Don Giovanni

Protesta o disinganno?

Nei commenti ai risultati delle elezioni europee da poco concluse, più di uno ha deprecato il rilevante numero degli astenuti (mi riferisco in particolare all’Italia, il quadro complessivo è molto più complesso, con un’alta percentuale di votanti in Belgio e Lussemburgo e la più bassa di tutte in Croazia), facendo notare che, se voleva essere un segno di protesta per costringere il sistema politico a cambiare rotta, è quanto di più ingenuo si possa immaginare: il numero dei seggi si calcola in base a quello dei votanti effettivi, non degli aventi diritto al voto. Il che significa che l’astensione non provoca per le forze politiche in campo, nel loro complesso, alcuna perdita di seggi. Può invece capitare un effetto indesiderato: se chi si astiene aderisce in prevalenza a tendenze politiche che, in altre occasioni, lo indurrebbero a votare per uno schieramento A, di fatto con il suo atto di protesta favorisce lo schieramento B, per il quale in nessun caso avrebbe mai votato. Era quello che si diceva ai tempi in cui la DC era il partito di maggioranza relativa e il PCI il maggior partito di opposizione: sta’ attento che se tu, per protesta contro una DC diventata impresentabile, ti astieni dal voto, lungi dall’esprimere un atteggiamento  di protesta verso quel partito, di fatto avvantaggi gli aborriti comunisti, che invece vanno compatti alle urne. Dalla padella nella brace.

Il ragionamento non farebbe una grinza se fosse vero l’assunto di partenza, che cioè la massa degli astenuti abbia compiuto la sua scelta per un consapevole atto di protesta, dal quale ci si aspettava un risultato dirompente. Non credo però che le cose stiano proprio così. Qualcuno l’avrà anche fatto con questo esplicito scopo, ma per i più sono convinto che è stato un semplice atto di stanchezza, di rigetto, di disillusione, senza alcuna speranza che la situazione potesse veramente cambiare. Qualcuno, sicuramente, non sarà andato alle urne anche per semplice indifferenza. Europa o non Europa, non gliene importa assolutamente nulla. I suoi interessi sono altri. Per qualcuno Italia e Europa sono soltanto squadre di calcio. Gettando per un momento lo sguardo fuori del nostro orticello, consideriamo per un momento la Croazia, dove ha votato solo il 21,3% degli aventi diritto. Astensione di protesta? Forse in parte sì, visto che l’ improvvida adesione della Croazia all’Eurozona ha avuto come conseguenza un vertiginoso aumento del costo della vita e un rallentamento dell’economia. Ma la Croazia, in termini di sussidi, è fra i Paesi che dall’Europa ricevono più di quanto pagano (i tre contribuenti netti, che pagano più di quanto ricevono, sono Francia, Germania e Italia). All’elettore croato medio, probabilmente, interessa solo questo, ricevere sussidi, che arrivano in ogni caso, si vada o non si vada a votare. E allora, perché perdere tempo? Meglio starsene a casa o andare a fare una bella vacanza (a patto che il taglieggiamento di stipendi e salari lo consenta).

