Don Giovanni

San Francesco… d’Egitto!

Verrebbe voglia di dire: ma che San Francesco d’Egitto! E non certo per dileggio al Santo d’Assisi, che a me è sommamente simpatico. A suo modo, era un anarchico anche lui: oggi gli diagnosticherebbero qualche forma di malattia mentale, e lo imbottirebbero di psicofarmaci. D’altra parte, sappiamo come e perché nacquero i moderni ospedali psichiatrici: per impedire ai figli scapestrati e spendaccioni delle famiglie altolocate di dissipare il patrimonio. Anche San Francesco dissipava il patrimonio, ma per darlo ai poveri; e questo gli fa onore. Per fortuna ai suoi tempi non c’erano i manicomi. Adesso li hanno aboliti un po’ dappertutto, ma purtroppo gli psichiatri ci sono ancora… Alla larga!

San Francesco andò in Egitto, dal sultano al-Malik al-Kamil. Una follia anche quella: ma non fece nulla di male, anzi gli intenti erano ottimi. Voleva convertire gli infedeli; e, se proprio non poteva, desiderava essere martirizzato. Se l’avessero catturato, nessuno avrebbe mosso un dito spendendo denaro pubblico per pagare un riscatto, come si fa oggi. Avrebbero detto: “L’ha voluto? Suo danno!”. Quindi San Francesco considerava il proselitismo una cosa buona, a differenza del papa oggi regnante suo omonimo, che ha avuto la faccia tosta di assimilare la predicazione cristiana, pacifica e tutta basata sulla persuasione (“Andate e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio re dello Spirito Santo…”. Mt 28,19) alla guerra santa dell’Islam. A questo punto, martiri e carnefici diventano la stessa cosa. I primi cristiani, per testimoniare Cristo, si facevano uccidere, mentre i seguaci di Maometto, per testimoniare Allah, uccidevano (e qualcuno ancora oggi uccide). La persuasione, che porta a patire la morte e la coercizione, che porta a infliggerla, sono tutt’uno? Neppure un bovaro della Pampa potrebbe pensarlo. A me sembra che il papa bestemmi. Fatti suoi. Se la vedrà col suo principale. Cosa loro.

Anche se ci ha tenuto a far sapere che in Egitto non si muoverà con un’auto blindata, non credo proprio che sia per sete di martirio. Il rischio è minimo. Strade e piazze saranno in assetto di guerra. Gli itinerari saranno tenuti segreti fino all’ultimo momento. Il Francesco vero in Egitto ci andò da solo, senza armi e senza scorta, vestito di sacco. Il primo pericolo non era qualche terrorista fanatico, ma proprio il sultano, che avrebbe potuto farlo arrestare e addirittura mandare a morte. Per fortuna le cose andarono diversamente. Il sultano, che era un gentiluomo, lo accolse cordialmente, si intrattenne con lui, gli fece qualche dono. Naturalmente si guardò bene dal convertirsi. Missione fallita. Ma l’intento era stato nobile. Ricordate i versi di Dante?

… per la sete del martiro
nella presenza del Soldan superba
predicò Cristo e gli altri che’l seguiro;


e per trovare a conversione acerba
troppo la gente, per non stare indarno
redissi al frutto dell’italica erba…

(Par. XI. 100- 105)

