Don Giovanni

Decrescita felice: “A chi la tocca la tocca!”

Vi ricordate quando Grillo e compagni osannavano la “decrescita felice?” Non erano ancora al governo, e dai banchi dell’opposizione, nelle piazze, nelle interviste, attraverso i media più o meno compiacenti potevano sparare tutte le cretinate che volevano. Qualcuno era così tonto da abboccare. Un nuovo modello economico, contro le brutture del liberismo selvaggio che affama i poveri e ingrassa chi è già grasso, producendo squilibri spaventosi! Si citava Piketty, senza averlo mai letto, perché, a quanto mi dicono, è un mattone indigeribile. Si citava Latouche, anche lui più che altro per sentito dire. Un mio caro amico se ne diceva entusiasta (non di Piketty e di Latouche, perché anche lui non li aveva letti, ma della “decrescita felice” e di altre puttanate del genere). Gli feci notare che “decrescita felice” è un ossimoro. Come si può essere felici se si diventa poveri? Non tutti sono come San Francesco d’Assisi, che trovò la perfetta letizia nella rinuncia agli averi. Il Francesco che usurpa attualmente il seggio di Pietro predica contro il denaro sterco del diavolo ma non credo che ringrazi il Signore Iddio perché le finanze vaticane stanno scivolando nel profondo rosso: diminuisce paurosamente l’otto per mille, diminuisce l’Obolo di San Pietro. Che felicità, vero? Se continua così, fra qualche anno si chiude baracca e burattini. Chissà come saranno gioiosi i signori della Curia. Il Sommo Prete sarà felice di tornare alla rete? Credo proprio di no. Dispiacerebbe moltissimo anche a me, perché la scomparsa dei preti può anche lasciarmi indifferente, ma la rovina delle grandi opere d’arte ora affidate, bene o male, alle loro cure, sarebbe davvero una grandissima disgrazia. Eh, sì, sotto questo aspetto, anch’io non posso non dirmi cristiano. Anzi, mi correggo, cattolico (le chiese protestanti sono proprio brutte).Sto divagando. Veniamo al punto. La “decrescita felice” è arrivata, proprio quando nessuno se l’aspettava più. Anzi, proprio quando anche chi prima se l’augurava, una volta arrivato al governo, cominciava a preoccuparsi di un PIL ristagnante, a dispetto di una manovra economica in deficit che, grazie al volano del “reddito di cittadinanza”,doveva sconfiggere la povertà. Forse si cominciava a capire che per sconfiggere la povertà bisogna crescere, non decrescere. Portare via ai ricchi per dare ai poveri non risolve nulla. Ma il Coronavirus continua a pensarla come i grillini quando erano all’opposizione. Anche lui ce l’ha a morte con il liberismo selvaggio e vuole una bella decrescita. Così i ricchi smettono di diventare sempre più ricchi, si diventa tutti uguali, ci si accontenta di poco, si smette di andare in aereo, secondo gli insegnamenti di Greta Thumberg; se si vuole andare in America ci si accontenta di una barchetta a vela (a patto di conoscere qualche principotto disposto a cederla in prestito), si diventa vegetariani, anzi vegani, e magari si torna a vivere nelle caverne, badando bene a non abusare troppo del fuoco, perché altrimenti si inquina e si produce CO2. Così il Coronavirus prima ha colpito la Cina, la patria del capitalismo così selvaggio che più selvaggio non si può (anche se continua a proclamarsi comunista), infliggendo una bella batosta alla sua fiorente economia, e poi ha pensato bene, come secondo bersaglio, di colpire l’Italia. All’improvviso il traffico stradale è diminuito come per miracolo, ancor più che ai tempi dell’ultima grande recessione, dopo il disastro finanziario dei titoli spazzatura. Che bellezza, così crolla anche l’inquinamento! Crolla anche la produzione industriale, nelle aree più ricche del Paese. Si decresce, finalmente! Peccato che, se si continua con questo