Don Giovanni

Renzi? Bell’idiota! Ma basterebbe abolire lo Stato…

DG – Caro Leporello, vedo che durante la mia assenza hai osato usurpare la mia poltrona e metterti a discettare di argomenti che, di solito, affrontiamo confidenzialmente a tu per tu. Però non voglio rimproverarti. Tutto condivisibile quello che hai detto: a patto che sia stato proferito in senso ironico, come mi par di capire.
L – Certo che ho fatto dell’ironia! Ho finto di volervi contraddire, e invece mi sono messo nei vostri panni! D’altra parte anche l’arte dell’ironia l’ho imparata da voi. Però, ripensandoci, forse per piaggeria nei vostri confronti ho un po’ esagerato. Voi siete un estremista. Lo Stato, a sentir voi, è tutto nero. Invece, come diceva Aristotele, la virtù sta nel mezzo. Talvolta sarà nero, talvolta sarà bianco, talvolta sarà grigio.
DG – No, caro Leporello, non è sempre vero che la virtù sta nel mezzo. E poi qui non si tratta di virtù, ma di verità. Lo Stato è o non è la più grande Mafia? La risposta può essere soltanto sì o no. Il resto vien da demonio.
L – Ma il demonio non è vostro amico?
DG – Dicono, ma non è del tutto vero!
L – Ah, non del tutto! Dunque anche voi qualche volta vi salvate con un “ni”, scegliendo la via di mezzo!
DG – Diciamo che c’è demonio e demonio. Di quello dei preti, che ci induce ai peccati della carne, sono amicissimo. Di quello che tenta Cristo a fare il politico, promettendogli tutti i regni di questo mondo, sono nemicissimo. Il Sommo Prete, invece, lo adora, altrimenti si toglierebbe subito la corona che porta in testa. Come diceva Vittorio Alfieri in quella brutta poesia citata da Piero Gobetti in “Risorgimento senza eroi”: “Il papa è papa e re: dessi aborrir per tre!”
L – Però, ascoltate, non è che tutti i provvedimenti approvati dai governi attraverso le procedure istituzionali siano da buttar via. In questo senso si può dire che lo Stato talora fa anche qualcosa di buono. Pensate alla recente introduzione dell’ “omicidio stradale”: era ora! Quanti crimini colposi avvengono sulle strade, per negligenza, violazione delle norme di sicurezza, eccesso di velocità, guida in stato di ebbrezza.
DG – Sbaglio o hai parlato di crimini colposi?
L – Certo!
DG – E allora ti sei tirato la zappa sui piedi da solo! I crimini colposi sono già previsti dal codice penale, e adeguatamente puniti.  L’omicidio colposo è previsto dall’art. 589, che commina una sanzione da 6 mesi a 5 anni
L – Troppo poco!
DG – Calmati, non essere precipitoso! In caso di omicidio colposo compiuto violando le regole della circolazione stradale o della  prevenzione di incidenti sul lavoro, la pena è dai 2 ai 7 anni.
L – Andiamo già meglio.
DG – E non è finita. Per guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanze psicotrope, in virtù di un emendamento introdotto nel 1991, la pena va dai 3 ai 10 anni. Se poi le morti provocate sono più d’una, oppure oltre a un morto ci sono anche feriti, la pena può arrivare fino ai 15 anni. Mi pare che basti!
L – Se le cose stanno così, forse avete ragione.
DG – E’ assurdo introdurre nuove fattispecie di reato quando le norme già in vigore bastano e avanzano. E’ pura demagogia, si provoca soltanto confusione, si finisce di stravolgere la proporzionalità delle pene. Uno commette un omicidio doloso e, grazie alle attenuanti generiche e non generiche, le perizie psichiatriche, gli sconti di pena dovuti a questo o a quel motivo, le amnistie, il pentimento., la collaborazione con la Giustizia e tante altre fanfaluche del genere se la cava con qualche annetto. Con la legge da poco introdotta se un automobilista, ad esempio, investe, provocandone la morte, una persona che attraversa all’improvviso la strada fuori del passaggio riservato, o magari con  il semaforo pedonale rosso, viene immediatamente sottoposto all’esame alcolemico e, qualora risulti aver bevuto anche soltanto un calice di vino o un bicchiere di birra, arrestato il flagranza di reato. Una follia!
L – In somma, ne sapete sempre più di me. Passiamo ad altro. Non vi pare che, tutto sommato, aver introdotto una legge sulle unioni civili sia un atto di…civiltà, se mi si permette il gioco di parole?
DG – Io penso che sarebbe un atto di civiltà se lo Stato la smettesse di ficcare il naso nelle camere da letto. Abolirei anche il matrimonio civile…
