Don Giovanni

Dedicato ai culattoni statalisti (ma viva gli omosessuali anarchici!)

Arcobaleno
Arcobaleno

Cari amici, che cosa direste se a un certo punto mi desse di volta il cervello e pretendessi un riconoscimento pubblico del mio libertinaggio, con annessi diritti e doveri, nonché provvidenze fiscali e altri contributi di varia natura ? Badate bene, a scanso di equivoci parlo qui di libertinaggio, non di libertinismo. Quale la differenza? Il libertinismo è la mia filosofia generale, che riguarda ogni aspetto dell’esistenza, e ha più d’una implicazione politica; il libertinaggio è un ramo di tale filosofia, riguardante il rapporto col gentil sesso: è una scelta tutta mia, che altri possono condividere o no. Ebbene, che ne direste se tentassi di farne un’istituzione pubblica, coinvolgendo tutti quelli che la pensano come me e praticano i miei medesimi costumi? Mi dareste del matto, e giustamente! Sarei in patente contraddizione con il pensiero che ho sempre manifestato; la mia sfida al bigottismo e alle convenzioni sociali finirebbe nel nulla, e tutta la mia filosofia libertina – non solo il libertinaggio, ma il libertinismo globalmente inteso, come sopra chiarito- si convertirebbe in un vieto conformismo, rispettoso delle istituzioni che da sempre aduggiano la nostra vita.
Sono eterosessuale e non me ne vanto: la natura mi ha fatto così, non è mio merito né demerito. Però me ne compiaccio, e non accetterei di diventare omo per tutto l’oro del mondo. Ve l’immaginate una lista di Leporello tutta piena di maschietti? Ve l’immaginate un Don Giovanni Tenorio che fa la corte a Don Ottavio, o magari al Commendatore, perché dei vecchiacci fa conquista pel piacer di porli in lista? O perseguitato da un Elviro che ha avuto la dabbenaggine di sposare, e non lo molla più? O intento a sedurre quello zoticone di Masetto, mentre la Zerlina sibila al suo infedele promesso: “Faccia il vostro cavaliere cavaliere ancora te”? Impensabile! Detto questo ho sempre avuto il massimo rispetto per gli omo, e se son uso a chiamarli culattoni, lo faccio come titolo d’onore, non certo di biasimo, anche se i più pronunciano il termine con una sottintesa connotazione deteriore. Non sia mai! Anche il termine “libertino” per la gente plebea implica un giudizio moralmente negativo: non certo per un aristocratico come me! Io me ne faccio una bandiera (l’unica bandiera che sono disposto a rispettare) e lo pregio più di qualsiasi altro titolo gentilizio. Non sopporto invece il termine “gay”, che vorrebbe nobilitare, con un’operazione puramente nominalistica, una realtà per nulla ignobile, e tutt’altro che contro natura, se è vero-sfido chi vuole a dimostrarmi il contrario-che è la natura a produrre nella nostra conformazione psico-fisica le tendenze sessuali, di qualsiasi tipo. Alcune saranno prevalenti, altre minoritarie, ma non sarò certo io, nemico del principio democratico, a sostenere che la maggioranza è nel giusto e la minoranza ha torto! Ciascuno, a mio parere, deve avere piena facoltà di soddisfare le proprie tendenze, secondo il sano principio epicureo di equilibrata indulgenza ai piaceri della vita, che ci mette in armonia con l’Universo. Perciò ho sempre guardato con simpatia a tutti quei movimenti che rivendicavano piena libertà per gli omosessuali, contro un costume bigotto e una legislazione spesso infame. Pur non essendo del loro gregge, ne seguivo con simpatia le battaglie, rallegrandomi delle loro vittorie. Il libertino si batte prima per la libertà degli altri che per la propria! Passa per un egoista, e invece è un generoso. Chiedetelo a Leporello!
Quando però i culattoni (absit iniuria verbo, lo ripeto a scanso di equivoci) pretendono di vedersi attribuire il diritto al matrimonio civile, o anche soltanto a una forma di riconoscimento giuridico della loro unione di fatto, con tanto di bollo statale, la mia stima finisce sotto i miei stivali! Anche loro, dopo aver giustamente assunto per anni un atteggiamento anarchico, extra-istituzionale, diciamo pure libertino, vogliono rientrare nei ranghi di quelle istituzioni borghesi che con mille buone ragioni hanno sempre dileggiato. No, mi dispiace, ma non posso più seguirli. Se si battessero per de-istituzionalizzare il matrimonio civile eterosessuale, allora sì potrei capirli, perché sarebbero in linea con il loro originario piglio rivoluzionario. Io però distinguerei: fermo restando il matrimonio religioso per chi è credente, dovrebbe restar fermo anche il matrimonio civile per chi crede nello Stato; e nulla vieterebbe ai culattoni statalisti di chiederne l’estensione anche a loro. Ma chi non vuole lo Stato, deve poterne restar fuori, e se un culattone vuole dirsi anarchico e rivoluzionario, deve tenersi lontano da ogni battaglia filo-istituzionale. Proprio come fa il libertino, che lascia lo Stato e le Chiese agli altri, ma li rifiuta per sé.
Ai culattoni statalisti dedico questo bell’epigramma di Marziale (XII, 42)

Barbatus rigido nupsit Callistratus Afro
hac qua lege viro nubere virgo solet.
Praeluxere faces,velarunt flammea vultus,
nec tua defuerunt verba, Talasse, tibi.
Dos etiam dicta est. Nondum tibi Roma videtur
hoc satis? Expectas numquid ut et pariat?

Il barbuto Callistrato ha sposato l’impettito Afro
con lo stesso rito con cui una vergine prende marito.
Hanno brillato le fiaccole,i veli nuziali hanno coperto i loro volti
e non sono mancati neppure, Talasso, i canti in loro onore.
E’ stata anche stabilita la dote. Ancora non ti sembra, Roma,
di averne abbastanza? Aspetti per caso che un uomo anche partorisca?(*)

Vedete che nell’antica Roma ( dove nessuno recriminava contro l’omosessualità, salvo considerare da debosciati assumere nel rapporto la parte della donna, come fece Cesare con Nicomede di Bitinia) era già stato concesso il matrimonio fra persone dello stesso sesso? Siamo in ritardo di millenni! E oggi, grazie ai miracolosi progressi delle scienze bio-mediche, si arriverà ben presto anche a far partorire i maschietti. Auguri!

(*) Traduzione di Giuliana Boirivant. Talasso era una divinità protettrice dei matrimoni.

Giovanni Tenorio

Libertino