Don Giovanni

Viva la reazione

Tanto tirarono la corda che si spezzò. I contadini non ci hanno più visto, si sono messi in marcia in tutta Europa, vogliono opporsi ai soprusi che hanno finora patito e intendono porre fine a questa servitù ormai diventata intollerabile. Le loro marce di protesta con i trattori verso i luoghi dove hanno sede quei poteri da cui se sentono oppressi intasano le strade e provocano non poche situazioni incresciose ai danni di una mobilità che già di per sé versa spesso in condizioni problematiche.. Eppure, almeno finora, a dispetto dei disagi che loro malgrado devono subire, i cittadini non sembrano provare risentimento per tali azioni, le seguono con curiosità e con partecipazione, talora arrivano addirittura ad applaudire. Verrebbe da pensare: che si stia davvero movendo qualcosa di grosso? Che sia questa la scintilla capace di produrre un incendio tale da ridurre in cenere questa decrepita Europa, così che se ne possa costruire, sulle sue macerie, una del tutto diversa? “Poca favilla gran fiamma seconda”, diceva Dante. Pensate se la rivolta contadina diventasse davvero una rivoluzione. Rivolta e rivoluzione non sono la stessa cosa. Quando, alla presa della Bastiglia, il re Luigi XVI chiese al duca Liancourt se quella fosse una rivolta, si sentì rispondere che no, quella era una rivoluzione. Qual è la differenza? La rivolta è uno soprassalto di rancore che si sprigiona e si propaga senza alcun disegno, senza un progetto politico, senza capi autorevoli e capaci che si pongano alla guida dei combattenti. Può far danni, ma prima o poi si spegne. La Rivoluzione Francese fu una rivoluzione, proprio perché i suoi protagonisti si ponevano obiettivi ben precisi, non si limitavano a protestare contro un assetto sociale divenuto ormai insopportabile soprattutto per i ceti emergenti (il famoso “Terzo Stato”). Quella della Vandea fu invece un rivolta, che poté essere in breve domata nel sangue perché si configurava come  un feroce scoppio d’ira contro un governo difforme dai valori in cui quelle popolazioni rurali si riconoscevano, dal quale non si aspettavano nulla di buono.

Temo proprio che anche questa resterà una rivolta. Ricordate quel che è capitato poco tempo fa, in occasione della cosiddetta “pandemia”, quando, per restare in Italia, dove il fenomeno si dimostrò in tutto il suo aspetto più raccapricciante, i poteri costituiti dimostrarono di non tenere in nessun conto i più elementari diritti dei cittadini? Con la scusa di tutelare la salute pubblica, minacciata da un morbo pestilenziale, si imposero norme liberticide di ogni genere, governando a suon di DPCM, cioè di atti meramente amministrativi con cui si pretendeva di intaccare le garanzie costituzionali. Il Presidente della Repubblica? Zitto, anzi a favore. La Magistratura? Salvo qualche eccezione, serva, come sempre, del potere. La Corte Costituzionale? In nome di un fantomatico bene comune e sulla base di dati scientificamente opinabilissimi arrivò a rinnegare decenni di giurisprudenza consolidata per dichiarare ammissibile l’obbligatorietà per legge di “vaccini” inefficaci e pericolosi. Abbiamo visto forze dell’ordine (sarebbe meglio dire del disordine)  interrompere cerimonie religiose, far la multa al vecchietto che era andato al supermercato, violando il “lockdown”, per comprare un fiasco di vino, ” prodotto alimentare voluttuario”, annaffiare con gli idranti, in tenuta da combattimento e “in nome del popolo italiano” , lavoratori inermi che protestavano pacificamente recitando il rosario (il questore delinquente che le comandava è stato promosso di grado). Se non si voleva perdere il lavoro bisognava vaccinarsi. Per andare negli uffici postali bisognava fare il tampone. Coprifuoco, come in tempo di guerra. Mascherine anche in luoghi deserti. Medici sospesi dall’Ordine mafioso per aver fatto il loro dovere, curando i malati e non tenendo in alcun conto la prescrizione di “tachipirina e vigile attesa”. Altri medici “suicidati”. Scoppiarono vari movimenti di protesta, che tenevano le loro manifestazioni soprattutto di sabato. Dall’informazione di regime furono bollati come no-vax, fascisti, terrapiattisti, nemici della Scienza, analfabeti, e gratificati di tutti gli altri più spregevoli epiteti possibili. Venne loro augurato di far la fine dei sorci. Qualcuno arrivò addirittura ad augurarsi che tornasse in vita Bava Beccaris a prenderli a cannonate. Si formarono anche alcuni movimenti politici che intendevano presentarsi alle future elezioni per “spazzare via” una classe politica di autentici delinquenti e costituire governi di tutt’altra natura, solleciti del benessere collettivo, rispettosi dei diritti costituzionali e non asserviti a potentati economici più o meno occulti. Che fine hanno fatto? Ben misera! Si presentarono agli elettori in ordine sparso, ciascuno coltivando il suo orticello, senza essere capaci  di far fronte comune. I partiti della finta opposizione di regime (verrebbe voglia di dire l’ “opposizione di Sua Maestà”) ne hanno approfittato, fingendo di sposare la causa dei “ribelli”, riempiendosi la pancia dei loro voti e rimangiandosi una dopo l’altra le promesse una volta giunti al potere. Avete visto il progetto di piano sanitario proposto dal governo in carica? E’ la fotocopia di quello che ci deliziò ai tempi di Conte e di Draghi.