L – Basterebbe abolire lo Stato, e tutto verrebbe di conseguenza…
DG – Bravo! Questo è estremismo! Vedo con piacere che anche tu cominci a rifiutare le vie di mezzo…
L – Però Renzi ha detto che con questa legge ha vinto l’amore!
DG – Bell’idiota! L’è proprio tutta a rovescio. Da quando in qua l’amore ha qualcosa che fare con le istituzioni e con le norme contrattuali? L’amore è anarchico, quello vero non ne vuole sapere di garanzie giuridiche. L’amore coniugale può anche essere -molto raramente – amore vero ed “eterno” (le virgolette sono più che mai d’obbligo), ma questo avviene, quando avviene, non in grazia delle garanzie di legge, ma a dispetto di quelle. Fino a non molto tempo fa, almeno nelle classi sociali altolocate, erano i genitori a combinare i matrimoni dei figli, che venivano celebrati con tutti i riti sacri e profani, e con tutte le annesse e connesse garanzie dotali, successorie e patrimoniali. Non mi si venga a dire che in questo modo si garantiva il vero amore! Le corna, in queste circostanze, diventavano inevitabili  Quelle sì connotavano il vero amore, non solo senza garanzie di legge, ma addirittura a prezzo di rischi molto gravi. Hai presente la storia di Gesualdo da Venosa?
L – E chi era costui?
DG – Vedo che in musica sei più asino del papa regnante. Grande musicista, vissuto fra il Cinquecento e i Seicento, nobile, coniugato, per i soliti motivi di prestigio gentilizio e di convenienza economica, a Maria d’Avalos, la quale però era innamorata di un altro gentiluomo, Fabrizio Carafa. I due furono sorpresi in dolce amplesso dal marito e trucidati. O meglio: fatti trucidare. Gesualdo ebbe qualche guaio con la giustizia non perché omicida, ma per aver affidato ai servi il compito di provvedere alla vendetta, che per motivi d’onore avrebbe dovuto compiere con le proprie mani… Ora, dimmi tu: l’amore vero era quello istituzionale di Gesualdo e Maria, o quello adulterino di Maria e Fabrizio?
L – Quello adulterino! Anche Paolo e Francesca…
DG – Ben detto! E se Dante li ha messi all’Inferno, peggio per Dante! Francesca era stata data in moglie a un essere brutto e sciancato; per di più, il matrimonio fu celebrato per procura
e fu fatto credere a Francesca che il procuratore, Paolo, fosse in realtà lo sposo. Oggi la Sacra Rota non avrebbe difficoltà a dichiarare nullo quel matrimonio per dolo, ai sensi del canone 1098 del  Codice di Diritto Canonico. Ancora una volta: qual era l’amore vero di Francesca? Quello per Gianciotto (già il nome è tutto un programma) o quello per Paolo?
L – Quello per Paolo.
DG – E allora Paolo e Francesca si meritano il Paradiso, a dispetto dei legami istituzionali, che sono legami satanici!
L – Sì, però,. almeno tra gli umili una volta la famiglia istituzionale era una cosa bella, allietata da una numerosa figliolanza…
DG – Bubbole, amico mio! Va’ a rileggerti Zola, magari l'”Assomoir”. La donna a casa ad ammazzarsi di lavoro, il marito in fabbrica o in miniera ad abbrutirsi. La domenica lei in chiesa e poi ancora a casa, lui all’osteria ad avvinazzarsi. Di sera qual era l’unico divertimento? Quello che aveva per effetto la lieta figliolanza di cui tu parli… Questa è la bella famiglia del buon tempo antico. Preferisco di gran lunga la cattiva famiglia del cattivo tempo d’oggi. C’è però sempre di mezzo lo Stato a guastarla, con la sua mania di legalizzare, di garantire. Adesso Renzi pretende addirittura di garantire l’amore per le coppie omosessuali.
L – Però senza obbligo di fedeltà!
DG – Questo per dare un contentino ai cattolici, che non vogliono equiparare l’unione dei culattoni al matrimonio. Ma ha senso un’unione che comporta diritti senza doveri? Mancare all’obbligo di fedeltà significa venir meno alla buona fede contrattuale! Ancora una volta lo Stato dimostra tutta la sua immoralità. Nulla di simile sarebbe ammesso in una comunità anarchica! Se vuoi contrarre un legame senza garanzie giuridiche, fa’ come ti pare; se vuoi assicurarti garanzie contrattuali, non puoi esimerti dagli obblighi inerenti a ogni contratto.
L – Penso proprio di no. Avete ragione. Lo Stato è proprio una schifezza.  Non è bianco, e neanche grigio. E’ sempre nero.

Giovanni Tenorio

Libertino