Don Giovanni

Sicofanti, delatori e scontrini

Con lo spaventoso debito pubblico, in perenne aumento, che si portano sul gobbo, i governanti della bella Italia forse non riescono a dormire di notte. Per questo, allo scopo di ingannare il tempo in attesa di prendere sonno, al posto di contare le pecore si divertono a inventarne di tutti i colori. Il guaio è che queste belle invenzioni, anziché rimaner confinate nelle loro menti malate, prima o poi prendono forma in disegni di legge che alla fine vengono democraticamente approvati e altrettanto democraticamente accomodati sulle robuste spalle dei troppo remissivi sudditi. Ricordate quante discussioni sulla proposta, all’inizio solo vagamente ventilata, di imputare il pagamento del canone televisivo alle fatturazioni per il consumo dell’energia elettrica? Si diceva che l’idea in sé era buona, ma difficilmente attuabile, per una serie di difficoltà tecniche. Alla fine però, dopo tante tergiversazioni, ci si è arrivati, grazie alla vergognosa connivenza delle società elettriche (divenute agenzie di esazione in cambio di chissà quali favori sottobanco) e alla servile acquiescenza di un popolo incline, per sua natura, alla schiavitù volontaria. L’ultima proposta che circola per grattare il fondo del barile, rimandando fin dove possibile il momento dell’inevitabile bancarotta (senza più Draghi alla BCE e con un liberale alle Finanze tedesche ci sarà davvero da farsi venire la pelle d’oca) è quella di indurre i consumatori a richiedere sempre ai fornitori di merci e servizi la ricevuta fiscale, con lo specchietto per le allodole d’una lotteria in cui si possono vincere ricchi premi se si è così fortunati da veder sorteggiato uno dei propri documenti di riscontro. Geniale, vero? Anche perché è molto difficile, per gli evasori, escogitare contromisure. Uno potrebbe pensare di mettersi d’accordo con un fornitore su un espediente di questo tipo: io non ti chiedo lo scontrino, ma tu mi scali dal prezzo l’ammontare dell’IVA. Può aver successo – e già si fa, largamente – per le prestazioni di un professionista o di un artigiano, non per gli acquisti presso un negoziante o per l’aperitivo che si prende al bar. I prezzi delle merci sono spinti fino al punto in cui la curva dell’offerta incrocia quella della domanda. Un eventuale aumento della tassazione sulle vendite non dovrebbe indurre a un incremento dei prezzi, pena la flessione delle vendite e una conseguente diminuzione dei ricavi. Se succede – e di solito è così -, ciò è dovuto al sistema monetario congenitamente inflazionistico, che con la stampa di nuova moneta annulla in concreto l’aumento del prezzo nominale, ristabilendo l’equilibrio precedente. Per lo stesso motivo, una diminuzione della tassazione (che si avrebbe, clandestinamente, con l’evasione concordata dell’IVA) dovrebbe mantenere i prezzi inalterati: solo una manovra deflativa, che aumentasse di fatto il potere d’acquisto della moneta, potrebbe portare a una diminuzione dei prezzi. E’ una strada sbarrata.
Però non è detto che anche in questo caso il governo ladro debba averla per forza vinta. A machiavello si può contrapporre machiavello. Io suggerisco il seguente. Come il governo istituisce, legalmente, la sua lotteria degli scontrini, anche i commercianti, in combutta con i loro clienti, potrebbero organizzarne una propria. Così congegnata: a chi si impegna a non ritirare lo scontrino fiscale viene regalato un biglietto numerato. A determinate scadenze, si fa il sorteggio d’una quota ristretta di tutti i numeri assegnati. Ai fortunati vincitori si possono concedere regalie di vario genere, ad esempio la possibilità di una spesa gratuita presso l’esercizio commerciale emittente, fino all’ammontare di una determinata cifra. E’ vero che i premi messi in palio dalla lotteria governativa sarebbero di gran lunga più ricchi, ma le probabilità di risultare vincitori sarebbe inferiore nella stessa misura. Vero ancora che la lotteria clandestina comporta il rischio di un’incriminazione penale nel caso venga scoperta. I sicofanti sono in agguato. Una telefonata al 117, e il gioco è fatto. Basterebbe ridurre i sicofanti a una vita impossibile. “Se fai il delatore, nessuno più ti vende niente!” Un negoziante, per legge, non può rifiutare di vendere prodotti alimentari a chi li richieda offrendo il prezzo richiesto, ma l’elettricista può rifiutarsi di ripristinare un impianto elettrico, l’idraulico può astenersi dal riparare la tazza del cesso ingorgata, il giornalaio di consegnare il giornale, il tabaccaio di vendere le sigarette, il mobiliere di fornire i mobili del salotto,il fabbro di cambiare una serratura e via di seguito. Ci sono però sempre i supermercati, dove uno può rifornirsi di tutto senza troppe difficoltà. Inoltre l’accordo per la ritorsione sarebbe sempre molto fragile e facilmente eludibile da chi non vuole sacrificare alla solidarietà per i colleghi il proprio immediato lucro individuale.

Rimane il disprezzo sociale, il vuoto intorno al delatore, il rifiuto di salutarlo, di conversare con lui, di aiutarlo in caso di bisogno. Farlo sentire una merda, come merde un tempo erano considerati i sicofanti (quelli che, nell’antica Atene, denunciavano alle autorità competenti i contrabbandieri di fichi).
Troppo difficile anche questo, dove domina l’acquiescenza alla schiavitù. Pazienza, dopo il canone in bolletta, accetteremo anche la lotteria degli scontrini. E il solito idiota dirà:”Benissimo, pagare tutti per pagare meno”. Ma i premi lussuosi da donare ai vincitori dovrà pur pagarli qualcuno. Si attingerà dal gruzzolo accumulato grazie all’aumento del gettito fiscale? Poveri illusi! Quella cifra, se mai si raccoglierà, si sarà già dileguata in altri aumenti di spesa pubblica.

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Sicofanti, delatori e scontrini

  • Alessandro Colla

    C’è un problema in più negli accordi sulla mancata applicazione dell’IVA. Tutto è tracciabile, quindi devo pagare in contanti. Ma per pagare in contanti devo andare in banca a ritirare e spesso per il ritiro pago una commissione. Specialmente se mi trovo lontano dalll’istituto dove ho il deposito, sono costretto a usare il banco automatico. In ogni caso subisco. Come subisce il popolo incline alla schiavitù volontaria che viene facilmente addormentato con altri espedienti. I nemici di San Giorgio (i Draghi) sono capaci di inventarsi di tutto. Magari di portare, con qualche aiutino arbitrale, la nazionale di calcio in finale contro la Russia o contro qualcun altro. E i babbei gioiranno, pronti a credere nei “meriti sportivi” e ad addormentarsi subito dopo.

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