Don Giovanni

Truffa sovietica

Cari amici, che bei tempi quelli del Socialismo reale in Unione Sovietica! Era il Paradiso dei Lavoratori. Poi è arrivato il bieco liberismo selvaggio a distruggere tutto. Ma qualcuno se ne ricorda ancora, e con rimpianto. Ad esempio, i compagni di Rifondazione Comunista ( a proposito: che fine hanno fatto? Bertinotti c’è ancora? Spero di sì, perché, lo dico senza ironia, mi è sempre stato simpatico: persona garbata; se ne sente il bisogno, in epoca di cafoni). Qualcuno ha addirittura il coraggio di dire:”Sì, c’era la dittatura, però tutti avevano un lavoro e una casa, nessuno moriva di fame o dormiva per strada”. Peccato che molti dissidenti dormissero e mangiassero in cella, o magari in manicomio…
Uno dei pregi del Socialismo reale era l’assenza dell’inflazione, intesa come aumento del livello generale dei prezzi. Un male tutto capitalistico! Non che il Socialismo reale avesse abolito la moneta, come qualche anima bella della prim’ora avrebbe voluto, ma non si può avere tutto subito. Bisogna essere realistici (altrimenti che Socialismo reale è?), aspettare che i tempi maturino. Anche il superamento dello Stato va rimandato al futuro! Per il momento bisogna godersi la Dittatura del Proletariato, compiacendosi di aver distrutto lo Stato borghese di stampo liberale, comitato d’affari dei capitalisti.
Sapete come si faceva a impedire l’aumento dei prezzi? Trovata geniale, genialissima. Nei punti di vendita ( di solito scarsamente forniti, perché bisognava pur combattere l’orrido consumismo dei falsi bisogni, indotti da una pubblicità che addormenta le coscienze) il prodotto x, venduto da sempre al prezzo y, veniva riproposto in nuova confezione, con il medesimo prezzo, ma con un contenuto quantitativamente inferiore. Mi chiedo: i bravi consumatori sovietici, indottrinati dal regime, si saranno accorti dell’inganno, oppure, ubriachi di vodka, avranno messo in borsa il prodotto senza guardare l’etichetta, se mai c’era (figurarsi se, giunti a casa, si sognavano di pesarlo)? Io penso che i più accorti se ne saranno resi conto. Qualcuno avrà mugugnato, qualcuno avrà fatto buon viso a cattivo gioco per il bene della causa, qualcuno avrà pensato che il regime, diminuendo le razioni dei prodotti alimentari, voleva combattere l’obesità, malattia tipica dell’Occidente capitalistico, dove si mangia male e troppo.
Bei tempi davvero. Per fortuna stanno ritornando, anche nell’Occidente capitalistico, dove domina il turbo-liberismo selvaggio e imperversano le bieche multinazionali. L’inflazione ormai non c’è più. Ci pensano le Befane e i Draghi a tenerla sotto controllo. Hanno compiuto il miracolo di stampar denaro a palate, senza che i prezzi si muovano di un millimetro, al punto che continuano a invocare un po’ di inflazione in più, almeno fino al 2%, che diamine! Com’è possibile? Semplice. Il denaro-fuffa è andato a gonfiare i titoli di borsa e la speculazione edilizia. Si preparano altre bolle che prima o poi scoppieranno, ma si darà ancora la colpa al turbo – capitalismo e alla mancanza di regole. Inoltre le agenzie statistiche ufficiali, come l’ISTAT, calcolano sempre le variazioni dei prezzi introducendo nel computo espedienti d’ogni genere per ottenere i risultati che si desiderano. La massaia vede che i prezzi aumentano. Il padre di famiglia si trova a bolletta prima di fine mese. Ma per l’ISTAT i prezzi rimangono inchiodati. L’inflazione è soltanto percepita, non reale. Come dire:”Sei matto a metterti il cappotto. Non fa freddo. Sei tu che lo senti, ma fa un caldo da crepare! Avrai la febbre!”
Anche i capitalisti-e questa è la straordinaria novità- hanno poi imparato il machiavello del prezzo invariato con riduzione della quantità di prodotto. Antesignane della bella trovata le Società telefoniche, quelle che vendono i loro servizi a un prezzo forfettario: una somma predeterminata a scadenza stabilita. Finora le fatture venivano spedite ai clienti alla fine di ogni mese, secondo contratto. Da qualche tempo hanno cominciato a fatturare ogni quattro settimane. Non c’è bisogno di esser pieni di vino generoso per credere che quattro settimane e un mese sono più o meno la stessa cosa. Come il buon suddito sovietico, anche il buon cittadino democratico è disposto a farsi turlupinare. Però se uno aguzza il cervello e fa un po’ di conti, si accorge che a questo modo le Società telefoniche guadagnano, nell’arco di un anno, un mese. Hanno inventato anche loro l’anno di 13 mesi. Se i lavoratori si prendono la loro bella tredicesima, perché i datori di lavoro non dovrebbero farlo? L’eguaglianza, innanzitutto! Siamo o non siamo in democrazia?
Sta di fatto che in questo modo le tariffe telefoniche aumentano di circa il 9%. Aumento mascherato, ma concreto, inoppugnabile. Le associazioni dei consumatori nicchiano. Qualche esponente del governo promette che nella prossima finanziaria una norma obbligherà le Società alla fatturazione mensile. Qualche cliente illuminato chiede spiegazioni alla sua Società telefonica, sentendosi rispondere che ci stanno pensando. Intanto pare che anche qualche Società elettrica voglia adeguarsi all’andazzo. Non si capisce bene perché. La fatturazione elettrica non è forfettaria, ma a consumo. Fatturare ogni 28 giorni, anziché ogni mese, cambia poco o niente. Anzi, fa aumentare i costi di fatturazione. Che logica sta dietro tutto questo? Misteri.
L’AGCOM interviene, dichiarando illegittimo il comportamento. Le Società telefoniche rispondono che compito dell’AGCOM è quello di vegliare sulla trasparenza, non sulle modalità contrattuali. I soliti conflitti di competenza, che si trascineranno all’infinito. D’altra parte, la trasparenza è stata rispettata: della fatturazione quadrisettimanale i clienti sono stati informati, con facoltà di recedere dal contratto entro un termine stabilito. Una bella presa in giro! Se tutte applicano le nuove scadenze di fatturazione, che convenienza si ha a passare a un’altra Società? La concorrenza non c’è! Siamo in presenza di un bel cartello, un cartello di truffatori.
La soluzione è una sola. Qualcuno dovrebbe avere il tempo e la voglia di portare le Società telefoniche davanti al giudice, per violazione della buona fede contrattuale. Se vogliono aumentare il prezzo, lo facciano esplicitamente. Si faranno concorrenza sulle nuove tariffe. Già cercano di rubarsi i clienti a vicenda, in mille modi, spesso fin troppo invasivi. Si scannino sulle tariffe. Il consumatore sceglierà il servizio migliore al prezzo più basso.
Morale della favola. Quel che conta non è la privatizzazione dei servizi in sé. Di solito il privato fa meglio del pubblico, questo è indubitabile, ma quel che veramente conta è il mercato, con le sue regole. In un contesto anarchico chi truffa finisce davanti a un arbitro. E qui siamo davanti a una truffa bella e buona. Non è che quando a truffare sono i privati, allora va tutto bene.
Libertari, svegliatevi. Non avete niente da dire? Io sto già pensando la mia… Ne riparleremo.

