Don Giovanni

Risposta a Leporello

Ringrazio Leporello per il suo intervento (“Tú me traes un poco loco”), che ripropone il tema da me toccato in occasione della Celebrazione dei Defunti presentandolo sotto una luce diversa. Molto bene. Così dovrebbe essere sempre. Purtroppo così non è, perché le provocazioni che partono da queste pagine o cadono nel vuoto o ricevono solo qualche sostegno dai pochissimi amici che ci seguono. Altri, che all’inizio ci avevano onorato della loro frequentazione, a un certo punto hanno preferito andarsene: mi dispiace e la porta per loro è sempre aperta (per quanto se ne siano andati sbattendola). Non è la prima volta che Leporello interviene con osservazioni intelligenti: lo dico senza ironia, scusandomi con lui se qualche volta, nei nostri colloqui estemporanei che, chissà come, finiscono in rete, mi sono permesso di strapazzarlo un po’. Lo invito, anzi, a intervenire più spesso, per integrare quanto dico (come ha fatto per il crollo del Ponte Morandi) o per prenderne le distanze (come questa volta).

Lo ringrazio innanzitutto per aver fornito a me e ai nostri venticinque lettori alcune notizie sulla festa di Halloween e sulla sua moderna rivisitazione che francamente non conoscevo. Può darsi che la mia polemica non abbia tenuto conto di alcune ragioni che giustificano in qualche modo la diffusione di tradizioni fino a pochi decenni fa a noi del tutto estranee. Ma, come dicevo, a me le tradizioni in sé dicono poco o nulla; e se dall’estero arriva qualcosa di nuovo, non sarò certo io a volerlo impedire. Anche in questo caso, è una questione di mercato: le idee e le mode sono come le merci; vanno dove sono richieste, e dove chi le propone ha l’accortezza di renderle particolarmente appetibili al più vasto pubblico possibile. Infatti ho affermato con chiarezza che in Mongolia sbagliano a voler proibire Halloween. Ognuno deve potersi divertire come vuole e celebrare le feste che preferisce nel modo che preferisce. Così come si sbaglierebbe a mettere al bando i McDonald perché obiettivamente offrono cibo-spazzatura. Chi vuole cibo-spazzatura ha tutto il diritto di vederselo servito. Purché mi si lasci il diritto di scegliere altri tipi di dieta alimentare e non mi si denunci per diffamazione se lo definisco per quello che è.

Mi dispiace per Leporello, ma devo ribadire che continuo a trovare repellente non tanto la festa di Halloween, quanto la sua diffusione tra noi,  proprio perché accolta acriticamente, senza nulla sapere delle sue origini, che possono essere anche nobili ma riflettono mentalità del tutto estranee alla nostra cultura.  La quale, piaccia o non piaccia, è cultura cattolica, di cui sono impregnati tutto il nostro pensiero, tutta  la nostra storia, tutte le le nostre arti. Considero un delitto non conoscerne a fondo le radici, perché in questo modo si rischia di non capire nulla di noi stessi. Anch’io non sarei mai nato e non sarei Don Giovanni se nei miei cromosomi non ci fosse la cultura cattolica: gesuitica, addirittura. Anche nei tuoi, caro Leporello. Non poteva esistere un Don Giovanni nel mondo classico, dove la sessualità era qualcosa di gioioso, non di peccaminoso. Anche il mondo protestante non avrebbe mai potuto partorirci. Non è un caso, caro Leporello, che noi siamo spagnoli, e grazie a Da Ponte e Mozart siamo diventati anche italiani e austriaci (dopo essere diventati francesi con Molière), e con Zorrilla siamo ridiventati spagnoli. Non sarei potuto finire all’Inferno se dove sono nato non si credesse all’Inferno; non mi avrebbe potuto salvare l’intercessione di Donna Ines se nessuno avesse creduto alla dottrina della Comunione dei Santi.