Ora voglio mettermi nei panni di un elettore italiano consapevole, che vuole usare il suo voto per favorire quei partiti da cui si attende un opposizione alla tendenza  guerrafondaia di cui le maggiori forze politiche sembrano essersi ubriacate. Si rende conto che, di questo passo, si corre il pericolo, tutt’altro che teorico, di finire in una guerra mondiale, forse per molti aspetti già in corso,  nella quale l’Italia è in prima linea, vista la massiccia presenza  di basi NATO sul suo territorio, da Nord a Sud,  a dispetto delle menzogne di quel grigio burocrate che risponde al nome di Antonio Tajani, forse il peggior ministro degli Esteri che l’Italia abbia avuto dopo Gigino di Maio. Votare Forza Italia? Non se ne parla neppure: tutti fanno il panegirico di Berlusconi a un anno dalla morte, ma in politica estera hanno intrapreso un percorso che va in direzione opposta a quella da sempre perseguita dal Cavaliere (uno dei pochi aspetti commendevoli dei suoi governi: fedeltà alla NATO ma apertura verso la Russia e buoni rapporti con la Libia, a tutto vantaggio degli scambi commerciali e degli approvvigionamenti energetici). Fratelli d’Italia? Dio ne scampi e liberi. Una volta giunta al governo, la Meloni ha adottato in tutto e per tutto l’agenda Draghi. Per quanto riguarda la politica sanitaria, il suo  Schillaci è un discepolo di Speranza, e la sua  politica estera si è da subito allineata all’ Europa della baronessa von der Leyen dalle brutte gambe (e dall’anima ancora più brutta)  e alla NATO di Stoltenberg dalla brutta faccia (e dall’anima ancora più nera). La lega di Salvini? Dio ne scampi e liberi! Se c’è uno che predica bene e razzola malissimo è proprio lui. Parla contro la guerra, impreca contro quel pazzoide di Macron, ma ha votato a favore di tutti i provvedimenti presi dal governo per mandare armi in Ucraina. Anche lui è con Draghi. Tutta questa bella gente, una volta ottenuto un buon successo nelle elezioni europee, continuerà la stolta politica suicida della “maggioranza Ursula”, in combutta con le altre forze europee che, attratte gradualmente nell’orbita dei poteri dominanti, stanno abbandonando la loro ortodossia anti-europeista per far causa comune con chi, nel migliore dei casi, vuol riportare sul trono della Commissione la Baronessa amica dell’avvelenatore Bourla e, nel peggiore, insediarvi il demoniaco Draghi. Che dire, infine, di quella inappetibile marmellata confezionata da Cateno De Luca? Quel De Luca che, a suo tempo, indicò anche lui Mario Draghi come un possibile salvatore della Patria? Che credibilità può avere? Quanto a Democrazia Sovrana e Popolare, sembrano persone oneste e di buon senso, ma purtroppo s’è fatto di tutto per impedire che si presentassero in tutte le circoscrizioni elettorali: presenti solo al centro. Nessuna  possibilità di ottenere neppure un seggio.

Guardiamo a Sinistra. Lasciamo perdere PD e Cinque Stelle, bruttissimi e impresentabili per diverse ragioni. Il partito di Fratoianni, AVS, propone un programma condivisibile per quanto riguarda il conflitto israelo-palestinese e quello fra Ucraina e Russia, battendosi per la sospensione degli aiuti militari a Zelenski e l’apertura di serie trattative diplomatiche per arrivare alla pace. Benissimo. Ma, a parte molti altri aspetti indigeribili delle sue proposte politiche, c’è una cosa che qualsiasi persona con la testa sulle spalle non può accettare:la  candidatura di Ilaria Salis. Io posso capire che venga candidato un personaggio che, in un Paese estero o anche nel proprio Paese, abbia subito un’ingiustizia o sia un perseguitato politico. A suo tempo, c’era qualche ragione di candidare un Valpreda o un Toni Negri, c’erano mille ragioni per candidare un Tortora. Non c’è nessuna ragione di candidare un delinquente. Perché, diciamolo francamente: la Salis è una delinquente, anche se si qualifica come anarchica e antifascista. Antifascista forse sì, nel senso che diceva Flaiano o chi per lui: in Italia ci sono due tipi di fascisti, i fascisti e gli antifascisti. Uno che, in nome dell’antifascismo, usa violenza contro chi manifesta pacificamente, pur nel nome di ideologie fascistoidi, è a sua volta fascista. La Salis ha fatto proprio questo.E’ partita dall’Italia munita di manganello per andare in Ungheria a pestare i fascisti, o presunti tali. Proprio quello che facevano i fascisti con i rossi, o presunti tali. L’esaltazione della violenza contro chi la pensa diversamente è la quintessenza del fascismo nella sua accezione più ignobile. Andate a leggervi quello che dice il fascistissimo Filippo Tommaso Marinetti alla voce “Futurismo” sull’Enciclopedia Italiana. Si vanta di aver aderito al Fascismo della prima ora, e di aver dato, con i suoi accoliti del Movimento Futurista, un grande contributo al suo trionfo con la “battaglia di Piazza Mercanti” a Milano”: uno scontro violentissimo con una manifestazione pacifica di socialisti e anarchici, forse un po’ troppo esagitati in alcune loro frange, che protestavano per fatti luttuosi avvenuti qualche giorno prima sempre a Milano, in seguito alle provocazioni un brutto ceffo delle Forze del Disordine (non si smentiscono mai) che aveva attizzato un tumulto, con molti feriti e anche qualche morto. 

