Don Giovanni

Riposa in pace, Doddore Meloni, nobile combattente

I venticinque lettori che frequentano le pagine di LIBERTINO sanno che Don Giovanni Tenorio è molto critico nei confronti dei movimenti indipendentisti. Li rispetta, ma non crede che il loro pensiero e le loro idealità siano in qualche modo apparentabili all’anarchismo radicale di cui è fiero propugnatore. A ciascuno la sua strada. In questo, LIBERTINO è eretico due volte: una prima volta, in quanto si oppone allo Stato nazionale così come s’è andato storicamente configurando, con tutta la sua paccottiglia patriottarda, i suoi rituali pseudo-religiosi, la sua oppressione fiscale, le sue leggi oppressive e repressive che spesso calpestano gli onesti e premiano i delinquenti. Una seconda volta perché, in contrapposizione alle posizioni dominanti in tutti i circoli anarco-mercatisti, si rifiuta di credere che l’indipendentismo, per il suo stretto legame con la territorialità e i principi identitari, sia il giusto viatico per il superamento del potere politico tipico dello Stato moderno: quel potere politico che s’è imposto proprio grazie a tali ideologie, partendo dal trattato di Westfalia del 1648 e, attraverso la Rivoluzione Francese, giungendo ai movimenti liberal-nazionali dell’Ottocento e ai loro strascichi novecenteschi, fino all’indipendentismo dei giorni nostri (che è, appunto, rivendicazione liberal-nazionale di nuove istanze politiche su base territoriale e identitaria, con tanto di confini).
Ciò detto, LIBERTINO si unisce al dolore di tutti gli indipendentisti per la morte di Doddore Meloni, in un abbraccio fraterno. E’ una vittima dello Stato canaglia, che lo ha sbattuto dietro le sbarre per la sua sacrosanta renitenza al versamento del “pizzo” pomposamente chiamato contribuzione fiscale, sulle orme del Mahatma Gandhi. Un altro onesto finito sotto la mannaia di un potere liberticida che salva i bancarottieri, finanzia il capitalismo parassitario, ammazza la libera intrapresa con un sistema impositivo al limite della confisca, tutela i delinquenti condannando chi esercita la legittima difesa, assolve i terroristi, si preoccupa di assicurare una morte dignitosa ai mafiosi che hanno sulla coscienza i più atroci delitti (e che lo stesso Cesare Beccaria, a leggere bene le sue pagine, avrebbe giudicato degni della forca).
Riposa in pace, vecchio e nobile combattente!

Giovanni Tenorio

Libertino