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Truffa sovietica

  • Alessandro Colla

    Sì, bisogna riparlarne. Privatizzazione e liberalizzazione. Il cartello, in un mercato autenticamente libero non si formerebbe o potrebbe subire una concorrenza quasi immediata se andasse a svantaggio del consumatore. Ma quando fu privatizzata Telecom, c’erano le potenze dell’asse CoDaPro (Colaninno – D’Alema . Prodi). Privatizzazioni limitate da un sistema legislativo di stampo mercantilistico che dovevano favorire qualcuno. Altre privatizzazioni sono snaturate da una presenza di capitale pubblico superiore al cinquanta per cento. Più che i libertari, che qualcosa in merito dicono sempre nel loro sito, dovrebbero svegliarsi coloro che promettono la rivoluzione liberale attraverso il metodo elettorale e parlamentare. Uno di loro, di cui non ricordo il nome, abita ad Arcore. Mi piacerebbe conoscere il parere, oltre che le iniziative, di Antonio Martino, Giovanni Negri, Daniele Capezzone, Giusppe Calderisi, Massimo Teodori, Rita Bernardini, forse anche di Benedetto della Vedova. Bertinotti c’è ancora, si è convertito al cattolicesimo; anzi al bergoglicesimo che è una variante in negativo del pensiero di Ignazio di Antiochia. O meglio la sua completa negazione in campo ermeneutico. Dei finti educati come l’ex pseudorifondatore, personalmente non so che farmene. Sono solo salottieri che vogliono imitare la nobiltà, Molière ne Il Borghese Gentiluomo li colpirebbe come ai suoi tempi. Con la differenza che il personaggio molieriano spendeva di suo, questi di nostro.

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