Don Giovanni

Costituzione sovietica

Cari amici, che cosa vi avevo detto qualche giorno fa, ripetendo un pensiero non mio, ma d’un illustre politologo? Che la costituzione italiana potrebbe far da fondamento, senza nulla cambiare, a un sistema sovietico; e che in Italia una politica moderata (sì, moderata, chiedetelo ad Antonio Martino) come quella di Margaret Thatcher potrebbe esser tacciata di incostituzionalità, e i suoi provvedimenti legislativi finire sotto la mannaia della Corte Costituzionale. Ecco la prova provata: il commento di Bersani alla brutta finanziaria del boy-scout Renzi. Che ha detto di bello l’inventore delle risibili “lenzuolate”? Che l’abolizione dell’IMU e della TASI è anticostituzionale perché contravviene all’articolo 51 della Costituzione, quello che sancisce la progressività dell’imposizione fiscale. L’abolizione dell ‘IMU e della TASI – dichiara il Nostro – favorisce i ricchi, che possiedono castelli e palazzi, quindi è regressiva! Due stupidità in una: prima, come ha ben chiarito Debora Serracchiani, semmai sono regressive IMU e TASI, in quanto, fissando per tutti la medesima aliquota, incidono più pesantemente sui redditi bassi che su quelli alti (ammesso e non concesso che sia vera la teoria dell’utilità marginale decrescente dei redditi); seconda, come ebbe a dire in sede costituente Meuccio Ruini, e come hanno ribadito più sentenze della Corte Costituzionale, non sono le singole imposte a dover essere progressive, ma il sistema nel suo complesso. Quindi – direte voi- niente di sovietico! Per ora no, o non del tutto, visto che bene o  male il Bel Paese è rimasto nei ranghi delle cosiddette democrazie liberali, quelle che in un modo o nell’altro, in misura maggiore o minore, hanno tentato di coniugare  la difesa delle libertà “borghesi” con le rivendicazioni dell’eguaglianza “proletaria” (risultato: una tassazione feroce per tutti, peggio di quella che gli antichi Spartani imponevano agli Iloti di Messenia). Vi ricordate quelle bubbole  come l’Economia Sociale di Mercato, ispirata a Roepke, il Lib-Lab sognato dalle sinistre liberali vagheggianti il modello tedesco ai tempi di Brandt e Scheel, la “Terza Via” di Anthony Giddens fatta propria da Blair? Cambia la salsina, ma la pietanza rimane la stessa: uno Stato sempre più invasivo e pervasivo, una schiavitù morbida che il demos beota accoglie come manna celeste. Non un sistema sovietico, in ogni caso. Se però, come già dicemmo, la sorte avesse voluto che nel Bel Paese, alle prime elezioni repubblicane, vincesse il fronte delle sinistre, voi pensate che l’opinione di Ruini sarebbe stata tenuta in considerazione? Quando mai! La Corte Costituzionale non era ancora stata istituita, e se anche  fosse già stata operante, ben diverse sarebbero state le sue sentenze. Interpretazione evolutiva, cioè secondo il vento che tira! Siamo in un sistema socialdemocratico? Interpretazione socialdemocratica. Siamo in un sistema sovietico? Interpretazione sovietica! Sempre però entro un ventaglio di opzioni antilibertarie, perché l’impostazione  statutaria di fondo è quella che si diceva. La cosiddetta “Flat Tax” (altro osceno barbarismo) non potrebbe essere mai giustificata perché abbatterebbe la progressività del sistema. Per concludere: vi ricordate che dice l’articolo 40 della Costituzione della Repubblica? “Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano”. Leggi che per decenni non sono mai state approvate. Ai tempi in cui la Triplice Sindacale CGL CISL UIL era potente e molti si illudevano di trovarci il motore d’una “rivoluzione liberale” di stampo gobettiano, sottili giuristi si affannavano a spiegare che tali eventuali leggi non potevano ledere altri diritti fondamentali sanciti dalla Carta. Strano, ma non troppo, del diritto di proprietà si parlava poco o niente. Bella forza: è la stessa Carta a renderlo violabile, asserendo che non può essere in contrasto con una fantomatica “utilità sociale”! Vi immaginate che cosa sarebbe successo in un sistema sovietico? Le leggi sullo sciopero avrebbero di fatto annullato il diritto di sciopero stesso! Se le fabbriche sono dei lavoratori, è impensabile che i lavoratori possano scioperare contro se stessi! Permettetemi di aggiungere, in coda,  una vecchia barzelletta.

Elezioni politiche, Il vecchio PCI (siamo a metà degli anni Settanta del secolo scorso: preistoria!) sembra in procinto di mandare all’opposizione le forze moderate, DC in testa. Un operaio che sta lavorando duramente sulla strada con un martello pneumatico, vedendo passare un elegante borghese, gli urla. “Da domani a lavorare così saranno i padroni!” Vince il PCI, e dopo qualche settimana ripassa di lì il medesimo borghese, mentre l’operaio sta svolgendo il solito, duro lavoro: “Ma non avevi detto – chiede – che sarebbero stati i padroni a lavorare?” Risposta: “Adesso i padroni siamo noi!”

Giovanni Tenorio

Libertino