Don Giovanni

Difesa legittima, purché difesa

Nel complesso, tutti coloro che si compiacciono di ispirarsi al pensiero cosiddetto anarco-capitalista, il cui principale teorico rimane Murray Newton Rothbard, hanno salutato con entusiasmo l’ascesa al potere, in Argentina, di Javier Milei, che di quel pensiero si è sempre dichiarato seguace. Pollice verso, invece, non soltanto da parte di tutti coloro che, in opposizione al modello dominante nel mondo attuale, imperniato sul prevalere della grande finanza e dei potentati multinazionali, si presentano come nemici di un non meglio definito (forse sarebbe più giusto dire mal definito) neo-liberismo, ma anche di chi in tale modello si rispecchia, facendosi sostenitore di tutte le sue brutture, di cui l’ Unione Europea e l’Eurozona in particolare sono il modello supremo. Per quanto mi riguarda, sospendo il giudizio, anche se devo ammettere che il personaggio mi piace molto poco. Già l’idea che un sedicente anarchico vada al potere mi sembra una contraddizione insanabile. Conosco già l’obiezione: se si vuol modificare radicalmente il sistema politico, le opzioni sono due: o la rivoluzione dall’esterno, non necessariamente violenta (basterebbe una renitenza fiscale generalizzata) o un’azione dall’interno che lo faccia implodere. Forse sono due utopie. Ma la seconda mi pare più impresentabile della prima. Di solito, chi arriva al potere, anche con le migliori intenzioni, finisce di votarsi a quel potere stesso che diceva di aborrire, talvolta rendendolo ancora peggiore. E’ quel che è capitato con l’ideologia marxista, che, a ben vedere, alle sue radici è anarchica, in quanto teorizza il superamento dello Stato in una società libera e prospera, dove i truffaldini valori “borghesi” si inverano nella concretezza di un’uguaglianza non soltanto formale. Pensiamo a quel ch’è stata l’Unione Sovietica. Non inganni la distinzione, tutta teorica, fra comunismo ideale e comunismo reale. Finora s’è visto solo il comunismo reale. Quello ideale è rimasto ideale, come l’isola beata di cui parla Gaunilone nella sua polemica con Anselmo d’Aosta a proposito della prova ontologica dell’esistenza di Dio.

Sono tante altre le mie perplessità. Ad esempio, la “dollarizzazione” del sistema monetario, come strumento per frenare un fenomeno inflazionistico davvero preoccupante, mi sembra una pessima idea, vista la fine che hanno fatto tutti gli esperimenti del genere (in Ecuador, per esempio). L’allineamento alla politica USA riguardo alla guerra in Ucraina e all’attacco di Israele alla popolazione della Striscia di Gaza come ritorsione all’attentato terroristico di Hamas del 7 ottobre mi sembra un’altra scelta discutibilissima. Questi anarco -capitalisti che si schierano con i guerrafondai, laddove il loro mentore Rothbard, sostenitore, nella sua giovinezza, degli oppositori all’intervento militare in Vietnam, parlava della guerra come dfi un delitto, mi fanno non poco orrore. Non si rendono conto che schierandosi con la politica israeliana si rendono moralmete complici di un genocidio? Che stare con Zelenski significa condurre al massacro il popolo ucraino? Che cosa ha che fare il presunto anarco-capitalismo con i mercanti di cannoni che Rothbard aborriva? O con i cosiddetti neo-con, o con lo stesso Trump?

Ma non è di questo che voglio parlare. Non solo tanti an-cap nostrani, dalle idee piuttosto confuse, ma anche un buon numero di coloro che dicono di collocarsi “a destra”, qualunque cosa voglia dire oggi questa definizione (a mio parere, poco o nulla), magari sostenendo, pur con qualche critica, il vomitevole governo Meloni, hanno accolto con gioiosi encomi la nuova normativa introdotta da Milei a proposito della legittima difesa. Se ho ben capito, la legittima difesa è sempre presunta, e fin qui posso essere d’accordo. Anzi, andrei oltre. A mio parere, il difetto della “legittima difesa” com’è di solito definita sta nel manico, nella definizione stessa. La difesa, se vuol essere tale, dev’essere per forza legittima, altrimenti diventa qualcosa d’altro. Se io, per difendermi da un delinquente che mi punta la pistola, sparo per primo con una mia arma e lo uccido, compio un atto di difesa: non importa se poi si scopre che la pistola impugnata dal delinquete era una pistola giocattolo. Io non lo potevo sapere. Se invece, dopo aver fatto fuggire un rapinatore lo inseguo e lo uccido, non si può più parlare di difesa. Siamo di fronte a un atto illegittimo, che proprio in quanto tale non può essere considerato come difensivo. E’ una ritorsione, una vendetta, un farsi giustizia da sé. In somma: dire “legittima difesa” è come dire “cerchio rotondo”.Può forse esistere un “cerchio quadrato”?Sarebbe una contraddizione. Allo stesso modo, sarebbe contraddittorio parlare di “difesa illegittima”. Quindi, una volta accertato che una persona ha esercitato il diritto di autodifesa, il caso dovrebbe chiudersi qui. Qualora invece ci fossero fondati sospetti che si sia andati oltre la difesa propriamente detta, con atti ritorsivi e punitivi, il responsabile di tali atti dovrebbe essere chiamato a risponderne. E’ semplice civiltà giuridica. Non c’è nulla di statalistico in tutto questo ragionamento. Nessun vero anarchico potrebbe accettare l’idea che uno possa farsi giustizia da sé. Anche il principio barbarico di “occhio per occhio dente per dente”, che Rothbard, nel suo ragionamento giuridicamete piuttosto rozzo sembra far proprio nella giustificazione della pena di morte, presuppone il principio di proporzionalità. Se uno mi sferra un pugno cavandomi un dente, posso solo a mia volta cavargli un dente, non ucciderlo. Consequenzialmente, se uno non è riuscito a uccidermi e si è dato alla fuga, io non posso ucciderlo solo per punire la sua intezione. L’omicidio e il tentato omicidio sono due atti gravi, ma diversi, che richiedono punizioni diverse.Un sistema che punisse i due reati allo stesso modo sarebbe un sistema ingiusto.

