Don Giovanni

Samaritani a metà

Questo caldo mi sta dando alla testa, forse è la punizione che mi merito per aver più volte dichiarato di non credere al riscaldamento globale di origine antropica. Chi non crede, è giusto vada all’inferno. Io all’inferno ci sono già andato una volta; anzi, a dire il vero ci vado continuamente, tutte le volte che si rappresenta sulle scene la mia vicenda. Quindi, un inferno in più o in meno non mi fa paura.

Sta di fatto che questa notte non riuscivo a dormire; e, come vi dicevo, quando fa così caldo e non dormo, mi capita di diventare ancora più cattivo. Quel ch’è peggio, anche più scemo di quel che solitamente sono. Sentite un po’ che bella pensata m’è venuta in mente questa notte. Ve la porgo senza nulla aggiungere e senza nulla togliere. Giudicatela voi. Ridete pure. Riderò anch’io insieme con voi. Anche se, a dire il vero, su certi argomenti c’è poco da ridere. Verrebbe piuttosto da considerare, ribaltando il detto di Leibniz, che tutto va per il peggio nel peggiore dei mondi possibili; o, sulle orme di  Schopenhauer, da bestemmiare gridando: “Se un dio ha fatto questo mondo, non vorrei essere quel dio”.

Che ne direste se io trovassi per la strada un ubriacone, lacero e affamato, lo caricassi in macchina, lo portassi a casa vostra e vi dicessi. “Io l’ho raccolto dalla strada; adesso pensateci voi”? I casi sono due: o la vostra carità cristiana è così sublime da accettare subito la mia proposta, o, con molte maggiori probabilità, mi rispondereste “L’hai raccolto tu, pensaci tu; al massimo ti posso dare un piccolo contributo”. Se poi siete anche un po’ cattivi, mi chiudereste la porta in faccia mandandomi a quel paese. Sareste molto sgarbati, ma non avreste tutti i torti. Il Buon Samaritano (ne abbiamo già parlato tempo fa) non si limita a raccogliere il malcapitato lasciato dai ladroni in una pozza di sangue. Lo porta in una locanda. Non dice al locandiere: “Io l’ho salvato, adesso pensaci tu”. Si dichiara disposto a pagare in anticipo tutte le spese per l’alloggio e le cure; e , al suo ritorno, di pagare eventuali altre spese. In somma: chi fa la carità la deve fare fino in fondo. Troppo comodo farla a metà e pretendere che siano altri a completare l’opera. I volontari delle ONG sono samaritani a metà. Raccolgono i migranti che corrono il rischio di naufragare, e questa è un’azione altamente encomiabile. Però poi che cosa fanno? Pretendono di portare le persone tratte in salvo nei porti di altri Paesi, perché siano le autorità di quei Paesi a prendersene cura. Troppo comodo. La tua nave di salvataggio batte bandiera olandese? E’ territorio olandese. Le persone che hai salvato le porti in Olanda, dove dovrai provvedere tu a ospitarle, nutrirle, accudirle, avviarle a un’attività lavorativa, con il consenso delle autorità del Paese, che potranno decidere se accoglierle per sempre o solo temporaneamente, concedere loro la cittadinanza o rispedirle là donde son venute, provvedere per il momento all’assistenza sanitaria e al servizio scolastico per bambini e adolescenti. Se le autorità o i privati di altri Paesi vorranno contribuire, liberi di farlo. Nessun obbligo, però. Si potrebbe istituire un fondo cui partecipano tutti i Paesi interessati al problema delle migrazioni, per contribuire alle spese di quei Paesi che si trovassero ad affrontare una massa di migranti particolarmente ampia. I contributi ai privati devono venire soltanto dai privati. Diverso il discorso per il soccorso in mare di naufraghi da parte di soggetti che svolgono le normali attività di trasporto marittimo. In questo caso dovrebbero valere le norme finora vigenti. Se una nave turistica o mercantile o militare interviene a soccorrerli, com’è suo dovere, dovrà sbarcarli nel porto più vicino. Se non lo facesse, sarebbe omissione di soccorso, come se io trovassi per strada un ferito e passassi oltre, senza chiamare un’ambulanza. Qui non siamo nel campo della carità, ma della semplice civiltà.

Giovanni Tenorio

Libertino

2 pensieri riguardo “Samaritani a metà

  • Va bene, io però non sento mai parlare dei tre problemi principali e cioè:
    1) il soccorso dovrebbe essere limitato a chi è in emergenza fortuita e non a chi si mette in difficoltà apposta per sollecitarlo;
    2) la Libia si sa benissimo che è un postaccio insicuro e i provenienti da ogni dove dell’africa ci vanno apposta per poi alzare i loro lai al cielo ed ispirare compassione ai fessi europei;
    3) anche per coloro che scappano da guerre (e sono la minoranza) e che quindi dovrebbero avere il diritto di asilo, ricordo che i nostri genitori non sono affatto scappati dalla guerra e se la sono fatta tutta (eppure c’era un certo signor Hitler al tempo e dicono che non fosse molto gentile nei territori occcupati…).

  • E aggiungo ancora le anime belle(***) dell’accoglienza si trincerano sul fatto che la legge marittima impone di salvare le vite in pericolo. Sì certo, perchè quando è stata scritta figuriamoci se si poteva prevedere che delinquenti-pazzi-furbi-disperati l’avrebbero sfruttata a proprio vantaggio a fronte di coglioni calzati e vestiti che ancora non hanno saputo emendarla. Mi chiedo: se prossimamente nei vari ospedali italioti si diffondesse lo sport di gente che vi si reca apposta dopo essersi auto inflitta ferite o avvelenamenti per farsi ricoverare gratis (per loro), quanto ci vorrebbe a prendere seri provvedimenti in sto czz di paese?

    (***) Anime belle che fanno il paio con quelle dell’underworld cirinnate che affermano che la costituzione non specifica diversità di sesso (se è per questo manco di specie animale e di numero, però si parla di moglie e marito, ma sappiamo che il dizionario è un orpello inutile) indi per cui i matrimoni gay sono legittimi. Ovviamente 3/4 di secolo fa (in cui gli omosessuali frequentavano furtivamente solo cessi delle stazioni e panchine dei giardinetti) i vari bigottoni omofobi costituenti tra cui pure Togliatti non pensavano che a questo.

    a propos: uno alla volta per carità, non fate a cazzotti per dire la vostra; ricordo che il mio motto è: “pesta duro e vai tranquillo” e vale in primo luogo per l’altrui nei miei confronti.

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