Chiarissimo quel che dice il Poeta: predicazione, conversione, martirio. Tutte parole che sulle labbra dello pseudo-Francesco non si sentono. Se parla del martirio, è quello degli altri. Arriva a confondere il martirio dei cristiani d’oggi sotto i colpi degli estremisti islamici (che non nomina mai) con i disagi degli immigrati nei campi profughi. E’ fuori di testa? No, è furbo. Di francescano ha soltanto l’ignoranza. Per il resto, è un gesuita sopraffino.
Come capo di Stato, anzi come monarca, lo pseudo Francesco assomiglia piuttosto a Federico II di Svevia. Calma, calma, non sobbalzate sulla sedia, capisco le vostre immediate reazioni. Come si può paragonare un pretone che farfuglia il latino e parla a mala pena l’Italiano a quel “chierico grande”, per dirla ancora con Dante, che fu Federico II di Svevia? Federico conosceva il tedesco, sua lingua materna, il latino, l’arabo, scrisse liriche nel volgare siciliano, entro quel sodalizio letterario -la cosiddetta “Scuola siciliana”-che segna l’inizio della letteratura italiana. Amava la musica e le arti. D’accordo, sotto questo aspetto il paragone è improponibile. Però anche Federico II era un astuto uomo politico; e se purtroppo non riuscì a diventare il primo re d’Italia, risparmiandoci, secoli dopo, l’epopea ciabattona dei Savoia, fu perché si trovò contro, in ferrea coalizione, il papato e i comuni del Nord (quelli che piacciono tanto agli indipendentisti d’oggi). Anche lui andò da al-MaliK-al-Kamil, non per convertirlo, ma per stringere un accordo, evitando così lo scontro sanguinoso di una nuova crociata. E ci riuscì, anche se la pace non durò per molto. Come ricompensa ricevette una scomunica (una delle tante), perché con gli infedeli ogni patteggiamento era considerato riprovevole: impium foedus.

Il papa di oggi non considera più empi i patti con gli infedeli. Buona cosa, fin qui. Purché non ci venga a dire che il Dio-amore predicato da Cristo è come il Dio-guerriero predicato da Maometto. Ma la teologia lasciamola ai preti. Se davvero un abbraccio con il dittatore Al-Sisi potesse pacificare il mondo cristiano e il mondo islamico, ponendo fine agli episodi di sangue che funestano il mondo, ci sarebbe da gioirne. La svalutazione delle radicali differenze tra Cristianesimo e Islamismo, che è cardine della politica di questo papa fin dal suo insediamento, vorrebbe andare proprio in questo senso: se adoriamo lo stesso Dio, perché farci guerra? Se l’Islamismo è pacifico come il Cristianesimo, perché non vivere in pace? Se rinunciamo, da entrambe le parti, a un acceso proselitismo, cesserà ogni ragione di astio, nel rispetto reciproco.

Benissimo. Ma c’è un MA grosso come un macigno,. Al tempo di Federico II lo scontro fra cristianità e mondo islamico era scontro di eserciti. Oggi è il terrorismo di matrice islamica a condurre una guerra che nessuno gli ha dichiarato. I terroristi proseguiranno per la loro strada, a dispetto degli accordi fra i potentati politici e religiosi. Saranno loro a considerare impium foedus ogni accordo di questo genere. Lo Stato islamico dell’ISIS si considererà il vero paladino dell’Islam più puro, quello che vuol mettere a morte tutti gli infedeli. Nessun accordo è possibile, Al-Sisi può anche esser visto come un al Malik-al-Kamil; Abu-Bakr-al-Baghdadi no. Contro l’ISIS solo le armi sono efficaci. Non chiamiamola crociata, ma la sostanza è la stessa.

Nel suo disegno politico, il papa di oggi fallirà, come il suo omonimo del tempo antico nel disegno religioso che tanto nobilmente perseguiva.

Chissà se questo papa arriverà a convertirsi all’Islamismo, come qualcuno pensa abbia fatto, alla fine della vita, Federico II, che, non dimentichiamolo, parlava l’arabo, conosceva la filosofia di Averroé e aveva al suo servizio truppe mercenarie musulmane. Io non me ne stupirei. Chi si sarebbe aspettato un papa che bestemmia, dicendo che Gesù, nell’episodio dell’adultera “fa un po’ lo scemo”? Non mi meraviglierei che la basilica di San pietro diventasse una moschea, e la cupola di Michelangelo un minareto. Le vie del Signore sono infinite. Mi dispiace solo per la mano di bianco che sarà data alle pareti delle Stanze di Raffaello, alla volta della Cappella Sistina… Non si può aver tutto…

Giovanni Tenorio

Libertino