Ecco, la Salis è una fascista antifascista. Ci siamo commossi perché è comparsa in tribunale ammanettata e tenuta al guinzaglio come un cane? Certo, è deplorevole, è disumano. Ma, sia pure a livelli diversi, capita un po’ dappertutto in tutti i Paesi cosiddetti democratici. Anche in Italia l’imputato di reati penali partecipa al processo molto spesso in manette e in gabbia. Ricordiamo, al tempo di Tangentopoli, alcuni illustri imputati portati in aula con gli schiavettoni ai polsi? Siamo edotti delle atrocità che ogni giorno accadono nelle terribili carceri italiane? Proprio nei giorni in cui infuriava la polemica sulla disumanità del sistema giudiziario ungherese, la “Verità” pubblicava in prima pagina uno scritto dell’ex-ergastolano 41 bis Carmelo Musumeci, in cui si descrivevano le violenze subite da parte dei suoi sorveglianti-aguzzini (le solite Forze del Disordine) durante un trasferimento da un carcere a un altro. Cose da far accapponare la pelle, indegne di un Paese civile. Non risulta che  abbia suscitato reazioni. Siamo garantisti e forcaioli a corrente alternata.. Musumeci se lo merita perché un mafioso non merita altro. Invece la Salis, l’antifascista Salis che prende a manganellate i presunti fascisti è una povera vittima, e quando la vediamo ammanettata e incatenata non possiamo trattenere le lacrime.

Io non ho capito perché per la Salis si sia mosso il governo italiano. Quanti cittadini italiani sono incriminati e processati all’estero per reati comuni, e il governo, giustamente, non si muove? Qui non si tratta di un reato d’opinione o di un atto persecutorio, per il quale sarebbe opportuno, anzi doveroso, un intervento a livello diplomatico. Qui si tratta, piaccia o non piaccia, di un reato comune, che anche in Italia sarebbe perseguito e condannato. Chi lo commette in un Paese estero deve mettere nel conto che può essere processato e condannato secondo la legge di quel Paese, magari finendo davanti alla Corte con tanto di manette e guinzaglio. L’ha voluto? Suo danno!

Ecco, in base a tutte queste considerazioni, chi potrebbe votare AVS in nome del pacifismo? Può un partito pacifista difendere un violento? C’è poi un’altra considerazione da fare. I Verdi italiani si dicono pacifisti, ma poi in Europa fanno parte di quel raggruppamento che si è aggregato alla “maggioranza Ursula”, la maggioranza guerrafondaia. Bella coerenza, vero? Uno li vota perché è contro la guerra, e poi se li trova alleati con chi la guerra vorrebbe portarla alle estreme conseguenze.

Un mondo di pazzi. E poi ci stupiamo se a votare è andato poco più del 49%? A cui, tra l’altro, si dovrebbero aggiungere le schede bianche e quelle nulle. A occhio e croce, arriviamo al 46% di voti validi, o giù di lì. 

Giovanni Tenorio

Libertino

7 pensieri riguardo “Protesta o disinganno?

  • Beh, insomma, ci si stupisce per poco.

    La Meloni non fa che onore al cinico Benito che diceva al suo (inizialmente) discepolo Adolfo che le idee e le persone con cui si lotta per il potere non sono necessariamente quelle con cui poi si governa.

    Ma non serve scomodare il predappiano: i grillini che volevano aprire il Parlamento
    come una scatoletta di tonno, sono presto diventati il tonno e non l’apriscatole.

    E Milei? In campagna elettorale insultava pesantemente il papa (un imbecille che difende la giustizia sociale, un figlio di puttana che predica il comunismo, emissario del diavolo, stronzo) dopo l’elezione, al telefono chiamato dal papa: “Santità, l’aspettiamo in visita”.

    “La politica è sangue e merda” diceva Formica, ma di sangue oggi se ne vede poco.

  • Io sono assai forcaiolo in casi palesi, anche prima di un inutile processo.
    Per cui il macilento che “appoggia momentaneamente in tasca” un oggetto da pagare o l’avido e ripugnante collezionista compulsivo che si è fregato ben due quadri di valore (cambiando versione ogni volta e venendo smentito da tutti quelli che cita), io li condannerei volentieri secondo la legge che vigeva ad ovest del Pecos, amministrata dal sempre caro giudice Roy Bean.

    Sono invece estremamente garantista in casi dubbi, anche e soprattutto se passati in giudicato e accettati come tali, (Rosa & Olindo) ed estremamente contrario per quelli che non dovrebbero neppure essere oggetto di reato, ma di aiuto e sostegno psicologico (Franzoni).

    A prescindere che picchiare un nazista non dovrebbe essere reato (e neppure peccato), la Salis non è stata colta sul fatto e soprattutto non c’è nessuno che si sia presentato come parte lesa (i nazisti sono delinquenti e come tali non vanno a frignare dagli sbirri, se le risolvono da soli le questioni), per cui di che stiamo parlando? Del filmato di una zuffa in cui non si vedono volti, non esistono ammaccati e per quel che ne so potrebbero essere attori in una fiction? Ma per favore. Solo in un paese di orban si può vedere così poco e male.
    Per cui libera subito e al massimo paghi per occupazione abusiva, visto che il “pretaccio elemosiniere” che qui turba costantemente i sonni a qualcuno per lei non è intervenuto.

