Don Giovanni

Dante no-global, “gente nova”, immigrazione e purezza della razza

Dante e Cacciaguida, Giovanni di Paolo
Dante e Cacciaguida, Giovanni di Paolo

L – Caro padrone mio, c’è chi si diletta a fare il grecista, chi a fare il dantista: avete letto quell’articolo di quel sedicente liberale che scrive su un giornale sedicente liberale?
DG – Amante come sono di Dante, l’ho letto tutto d’un fiato.
L – Perché amate tanto quel fiorentino dal brutto carattere?
DG – Innanzitutto perché amava anche lui le donne, sia pure a suo modo, e sognava di andare in barca con i suoi amici e tante belle ragazze a ragionar d’amore; poi perché, sia pur in via mediata, è anche lui mio papà: Da Ponte ha scritto il libretto per Mozart che mi riguarda tenendosi davanti l'”Inferno” dantesco: lo dice lui nelle sue memorie.
L – Quindi è anche un po’ papà mio.
DG – E come no?
L – Immagino che l’articolo vi sia piaciuto.
DG – Sì, perché mi ha fatto ridere a crepapelle, vedendo ancora una volta come, aggrappandosi a pochi ricordi scolastici imparaticci, si possono proferire fior di castronerie. Quel signore vorrebbe iscrivere il ghibellin fuggiasco alla causa degli odierni apostoli anti-immigrazione, rifacendosi a quel Canto del Paradiso nel quale il di lui bisnonno Cacciaguida imputa la decadenza di Firenze al trasferimento in città di molte famiglie un tempo residenti nel contado. Se non fosse venuta meno l’autorità imperiale per colpa della Chiesa – dice il vecchio – ognuno sarebbe rimasto al suo posto, nessuno avrebbe spostato la sua residenza dalla campagna alla città, non ci sarebbe stata confusione di ceti, si sarebbero evitati episodi di arricchimento illecito e di corruzione, e si starebbe bene come al buon tempo antico, quando le donne se ne stavano in casa a curare i bambini, gli uomini vestivano sobriamente e tutti vivevano in modo frugale, contenti come pasque…
L – Ohimé, mi sembra di sentire un predicatore della decrescita felice…
DG – In un certo senso sì, ma il nostro sedicente liberale vorrebbe piuttosto accostarlo ai cosiddetti moderati di oggi, quelli che parlano di valori e di radici da difendere contro le culture estranee al cristianesimo e di altre balle del genere.
L – Donne e buoi dei paesi tuoi, come si diceva una volta…
DG – E come ebbe modo di ripetere la buonanima di quel politologo che militò fra i leghisti finché come ministro delle riforme gli fu preferito un assistente di volo, uno “steward”, come dicono i barbari.
L – Ma voi avete qualcosa in contrario?
DG – E si capisce! Io ho cercato donne in tutto il mondo, dovresti pur saperne qualcosa, tu che ne hai redatto il catalogo! D’accordo, la maggior parte l’ho trovata in Spagna, ma anche in altri Paesi non sono stato parco di conquiste amorose! Chi più cosmopolita di me? Una volta, entrando nel cimitero…
L – Quello dov’era sepolto il commendatore?
DG – No, No, il cimitero d’un paesino situato sulle montagne di quella contrada lacustre donde l’illustre politologo di cui dicevo traeva origine. Ebbene, entrando in quel cimitero, capii immediatamente perché, in paese, avevo incontrato una frotta di zoppi, ciechi, storpi, deformi,scemi, da stringere il cuore…
L – Non riesco a seguirvi.
DG – Calmati, e capirai anche tu. Sulle scritte delle tombe, mariti e mogli avevano lo stesso cognome. Matrimoni endogamici, donne e buoi dei paesi tuoi: ecco il risultato! Non è la “confusion delle persone”, come diceva il vecchio Cacciaguida, a provocare danni, ma semmai il contrario, la purezza della razza!
L – Ma il vecchio probabilmente alludeva alla decadenza morale…
DG – Io so soltanto che se Firenze divenne grande e prospera, fu proprio per merito della “gente nova” proveniente dal contado, quella che il buon Dante non cessava d’esecrare. Anche Giotto, più tardi, venne dal contado, anche i Medici, che per Firenze hanno contato qualcosa, credo.Il trasferimento di uomini intraprendenti diede nuova linfa alla vecchia città racchiusa nella sua stretta cerchia di mura. Iniziative commerciali, attività produttive, banche.I Peruzzi e i Bardi, che prestavano denaro sonante a tutto il modo di allora! Il capitalismo moderno nasce in terra cattolica, favorito indirettamente, e forse suo malgrado, dalla Chiesa, altro che spirito protestante, come si continua a dire ripetendo a pappagallo Max Weber.
L – Viva i preti, allora?
DG – In un certo senso sì, anche se favorivano le libertà dei Comuni non certo per carità cristiana, ma in spregio al potere imperiale, minando in questo modo il sistema feudale e la sua economia autarchica. In un’epoca in cui la teologia francescana giustificava il prestito a interesse, purché volto a finanziare attività produttive a beneficio della collettività, Dante continuava a chiamare usurai i banchieri, tant’è vero che mette all’inferno gli Scrovegni di Padova.
L – Ma allora, se proprio vogliamo tirare per i capelli la Storia e fare azzardati paralleli tra il presente e il passato, Dante e il suo bisnonno più che assomigliare ai cosiddetti moderati e ai leghisti d’oggi assomigliano ai no global e ai fautori dell’agricoltura a chilometro zero.
DG – E anche agli anti OGM… Forse storcerebbero il naso a sentir parlare di Expo, non perché è quel risibile baraccone che sappiamo, ma perché finanziato dalle multinazionali; e plaudirebbero alla denuncia dell”economia che uccide” nell’ esortazione apostolica’”Evangelii gaudium” del regnante pontefice.
L – E invece quel sedicente liberale li tira dalla sua parte, non rendendosi conto di darsi la zappa sui piedi: è come se, per denunciare i danni dell’immigrazione, si mettesse a far le lodi di quelli che vanno a spaccare le vetrine in nome della lotta al capitalismo.
DG – Proprio così! E pensare che il suo giornale sedicente liberale è arrivato quasi a giustificare i ipoliziotti delinquenti che hanno fatto macelleria nella caserma Diaz di Genova, durante il G8 dell’anno 2001. Come dire: lo Stato ha sempre ragione, purché difenda il capitalismo, specialmente quello che, come dicono a Roma, con lo Stato è pappa e ciccia, come dicono a Milano, culo e camicia…

Giovanni Tenorio

Libertino