Ecco, la rivolta dei contadini rischia di fare la stessa fine. Non solo in Italia, in tutta Europa. Ricordate che fine hanno fatto i “Gilet gialli” in Francia? Tennero in subbuglio il governo per parecchi mesi, sembravano disposti a ogni azione pur di imprimere al sistema una poderosa svolta politica. Sono svaniti nel nulla. Perché sono rimasti i rappresentanti di una rivolta, non i motori di una rivoluzione. Il potere costituito è riuscito a blandirli con qualche insignificante concessione, che però è riuscita a spezzare  un movimento privo di veri capi e di autentica progettualità,  riducendolo infine all’impotenza. E’ quello che pare si abbia intenzione di fare ora con i contadini. Si comincia  già a concedere qualche cosa. Tutti, da destra a sinistra, dicono che in fondo hanno ragione, tutti li lisciano, i prefetti concedono di buon grado il permesso alle loro manifestazioni, i questori non brandiscono i lacrimogeni, i governanti si dichiarano disposti al confronto. Cadranno, purtroppo, nella trappola (che si sono costruiti  da soli, riscuotendo subito il beneplacito della controparte), di andare a Sanremo in occasione del Festival, per rendere più visibile e più popolare la loro protesta. Non si rendono conto che è una mossa ben accetta al potere, perché “spettacolarizza” la protesta, e ciò che è spettacolo perde concretezza: alla fine calerà il sipario non solo sulle orride canzonette, quelle che i bischeri si ostinano a chiamare “musica italiana”, ma anche sulla protesta contadina. Il Festival di Sanremo non ha mai fatto bene a nessuno. Segnò la fine della carriera di Giuseppe Di Stefano. Non ha fatto bene a Beatrice Venezi. Neanche a Zelenski.  Non farà bene neanche ai contadini.

Con qualche variante, lo stesso copione sarà recitato in tutta Europa. Vedrete che la protesta si esaurirà. Sarà rivisto qualcosa negli accordi con il Mercosur, si concederanno più sovvenzioni, si interverrà in qualche modo sul prezzo del gasolio, si allenteranno le norme su fitofarmaci e pesticidi, si cercherà di rendere meno iugulatori i contratti con la grande distribuzione. Ognuno avrà il suo contentino e, come sempre, tutto cambierà perché tutto rimanga come prima.

Così i veri nemici, non solo dei contadini, ma di tutto il popolo, potranno continuare imperterriti l’attuazione del loro disegno, che è poi quello esplicitamente dichiarato dagli gnomi del World Economic Forum, Klaus Schwab e Yuval Noah Harari in testa, due psicopatici. L’Europa Unita ha fatto propria la loro agenda. Con lo spauracchio del riscaldamento globale si fanno passare le normative più demenziali. Si espropriano terreni per impiantarvi parchi di pale eoliche e di cellule fotovoltaiche. Si vogliono eliminare in breve tempo i motori termici per sostituirli con quelli elettrici. In nome della “transizione green” ci costringeranno a cambiare forzosamente le nostre abitudini e a cibarci di insetti, grilli, scarafaggi e altre schifezze. La sanità sarà imperniata soprattutto sulla prevenzione vaccinale, molto lucrosa per Big Pharma (i vaccini si somministrano ai sani, gli altri medicinali solo ai malati), la digitalizzazione selvaggia e l”impiego sconsiderato della cosiddetta Intelligenza Artificiale ci ridurranno a un esercito di zombie obbedienti al comando dei padroni del vapore. Non avremo niente e saremo contenti!  Se oseremo dissentire, non avranno neppur bisogno di rinchiuderci nei lager: abolito il contante a pro della sola moneta elettronica, basterà un clic per bloccare i nostri conti correnti e ridurci alla fame. Avete presente quel che capitò ai camionisti canadesi?

In anni come questi che stiamo vivendo, forieri di un turpe futuro, io anarchico mi compiaccio di fare il reazionario. Se il “progressismo” è disumano bisogna reagire, e quindi essere più che mai “reazionari”.Come il grande latinista Ettore Paratore, il quale, concludendo il capitolo su Virgilio nella sua insuperata “Storia della Letteratura Latina, si augurava che “non divenisse definitivo il sacrificio della civiltà contadina ai vantaggi della civiltà industriale, che minaccia alla spiritualità umana il più radicale e più crudele mutamento dei suoi destini e delle sue forme”.

Dedico queste splendide parole a tutti i contadini d’Europa in lotta.

Giovanni Tenorio

Libertino