  • Picchiare un nazista che si limiti a dichiararsi tale è un reato in tutti i Paesi civili. Un’ eventuale condanna per apologia di nazismo spetta eventualmente alla magistratura, secondo le leggi vigenti (in ogni caso si tratterebbe di un reato d’opinione, cioè tipicamente fascista, ma questo è un altro discorso). Che sia peccato o no, la cosa non mi tange, visto che sono a mia volta peccatore, e per i miei peccati (molto meno gravi delle botte a un nazista: io ho ucciso per legittima difesa, non perché il Commendatore mi era antipatico) sono stato trascinato all’inferno, e me ne vanto. Però non mi risulta che nel Discorso della Montagna questo tipo di violenza sia esclusa dall’obbligo di non far del male al prossimo, fino al punto di porgere l’altra guancia. E’ vero che, come ha detto il sedicente vicario di chi quel discorso ha pronunciato, a quel tempo non esistevano apparecchi di registrazione fonografica, quindi molte parole potrebbero essere sfuggite allo stilo di chi decenni dopo le ha riportate come se le ricordava o come gli erano state riferite da presunti testimoni. Così come non sapremo mai quali parole scrisse sulla sabbia, davanti all’adultera che si voleva lapidare, “facendo un po’ lo scemo”, come ha detto sempre il sedicente vicario. Bella cosa la gerarchia cattolica d’oggi, retta da un individuo che, quando parla a ruota libera, va fuori di testa come il suo amico (e pecorella del suo gregge) Biden, usando spesso usa un linguaggio da osteria, per non dire da postribolo; bella cosa gli elemosinieri che strappano impunemente i sigilli a un contatore bloccato per morosità di un branco di delinquenti che occupano da abusivi un immobile, bella cosa certi cattolici che sostengono il battaglione Azov le cui insegne naziste sarebbero semplici omaggi a innocue tradizioni etniche. Se questa gente andrà in paradiso solo perché è battezzata, io che sono uno sbattezzato sono ben contento di rimanere all’inferno.

  • Nel mio post vi erano spunti di riflessione magari più interessanti, accompagnati poi da un’uscita provocatoria d’effetto. Ovviamente si tralasciano i primi e ci si concentra ferro ignique sulla libera uscita. Va bene, continuiamo a farci del male (cit).

    Premesso che sbirri e giudici per me non servono ad una beata fava, a parte costarci un patrimonio, di cui il loro fottuto stipendio rubato è solo una minima parte, dunque vediamo:

    un’eventuale condanna per apologia di nazismo spetta solo alla magistratura, invece per un allaccio abusivo a Roma a sentenziare è un residente lombardo, tale Don Juan, che NON risulta essere nè giudice, nè parte in causa e NON lo sarebbe neppure se fosse nel parco buoi degli azionisti di ARETI, la quale presentò sul fatto una denuncia “contro ignoti” (sebbene più che correttamente e con stile unendo il suo biglietto di visita, Kajewski si fosse assunto ogni responsabilità a riguardo e la volontà e l’impegno a pagare le pendenze); per cui ancora una volta, ma di che stiamo parlando? E’ forse proibito a qualcuno pagare i debiti altrui?

    Ah, ma dice DJ, “se li strappo io i sigilli a un contatore mi arrestano subito, invece il pretaccio…” Mica detto, forse, in ogni caso che c’entra il “pretaccio? Se, e dico se, ha potuto fare qualcosa che a lui è preclusa e ha scoperto (alla buonora, gaudeamus igitur) che “la legge NON è uguale per tutti” se la prenda con gli amministratori, i redattori, gli applicatori della legge se questa non funziona. E comunque si rilassi, che tanto è sempre stato così e sempre lo sarà.

    Mi riprometto si non ritornare mai più su questa esausta storia, se lo faccio mi si banni a vita.

