Don Giovanni

Anarchia è ordine

Ghandi anarchico
Pericoloso anarchico durante una manifestazione violenta

Cari amici, non vi parrà vero, ma tra l’una e l’altra delle mie scorribande amorose, ho trovato anche il tempo, amante come sono dell’ozio latinamente inteso, di studiarmi un po’ di greco antico, per il piacere di leggere quel poco che ci è rimasto del grande Epicuro, innanzitutto la Lettera a Meneceo sulla felicità. Poi tutte le commedie del grande Aristofane: dalle “Donne a parlamento” ho imparato che è buona cosa inforcare non solo le giovani e galanti, ma anche le vecchie e laide: non certo per legge, come in quella commedia si propone, ma così, per un senso di carità che forse potremmo anche definire cristiano, preti permettendo… “Delle vecchie fa conquista pel piacer di porre in lista” proclama il mio fedele Leporello. Nulla di più vero! E poi dicono che lo studio delle lingue classiche non serve a niente!

C’è invece qualcuno che, dopo aver forse frequentato il Liceo classico per costrizione genitoriale, facendo indigestione di aoristi perfetti e piuccheperfetti tra uno sbadiglio e l’altro, e orecchiando qualche nozione di filosofia da una zitellona in cattedra, giunto alla maggior età pensa bene di richiamare alla memoria i cibi malamente ingurgitati nella sua dissennata giovinezza per discettare di…che cosa? Di ANARCHIA, niente meno! Brutta parola, dice lui, dimenticando che fu proprio un grande anarchico, Proudhon, a rivendicarla come titolo onorifico, ribaltandone la connotazione da negativa in positiva. Dice poi, bontà sua, che anarchismo e difesa della proprietà privata sono incompatibili, come se non fosse stato lo stesso Proudhon a dire che, sì, la proprietà è un furto, se è stata acquisita con lo sfruttamento; ma è presupposto della libertà se ottenuta con mezzi legittimi. Come tutti gli ignoranti, equipara anarchia e anomia, non sapendo che ancora una volta Proudhon afferma che anarchia è ordine, ordine spontaneo raggiunto pacificamente in una società fondata sulla cooperazione. “Ma dottore, come l’ha intesa? – diceva Renzo all’Azzeccagarbugli – L’è proprio tutta a rovescio!”

Lorenzo Rocci
Lorenzo Rocci, grecista, latinista, lessicografo, poeta

Questo signore poi, indossata la veste di grecista, arriva a dire che la parola ANARCHIA avrebbe un significato deteriore legato alla sua stessa etimologia. E qui sproloquia sul termine ARCHE’ il quale, a suo dire, non significherebbe soltanto ” inizio”, o anche “carica pubblica”, “governo”, “comando”, ma anche e soprattutto “principio etico”, “valore morale originario”. Quindi ANARCHIA sarebbe assenza di valori morali; e infatti gli anarchici sono violenti, rubano, ammazzano, se ne infischiano delle leggi. Ma dove l’ha imparato il greco antico, questo signore? Apriamo un normale vocabolario scolastico, il glorioso Rocci, ad esempio, e vediamo che dice alla voce ARCHE’ :

  1. “Principio, cominciamento, origine, inizio…fondamento…
  2. a) Comando, dominio, potere, magistratura, carica. Al plurale, i magistrati, le autorità, i capi; nel Nuovo Testamento le potenze celesti, i demoni(sic!) ;
    b) ciò ch’è sotto l’autorità: regno, impero, dominio, paese governato, prefettura; suddivisine d’esercito, compagnia, torma”.

Se poi cerchiamo ANARCHIA troviamo : a)”Mancanza di capo,stato d’un popolo senza capo; anarchia, rifiuto d’autorità; con ATAXIA disordine; in Atene, l’anno senza arconti, l’anno dei 30 tiranni; b) condizione privata, assenza di cariche”.

Si noti che in tutti questi esempi due soli hanno significato deteriore: quello che allude ai Trenta Tiranni (che non erano certo libertari!) e quello connesso con ATAXIA=mancanza di disciplina: è il secondo termine a dare una colorazione negativa al primo! Altrove il significato in sé non è deteriore. Parlando di una battaglia dei Persiani con i Greci presso Eretria, alla fine delle Guerre Persiane, Erodoto dice:”I cavalieri, non avendo più un capo (ANARCHIES OUK EOUSES) si ritirarono presso Mardonio”. Nella “Repubblica” Platone chiama DEMOKRATIA ANARCHOS un sistema democratico senza durezza di comando. Più avanti chiama ANARCHIA la degenerazione della democrazia che porta alla tirannia. Qui il significato è senza dubbio deteriore, ma non dimentichiamo che Platone, come tutti i critici della democrazia ateniese, era un ammiratore del sistema militaresco spartano, e sognava uno Stato retto dai filosofi, dove le donne e i figli sono in comune. Ahimè! Oggi sarebbe uno Stato retto da tecnocrati come Draghignazzo; e quanto alle donne in comune, un sistema in cui, come nella commedia di Aristofane, non è che uno possa inforcarne una brutta per carità cristiana, ma deve farlo per legge! Per me sarebbe la morte!

Tornando ai tempi moderni, non so se Gandhi conoscesse il greco antico. Penso di sì. Ebbene, in più occasioni non ebbe vergogna di dichiararsi anarchico. L’apostolo della non violenza, anche lui un uomo senza principi morali, un aggressore dell’altrui proprietà, un prepotente? Lui che sognava un’India non più soggetta al giogo britannico, fatta di piccole comunità volontarie fondate sul principio di cooperazione, e dovette assistere con dolore alla fondazione di uno Stato come tutti gli altri, subito lacerato da guerre etnico-religiose, pagando con la vita la sua coerenza d’uomo di pace? Chi era il violento, l’anarchico Gandhi o il delinquente che l’uccise?

Giovanni Tenorio

Libertino