Populismo cattolico
Nel quinquennale dell’ elezione al soglio pontificio di José Mario Bergoglio, il gesuita argentino che, all’atto di sedere su un trono e di prendere nelle sue mani il potere supremo del mondo cattolico, ha avuto l’improntitudine di assumere il nome del Santo più antitetico al temporalismo della Chiesa, ci tocca leggere e ascoltare una serie di panegirici al discutibile personaggio: quello che all’esordio del pontificato diede un saggio del suo alto sentire disertando il concerto offerto in suo onore. Uno sgarbo alla curia, e ancor più a Beethoven.
E allora io, come ulteriore omaggio a Piero Ostellino, che in questi medesimi giorni ci ha lasciato, mi pregio di ricordare uno degli articoli più pungenti che il grande giornalista scrisse contro il “papa populista”: quello dove gli attribuiva l’ideale di una società non dissimile dalle antiche comunità gesuitiche dell’ America Latina, egualitarie e autoritarie, la cui vita era scandita dal suono delle campane. In effetti le tirate anti-mercato e filo-decrescita felice (sulle orme di Piketty) cui aveva improntato certi suoi interventi, nonché l’ indulgenza dimostrata per regimi come quelli cubano e venezuelano sembravano dar ragione a Ostellino.
Ci stupiamo quindi se la Conferenza Episcopale Italiana, guidata dal fedelissimo bergogliano monsignor Nunzio Galantino, mostra una così grande simpatia per il Movimento Cinquestelle, auspicando che, visti i lusinghieri risultati elettorali, possa arrivare al governo? Qualche alto prelato arriva addirittura a vedere nel rozzo populismo del “reddito di cittadinanza”
un modo concreto di perseguire il “bene comune”, ĺ’ araba fenice che da sempre sta al centro della.dottrina sociale della Chiesa.
Ma siamo proprio sicuri che gli alti prelati siano così ingenui da credere che le ricette economiche dei Grillini possano compiere il miracolo di portare l’ Italia fuori dalla crisi, donando benessere a tutti, magari in un regime di decrescita felice?. Forse in realtà sono fin troppo furbi. Vogliono ingraziarsi senza perder tempo coloro che con tutta probabilità saranno arbitri della politica italiana. Anche con Mussolini la Chiesa fece così. Pur di tutelare il proprio bene, fatto coincidere con il “bene comune”, sarebbe disposta ad andare in culo al diavolo. E chissefrega se i Grillini a suo tempo si dissero favorevoli alle nozze fra omosessuali! “Chi sono io per giudicare?”
Ci vuol poco a capire che il populismo dei Grillini è peggiore di quello di Achille Lauro, cui qualcuno l’ha paragonato, o di Berlusconi quando diffuse come propaganda elettorale finti moduli per richiedere la restituzione dell’ IMU. Dopo tutto, Lauro la pasta alla plebe napoletana la distribuiva davvero, e così pure le scarpe spaiate, da integrare con le compagne subito dopo il voto, se era stato dato in un certo modo. E anche Berlusconi, una volta giunto al governo, ĺ’ IMU sulla prima casa la tolse. Monsignor Galantino è persona troppo colta e intelligente (lo dico senza ironia) per non capire che quelle di Di Maio sono promesse da marinaio: altro che reddito di cittadinanza, pidocchi per tutti.
Permettetemi di concludere con una cattiveria. Teodoro Mommsen pensava che, una volta diventata capitale ďItalia, Roma avrebbe perduto il suo prestigio:da centro della Cristianità a sede del governo d’ una nazione di basso rango. Non aveva tutti i torti. Ma se proprio era destino che i bersaglieri entrassero dalla breccia di Porta Pia, in quel fatidico 20 settembre. Si dice che in quell’ occasione Nino Bixio, contravvenendo agli ordini del generale Raffaele Cadorna, abbia tirato qualche bomba anche nella città leonina. Ne avesse tirato qualcuna di più, ci avrebbe liberato per sempre dalla zavorra clericale.