Don Giovanni

Sogno proibito

Vittoriano
Vittoriano
“Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini”, quel che non fecero i barbari l’hanno fatto i Barberini: quale infame calunnia! Che tocchi proprio a un mangiapreti come me difendere un papa? A onor del vero, l’ha già fatto egregiamente un odierno apologeta della Chiesa Cattolica, Vittorio Messori, che ha il pregio, raro ai nostri tempi, di scrivere bene. Gliene rendo merito, unicuique suum. In somma, che ha fatto di male il povero Urbano VIII, al secolo Maffeo Barberini (1623-1664)? Niente, anzi, una cosa bellissima: fece fondere una trave di bronzo del Pantheon, sostituendola con una di legno, e con il materiale così ricavato consentì al Bernini di creare il meraviglioso altar maggiore della basilica di San Pietro in Vaticano. Se questa è barbarie, signori miei, vuol proprio dire che le parole possono significare tutto e il contrario di tutto. La Roma dei Cesari, grandi delinquenti, era stata splendida; la Roma dei Papi, spesso altrettanto delinquenti, dopo la decadenza dell’Alto Medioevo divenne ancora più splendida. I barbari sono arrivati molto più tardi; barbari oltre che delinquenti anche loro. Entrarono a Roma facendo una breccia nelle mura, attraverso cui passarono strombettando, a tutta corsa, alcuni pappagalli pennuti. Poi, conquistato il fu Stato Pontificio, cominciarono a scempiarne la capitale, divenuta, per disgrazia del Bel Paese e del mondo intero, sede istituzionale d’una monarchia ciabattona e dei suoi governi. Sventramenti, speculazioni edilizie (cui parteciparono, fregandosi le mani, molti pretonzoli che a parole esecravano il sacrilegio savoiardo), costruzione di palazzacci uno più brutto dell’altro, come sedi di ministeri ed enti pubblici d’ogni genere. Più tardi, il Fascismo avrebbe completato l’opera, con Via dei Fori imperiali e Via della Conciliazione. Ma lo scempio peggiore fu il cosiddetto Vittoriano, o Altare della Patria,  nato come monumento a Vittorio Emanuele II, diventato più tardi anche sepolcro del Milite Ignoto: uno dei monumenti più brutti della storia dell’umanità. Una sconcia, fredda macchia bianca in un contesto ambientale dai colori caldi e ricchi di Storia, allestita con materiali che coi gioielli della Roma antica non hanno nulla da spartire (pare  sia stato il ministro Giuseppe Zanardelli a brigare perché si facesse uso di marmo proveniente dal Bresciano, suo collegio elettorale: i conflitti d’interesse nel Bel Paese sono roba vecchia). Lì intorno si celebrano tutte le feste nazionali italiche, prima fra tutte quella della Repubblica, fra parate militari, Frecce Tricolori rombanti nel cielo, autorità severe e pettorute, discorsi pieni di vento; e lacrime,  lacrime a fontanella di chi ama la patria ed è ben contento, nel di lei nome, di farsi massacrare di tasse. E fra tanto giubilo c’è anche qualcuno che arriva a sognare la reintroduzione del servizio militare obbligatorio, per educare i giovani, allontanarli dal vizio, infiammarli di spirito civico (e pensare che l’unica cosa buona regalataci dai governi Berlusconi è proprio stata l’abolizione della leva: grazie, onorevole Martino!). Ognuno ha i suoi sogni: per fortuna i sogni, almeno quelli, non c’è governo che ce li possa togliere.
Anch’io ho un mio sogno. Immagino  che un commando dell’Isis, il califfato che distrugge i monumenti antichi in omaggio all’Islam, arrivi in Italia, magari camuffandosi tra i disperati  che tentano di raggiungerne le coste coi barconi, allo scopo di far saltare per aria la basilica di San Pietro con tutta la Città del Vaticano. Però, ignoranti come sono, scambiano per i monumenti della cattolicità il Vittoriano: grande e grosso com’è, tutto bello bianco e lucido, lussureggiante di colonnati , statue, decorazioni, non può che essere quello il centro e l’emblema dell’esecrato potere crociato, contro cui è sacrosanto dovere del buon fedele di Allah esercitare la Jihad predicata dal Profeta!  Detto fatto, in una notte lo fanno saltare per aria, senza provocare vittime umane (alla sentinella scappava la pipì e ha abbandonato il posto, andando a farla in un cantuccio  riparato e fuori pericolo). Macerie, macerie, e ancora macerie. Una bella ruspa, e la zona è finalmente liberata. Roma respira, i Cesari e i Papi ringraziano.
Se qualcuno ha intenzione di denunciarmi per vilipendio, sappia che fu un grande storico e teorico dell’architettura, Bruno Zevi, ad affermare che il Vittoriano andrebbe fatto saltare per aria con la dinamite. Grande Zevi, quanto sento la tua mancanza! E come scrivevi bene, altro che i tuoi epigoni, quelli che insozzano le pagine dei grandi quotidiani con articoli incomprensibili…

Giovanni Tenorio

Libertino