Salvini non è un razzista, è semplicemente un pirla
La storiella che sto per raccontarvi non è un’invenzione, ma pura verità. Evito di far nomi di persone e di luoghi; evito anche, nei discorsi diretti, l’uso del vernacolo, perché non siano possibili identificazioni di alcun genere. Mi limiterò a un inquadramento temporale. I protagonisti sono già tutti scomparsi, ma i loro discendenti sono persone da me conosciute; alcuni sono anche miei amici. Credo sia mio dovere ogni scrupolo di riservatezza nei loro confronti.
Ecco in breve i fatti. Inizio anni Cinquanta dello scorso secolo. Su una strada stretta e piuttosto ripida, un giovane muratore, dipendente di una piccola impresa del circondario, arranca faticosamente con un carretto a pedali carico di materiale edilizio. All’improvviso sente dietro di sé lo squillo di un segnale acustico. Evidentemente è un autoveicolo che pretende di sorpassare; ma lo spazio è angusto e non c’è possibilità di manovra. I segnali acustici si ripetono, sempre più insistenti. A un certo punto, stizzito, smette di pedalare, scende di sella, si volta. Si trova davanti un’auto di gran lusso, alla cui guida sta un signore di aspetto assai distinto. Afferra la maniglia dello sportello, apre, e gli grida, lasciandolo esterrefatto: “Può andare a fare in culo lei e la sua macchina!”. L’altro scende di botto: “Ma non sa con chi sta parlando?” “Non lo so: so soltanto che lei è un gran maleducato! Non vede che sto lavorando? Non può avere un po’ di pazienza? La strada è stretta!”. Attirato dal diverbio, che diventa sempre più concitato, un vigile in servizio presso un vicino semaforo arriva di corsa e scatta sull’attenti: “Buon giorno signor sindaco, che cosa sta succedendo?” “Questo energumeno mi ha mandato a … non le dico a fare che cosa”. Il muratore non si lascia intimidire: “Lei sarà anche il sindaco, ma mi risulta che non si può suonare in centro abitato, se non in caso di pericolo immediato. Io sono forse un pericolo? Se l’ho mandata a fare in culo, non volevo certo offenderla come sindaco. Non sapevo chi fosse lei. Se mi vuol denunciare, mi denunci”. E il sindaco: “Va bene, prendo nota della sua buona fede. Per questa volta finisce qui. Ma si guardi bene, un’altra volta, dal mandarmi ancora a fare in…Adesso sa chi sono io”. “Glielo prometto: ma anche lei veda di non abusare più delle segnalazioni acustiche”. Tutto terminò con un sorriso e una stretta di mano. E fu la scelta migliore. Se si fosse andati per vie legali e la faccenda fosse finita sui giornali, sarebbe stato il sindaco a fare una pessima figura; e probabilmente un buon giudice avrebbe assolto il muratore, che aveva reagito, senza l’intento di offendere un pubblico ufficiale, a una sollecitazione indebita messa in atto in spreto alle norme di legge.
Sapete che vi dico? Se io fossi stato l’inquilino chiamato al citofono da Salvini per sapere se la sua fosse davvero una famiglia di spacciatori, avrei risposto come quel giovane muratore: “Vada a fare in culo lei e la sua richiesta”. E se quello si fosse presentato come il senatore Salvini, gli avrei replicato che non lo sapevo, e non intendevo offenderlo in quanto senatore; ma, in ogni caso, era un gran maleducato, perché non aveva alcun diritto di disturbarmi con una domanda impertinente, sulla base di una segnalazione informale tutta da verificare. Neanche se fosse stato ancora ministro degli Interni l’avrebbe potuto fare. “Va bene, però non si permetta più di mandarmi a fare in culo”. “Glielo prometto; ma anche lei si guardi bene dal chiamarmi al citofono per motivi futili”. Tutto sarebbe finito lì. Salvini avrebbe dovuto battere in ritirata con la coda in mezzo alle gambe. Che cosa avrebbe potuto fare? Andare per vie legali? I giudici sarebbero stati ben contenti di cogliere un’altra occasione per dargli torto. Mettere un post su Facebook per annunciare al popolo che era stato mandato a fare in culo da un signore al quale aveva chiesto se per caso la sua fosse una famiglia di spacciatori? Tutta l’Italia avrebbe riso. Forse anche quelli che credono nella guerra alla droga e riempirebbero le carceri di consumatori e spacciatori di sostanze psicotrope, benché da nessuno di costoro abbiano mai ricevuto alcun torto. Invece se n’è fatto subito un caso: un avvenimento di portata nazionale. Anzi, internazionale. Si è addirittura rischiato un incidente diplomatico, con l’intervento dell’ambasciatore tunisino. Salvini è il solito razzista che ce l’ha con gli immigrati. Se l’è presa con una famiglia di tunisini che con la droga non ha nulla da spartire.
No. Salvini non è un razzista, è semplicemente un pirla, per definirlo in buon milanese, la sua lingua natia. Purtroppo, come dice Montale in una poesia di quelle che non si studiano a scuola, i pirla non sanno di esserlo. Salvini si crede (vaneggiando) il difensore dei sacri confini della Patria, sentendosi come Leonida alle Termopili; se la prende (giustamente) contro una magistratura forcaiola, ma poi propugna, a sua volta, una politica forcaiola; e si permette di fare quello che neppure le forze dell’ordine potrebbero osare, senza un atto motivato dell’autorità giudiziaria. In un quartiere di Bologna si spaccia droga e nessuno interviene, nonostante le segnalazioni? Lo sanno anche i sassi che succede dappertutto, non solo a Bologna. Lo sanno tutti che l’obbligatorietà dell’azione penale è una burla. Lo sanno tutti che gli sbirri di ogni genere rompono le palle ai cittadini onesti, sparando raffiche di multe, ma voltano il viso dall’altra parte davanti ai delinquenti veri (o a quelli che per legge sono dichiarati tali: è chiaro che per un anarchico come me il commercio della droga fa parte del libero mercato). Se quando era ministro degli Interni Salvini non avesse pensato solo ai migranti (il suo è un disco rotto, come quello del papa, anche se di segno contrario), forse avrebbe potuto non dico risolvere il problema (o presunto tale: per me è un problema fasullo, frutto del proibizionismo), ma almeno avviarlo a soluzione.Se non gliel’ha detto quel signore, glielo dico adesso io: “Salvini, va’ a fare in culo. Due giorni fa nel culo l’hai preso. Attivo e passivo.”
Guardai giorni fa il commento di Roberto Saviano alla bravata di Salvini su YouTube: secondo il filosofo scopiazzatore il gesto di Salvini va considerato come “atto antidemocratico”….. ?!?
Non mi è chiaro che attinenza possa avere un atto semplicemente incivile con la “democrazia”…. mica quest’ultima è sinonimo di civiltà, o sbaglio? a me pare l’esatto contrario.
L’esatto contrario anche per me
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