  • Io non mi impanco né a giudice né a sbirro. E’ paradossale che debba essere io, dichiaratamente anarchico, a difendere per una volta tanto giudici e sbirri contro chi dichiaratamente anarchico non mi pare che si sia mai rivelato, almeno sulla base di quel che finora ha potuto esprimere, in piena libertà, su questo sito. Mi limito a fare alcune osservazioni, deducendole da alcuni principi. Che, naturalmente, possono essere confutati, possibilmente in termini razionali. Io, da anarchico, non credo che si possa picchiare qualcuno per le sue idee.Erano gli estremisti rossi, in tempi che nessuno dovrebbe rimpiangere, a dire che uccidere un fascista era doveroso; erano gli estremisti neri a pensare la stessa cosa a proposito dei rossi. Io non sono né estremista rosso né estremista nero, sono un estremita della libertà. Penso che rossi e neri possano predicare tutto l’odio che vogliono, salvo pagarne le conseguenze quando traducono il pensiero in azione. Nel qual caso, chi li ferma e chi li giudica, se non gli sbirri e i magistrati? Se la legge di fatto non è mai stata uguale per tutti, non mi limito a prenderne nota, mi batto, per quanto posso, per cambiare le cose, pur consapevole, kantianamente, che il legno dell’umanità è storto, e non potrà mai essere raddrizzato del tutto. Renderlo un po’ più dritto, forse sì. In un sistema politico-sociale equilibrato,chi strappa i sigilli di un contatore bloccato per morosità deve risponderne. Ha lasciato un biglietto con nome e cognome, dichiarandosi pronto a pagare le bollette rimaste insolute? Il reato rimane. Nessuno gli impediva di andare a pagarle a nome degli utenti morosi, pretendendo che, di conseguenza, i sigilli venissero rimossi. Solo che questa soluzione lineare non avrebbe avuto alcuna eco mediatica. Eppure,”non sappia la tua sinistra quel che fa la tua destra”, ha detto quel tale vissuto in un’epoca in cui non c’erano i registratori fonografici, (quindi potrebbe anche non averlo detto). Lo stesso che, però, fra tante massime di altissimo valore morale, in una parabola piuttosto sconcertante, sostiene che chi froda il possidente di cui è amministratore facendo pagare ai debitori meno di quel che dovrebbero restituire è meritevole di lode, perché “ha agito con scaltrezza”. Ma non aveva detto, in un’altra sede, di non essere venuto al mondo a cancellare la Legge, neppur per uno iota o un apice? E la Legge parla chiaro:”Non rubare”. Quando si dice la coerenza! Rubare impunemente grazie alla propria astuzia è un’etica da caserma. La pensavano così nell’antica Sparta. Forse, ancora una volta, è colpa dei registratori che non c’erano, consentendo agli scribacchini di inventare di sana pianta. Basta:anch’io vorrei mettere la parola fine su queste squallide faccende.

    • L’anarchismo classico sinistroide non ha combinato nulla di buono, quello destroide capitalista è un po’ presto per giudicarlo, ma mi pare che (in Italia almeno) di capitalista abbia ben poco, il massimo del business che ho rilevato è pagare l’idraulico in nero, acquistare un po’ di Satoshi e/o d’oro da nascondere
      ai ladri politici (per poi magari farseli fregare da ladri non politici), oltre al “trip” paranoico ormai tramontato (vivaddio) di coltivare ogm.
      E io dovrei definirmi anarchico? Ma anche no, termine per me già abbastanza sputtanato, non bastasse, pure da un cantautore intelligentone che andò a risiedere proprio nella terra dei sequestri, facilitando il compito ai suoi futuri grassatori.

      • Caro Max, nessuno Le ha mai chiesto né Le chiederà mai di definirsi anarchico per entrare in casa mia. Qui possono entrare tutti quando vogliono, a una sola condizione: che lascino le armi fuori della porta. Per quanto mi riguarda, non mi riconosco in nessuno dei modelli che Lei ha un po’ troppo sommariamente descritto, benché possa in alcuni casi condividerne qualche analisi e qualche proposta. Il mio anarchismo è solo mio: non sono iscritto né ho intenzione di iscrivermi mai ad alcun partito che si fregi di una tale etichetta. Una cosa vorrei però che fosse chiara: non ha nulla che fare né con il secessionismo di matrice leghista, né con il capitalismo, né con la polemica riguardante gli OGM, di cui so poco o nulla (è un’altra tara della mia formazione umanistica). Con il mercato, quello vero, sì. E anche con l’idea di un demanio che torni ad essere proprietà non dello Stato, ma del popolo, come propone Fabio Massimo Nicosia (se vuole includerlo fra i miei amici, faccia pure, presumo che ogni tanto mi legga, non so quanto mi apprezzi). A questo punto, Destra e Sinistra non hanno più senso. Mi piace ricordare che il mercatista Bastiat sedeva in Parlamento con gli anarchici di Proudhon.

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