forza di interposizione. Ma se Israele è nostra alleata che motivo c’è di interporci? L’ex rifondazionista ora convertito a Damasco con orgoglio ( o Bergoglio, non so), rimane sempre affezionato al terrorismo palestinese.

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