andazzo, molti dovranno chiudere bottega e i licenziamenti fioccheranno. Un problema non da poco, visto che già ne sono fioccati per l’Ilva di Taranto, per  Whirpool a Napoli, per il fallimento di Air Italy, mentre è ancora aperta la faccenda di Alitalia. Provvederanno con il reddito di cittadinanza? E i soldi dove li prenderanno? Ma sforando con il deficit, che diamine! Una volta tanto quei brutti ceffi della Commissione Europea non potranno dire di no. Per far riprendere l’economia bisogna indebitarsi. Dovranno indebitarsi anche gli altri Paesi, che forse sono messi meglio, ma neanche troppo. La BCE della signora Christine Lagard, la vecchia befana ch’è succeduta al brutto vampiro Mario Draghi (ma perché chi si dedica alla “scienza triste” ha sempre un brutto nome e una brutta faccia?) potrà invece fare ben poco. Ormai i tassi sono a zero, anzi sotto zero. “Whatever it takes” ormai è stato fatto. Quando è già stato fatto tutto, che si può fare d’altro?. Dopo il tutto non c’è il tuttissimo.Allegria, allegria. Ne volete sapere una bella? Visto che, per evitare la diffusione del morbo, si sono chiuse le scuole, la direzione didattica di un istituto del Nord ha deciso, con il pieno consenso dei docenti, di offrire agli alunni un servizio di lezioni a distanza, per via telematica. Idea encomiabile. Peccato che ci si siano messi di mezzo i sindacati: citando leggi e leggine, cavillando di qua e di là, hanno bloccato l’iniziativa, sostenendo che è contro la legge. Hanno ragione! Perché guastare la felicità degli alunni che possono fare vacanza? Perché privarli di una felicità inaspettata? Forse la decrescita felice è anche questo: non andare più a scuola. Per quest’anno, promozione ope legis, una bella sfornata di somari, poi si vedrà. A che serve studiare se non si vuole crescere? Basta e avanza quel poco che già sappiamo. Se torniamo nelle caverne, per accendere il fuoco basta qualche fiammifero. Anzi, niente fiammiferi. Si torna al vecchio metodo delle pietre focaie o dello sfregamento di rami secchi. E’ un po’ faticoso, ma è utile anche per farsi i muscoli. E poi, serve come deterrente per non accenderne troppo, di fuoco, che, oltre a essere inquinante, è pericoloso. La prudenza preventiva non è mai troppa! Non per niente in Italia il popolo sovrano ha bloccato le centrali nucleari. Bollette elettriche alle stelle e pale eoliche a tutto spiano. C’è chi gode a prenderlo in culo.A proposito di scuola. Guardate che in mezzo alla disgrazia qualcuno è davvero felice. Benedice la decrescita (degli altri), purché il suo portafogli rimanga gonfio. Approfittando della sospensione delle lezioni, molti professori si organizzano per andare a sciare. Sulle montagne c’è l’aria pura. Il Coronavirus lì non arriva. Fanno come l’allegra brigata del “Decameron”, che lascia Firenze e va a godersi la vita in campagna, mentre i poveracci rimangono in città a farsi contagiare dalla peste. I dipendenti dello Stato non vanno in cassa integrazione e non rischiano il licenziamento. Può anche capitare che sui campi di sci trovino qualche loro alunno, rampollo di una famiglia agiata, che può permettersi qualche bella settimana bianca fuori programma, piovuta dal cielo come un bel dono della Provvidenza. Eh, sì, aveva ragione Renzo Tramaglino: “La c’è la Provvidenza!” Peccato che la ci sia solo per qualcuno. Forse diceva meglio il povero Tonio, anche se la peste, lasciandolo vivo, l’aveva reso demente: “A chi la tocca la tocca!” All’Italia sono toccate non una, ma due disgrazie, i due Giuseppi. Si potrà avere di peggio? Mah… E’ come per il “Whatever it takes”: se dopo il tutto non c’è il tuttissimo, dopo il niente non c’è il nientissimo. Ma le vie del Signore sono infinite.

Giovanni Tenorio

Libertino