Un Machiavelli da strapazzo (con profondo disprezzo)
La Deutsche Bank è quella gloriosa istituzione che nel 2011, non si sa bene per quale disegno proprio o in conseguenza di quali pressioni esterne, cominciò a vendere in quantità abnormi i titoli di debito pubblico del Bel Paese detenuti nel suo portafoglio, innescando , per contagio, una reazione a catena sui mercati finanziari internazionali che allargò a dismisura il differenziale fra i rendimenti dei titoli italiani e quelli dei titoli tedeschi: lo “spread”, come dicono i barbari. Le conseguenze sono ben note: caduta del governo Berlusconi (un governaccio, sia ben chiaro, dove spadroneggiava come ministro dell’Economia un fiscalista ignorante e saccente, dalla voce chioccia, frequentatore di sacrestie, ammiratore di Rathenau e seguace di Colbert); nomina a senatore, da parte del presidente Napolitano, d’un cattedratico bocconiano la cui unica gloria era quella d’aver inflitto una sonora bastonata alla Microsoft per “abuso di posizione dominante” (come dire: se sei bravo e trionfi, io ti bacchetto). Il quale cattedratico dalla faccia lugubre e dall’eloquio soporifero fu poi chiamato a formare il governo più funesto della storia repubblicana italica.
Ebbene, pare venga proprio da tale gloriosa istituzione, di cui fu per qualche tempo capo economista, uno dei più stimati esperti teutonici della scienza triste ai nostri giorni, il signor Thomas Mayer. Costui, per trarre in salvo la Grecia ridotta con le pezze nel sedere da decenni di politica dello sperpero, suggerisce una terapia davvero geniale, degna dell’istinto truffaldino, intrigante e ladresco proprio del sistema bancario e finanziario dei nostri tempi efferati: un sistema di cui la Deutsche Bank ha costituito e costituisce un pilastro di non poco rilievo. Ecco il piano: la banca centrale ellenica dichiara fallimento (per i barbari “default”) sulla liquidità d’emergenza fornitale dalla BCE: in poche parole, non restituisce i quattrini che ha ricevuto. In questo modo, per il sistema bancario possono diventare disponibili circa 80-90 miliardi di crediti al momento bloccati: una somma che si dovrebbe impiegare come finanziamento dell’attività produttiva, motore della ripresa. Anche i debiti con l’Europa e col Fondo Monetario non vanno restituiti: nessuno manderebbe i carri armati. Come dire: se si sicuro di farla franca perché nessuno ti manda i carabinieri (che notoriamente hanno sempre “le mani legate”), svaligia pure l’appartamento del vicino e satollati della refurtiva. Tutto denaro da impiegare per ridar vigore alla produzione di ricchezza, senza neanche bisogno di uscire dall’Euro! Ruba e investi: vedrai che cuccagna! A una condizione: che i buoni sudditi dell’Ellade smettano di evadere il fisco e onorino i debiti che hanno contratto con le banche. Capita la doppia morale? Chi comanda può rubare con l’estorsione fiscale e rifiutarsi di restituire ai creditori quanto dovuto; chi obbedisce deve farsi estorcere parte del reddito onestamente guadagnato e guai a lui se non paga, com’è giusto, i suoi debiti! Sarebbe una violazione della legalità!
E poi gli immorali sarebbero i libertini come me, che non credono nella legalità, ma sono inflessibili nella moralità. Il furto è furto, sia che lo commettano i padroni, sia che lo commettano i servi. Semmai, è più giustificabile quello dei servi, che sono poveri. Ma quando a rubare è lo Stato, con la connivenza dei suoi amici e dei suoi scherani, nessuno ha nulla da dire, tutti diventano discepoli di Machiavelli, in nome di panzane come il pubblico bene, la patria e via di seguito. Anche il gesuita biancovestito, che non perde occasione di far la morale a tutti, su queste cose è cieco e muto.
Mi permetta, signor Thomas Mayer, Machiavelli da strapazzo, di esternale tutto il mio più profondo disprezzo.
P.S. La crisi greca sta erodendo il cervello anche alle persone più rispettabili. E’ diventato uno sport commentare le vicende d’oggi ricorrendo a paralleli, spesso tirati per i capelli, con la Storia e la mitologia della Grecia antica. Eva Cantarella,illustre antichista, in un suo articolo pubblicato nel Corrierone pasticcia non poco sulle date della Guerra del Peloponneso. Nessuno se n’è accorto, nessuno ha eccepito. Nell’ignoranza crassa regalataci dalla scuola pubblica la Guerra del Peloponneso, per i più, è qualcosa di simile a un videogioco o a un disegno animato…