Don Giovanni

Romolo Quirino o Romolo Augustolo?

E così è arrivata in porto, a quanto pare, questa benedetta riforma del Senato della Repubblica! Pensate un po’ che meraviglia ci ha donato la Boschi, che con il pieno appoggio del bambolone capo del governo, battendosi con le unghie e coi denti per sgominare i perfidi oppositori, annidati addirittura nelle file del suo partito, è riuscita a condurre in porto il travagliato progetto . Cento senatori avrà la nuova assemblea dei saggi, non uno di più, non uno di meno, come il Senato dell’antica Roma ai tempi di Romolo. Quel Romolo che, niente di meno, fu assunto fra gli dèi, col nome di Quirino. Da Quirino siamo arrivati  a Renzino, il bambolone circondato da tante belle bamboline di porcellana. Mi scendono calde lacrime per la commozione. Però, però… Lasciatemi indossare per una volta tanto, un po’ per celia e un po’ per non morir dal ridere, la maschera dello statalista democratico. Sbaglio, o se decidiamo di giocare a un gioco qualsiasi, dobbiamo essere tutti d’accordo sulle regole? Credo che su questo non ci possano essere dubbi. Poi, quando ci sediamo a tavolino per disputare la partita, ognuno cercherà di compiere le proprie mosse in modo da favorire se stesso e, possibilmente, riportare la vittoria. Ebbene, il sistema democratico è come un gioco. Chi si presenta alle urne gioca la sua carta, sperando che alla fine la sua parte risulti vincente. Ma le regole non possono essere state dettate da una parte sola, bensì accettate da tutte, di comune accordo! E’ questo il significato delle assemblee costituenti, dove i partiti si riuniscono, attraverso i loro rappresentanti, per formulare una costituzione su cui tutti possano trovarsi d’accordo: le regole del gioco, appunto. Anche la costituzione più bella del mondo è nata così. Alla Costituente sedevano forze politiche di orientamento diverso, addirittura opposto, dai cattolici, ai liberali, ai socialisti, ai comunisti. I fascisti non c’erano, ed è naturale: quelli erano esclusi dal gioco, e fuori dovevano rimanere. Tutti gli altri sono riusciti a scrivere un testo davvero bello. Bello sotto l’aspetto della lingua, non del contenuto, sia ben chiaro. Il contenuto è orrido: invece di fissare i principi generali e lo schema istituzionale, propone, anzi impone, un modello socialista, che facilmente avrebbe potuto esser sotteso, senza cambiare una virgola, a un sistema di democrazia popolare, sull’esempio bolscevico. Se alle prime elezioni repubblicane, il 18 aprile del 1948, il Blocco del Popolo social-comunista avesse avuto la meglio, la costituzione sovietica era già lì bell’e pronta. Eh, sì, cari amici, non sono io a dirlo, ma una persona perbene, che non può essere per nessun motivo sospettata di estremismo anarcoide: Ernesto Galli della Loggia. E’ stato lui a dire, sollevando non poche polemiche, che nel Bel Paese una politica come quella di Margareth Thatcher, patriottarda e moderata (anche se a torto bollata come esempio esecrabile di liberismo selvaggio) potrebbe essere giudicata incostituzionale. Un testo, quello costituzionale, bello quindi solo per la venustà linguistica, anche perché tra i costituenti c’erano persone del calibro di Luigi Einaudi, Palmiro Togliatti, Tristano Codignola, Epicarmo  Corbino, Concetto  Marchesi, Meuccio Ruini, Piero Calamandrei, Emilio Lussu  e tanti altri, usciti dalla vecchia scuola gentiliana e pre-gentiliana, che aveva mille difetti ma insegnava a parlare e a scrivere bene. Andate invece a leggervi il testo della Boschi e del Renzino: un orrore. Per fortuna sono toscani, compatrioti del padre Dante. Già, ma che cosa ci potevamo aspettare da un signorino che si diverte a infarcire i suoi discorsi di barbarismi anglosassoni, salvo poi, quando va all’estero, esibire un inglese caricaturale, da far ridere i polli? Pensate quanti barbarismi sono entrati nel vocabolario italico, per opera sua, e anche di qualche predecessore, non ultimo il lugubre Mario Monti: spread, quantitative easing,  spending rewiew, jobs act, voluntary disclosure e adesso è arrivata anche la stepchild adoption! E che dire del “dream team” per rimettere in sesto la disastrata città che da Romolo (Romolo-Quirino) ha preso nome?  Ma vadano a impiccarsi! Però, tutto sommato, lo stile è una quisquilia ( anche se rimango convinto che chi parla e scrive male pensa male, e viceversa). Il guaio vero e proprio è quello cui s’accennava prima: una legge costituzionale approvata da una risicata maggioranza, con manovre di tipo trasformistico e ricatti che hanno fatto piegare il capo alla folta, riluttante minoranza interna del PD, da sempre ostile a molti aspetti qualificanti della riforma. Siamo alle regole del gioco approvate da una sola parte! E’ vero che poi tutto il popolo sarà chiamato a un referendum confermativo. Ma ancora una volta, se la maggioranza dei sì sarà risicata, come si potrà dire che le regole del gioco sono state approvate da tutti? Avremo regole generali approvate prima da una sparuta maggioranza parlamentare, poi da una sparuta maggioranza popolare. A questo punto mi tolgo la maschera dello statalista democratico (cominciavo a soffocare!) e mi metto a urlare a pieni polmoni: abbasso la democrazia! Il peggior sistema politico, diceva Churchill, esclusi gli altri. Mica vero. Il meno peggio dei sistemi politici, come ha detto Anthony de Jasay e ripetuto Antonio Martino, è quello di un tiranno pigro che concentra in sé tutti i poteri, ma rinuncia ad esercitarli. Tutte le libertà individuali sarebbero garantite a oltranza. Io vado oltre: quando poi il tiranno pigro verrà a morte, visto che per la sua neghittosità neppure si sarà preoccupato di indicare un  successore, si finirà in una morbida anarchia, senza che nessuno quasi se ne accorga. Proprio così, la politica che si estingue non come fiamma che per forza è spenta, ma che per se medesma si consume…  Perché ridete, cari amici? Per la mia bizzarra, e un po’ incongrua, reminiscenza petrarchesca? O perché sto sognando? Nell’un caso e nell’altro non faccio male a nessuno, e sognare non costa niente. Allora permettetemi di fare un altro sogno. La fantomatica ripresina, di cui il bambolone si intesta il merito, si affloscia fra qualche mese, visto che la situazione economica mondiale , dopo la frenata della Cina e dei Paesi emergenti, è tutt’atro che florida, e anche la salute degli Stati Uniti è precaria (come dimostrano i tentennamenti della befana Yellen davanti al dilemma se aumentare o no i tassi d’interesse). Le elezioni regionali vanno male per il PD. Il referendum boccia la riforma del senato. Dalle successive  politiche il bambolone esce trombato, facendo la figura non del Romolo fondatore, il Quirino, ma del Romolo affossatore di Roma, l’Augustolo. Ve lo ricordate? Quello che il re barbaro Odoacre spogliò delle insegne imperiali, spedendole all’imperatore d’oriente Zenone, e mettendo fine così all’Impero d’Occidente. Ancora una volta, dalla Tragedia alla Farsa.

Giovanni Tenorio

Libertino