Tu dici che la Comunione dei Santi è qualcosa di furbesco e commerciale (correggimi se sbaglio), non molto diverso da quegli aspetti della festa di Halloween che ho inteso criticare. Io continuo a credere che sia uno dei più bei dogmi del Cattolicesimo. I Protestanti lo rifiutano? Peggio per loro. I papi in passato ne hanno approfittato per trarne lucro con la vendita delle indulgenze? Io non smetterò mai di ringraziarli, se è vero che quel denaro è servito a finanziare opere d’arte che tutto il mondo ammira. Entra in una chiesa protestante e vedi che squallore. Almeno Lutero amava la musica, e in un certo senso a lui dobbiamo Bach (che però se fosse stato cattolico avrebbe scritto musica ugualmente grande, e magri anche qualche bella Opera, come il figlio Johann Christian, diventato per qualche tempo milanese e cattolico, nonché organista del Duomo). Calvino odiava anche quella. La sua Ginevra era peggio della Firenze di Savonarola (che per fortuna fu tolto di mezzo, altrimenti il Rinascimento sarebbe stato strangolato in culla. Sia lode ad Alessandro VI Borgia).

In somma: io sono miscredente e cattolico. Cattolico perché libertino, libertino perché cattolico. Anarchico come Gesù Cristo, il quale sotto sotto faceva capire che non è lecito pagare le tasse. Infatti fra le accuse di cui lo coprono i brutti ceffi che lo consegnano a Pilato c’è anche quella di aver istigato il popolo a non pagare il tributo a Cesare.

Giovanni Tenorio

Libertino

8 pensieri riguardo “Risposta a Leporello

  • Grazie Don Giovanni! Io non mi preoccuperei troppo degli assenti, saranno impegnati a discutere su Facebook, alcuni per il gusto di apparire originali mettendo zizzania altri compiacendosi dei “like”, che il nostro “supporto” (WordPress) non prevede (volendo… si potrebbe porre rimedio tecnicamente, ma non mi attira l’idea di un giudizio basato su un pulsante, molto meglio una critica scritta da chi si impegna a scrivere almeno una riga!).

    Nel merito della risposta: la mia tendenza alla sintesi forse ha fatto in modo che non fosse chiara una distinzione (d’altra parte compilare la lista è un compito, a cui sono abituato, molto più semplice), anzi, alcune distinzioni.

    “Mi dispiace per Leporello, ma devo ribadire che continuo a trovare repellente non tanto la festa di Halloween, quanto la sua diffusione tra noi, proprio perché accolta acriticamente, senza nulla sapere delle sue origini, che possono essere anche nobili ma riflettono mentalità del tutto estranee alla nostra cultura”

    Ecco questo era sfuggito a me e me ne scuso: ho “difeso” la ricorrenza senza sottolineare la bassezza con cui viene vissuta. Chiaramente le streghette che mettono il proprio “selfie” su Facebook, nulla sanno del “Día de Muertos” e probabilmente nemmeno dei “Peanuts”. Pazienza, non mi infastidiscono nemmeno tanto sono lontane da me. Oggettivamente sono espressione di un approccio superficiale, questo è innegabile.

    Questo tipo di approccio è tuttavia lo stesso che un buona parte della “fauna umana” ha rispetto ad altre ricorrenze, come il Natale, la Pasqua (e la “Pasquetta”).

    Quando parlo di “abilità commerciale” (molto laica, infatti ho usato il termine “marketing”) della Chiesa in occasione della ricorrenza del primo di Novembre, mi riferisco alla ricorrenza (alla data, alla liturgia, alle celebrazioni) non al dogma (non credo di averlo nominato) della “Comunione dei Santi”.

    Personalmente ho una opinione poco amichevole del concetto di “dogma”, ma non era questo l’argomento del mio intervento. La mia attenzione era rivolta alla abilità con cui la Chiesa, ossessionata dal proselitismo, approfitta dei sentimenti e delle nostalgie, coadiuvati dalla nebbia e dall’autunno, umane per riempire chiese e cimiteri (di vivi). Sentimenti e nostalgie assolutamente rispettabili e condivisi, ma individuali.

    La tradizione del primo di novembre (e il riferimento al dogma) credo sia ignorata (o vissuta come secondaria) dalla maggioranza delle persone che in questi giorni affollano chiese e cimiteri: credono di esorcizzare o allontanare l’idea della morte, “onorando” le tombe, ma hanno pochi pensieri per i “santi” (fermo restando che il concetto di “Santo” mi lascia dubbioso). In questo mi sembra di vedere delle somiglianze con lo stato d’animo di chi è attanagliato dal dubbio di come travestirsi in occasione della notte di Halloween.

    Non metto in discussione il valore artistico con cui il “castello” ideologico ed espressivo cattolico è stato costruito (questo è un altro tema, sul quale non avrei nulla da obiettare).

