Don Giovanni

Papa Francesco, Jeroen Djisselbloem e George Best

Cari amici, di sciocchezze a questo mondo se ne dicono e se ne scrivono a iosa, tutti i giorni. Le tecnologie elettroniche, che in sé sono una bellissima invenzione, permettono a tutti di diffondere il proprio pensiero; e visto che gli ignoranti, i cretini e i semianalfabeti sono una percentuale di tutto riguardo, la stupidità fa aggio sull’intelligenza; e spesso quanto più uno è stupido tanto più viene acclamato. Anche l’informazione che vorrebbe essere seria ne risulta contaminata. Guardate la stampa quotidiana. Si moltiplicano le pagine, si allegano inserti, ma la qualità si sta gradualmente abbassando. Anche la grammatica e la sintassi, e addirittura l’ortografia, ne fanno le spese. Non parliamo della televisione, nessuna rete esclusa. Sciatteria e noia. La RAI, che si vanta d’essere la prima industria culturale del Bel Paese, quasi si vergogna di RAI5 (assecondata da gran parte della stampa, che nelle pagine dedicate alle programmazioni televisive semplicemente la ignora), l’unico canale che potrebbe giustificare il servizio pubblico  – a patto di eliminare del tutto la pubblicità – e un canone a carico solo di chi ha interesse a usufruirne: chi vuole chiappe e tette può rivolgersi alle TV commerciali, che ne offrono gratuitamente in abbondanza.
Alle sciocchezze bisognerebbe rispondere con una risata. Parlo delle sciocchezze, non dei proclami razzisti o negazionisti o forcaioli: fermo restando che, in un sistema libero uno deve aver la facoltà di proclamarsi anche negazionista, razzista e forcaiolo e di diffondere le proprie orride idee  (purché non pretenda di passare dalle parole ai fatti), alla propaganda infame bisogna rispondere con parole ferme – parole, non manette – senza scherzarci sopra. Se invece la stupidità si limita a scalfire non dico  il politicamente corretto, che spesso merita d’esser messo alla berlina, ma semplicemente il buon senso e il buon gusto, allora la risposta può essere soltanto lo sberleffo. Proprio lo sberleffo. Noi latini (io mi vanto di esserlo, pur amando i tedeschi e gli inglesi) non siamo fatti per lo humor : troppo raffinato per i nostri palati. Meglio la risata grassa, sulle orme dell’immortale Aristofane e del suo degno emulo Tito Maccio Plauto. E’ il modo migliore per zittire i cretini: un bel pernacchio napoletano, e non se ne parla più.

Invece ci si indigna, se ne fa una questione di Stato. Pensate a due notizie di questi ultimi giorni. Una conduttrice televisiva , parlando delle donne dell’Est, dice che sono remissive, sottomesse ai mariti, tutte casa e chiesa: l’ideale per il maschietto che vuol mantenere la sua supremazia. Si scatena il finimondo: dimissioni per la povera conduttrice, per chi avrebbe dovuto vigilare sul suo programma e per  il responsabile della rete. E sui giornali parole di fuoco, condanne, indignazione. Poco ci mancava che si scendesse nelle strade e nelle piazze in nome del sacrosanto principio della parità di genere, inalberando cartelli  e stendardi. Sia ben chiaro:può essere vero che molte donne dell’Est, per effetto dell’educazione ricevuta, manifestino ancora, per molti aspetti, un atteggiamento di subordinazione, non molto dissimile da quello diffuso anche da noi fino a non molto tempo fa. L’errore è quello di generalizzare e di dipingere la situazione, in sé deplorevole, con toni di indulgenza, o addirittura di approvazione.  Sarebbe bastato replicare a questo modo: “Sì, cari maschietti, prendetevi pure una mogliettina dell’Est. Verrà un giorno in cui lei e le sue amiche, magari in combutta con le donne islamiche, faranno lo sciopero della fica, come Lisistrata. Allora per voi saranno cazzi acidi, e non in senso figurato”. Sipario!

L’altra notizia ha un rilievo addirittura europeo. Il presidente dell’ Eurogruppo Jeroen Djisselbloem dichiara pubblicamente che i Paesi del Sud Europa sperperano denaro in donne e alcool, e poi pretendono di essere aiutati dai Paesi più virtuosi. Scandalo generale. Renzi ne pretende le dimissioni per l’offesa alla Patria Italia (dimenticando di aver avuto tra i suoi ministri una signorina che ha offeso non la Patria, di cui ci si può fare un baffo, ma tutte le donne bionde, bollandole come sceme; e di questo io non me ne faccio per niente un baffo, perché le bionde mi fanno impazzire: il mio catalogo n’è pieno, ed erano tutt’altro che sceme). Sia ben chiaro anche qui: Djisselbloem nella sostanza ha ragione. I governi del Sud hanno i conti pubblici in dissesto. Alla Grecia sappiamo quel ch’è successo. Il debito pubblico italiano si sta gonfiando a dismisura, e fra poco esploderà come un vulcano, seminando disastri. Si recrimina stoltamente contro la Germania della Merkel perché ha il bilancio in ordine, il debito pubblico in linea con i parametri richiesti e giustamente rifiuta una politica espansiva a tutto vantaggio dei Paesi più prodighi. Però un uomo politico investito di responsabilità istituzionali non può usare certe espressioni da trivio. Ne abbiamo già uno che lo fa, il papa della Pampa che si permette di dire che il suo superiore, Gesù Cristo, nell’episodio dell’adultera “fa un po’ lo scemo” (ma quel che fa e dice Francesco è oro colato; e quando va a pisciare viene immortalato in foto che vengono diffuse in rete). All’illustre uomo politico olandese basterebbe replicare così: “Sì, ci piace  sollazzarci con le belle donne, e sbronzarci di vino e arzenti pregiati. Se voi vi accontentate di far pippe e bere acqua fresca, possiamo soltanto compiangervi”. Tutta l’ Europa sghignazzerebbe, e il signor Djisselboern ne uscirebbe scornacchiato.

O sbaglio?

Nota di Leporello: non sbaglia il mio padrone, anzi, mi fa pensare a quell’aforisma attributo al calciatore George Best (senza dubbio un libertino): “Ho speso gran parte dei miei soldi per alcool, donne e macchine veloci, il resto l’ho sperperato”.

Giovanni Tenorio

Libertino