Se ho ben capito – sarei ben contento che qualcuno, prove alla mano, mi correggesse- la nuova norma introdotta da Milei considera legittima difesa qualsiasi atto compiuto dall’aggredito una volta certificata l’identità e l’intenzione dell’aggressore. Se è così, si tratta di una legge aberrante, di una barbarie giuridica. In un contesto genuinamente anarchico nessun collegio arbitrale indipendente e liberamente àdito dalle parti in causa potrebbe giustificare come “legittima difesa” -anzi, semplicemente come “difesa”, in base a quanto sopra detto- un atto ritorsivo ai danni di un aggressore che sia stato messo in fuga. Anarchia è ordine, diceva Proudhon. Ma non ci può essere ordine laddove la vita umana non è considerata inviolabile al di fuori dei casi di forza maggiore (e la necessità di difendersi rientra fra questi, forse è l’unico). 

E’ paradossale -sempreché, ripeto, le notizie sul provvedimento introdotto nel sistema giuridico argentino siano veritiere- che da una parte Milei (contraddicendo, in questo caso, Rothbard) si dica nemico dell’aborto, dichiarandosi intenzionato a proibirlo, in nome,immagino, della sacralità della vita umana sulla base di fondamenti religiosi, e dall’altro guistifichi l’omicidio estendendo in modo logicamente e moralmete inaccettabile l’ambito della cosiddertta “legittima difesa”. Sarà il caso di ripetere che un cerchio quadrato non può esistere.

Chi da noi plaude al – vero o presunto – atteggiamento  di Milei, come per esempio Mario Giordano, spesso giustifica tale concetto aberrante di “legittima difesa” dicendo che il delinquente, quando perde la vita per effetto della reazione di chi è aggredito (non importa se proporzionale o no) si espone a un “incerto del mestiere”, come l’operaio che subisce un infortunio, talora anche mortale, nell’eseguire le sue mansioni. Ragionamento del tutto strampalato. Prima di tutto, perché quello del ladro o del rapinatore non è un mestiere:quindi le norme che regolano l’attività lavorativa non possono essere le stesse che riguardano gli atti delinquenziali. Siamo in contesti giuridici del tutto diversi e tra loro incommensurabili. Inoltre, anche se la similitudine fosse accettabile – il che non è – rimane vero che anche negli incidenti sul lavoro la responsabilità dell’infortunio non può essere sempre imputata a chi lo subisce, anzi molto spesso ricade in capo ai suoi superiori, fino al titolare dell’impresa, per aver omesso tutti i dispositivi di sicurezza che la legge richiede. Allo stesso modo, la responsabilità della morte di un delinquente dovrebbe ricadere in capo non sempre al delinquente stesso, ma in alcuni casi a chi l’ha provocata in un contesto estraneo alla fattispecie della difesa (legittima, in quanto tale, per definizione).

Forse questo articolo mi procurerà un vespaio di critiche. Finirò di rimanere solo, a parlare con me stesso. E’ una meta cui temo di essere già pericolosamente vicino.

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Difesa legittima, purché difesa

  • Chissà perchè tanta preoccupazione per le critiche quando è un articolo sostanzialmente condivisibile, a parte la situazione Ukr che, se facessero un referendum, probabilmente vincerebbero gli irriducibili, ovvero quelli che “meglio morti che russi” (non ho certezze, ovviamente, e in ogni caso non si fanno referendum in casi del genere, le decisioni sono sempre apicali).

    Vedo intanto che il DJ pensiero comincia ad espandersi, complimenti.
    la7.it/intanto/video/lattacco-shock-di-elena-basile-a-liliana-segre-come-i-nazisti-07-02-2024-525763

    “Dalle e dalle, se piega pure o metalle”, come dicono in Magna Grecia.

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