    Sul fatto che tra “essere libertino” e “essere cattolico” non ci sia contraddizione sono completamente d’accordo. Arrivo a pensare che essere “cristiani” richiede una certa vicinanza ai valori (e ad alcuni “non valori”) libertini: questa critica è stata rivolta allo stesso Cristo, ai paleocristiani, ai Cattolici dei tempi della Riforma e, ancora oggi, i cattolici americani (es. le comunità irlandesi) sono considerati “troppo allegri” dalle altre comunità cristiane. Le mie certezze sono meno salde quando penso alle possibili contraddizioni tra “essere cristiani” e “essere cattolici”… per non parlare di “essere anarchici e, insieme, cattolici”.

  • “I papi in passato ne hanno approfittato per trarne lucro con la vendita delle indulgenze? Io non smetterò mai di ringraziarli, se è vero che quel denaro è servito a finanziare opere d’arte che tutto il mondo ammira.”

    E si aggiunga che nessuno fu costretto a versare alcunchè controvoglia con tassazione: acquisti spontanei di beni immateriali per la costruzione della basilica più importante del mondo. Chi aderiva vuol dire che stava bene e se lo poteva permettere, chi no avrà forse sopportato un po’ di biasimo sociale: sempre meglio che avere l’esattore alle calcagna.

  • Alessandro Colla

    Il grande oppositore della vendita delle indulgenze, ordinò di sparare sulla folla contadina. Tanti pseudofilooperai se ne dimenticano sempre.

    • Vero, tanto can-can per rivoltarsi all’autorità papale per poi mettersi prono al servizio della più bieca autorità civile.

      Curioso anche che abbia affisso le sue 95 tesi (io ci credo poco, l’analfabetismo era la norma, ma che fila ci sarà stata a leggere e comprendere sto caxxo di papiro?) proprio il 31 ottobre, quello che sarebbe poi diventato il nefasto e stupido e per molti satanico giorno di Halloween.

      Tra l’altro, per chi si chiedesse quando ci è arrivata Halloween tra gli zebedei, ricordo che – prima che uscisse il film di Carpenter (78) – in Italia nessuno sapeva neppure cosa fosse; poi ci vollero ancora una decina di anni perchè iniziasse a prendere un minimo di piede. Che il diavolo se le porti, questa e quell’altra festa commecial-idiota di S.Valentino.

  • Alessandro Colla

    E’ sfuggita una “erre” a “commercial”, Max. Per fortuna, “idiota” è venuto scritto giusto perché ritengo sia l’aggettivo più confacente alla “festa” del quattordici febbraio. In realtà è la festa senza virgolette di san Cirillo e Metodio, inventori di un alfabeto e quindi da commemorare se non altro per ragioni culturali. Ma quelli che “festeggiano” la banalità, probabilmente non sanno che la stessa Chiesa Romana nutre dubbi sull’esistenza del santo che per un giorno l’anno risolleva le casse dei venditori di articoli da regalo e di cioccolatini. Forse nel terzo secolo dopo cristo, Terni non era neppure diocesi. Anche perché prima di Costantino, la Chiesa non credo fosse organizzata così come siamo abituati a vederla noi.

    • Per il resto: quanto sorprendente moralismo! Inizio a preoccuparmi.

      Quanto alle indulgenze, sono tuttavia d’accordo. Trovo giusto che si possano vendere sconti al totale dei giorni da trascorrere in quella fantasiosa (e teologicamente traballante) idea del Purgatorio (poco conta se Dante e altri ci ambientarono capolavori). Viva il libero mercato! Ma a patto che la Chiesa Cattolica non pretenda il monopolio, che non sarebbe, per nulla in questo caso, di tipo “naturale”.

  • In realtà a portare Halloween in Italia fu Charlie Brown, il 5 aprile del 1965 (“Il grande cocomero”, traduzione non del tutto corretta di “The Great Pumpkin). Elio Vittorini considerava Charles Schultz il “Salinger” dei fumetti.

    • Vero. Però chi mai ha capito qualcosa di Halloween dalle strisce surreali di Schultz?
      Del resto anche Carpenter non mostrò alcuna scena di noiosetti bimbi questuanti.
      I veri colpevoli sono stati i telefilmuncoli e le sit-com che dalla fine degli anni 80 ci hanno deliziato con “dolcetti o scherzetti” a gogò.

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